martedì 4 maggio 2010

La Rai e i super appalti - Carlo Tecce



4 maggio 2010
Milioni per le produzioni esterne. Su tutte Endemol e Magnolia

Centinaia di milioni transitano per la Rai. E poi scappano via, distribuiti tra appalti, consulenze e produzioni esterne. Le serie televisive a puntate, girate in Tunisia o in Marocco, assorbono la parte più cospicua della torta: 208 milioni di euro per l'anno in corso, 21 società coinvolte, 31 titoli di
fiction da inserire nei palinsesti. Per partecipare alla maratona occorre un capitale di 10 mila euro, un indirizzo, un numero telefonico e una sede. Anche se i maratoneti sono i soliti: noti perché multinazionali, parenti o amici di mamma Rai. Politica e servizio pubblico.

Scoprire le carte fa irritare: il deputato
Italo Bocchino perché la moglieGabriella Buontempo lavora (da molto) con Goodtime per la Rai, Marco Bassetti perché la sua Endemol (30 per cento di Mediaset dal 2007) – secondo il medesimo Bocchino – domina la spartizione di viale Mazzini. Un intreccio dove pochi perdono e molti guadagnano. Endemol ha usufruito di un contratto particolare che prevede il minimo garantito: la Rai paga in anticipo, la società offre programmi e fiction. Soltanto nel 2006-07, nei mesi dell'operazione con la berlusconiana Mediaset, la Endemol ha incassato 45 milioni. La collaborazione è trasversale: inizia la mattina con Verdetto Finale (all'interno di Unomattina), prosegue all'ora di pranzo con la Prova del cuoco e chiude la giornata con Donna Detective.

Tre nomi per fare un esempio. Un veloce esempio. Non può lamentarsi la
Magnoliadi Giorgio Gori: l'Isola dei Famosi, l'Eredità e X-Factor valgono 30 milioni di euro. Il podio dei migliori (e più proficui) è completato da Bibì Ballandi: tratta grandi nomi e grandi capitali, da Gigi D'Alessio a Milly Carlucci (Ballando con le stelle) per un giro d'affari di 20 milioni. Scoperto l'appalto alla suocera diGianfranco Fini, la mamma della Tulliani che confezionava Per Capirti, a viale Mazzini – appena pronunci la parolina politica – avvicinano le mani alla bocca: silenzio. E poi fanno scivolare: "Guardate la Ldm, in ascesa come un razzo". La Ldm spazia da I raccomandati e Butta la luna, s'infila con scioltezza nei campi aperti con la stessa disinvoltura del capo Piero Di Lorenzo, professionista e imprenditore romano, consulente (Beretta-Di Lorenzo&partners), immobiliarista (Edilnord 2000).

Fonti qualificate ripercorrono la carriera in Rai della
Ldm: "Nasce da una costola di Alleanza nazionale, più vicina a Gasparri che a Fini, cresce nella Forza Italia che sarà Pdl". Il senatore Gasparri è deciso: "Non mettiamo voci su mia moglie. Infondate. Ha solo collaborato alla stesura di un libro, non c'entra nulla con la Rai". Conosce Di Lorenzo? "Certo, come tanti altri. Anche lei". Eppure c'è un legame tra la galassia Pdl e la Ldm. Il filo conduttore è Laura Tecce, spalla di Amadeus nel contenitore Cuore di Mamma (70 puntate su RaiDue). La Tecce è rientrata a viale Mazzini con una doppia esperienza: da giornalista a SkyTg24 e da ufficio stampa diScajola al ministero dello Sviluppo economico. Per una suggestiva coincidenza, ieri nelle stanze della direzione risorse televisive – lì dove passano e ripassano i contratti – girava una lettera del direttore Liofredi (RaiDue) che chiedeva l'ingaggio per un autore-regista di Cuore di Mamma per l'anno prossimo.

Postilla: il programma ha un cattivo rapporto con l'audience, non esiste il palinsesto per il 2011. Appena varcò il portone di Montecitorio, forse a malincuore, Luca Barbareschi lasciò le quote della Casanova che prepara due fiction da 6 milioni di euro. Sigle storiche: la Lux della famiglia Bernabei, oggi gestita da Matilde, moglie di Giovanni Minoli. La Ciaoragazzi di Claudia Mori. La Einstein di Luca Josi, l'ultimo discepolo di Craxi. Appalti e subappalti: il 45 per cento dei programmi viene affidato a minuscole società. Parafrasando un consigliere di amministrazione: "Nei rivoli sguazza la fuffa".

Da
il Fatto Quotidiano del 4 maggio

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2483717&yy=2010&mm=05&dd=04&title=la_rai_e_i_super_appalti


Scajola si è dimesso - Marco Lillo



3 maggio 2010

ULTIM'ORA: il ministro ha letto un comunicato di 30 righe e non ha risposto alle domande dei giornalisti. La sua linea difensiva: forse mi hanno fatto un regalo a mia insaputa

Scajola, troppe bugie per 80 assegni, di Marco Lillo (03/05/10): "Il ministroClaudio Scajola sta pensando di dimettersi. Comunque si concluda questa vicenda, il caso Scajola sta diventando un buon test del rapporto tra politica e verità. Mai come in questo caso si è toccata con mano la distanza tra la prima e la seconda. Nemmeno di fronte all'evidenza i politici italiani accettano una verità che urta con i loro affari personali e politici. Scajola forse si dimetterà o forse resterà al suo posto. Non è questo il punto.

Il punto è che continua a negare la realtà con interviste a tutta pagina senza che nessuno gli ricordi i limiti della decenza. Scajola nega non solo di avere pagato un milione e 700 mila euro un appartamento con vista sul Colosseo per il quale ha dichiarato al fisco 610 mila euro. Ma nega persino che le venditrici, le sorelle Papa, abbiano dichiarato il contrario agli inquirenti. In una delle tante interviste concesse sabato scorso nel disperato tentativo di sostenere una tesi smentita da tre testimoni (l'architetto
Angelo Zampolini e le sorelle Papa), Scajola sostiene che quello sarebbe il prezzo comune per un simile gioiellino e nega nell'ordine: 1) di avere pagato 1,7 milioni; 2) di avere versato 200 mila euro in contanti come acconto; 3) di avere ricevuto 80 assegni per complessivi 900 mila euro dall'architetto Zampolini per pagare la casa.

Per il ministro quella massa di soldi di dubbia provenienza monetizzati in contanti e assegni circolari (per complessivi 1,1 milioni) non sarebbe mai esistita. Per gli inquirenti invece queste somme sono state la contropartita dell'appartamento insieme ai 600 mila euro versati da Scajola in assegni circolari provenienti dal mutuo acceso con il Banco di Napoli e al bonifico di 10 mila euro proveniente dal conto del ministro. Ciascuna signora Papa ha dichiarato di avere ricevuto 100 mila euro in contanti più 750 mila in assegni circolari (450 mila provenienti dai conti di Zampolini e 300 mila provenienti dal mutuo di Scajola) mentre per Scajola gli assegni di Zampolini e il contante in questa storia non esistono. Qualcuno mente.

Ai quotidiani che chiedevano se avesse fatto un versamento di 200 mila euro in contanti, come dichiarato dalle venditrici, Scajola ha risposto: “assolutamente no. E comunque io non ho letto queste dichiarazioni delle sorelle Papa. Ho visto solo i resoconti giornalistici, tra l’altro contraddittori. Ad esempio sulla posizione del notaio, che secondo un giornale confermerebbe quanto sostenuto dalle sorelle Papa, mentre secondo un’altra testata lo negherebbe".

Mentre a chi gli chiedeva perché l'architetto di
Diego Anemone, Angelo Zampolini, avesse consegnato 80 assegni al ministro per permettergli di comprare, Scajola ha risposto: "Ho appreso dell’esistenza di questi ottanta assegni dai quotidiani di questi giorni. Prima non ne sapevo nulla, e ora continuo a non capire perché sarebbero stati versati a mia insaputa. Io so solo come ho comprato l’appartamento, in quale data e a quale prezzo. Se poi è successo qualcos’altro, non è di mia conoscenza". Per Scajola, l'apparamento è stato pagato "esclusivamente la somma pattuita al momento del rogito: 610mila euro, reperiti quasi tutti attraverso un mutuo acceso con il Banco di Napoli. Si tratta di un ammezzato in uno stabile degli anni Sessanta, in condizioni non ottimali".

Chiunque conosce il mercato immobiliare romano sa dove sta la verità. Ma, visto che il ministro si ostina a negare persino che le dichiarazioni delle sorelle Papa esistano, a beneficio dei lettori, pubblichiamo qui sotto l'informativa della Guardia di Finanza di Roma nella quale sono riportati i contenuti delle dichiarazioni e gli accertamenti effettuati dal Nucleo Polizia Tributaria".



Gli accertamenti della polizia giudiziaria sulla compravendita immobiliare del ministro (Pdf, 4.29 Mb)

LEGGI

Nomine, mattoni e pale eoliche: il "sistema-Sciaboletta"di Pino Giglioli

La difesa sul "Giornale" (e al Tg1): "Non mi faccio beccare come su Biagi"

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2483376&title=2483376



lunedì 3 maggio 2010

Nasce il comitato cittadino 'Scorta Civica - Palermo'



3 aprile 2010
La redazione di
19luglio1992.com è lieta di annunciare la nascita del comitato cittadino "Scorta Civica - Palermo" che prende spunto dall'esperienza del comitato cittadino "Scorta Civica" di Caltanissetta.


La diffusione di questa iniziativa rappresenta davvero un segnale concreto di speranza e di vicinanza da parte dei cittadini a tutti i Magistrati esposti in prima fila nella lotta alla criminalità organizzata e nella difesa della Costituzione.

Il comitato cittadino “Scorta Civica – Palermo” ha come obiettivo la realizzazione di azioni concrete contro qualsiasi forma di azione o atteggiamento mafioso. In particolare, la “Scorta Civica - Palermo” attuerà varie forme di “solidarietà attiva” in favore del giudice Ingroia e degli altri magistrati della Procura di Palermo che sono impegnati nella lotta alla mafia per garantire Legalità, Libertà e Giustizia.
La “solidarietà attiva” che intende promuovere la “Scorta Civica - Palermo” si baserà sulla realizzazione di manifestazioni, sit-in, seminari e incontri di vario genere attraverso cui lanciare un preciso messaggio: “Noi stiamo dalla parte dei giudici onesti, chi è contro di loro è contro noi cittadini”.


La “Scorta Civica - Palermo” vuole fare, inoltre, un passo in avanti nella lotta alla mafia, con la realizzazione di iniziative che hanno ad oggetto lo studio dei mezzi attraverso cui opera la mafia: gestione del denaro pubblico, posti di lavoro, ambiente ecc. Il cambiamento opera attraverso la conoscenza: studenti, professori, laureati, studiosi e lavoratori di qualsiasi genere … chiunque può contribuire attivamente a rendere migliore la nostra società … se l’antimafia diventa un patrimonio “collettivo”, allora colpire un singolo giudice non sarà più conveniente per la criminalità organizzata.

La “Scorta Civica - Palermo” utilizzerà simbolicamente il ruolo dei “Capi scorta” (Lidia Undiemi, Giorgio Ciaccio e Giacomo Bellomare) come referenti per quanto riguarda gli aspetti organizzativi.

MAI PIU’ SOLI

Rivolgiamo un ringraziamento particolare a Bruno Testa, Salvatore Borsellino e Il popolo delle Agende Rosse

Per contatti e riferimenti: il gruppo facebook COMITATO SCORTA CIVICA PALERMO - IO STO CON IL GIUDICE INGROIA

Tratto da: 19luglio1992.com



La versione (sola) di Scajola - Luca Telese


3 maggio 2010
Scajola fa rima con “Sòla”. Se non altro quella romanissima che il ministro si illude di poter rifilare agli elettori raccontando favole amène sulla sua povera casetta di via del Fagutale. Dopo prime dichiarazioni difensive da non dimenticare (frasi come “E’ stato violato il segreto istruttorio!” o “Si sta cercando di mettere in mezzo mia figlia!”) Scajola ha rilasciato ben tre interviste esilaranti con cui pretende di far credere agli italiani che ha pagato una casa di dieci stanze in un condominio esclusivo con vista sul Colosseo quanto un quadrilocale al Tiburtino terzo con terrazzino abusivo.

Spiega che lui è di Genova, è che per questo non si è reso conto di un prezzo così incongruo. Ha detto che l’architetto
Zampolini, quello che ha concluso l’acquisto, lo conosceva appena: “era uno che si era offerto di aiutarmi a trovare casa”. Ci regala perle meravigliose come: “In realtà si tratta di un ammezzato” (180 metri quadri). La casa è stata pagata un milione e mezzo di euro, lui ne ha pagati solo seicentomila. Il bello è che ci sono quattro testimoni che raccontano una realtà diversa: 900 mila euro sono arrivati in assegni circolari, 80 per la precisione, pur di poter aggirare – per un ministro come lui evidentemente deve essere un obbligo morale – la legge anti-riciclaggio. I novecentomila euro del personalissimo “piano-casa” di Scajola arrivano – secondo la testimonianza dell’architetto Zampolini, che ha raccontato agli inquirenti di portarli al rogito – da un imprenditore: quello stessoDiego Anemone che tutti vorrebbero come amico, che procacciava macchine e massaggi a metà del governo, agli uomini della Protezione civile e a qualche alto ufficiale della Guardia di finanza.

Anche in questo caso le parole di Scajola sono rassicuranti. Lo conosceva Anemone, lui? Ma certo: “Stiamo parlando di uno degli otto gentiluomini di Sua Santità nel mondo!”. Di questi tempi una garanzia. L’affare si conclude, secondo i magistrati, in una sede distaccata del ministero, a via della Mercede. Le due sorelle
Papa, che hanno venduto la casa, ricordano di aver avuto gli assegni dal ministro. Un autista spiega di aver portato gli assegni. L’architetto Zampolini di averli forniti. L’unico che non ricorda è il povero Scajola. Deve essere stato un complotto in cui tutti si sono accusati di diversi reati pur di inguaiare un uomo probo. Lui vorrebbe convincerci di aver creduto alla favoletta dell’appartamento di dieci stanze venduto a prezzo d’occasione.

Perché lui è di Genova. Così se a uno che è di Roma gli offrono un appartamento a Place des Vosges o con vista sugli Champs Elysées, al prezzo di una barca, potrà sempre dire: sa, sono come Scajola, non conosco le quotazioni del mercato in Francia. Forse il ministro non capisce che pretendere di farci credere che sia vittima di questa imbarazzante ingenuità è quasi più grave che ammettere la corruzione. Un ministro non in grado di intendere e di volere non può gestire la cosa pubblica. In ogni caso, se decidesse di vendere siamo pronti a ricomprare subito: ammezzato, dieci vani, palazzo in stato di degrado infestato da vip, vista su un rudere, quotazione Scajola, fondo integrativo Anemone: 610mila euro. Il prezzo è giusto.


La difesa sul "Giornale" (e al Tg1): "Non mi faccio beccare come su Biagi" - Redazione de: Il Fatto Quotidiano.



3 maggio 2010

"Non lascerò il governo, non farò come nel caso Biagi altrimenti sembrerà che mi hanno beccato con il sorcio in bocca". Spavaldo e forse sprezzante, così in un'intervista al Giornale del 1° maggio - e subito anticipata dal Tg1 - si difendeScajola. Venerdì al ministro - al termine del Cdm - è arrivata la solidarietà dei colleghi. Anche del finiano Urso, dopo che per l'intera giornata di giovedì i fedelissimi del presidente della Camera erano rimasti in esplicito silenzio. Poi venerdì non hanno mancato di rimarcare spazio: "Spero sinceramente che Scajola possa dimostrare la propria estraneità ai fatti che gli vengono contestati - ha detto il vicepresidente dei deputati del Pdl Carmelo Briguglio - Il ministro, come qualunque altro cittadino, ha il diritto al massimo delle garanzie e alla presunzione di innocenza. Mentre sul piano politico l'esecutivo viene messo sulla graticola, purtroppo del disegno di legge anti-corruzione del Governo, che pure aveva avuto un'ottima eco sui media, non si ha notizia. E' necessario recuperare immediatamente il ddl anti-corruzione e portarlo immediatamente all'esame del Parlamento".

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2483394&title=2483394


Scajola, troppe bugie per 80 assegni - Marco Lillo


3 maggio 2010

Il ministro per lo Sviluppo Economico, dopo una settimana di rivelazioni sui suoi rapporti con la “cricca”, pensa alle dimissioni. Ecco il rapporto della Guardia di Finanza che lo inchioda

Il ministro
Claudio Scajola sta pensando di dimettersi. Comunque si concluda questa vicenda, il caso Scajola sta diventando un buon test del rapporto tra politica e verità. Mai come in questo caso si è toccata con mano la distanza tra la prima e la seconda. Nemmeno di fronte all'evidenza i politici italiani accettano una verità che urta con i loro affari personali e politici. Scajola forse si dimetterà o forse resterà al suo posto. Non è questo il punto.

Il punto è che continua a negare la realtà con interviste a tutta pagina senza che nessuno gli ricordi i limiti della decenza. Scajola nega non solo di avere pagato un milione e 700 mila euro un appartamento con vista sul Colosseo per il quale ha dichiarato al fisco 610 mila euro. Ma nega persino che le venditrici, le sorelle Papa, abbiano dichiarato il contrario agli inquirenti. In una delle tante interviste concesse sabato scorso nel disperato tentativo di sostenere una tesi smentita da tre testimoni (l'architetto
Angelo Zampolini e le sorelle Papa), Scajola sostiene che quello sarebbe il prezzo comune per un simile gioiellino e nega nell'ordine: 1) di avere pagato 1,7 milioni; 2) di avere versato 200 mila euro in contanti come acconto; 3) di avere ricevuto 80 assegni per complessivi 900 mila euro dall'architetto Zampolini per pagare la casa.

Per il ministro quella massa di soldi di dubbia provenienza monetizzati in contanti e assegni circolari (per complessivi 1,1 milioni) non sarebbe mai esistita. Per gli inquirenti invece queste somme sono state la contropartita dell'appartamento insieme ai 600 mila euro versati da Scajola in assegni circolari provenienti dal mutuo acceso con il Banco di Napoli e al bonifico di 10 mila euro proveniente dal conto del ministro. Ciascuna signora Papa ha dichiarato di avere ricevuto 100 mila euro in contanti più 750 mila in assegni circolari (450 mila provenienti dai conti di Zampolini e 300 mila provenienti dal mutuo di Scajola) mentre per Scajola gli assegni di Zampolini e il contante in questa storia non esistono. Qualcuno mente.

Ai quotidiani che chiedevano se avesse fatto un versamento di 200 mila euro in contanti, come dichiarato dalle venditrici, Scajola ha risposto: “assolutamente no. E comunque io non ho letto queste dichiarazioni delle sorelle Papa. Ho visto solo i resoconti giornalistici, tra l’altro contraddittori. Ad esempio sulla posizione del notaio, che secondo un giornale confermerebbe quanto sostenuto dalle sorelle Papa, mentre secondo un’altra testata lo negherebbe".

Mentre a chi gli chiedeva perché l'architetto di
Diego Anemone, Angelo Zampolini, avesse consegnato 80 assegni al ministro per permettergli di comprare, Scajola ha risposto: "Ho appreso dell’esistenza di questi ottanta assegni dai quotidiani di questi giorni. Prima non ne sapevo nulla, e ora continuo a non capire perché sarebbero stati versati a mia insaputa. Io so solo come ho comprato l’appartamento, in quale data e a quale prezzo. Se poi è successo qualcos’altro, non è di mia conoscenza". Per Scajola, l'apparamento è stato pagato "esclusivamente la somma pattuita al momento del rogito: 610mila euro, reperiti quasi tutti attraverso un mutuo acceso con il Banco di Napoli. Si tratta di un ammezzato in uno stabile degli anni Sessanta, in condizioni non ottimali".

Chiunque conosce il mercato immobiliare romano sa dove sta la verità. Ma, visto che il ministro si ostina a negare persino che le dichiarazioni delle sorelle Papa esistano, a beneficio dei lettori, pubblichiamo qui sotto l'informativa della Guardia di Finanza di Roma nella quale sono riportati i contenuti delle dichiarazioni e gli accertamenti effettuati dal Nucleo Polizia Tributaria.



Gli accertamenti della polizia giudiziaria sulla compravendita immobiliare del ministro (Pdf, 4.29 Mb)

LEGGI

Nomine, mattoni e pale eoliche: il "sistema-Sciaboletta"di Pino Giglioli

La difesa sul "Giornale" (e al Tg1): "Non mi faccio beccare come su Biagi"


Senza titolo.


In Italia, ma anche in buona parte del mondo, fino a quando non cambieranno i vertici della politica e non si elimineranno le componenti di cui si circonda, i partiti dei voti di scambio, i più pericolosi, e l'appoggio della chiesa, non cambierà nulla.

Con il finto bipolarismo abbiamo raggiunto l'apice negativo della bilancia, con la chiesa che costituisce la piuma che fa pendere il piatto della bilancia da una parte o dall'altra, ci siamo dati la decisiva zappa sul piede.

Noi non abbiamo il bipolarismo, noi abbiamo quattro partiti predominanti: la destra, la sinistra, i voti di scambio e la chiesa.

La chiesa è il partito più forte, quello composto da clericali e cattolici, quindi membri di un partito e loro seguaci, che decidono, di volta in volta da che parte stare e dare manforte.

In nome della religione che dovrebbe rappresentare, ma non rappresenta, la chiesa domina su tutte le civiltà e combatte tutte le altre religioni, partiti anch'essi, che contrastano il suo cammino.

Fino a quando non si relegherà la chiesa nel cantuccio che le compete, quello inerente esclusivamente la fede e la cura delle anime per chi ci crede, non si potranno compiere grandi passi nei campi della ricerca, della medicina, della cultura in generale, della scienza della filosofia, ecc.

La chiesa, così come è intesa dalla notte dei tempi, è il male da estirpare, perchè è l'ostacolo alla libertà di pensiero, alla ricerca scientifica, alla conoscenza in genere, è costrizione, è oppressione.

Ci lamentiamo del conflitto di interessi di chi detieni i mezzi di informazione.......ma vi è mai capitato di assistere ad un tg ove non sia presente "il pensiero" di un componente della casta clericale? Vi è mai capitato di leggere un quotidiano dove non c'è una citazione che riporti alla chiesa?

A me no, e, francamente, mi sento oppressa!