giovedì 6 maggio 2010

La Rai purificatrice - Carlo Tecce


6 maggio 2010

Prima il Tg1, quindi Porta a Porta: il lungo cammino televisivo di Scajola verso la "beatificazione"

Le dimissioni portano dritte alla purificazione Rai. Otto milioni di telespettatori hanno seguito il Tg1 della sera e
Porta a Portadi martedì. E in orari diversi e con effetti speciali opposti, insieme hanno affrontato un’avventura mistica: cerca l’intruso, chi ha fregatoClaudio Scajola? L’ex ministro che abitava una casa frutto di un affare incredibile (e sapeva), che aveva pagato una parte con un mutuo e l’altra era coperta (e non sapeva) da ottanta assegni circolari di Anenome e cricca. Oltre gli ausiliari del Trio Medusa che sbeffeggiano Minzolini – splendida invenzione di Parla con medella Dandini – l’italiano che guarda il Tg1 avrebbe diritto all’assistenza di un commissario Maigret. Perché al giornale di Augusto Minzolini sfugge la vicenda: nemmeno una parola sulla cricca, guai a pronunciarla, servizio con lacrimuccia del dimissionario Scajola.

L’inviata
Ida Peritore chiosa il comunicato (letto) del ministro: "Estraneo ai fatti che gli vengono contestati". Quali fatti? Chi ascolta intuisce che ci siano dei "fatti" che riguardano Scajola, un ex democristiano che per "Silvio Berlusconi ha senso dello Stato". Non solo per Berlusconi: "Ringrazia governo e maggioranza per gli attestati di stima", precisa la Peritore. A quel punto, nel tramestio di facce e voci, il Tg1 serve il tradizionale panino, farcito da un’intervista al collega di Scajola, il ministro della Difesa: "Grazie, Claudio", e quasi piange, il marziale La Russa.

Un bel passo in avanti rispetto al Tg1 delle 13. Una parodia della
Cnn: doppia apertura sull'estero, la cattura del pakistano per il fallito attentato a New York e la conferenza dell'Onu. L'addio di un ministro della Repubblica è robetta di periferia. Piccolo particolare delle 20: il direttore Minzolini aveva regalato pochi secondi del colloquio in esclusiva tra Bruno Vespa e Scajola. Niente paura. A Porta a Porta, il tempo di fare din-don e salutare, l’anfitrione manda in onda uno scoop lungo 32 minuti. Aria distesa e copione imparato a menadito per Scajola. Divano verde da pellicola di Edwige Fenech, mani conserte, a volte supplicanti del giornalista. Scajola racconta di aver ricevuto da Balducci, uno qualsiasi, un gentile aiuto per trovare una casetta a Roma. Altro che casetta, un modesto mezzanino di 180 metri quadrati con vista sul Colosseo: "Dalle finestre. Non c’è un balcone", però.

L'ex uomo di governo è dispiaciuto per un vuoto profondo di memoria. Perché se vedesse
Zampolini per strada – testuale – potrebbe persino ignorarlo. Mica per maleducazione. Non conosce così bene l’uomo con gli assegni circolari in valigetta. Con tono greve, il conduttore annuncia che Scajola sarebbe disposto a vendere la casa: qualora scoprisse che a pagare furono altri e, addirittura, a recuperare i soldi spesi. I suoi. Caspita: non i soldi della cricca.

Vespa è affranto: "Viviamo in un paese dove i segreti non esistono". I complotti, sì: "Il giallo degli 80 assegni", titola
Porta a Porta. Vespa è sulle tracce dei cospiratori: "La trappola", altra affermazione estrapolata ad arte dalla confessione di Scajola. Il conduttore s’inoltra in cunicoli che sarebbero stuzzicanti per Maigret e pure per Colombo: "Se avesse ragione Scajola, saremmo a delle forme molte raffinate di ricatto...Persone che fanno dei favori ai politici, senza avere la mercede in cambio". Il giallo appassiona i presenti, meno chi è collegato da casa: l'audience crolla dai 2,2 milioni delle 23,34 a 1,2 scollinata la mezzanotte. Nicola Latorre del Pd quasi giustifica il partito: "Avrete notato che noi non abbiamo strumentalizzato la vicenda?". La vera opposizione al vicepresidente del Senato Pdl (Domenica Nania) arriva da destra, da Nicola Porro del Giornale e Maurizio Belpietro di Libero. La giornalista Cecilia Primerano di Porta a Porta ha una notizia che altri avranno bucato: "Scajola riesce persino a mangiare qualcosa tra la conferenza stampa e l’incontro a Palazzo Chigi". E il Tg1 di ieri? Non pervenuto: nell’edizione delle 13, il mezzanino di Scajola è scomparso dalla mappa e dai titoli. Irrintracciabile nel pomeriggio, figurarsi la sera, sommerso dalla guerriglia di Atene, le Borse a picco, il discorso di Napolitano. Minzolini dedica 53 secondi a Scajola per informare la mirabolante "salita al Colle" di Berlusconi per l'interim. Ormai Scajola è lontano, ma il pianto greco è fin troppo vicino.

Da
il Fatto Quotidiano del 6 maggio

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2484440&yy=2010&mm=05&dd=06&title=la_rai_purificatrice


La trota permalosa querela il blogger



Un cittadino italiano naturalizzato francese, che è cresciuto in Argentina, il cui padre insegnava a disegnare il tricolore dicendogli “tu sei italiano”, ha scritto sul suo blog una satira sulla Lega e su Renzo Bossi, figlio del senatore fondatore, per le note frasi sull’Italia e l’unità del paese.

Lo hanno querelato.

Qui l’intervento su Agoravox

Nessuno ha informato il figlio d’arte che esistono già casi di blogger assolti per satira – per esempio quello portato in tribunale da Gigi Moncalvo?

http://zambardino.blogautore.repubblica.it/2010/05/06/la-trota-permalosa-querela-il-blogger/


Minacce a cronisti e pm Maroni che fa?


5 maggio 2010

Anche ieri minacce con proiettili a pm e giornalisti. I pm sono quelli siciliani che indagano sui mandanti esterni delle stragi e han fatto processare Dell’Utri per mafia. I giornalisti sono Santoro e Ruotolo, fra i pochi che di questi temi tabù parlano in tv. Il Fatto ha pubblicato intercettazioni minacciose di uomini della ‘ndrangheta amici di Dell’Utri contro Travaglio e Santoro.

Ora al torvo copione si aggiungono
Spatuzza e Ciancimino jr, che hanno il torto di raccontare i rapporti mafia-politica-servizi. Da quand’è iniziata la crisi di sistema con gli scandali su Berlusconi & C, si registra un’escalation che ricorda i messaggi della "Falange Armata", a mezzadria fra mafia e servizi, al crepuscolo della Prima Repubblica. Inquieta il silenzio delle istituzioni, così solerti nel dotare di scorta i giornalisti vicini al governo. È troppo chiedere al ministro dell’Interno Maroni con quali criteri viene scortato questo e non quello? Queste minacce sono ordinaria amministrazione? E, in caso contrario, che intende fare il governo per proteggere i destinatari?

LEGGI:
Proiettili in redazione, minacce a Ingroia, Ruotolo e Santoro diEduardo Di Blasi

Da
il Fatto Quotidiano del 5 maggio

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2484204&yy=2010&mm=05&dd=05&title=minacce_a_cronisti_e_pmbrmaron


Minzoolini: il Tg1 come Rieducational Channel

Tg1 Le comiche finali from gigicogo on Vimeo.


Non state assolutamente leggendo una nota politica (il fa diesis rivoluzionario) e nemmeno uno dei celeberrimi editoriali di Augusto Minzolini, il direttore del Tg1 che tante persone fa arrabbiare per la sua supposta partigianeria (non intendiamo né supposta né che sia stato un partigiano). Ciò su cui vorremmo attirare l’attenzione (che in Italia è diventata una specie protetta che popola i boschi del Basso Friuli) è l’idea stessa di palinsesto: a un certo punto (mentre nel Darfur ti muoiono a centinaia di migliaia di negri a casa loro, quando in Islanda e dintorni si parla di livelli di inquinamento cancerogeno elevatissimo dopo l’eruzione di Eyjafjallajokul, nello stesso istante in cui in Turchia stanno espropriando terreni a masse contadine per costruire dighe che impediranno a Israele i rifornimenti di acqua, nel momento preciso in cui muoiono tre condannati a morte in Cina) ti viene in mente che dopotutto la realtà è anche di una levità che solo Reinhold Messner è in grado di pronunciare all’assoluto (Colui che è nei cieli, cioè il massimo amante dell’aliantismo). E allora che notizia dài a metà del tuo bollettino yin e yang, dove si alternano tragedie immani e dolcetti francesi in quel di Milano? Dài una notizia sportiva. Una cosa da Rosa ovina (cioè una Gazzetta per pecoroni). Lo sport piace molto in Italia, si sa, distrae le masse, quella roba lì, pane circense o raccordo anulare. Ecco dunque come Rieducational Channel si realizza di colpo sotto i nostri occhi, depredando il Tg1 del suo canale e della sua fascia oraria (marca Gibaud).

http://www.ripubblica.net/2010/05/05/rieducational-channel-il-tg1/




Appalti e tangenti. Indagato Verdini - Monica Centofante

Ma le intercettazioni nascondono i nomi di altri politici

5 maggio 2010

Ora è ufficiale. Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, è indagato per corruzione dalla procura di Roma.Nell'ambito dell'inchiesta dei pm Ilaria Calò, Rodolfo Sabelli e dell'aggiunto Giancarlo Capaldo, sull'ennesimo comitato d'affari che coinvolge politica, imprenditoria e magistratura in un complesso sistema di affari e tangenti.

Nel mirino degli investigatori una serie di appalti pubblici assegnati a imprenditori compiacenti. E in particolare per progetti sull'eolico e le carceri in Sardegna, da dove è partita l'inchiesta allargatasi poi ad altre regioni italiane.Nella giornata di ieri i Carabinieri del Ros di Roma hanno effettuato una perquisizione del Credito cooperativo fiorentino, presieduto dallo stesso Verdini, con l'intento di verificare il passaggio di un certo numero di assegni di provenienza e destinazione ancora ignota. Mentre gli stessi Carabinieri avrebbero fatto visita anche agli uffici de Il Giornale della Toscana, che esce in allegato al quotidiano di casa Berlusconi.
Le prime indiscrezioni su un coinvolgimento di Verdini nell'inchiesta romana erano emerse circa due settimane fa, dopo la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati del faccendiere Flavio Carboni e del costruttore Arcangelo Martino nonché di Pinello Cossu, consigliere provinciale di Iglesias, Ignazio Farris, consigliere dell'Arpa della Sardegna e Pasquale Lombardi, magistrato tributario.Iscrizioni avvenute nel quadro di un'indagine avviata nel 2008 e che si incrocia con quella sulle Grandi Opere che ha portato all'arresto di Angelo Balducci, Fabio De Santis, Mauro Della Giovampaola, Diego Anemone. E nella quale il coordinatore del Pdl figura, anche qui, come indagato.Diversi sarebbero infatti i punti d'incontro tra i due procedimenti: dagli appalti in Sardegna alla Banca di Verdini, all'ente religioso del Vaticano Propaganda Fide.

Nello specifico gli investigatori avrebbero scoperto che noti imprenditori avrebbero cercato appoggi politici tramite Carboni (già coinvolto nel processo sulla morte di Roberto Calvi per la quale in primo grado ha ottenuto l'assoluzione mentre è in attesa della sentenza di appello), versando tangenti. E se Verdini è stato identificato molti nomi rimangono ancora ignoti, ma appaiono spesso nelle conversazioni intercettate degli indagati. In particolare tra Carboni e Lombardi, soggetto al centro di una rete di contatti, grazie anche al suo ruolo di vertice in associazioni che annoverano tra i propri iscritti magistrati e avvocati.

Sono loro due a fare, tra gli altri, anche il nome di Marcello Dell'Utri (non indagato).E mentre gli inquirenti non escludono che in futuro, per gli indagati, potrà essere aggiunta l'ipotesi di reato di associazione a delinquere in molti stanno già tremando.

Berlusconipigliatutto -


Il Presidente del Consiglio occupa la Rai con i suoi lacche', le sue televisioni (Mediaset) retrocedono, per le concessioni delle frequenze radiotelevisive, l'1% del fatturato, lui telefona ai membri dell’Agcom per cacciare Santoro e ora si nomina ad interim a capo del ministero dello Sviluppo economico scaricando Scajola senza troppi problemi.

Peccato che il dicastero dello Sviluppo economico abbia anche la delega alletelecomunicazioni. E se è vero che per capire qualsiasi scelta del Presidente del Consiglio basta guardare a come questa porterà soldi alle sue aziende e poi a quelle dei suoi amici, questa volta il conflitto di interessi è sfacciato.
Ma allora perché esporsi alle critiche che una decisione simile porta naturalmente con sé visto il gigantesco conflitto di interessi? Berlusconi ha capito che,
controllando ormai sei televisioni, può disinnescare qualsiasi scandalo.
Gli italiani, nel panico a causa della crisi economica, hanno dimostrato di essere disinteressati all’argomento e di non coglierne le ricadute. Berlusconi è evidentemente terrorizzato dalla scelta di un rimpiazzo. Infatti,
sbagliare la nomina per la direzione di questo dicastero avrebbe ripercussioni peggiori delle critiche che ne riceverebbe accentrandolo su di sé.
Berlusconi ha bisogno di un uomo “telecomandato” sulla poltrona del ministero dello Sviluppo economico, un uomo che sia la sua emanazione e, quindi, perfettamente controllabile. Non può permettersi errori.
Per quanto la Lega possa rivendicare la poltrona, mettere un uomo del
partito dei fucili scarichi (la Lega) allo Sviluppo Economico potrebbe costare molto a Berlusconi, alle sue aziende e agli affari della cricca, che comprendono anche quelli sul nucleare.
Il nucleare, infatti, è una partita fondamentale per il Presidente del Consiglio e i suoi tornaconti, ci scommetterei, sono chiaramente enormi su questo fronte.
La campagna mediatica portata avanti
a spese dello Stato, e volta a fare il lavaggio del cervello agli italiani sulla necessità e sulla non pericolosità del nucleare, porterà una valanga di soldi ai sodali di Berlusconi. Senza considerare i probabili benefici finanziari per partecipazioni azionarie che il nucleare porterà con sé.
Berlusconi
lascerà la nomina ad interim solo dopo aver instradato gli affari personali al meglio. Infatti, una volta avviata la macchina, pure un fantoccio di paglia saprà guidarla fino a destinazione pronto ad essere scaricato al primo sbaglio in quella che ormai definirei la “modalità Scajola”, ossia senza batter ciglio.
Per arrestare questa ennesima beffa ai danni dei cittadini non rimane che l’
azione democratica e popolare, in Parlamento e nelle piazze, per costringere il governo“a togliere le tende” al più presto. Un cambiamento questo che può realizzarsi anche grazie al lavoro dei magistrati nella speranza che il loro operato, come avvenne per Mani Pulite, metta i cittadini in condizione di conoscere il vero volto di chi li governa.


http://www.antoniodipietro.com/2010/05/scajola.html


mercoledì 5 maggio 2010

Il voltafaccia della Lega - Gianni Barbacetto





5 maggio 2010
Cè, ex assessore alla Sanità della Lombardia isolato dal suo partito: "Avevo denunciato il malaffare"

Ha fatto molta impressione la storia del chirurgo degli orrori, quel
Pier Paolo Brega Massone della clinica Santa Rita di Milano che ora è in attesa della sentenza per aver tagliato polmoni e asportato mammelle senza motivo. Ieri la Regione Lombardia gli ha chiesto 2 milioni di euro come risarcimento per i danni morali e d’immagine. "Ma è proprio il meccanismo della sanità lombarda a essere distorto. È un sistema che spinge a moltiplicare gli interventi". La clinica degli orrori, insomma, è un caso limite, ma il vero orrore è il sistema sanitario di Roberto Formigoni. A sostenerlo è l’ex assessore Alessandro Cè, oggi consigliere regionale giunto alla fine del mandato. Sta mettendo le sue cose negli scatoloni, nei prossimi giorni arriveranno i nuovi eletti.

"Torno a fare il medico. La passione politica resta, ma ho visto troppe cose che non vanno, nei partiti". Leghista bresciano, ex deputato del Carroccio, poi assessore alla Sanità in Lombardia. Attaccato da Formigoni e non difeso dalla Lega, Cè nel 2007 ha sbattuto la porta e se n’è andato dall’assessorato e dal partito. "Sa, io ci credevo nella Lega. E ho sempre fatto nelle istituzioni quello che dicevamo nelle piazze. Nel 2005 ero capogruppo alla Camera e ho fatto votare i nostri contro il governatore di
Bankitalia Antonio Fazio, che la Lega attaccava nelle piazze come il nemico dei risparmiatori, come quello che aveva coperto i crac Cirio e Parmalat. Non mi ero accorto che invece l’aria era cambiata: Fazio aveva incaricato il banchiereGianpiero Fiorani di salvare la banca della Lega, Credieuronord, ed era così diventato grande amico del Carroccio. Ma io sono andato avanti, mi sono rifiutato di passare dalla parte dei risparmiatori a quella dei malfattori. Nelle intercettazioni telefoniche dei furbetti del quartierino ce n’è una che dice: Fermatemi questo Cè. È Fiorani a chiederlo".

In effetti lo fermano. "Mi chiama
Umberto Bossi e mi dice: Torna in Lombardia, ti mettiamo a controllare questo Formigoni. Io obbedisco. Dal 2005 faccio l’assessore alla Sanità. Sono medico, qualcosa capisco. Sapevo che avrei trovato le mani dei partiti sugli ospedali, ma così non me l’aspettavo: controllano tutto, si spartiscono tutto. E Comunione e liberazione la fa da padrona. Sollevo subito il problema, contando sull’appoggio del mio partito. Accuso direttamente Formigoni di controllare militarmente tutta la sanità lombarda. E lui mi toglie le deleghe. È il 30 agosto 2005. La mattina dopo vado a Radio Padania e parlo chiaro. Segue un braccio di ferro durato 40 giorni. Mi chiamano Roberto Calderoli, Roberto Maroni, Umberto Bossi: 'Cambia assessorato, vai al Territorio, non riusciamo più a coprirti. Io rispondo: Non ci penso nemmeno. Alla fine Formigoni mi restituisce le deleghe. Io preparo una riforma del sistema. Resisto fino alla primavera del 2007. Allora mi oppongo a un tentativo di privatizzare il 118, il sistema regionale di pronto soccorso. È la goccia che fa traboccare il vaso. Capisco che la Lega non mi sostiene più. Il 17 marzo do le dimissioni".

Lo sostituisce il medico personale di Bossi,
Luciano Bresciani. Continuità, dunque? "C’è assessore e assessore. C'è anche chi sta lì a fare la bella statuina. Tanto le decisioni le prende il direttore generale della Sanità, Carlo Lucchina. In Lombardia per la sanità si spendono 16 miliardi pubblici e 6 privati: in totale oltre 22 miliardi. Una cifra enorme. E senza controlli adeguati sulla qualità e sanzioni efficaci. Formigoni dice che in Lombardia c’è libertà di scelta e competizione tra pubblico e privato. Non è vero. Il paziente non ha strumenti per scegliere, non può capire la qualità dell’offerta. In realtà è in balìa di un eccesso d’offerta, che i privati moltiplicano nei settori più remunerativi, come urologia, cardiochirurgia, ortopedia, oculistica, emodinamica. Così si moltiplica artificialmente la domanda. Un meccanismo distorto che sottopone i pazienti a ipertrattamento: troppi interventi, anche se non ce n’è davvero bisogno, fatti dai privati per avere i drg (i rimborsi del sistema sanitario, ndr). E poi rincorsa ai drg più costosi: si fanno due visite quando ne basterebbe una, si opera in day hospital quando sarebbe sufficiente l’ambulatorio, si ricovera quando basterebbe il day hospital. Risultato: un finanziamento enorme ai privati. Al pubblico restano i settori dove si guadagna poco come medicina e oncologia".

Non c'è clinica privata a Milano che non abbia avuto inchieste giudiziarie. "Sì, ma la magistratura non ha strumenti sufficienti. E poi l’attenzione viene messa sui comportamenti dei singoli medici, quando invece è il sistema che è criminogeno. Ci vorrebbe una vera programmazione, realizzata sui reali bisogni dei cittadini. Per farla, ci vorrebbero i numeri delle prestazioni offerte, disaggregate provincia per provincia: si vedrebbe subito l’anomalia di zone in cui determinati interventi sono anche del 50 per cento superiori alla media. Ma la Regione dice: non li abbiamo, quei numeri. Non sono mai riuscito a farmeli dare, neppure quando ero assessore. È così che il privato gonfia l’offerta fino ai numeri record della Lombardia: 160 milioni di prestazioni ambulatoriali, 2 milioni e 600 mila ricoveri. Con gli ospedali pubblici che sono sempre in perdita, e le cliniche private che fanno un mucchio di soldi: qualcuno dovrebbe spiegarcela, questa stranezza, no? La verità è che l’obiettivo finale è far sparire la sanità pubblica e dare tutto ai privati". Cè chiude l’ultimo scatolone e torna a casa.

Da
il Fatto Quotidiano del 5 maggio