Il 27 maggio, Ruby era stata portata in questura da una pattuglia del commissariato Monforte, dopo una segnalazione di Caterina P., una cubista che pochi giorni prima aveva ospitato la ragazza per una notte: “Se n’è andata portandomi via 3 mila euro e alcuni gioielli”, sostiene. Berlusconi viene avvertito del fermo o dalla stessa Ruby o dalla escort presso cui abitava, la brasiliana Michelle. E interviene: chiedendo di rilasciare la ragazza, di non mandarla in comunità, ma di consegnarla a una sua delegata. È Nicole Minetti, la ballerina di seconda fila a Colorado Cafè e a Scorie, diventata rapidamente igienista dentale del presidente del Consiglio e ancor più rapidamente consigliera regionale del Pdl in Lombardia, nel listino del governatore Roberto Formigoni.
I funzionari della questura obbediscono al Cavaliere, malgrado le disposizioni del magistrato di turno della Procura dei minori, Annamaria Fiorillo, che aveva raccomandato di mandarla in comunità subito o il giorno successivo, trattenendola intanto in questura. Il prefetto Indolfi rischia. Con lui, i funzionari che hanno deciso di lasciar andare Ruby. E Nicole Minetti che si è impegnata ad accudire la ragazza ma non lo ha fatto. Rischia, infine, anche Berlusconi. Infatti l’articolo 495del Codice penale punisce con una pena fino a tre anni chi faccia una dichiarazione falsa in un atto pubblico. L’articolo successivo, il 496, punisce fino a un anno chi dia false dichiarazioni sull’identità di una persona. E il premier quella notte disse al capo di gabinetto della questura,Pietro Ostuni, che gli avevano segnalato Ruby (cioè la marocchina Karima El Mahroug, da ieri maggiorenne) come nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak. Se si sfoglia il codice penale sono diversi i reati che in astratto potrebbero essere contestati al presidente del Consiglio, che è anche pubblico ufficiale. Dall’articolo 48 che regola i casi di “induzione all’errore con l’altrui inganno”, proprio per la balla alla polizia sulla parentela della minorenne con Mubarak, all’articolo323 sull’abuso d’ufficio. In questo caso si potrebbe trattare di “abuso produttivo di un danno ingiusto idoneo a ledere l’interesse della Pubblica amministrazione”. Pena da sei mesi a tre anni. C’è anche l’articolo 374 bis: “False dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria” relative a un “imputato, al condannato o alla persona sottoposta a procedimento di prevenzione”. Pena prevista da due a sei anni se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale, da un incaricato di un pubblico servizio o da un esercente la professione sanitaria.
Anche Minetti, indagata per favoreggiamento della prostituzione assieme a Lele Mora ed Emilio Fede, potrebbe rischiare un’altra accusa, cioè l’abbandono di minore, essendosi disinteressata del destino di Ruby, subito dopo averla prelevata dalla questura. L’articolo 591 del codice penale prevede pene da sei mesi a cinque anni per chiunque abbandoni una persona “della quale abbia la custodia o debba avere cura”. Se l’inchiesta della Procura di Milano dovesse confermare che il pm Fiorillo non aveva autorizzato l’affidamento di Ruby a Minetti, l’accusa di abbandono di minore potrebbe scattare anche per i funzionari di polizia che hanno lasciato andare la ragazza con chi – secondo una delle telefonate di Berlusconi – si sarebbe presa volentieri cura di lei ma che, invece, l’ha abbandonata per strada.