martedì 4 gennaio 2011

La lettera a cui il ministro non risponde.


Ricevo e pubblico la lettera che una studentessa ci ha inviato dopo averla ripetutamente spedita al ministro della Difesa, Ignazio La Russa, senza ricevere alcuna risposta. Inviate le vostre storie all’indirizzo ricercatori@ilfattoquotidiano.it.

Caro Ministro,

mi chiamo Claudia, sono una studentessa ventenne della facoltà di architettura della Sapienza di Roma.

Le confesso che, per partecipare ad una veglia funebre pochi sabati fa, organizzata con la mia facoltà per onorare la memoria della defunta università pubblica, avevo comprato, per di più con il benestare di mia madre, una veletta e un cappellino da cerimonia, ma le assicuro che i miei lineamenti sono rimasti ben visibili per tutto il corteo. Questo premetto per evitare che mi interrompa virtualmente mentre legge la mia lettera urlando addosso allo schermo che sono unavigliacca. Non lo sono.

Le scrivo perché, in qualche momento della mia vita, mi dev’essere stato spiegato che, essendo italiana, dovevo rifarmi ad una serie di persone che per lavoro governano il mio Paese, le quali, con estrema difficoltà e lungimiranza, devono tener conto di tutti gli abitanti del Paese stesso, e conciliare le esigenze di ciascuno per una buona riuscita della vita sulla terra, o quantomeno in Italia. Dunque, confermo di essere italiana e considero Lei un ministro italiano, cioè mi aspetto che lavori per il bene mio, suo e degli altri quaggiù. Per questo, mi sentirei di pretendere che mi ascoltasse, ma per non essere troppo esuberante diciamo che la prego di ascoltarmi. Del resto le servirà pure per governare un paese, conoscerlo un tantino, o no?

In queste settimane ci sono state polemiche sugli atti degli studenti, qualche scalmanato che si è dato da fare con violenza, tanti che non hanno preso le distanze a quella vista, lei che si è risentito, qualcuno che ha visto in lei un revival fascista e via dicendo. Vorrei fare la mia parte con molta umiltà per cercare di arricchire il quadro della vicenda verso una giusta interpretazione.

E’ innegabile che ci siano studenti fuori corso tra i manifestanti, è innegabile che qualcuno abbia gioito perché il 14 poteva andare a manifestare e saltare quella lezione pallosa o quella consegna. E’ invece offensivo dell’intelligenza (della nostra, perché se poi volesse sarebbe libero di offendere la propria) guardare una tale massa di gente e vederci solo fuori corso o solo fannulloni. E’ molto probabile che la situazione sia ben più complessa, come sempre le cose che comprendono tanti individui. Magari, quelli che tengono di più all’università sono proprio gli studenti in gamba; magari, noi studenti che ci riteniamo ancora delle persone, e tali riteniamo anche gli aquilani, gli operai e tutti gli altri, non manifestiamo più solo per il secondo semestre, ma perché l’Italia si arroga il diritto di non volere alcune categorie di persone che il diritto di restare invece lo hanno. Magari, perché ilmalessere di tutti si somma, almeno fino a quando penseremo di essere tutti nello stesso Paese, di essere tutti uguali.

Mi permetto di provare a parafrasare quello che gli studenti ad Annozero hanno cercato di spiegare di fronte allo sdegno collettivo della generazione che li ha messi al mondo: fa schifo menare una persona, fa schifo quasi a tutti, anche a loro. Ma non è il centro della questione. Se ancora una volta, dopo anni di mobilitazione, dopo che a cascata tanti altri gruppi di italiani hanno dato e preso solidarietà agli studenti per la situazione di abbandono in cui il governo li poneva, bisogna convertire una grande manifestazione nazionale in un “evento rovinato da pochi esaltati”, beh quella è la morte di questi anni di lotte, di questa solidarietà tra distrutti che finalmente iniziava a farsi sentire. Gli studenti che ci sperano, non possono permettersi di sviare ancora una volta l’attenzione, di abbassare la voce aspettando di prendere la parola.

Vorrei che osservasse due aspetti: il primo è questo della violenza: ogni qual volta un gesto di violenza compare per descrivere un disagio, i politici e tutti i forniti di microfono intonano in coro“la violenza va condannata in ogni sua forma”. Premettendo che concordo con chi ha notato che senza violenza non avremmo visto nemmeno la Rivoluzione Francese, vorrei farle notare che tale affermazione risulta molto più ridicola di quanto voi politici potreste mai osservare: siamo un paese che spende miliardi su miliardi in armi da guerra, ma la violenza va condannata in ogni sua forma? Siamo quelli che fanno entrare allo stadio invasati stranieri con oggetti improbabili nelle tasche, ma la violenza va condannata in ogni sua forma? Siamo quelli che in parlamento si prendono a pizze in faccia e si tirano le biro da un banco all’altro, ma la violenza va condannata in ogni sua forma? Ah, le parlo così perché, come accennavo, ritengo che siamo entrambi delle persone, con pari dignità, e che inoltre le sia utile ascoltare le vere voci del paese che deve governare.

Le ripeto, mi fa orrore vedere poliziotti accerchiati e picchiati, macchine bruciate… ma il suo mestiere non è quello di giudicare, è quello di ascoltare e guarire il Paese. Che cosa ha sentito dal Paese negli ultimi anni? Niente? E il 14 dicembre, che cosa ha sentito?

Il secondo aspetto è proprio quello della difesa delle forze armate che proteggevano la roccaforte inespugnabile, tema che lei ha fatto il suo cavallo di battaglia. La sua strategia era delegittimare gli studenti per difendere la polizia. Non fa una piega, ma solo ad una prima occhiata. Mi segua nel ragionamento perché potrebbe tornarci utile: lei vede uno studente che picchia un poliziotto che non ha nessuna colpa se non quella di aver scelto questo disgraziato mestiere, ergo lo studente è cattivo e il poliziotto è vittima. Io vedo uno studente che vuole parlare con una persona che ha il dovere di ascoltarlo, ma non può farlo perché si frappone un uomo con la divisa che poverino, non si sarà inserito per sua volontà, ma ora deve restarci. Qui dirà “ah allora va bene picchiarlo?” e io le dico no, mi segua ancora: che mezzi ha uno studente che vuole farsi ascoltare da un ministro? Tanti in questi giorni hanno parlato agli studenti con il cuore in mano dicendo“abbandonate la violenza, ci vogliono altri mezzi, siamo cresciuti ormai, la violenza è roba vecchia”. Condivisibile, bello, toccante. Ma quali sono questi mezzi? Manifestazioni pacifiche? Fatto. Flash Mob? Fatto. Lettere ai giornali? Fatto. Lettere ai politici? Fatto. Incontri, assemblee, occupazioni? Fatto. Presenze in radio e in tv? Fatto. Evidentemente chi ha suggerito nuovi mezzi ha delle idee che a noi non vengono proprio in mente, vorrei implorarlo di trasmettercele, noi non vediamo l’ora.

Tornando a noi, ministro, possiamo ancora credere che siano stati pochi i ragazzi che hanno manifestato con violenza. In confronto alla totalità dei partecipanti, è stato così. E va bene, possiamo condannarli, ma il problema, mi dice lei, è perché tutti gli altri non prendono le distanze? Beh, c’è un motivo che potrebbe capire solo se scendesse giù tra noi, vedesse la politica per quello che è, per quello che sta facendo all’Italia e per quello che l’Italia ne pensa. Lo accenno, ma so che si risentirà e, l’avverto, in modo sinceramente fuori luogo.

Qualcuno ha esagerato? E’ stato troppo? Troppa, tutta questa violenza? Troppa, questa rabbia? Vuol dire che dovevate fermarvi prima.

E i poliziotti? Ci sono andati di mezzo ingiustamente? E’ giusto che il ministro li difenda mettendosi contro i ragazzi? Sì, ci sono andati di mezzo ingiustamente e no, il ministro così facendo non li difende affatto. Quando dei ministri prendono decisioni per l’Italia senza interpellare l’Italia, i poliziotti ascoltano le grida degli italiani al posto dei veri destinatari. Se gli italiani invece di gridare picchiano, i poliziotti prendono le botte al posto dei veri destinatari. Questo è un dato di fatto. La difesa dei poliziotti non si fa umiliando gli studenti, si fa prendendosi le proprie responsabilità, evitando che le prendano loro al posto vostro.

Tutto questo è troppo? Vuol dire che dovete scendere giù, guardare la gente, tornare a vivere dove viviamo noi, così forse capirete che, se è troppo, dovevate fermarvi prima.

Claudia

Ps. Tranquillo, nessuno la picchierà mai, noi siamo migliori di quelli che ci volete portare ad essere.



Scandali al sole - Marco Travaglio


domenica 2 gennaio 2011

Finocchiaro, indagine a Catania sull’appalto al marito.




Lo scorso 15 novembre la senatrice capogruppo PD Anna Finocchiaro è presente all’inaugurazione del presidio territoriale di assistenza di Giarre. L’appalto, del valore di 1,7milioni di euro (finanziamenti pubblici) è stato affidato senza gara alla Solsamb Srl, amministrata da suo marito, Melchiorre Fidelbo. Ora però la Guardia di Finanza ha sequestrato gli atti, la Procura di Catania ha aperto un fascicolo e gli ispettori regionali, con una relazione, hanno concluso che tutta la procedura “è illegittima”.

Facciamo un passo indietro: nel luglio 2007 vengono pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale le linee guida ministeriali per i progetti del Piano Sanitario Nazionale benedetto dall’allora ministro Livia Turco. Un mese dopo, il consorzio Sanità Digitale presenta il progetto per la Casa della Salute di Giarre, dal costo di € 1,2mln. Al suo interno ci sono, con quote del 5%, il dipartimento di Anatomia dell’Università di Catania guidato dal Prof. Salvatore Sciacca, l’Azienda Sanitaria 3 di Catania guidata ai tempi dal manager Mpa Antonio Scavone; la Tnet Srl con il 40% e la Solsamb Srl amministrata dal marito di Anna Finocchiaro che detiene il 50%.

Caduto il governatore siciliano Totò Cuffaro, però, scatta la rivoluzione sanitaria del suo successore Raffaele Lombardo. In Sicilia non servono “Case della Salute” ma “Presidi Territoriali di Assistenza”. Carte alla mano è necessaria una rimodulazione. E i costi lievitano: 20mila€ per lo studio del territorio, 420mila per il “project management”, 50mila per l’assistenza al progetto hardware ed 1,2milioni per i “software diversi”. Il totale lordo sale a € 1.690.000, esclusi i costi gestionali non previsti, “con un incremento – scrivono adesso gli ispettori della Regione – del 17% rispetto al progetto del 2007”.

La lievitazione dei costi si accompagna con un passaggio di consegne: il consiglio di amministrazione del consorzio Sanità Digitale stabilisce che tutti i proventi saranno attribuiti alla Solsamb Srl del marito di Anna Finocchiaro. Piccolo particolare: in tre anni nessuna gara pubblica è stata bandita.

Il 30 luglio 2010 l’Azienda sanitaria 3 guidata dal manager Giuseppe Calaciura, militante dell’Mpa di Raffaele Lombardo, sigla la convenzione con la Solsamb. Poco tempo dopo il Pd entra in giunta con Lombardo forte del sostegno della senatrice democratica. E così si arriva al paradosso: il 15 novembre, per inaugurare il presidio sanitario, si ritrovano insieme due mondi storicamente distanti, anche solo ricordando che nel 2008 Anna Finocchiaro si era candidata alla presidenza della Regione siciliana contro Lombardo (e il centrodestra).

Nella foto a lato è immortalato il taglio del nastro della “Casa della Salute” di Giarre, Comune roccaforte dell’Mpa. Il primo a sinistra con i baffi e la cravatta è Melchiorre Fidelbo, marito della senatrice democratica, amministratore della Solsamb Srl, accanto a lui c’è il manager autonomista Giuseppe Calaciura che ha siglato la convenzione, segue Teresa Sodano, sindaco di Giarre pupillo di Raffaele Lombardo, quindi Massimo Russo, magistrato assessore regionale alla Sanità, e poi al centro ci sono Anna Finocchiaro e l’ex ministro Livia Turco, ideatrice delle Case della Salute.

Sotto i flash dei fotografi scattano le proteste dei cittadini di Giarre perché da poche settimane è stato chiuso l’ospedale principale. “Anna Finocchiaro…Vergogna!”, gridano, il filmato è rimbalzato sul web, all’improvviso la senatrice si avvicina ai manifestanti e chiede: “Vergogna di che?”. Accanto a lei c’è il marito amministratore dell’azienda che ha vinto l’appalto senza gara.

LA RELAZIONE DEPOSITATA. Gli ispettori regionali inviati dall’assessore Massimo Russo hanno stilato una relazione di dieci pagine, adesso finita in commissione Sanità. L’appalto della Solsamb sarebbe stato affidato in violazione del D.lgs 163/2006 e “dei principi di libera concorrenza – scrivono gli ispettori – parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità, nonché quello di pubblicità”. Secondo gli ispettori, l’affare avrebbe “violato il Codice degli appalti” trattandosi di importi di rilevanza comunitaria “e non rientra nei casi di esclusione”.

Gli ispettori intervengono anche sul passaggio di consegne tra il Consorzio Sanità Digitale partecipato dalla Solsamb e la stessa Solsamb: “in ordine a ciò – si legge nella relazione – occorre rilevare che tale attribuzione caratterizza la fornitura quale “esternalizzazione” che, come è noto è espressamente vietata dall’art.21 della legge regionale 14 aprile 2009 n.5 che dispone che “è fatto divieto alle aziende del servizio sanitario regionale o agli enti pubblici del settore di affidare mediante appalto di servizi o con consulenze esterne, l’espletamento di funzioni il cui esercizio rientra nelle competenze di uffici o di unità operative aziendali”.

“Sulla base della documentazione acquisita – conclude la relazione – e delle analisi svolte, con riguardo anche agli atti assessoriali propedeutici al procedimento autorizzativo, si ritiene che il provvedimento di affidamento a privati dell’organizzazione ed informatizzazione del PTA, da parte dell’Asp di Catania, evidenzi i profili di illegittimità, come sopra esposti”. Su questi presupposti è stata annunciata da Massimo Russo la revoca imminente dell’appalto.

L’amministratore unico della Solsamb srl, Melchiorre Fidelbo, ha chiesto un’audizione alla Commissione Sanità dell’Ars dicendosi “a disposizione per avere l’opportunità di descrivere e far comprendere il rilievo scientifico che il progetto sperimentale di “Casa della salute” rappresenta per la sanità Siciliana”. Contemporanemte Fidelbo ha annunciato ricorso al Tar sostenendo che la gara d’appalto non era necessaria perchè si trattava di “opere dell’ingegno” e che non esisterebbe alcuna connessione tra la vicenda e il ruolo politico della moglie presente all’inaugurazione. Ha anche osservato che “il clima che si e’ voluto instaurare di strumentalizzazione politica non consente uno sviluppo compiuto e sereno del progetto a 3 o 5 anni”, minacciando querele agli organi d’informazione siciliani.



La fregatura l'ha presa Grillo. - di Sonia Toni




Che le verità scientifiche vadano divulgate in maniera comprensibile anche ai non addetti ai lavori, è "cosa buona e giusta" ma che si sfrutti la buona fede delle persone per guadagnarsi l'aureola in modo da trarne vantaggi personali, è certamente cosa alquanto deprecabile.

Attualmente ci sono soltanto due "scienziati", i cui nomi e facce compaiono più o meno di frequente negli spazi mediatici. Uno è l'arcinoto oncologo del jet set, tale Veronesi Umberto, le cui dichiarazioni sulla presunta pericolosità della polenta, del basilico e dell'innocuità dell'inquinamento hanno fatto ridere il modo accademico internazional-galattico; l'altro è quel Montanari Stefano, noto farmacista di Bologna trapiantato a Modena, che tre anni fa Beppe Grillo portò agli onori della cronaca dandogli l'opportunità di guadagnarsi fama di scienziato indomito.

Mai generosità fu ripagata con tanta ingratitudine.

Il farmacista e la scienziata (leggi: la moglie del farmacista: Antonietta Morena Gatti) conoscono Beppe e gli raccontano che gli stanno scippando un microscopio elettronico che avevano acquistato con soldi personali per un terzo del suo valore: il motivo? Alcuni risultati di indagini che avevano svolto, davano molto fastidio a certe industrie e università in combutta con queste. A riprova di questo bel discorso, gli mettono sotto il naso una lista di alimenti nella quale si elencano nomi di prodotti che contengono nano e micro particelle inorganiche di vario tipo e quindi assolutamente nocivi alla salute. Fra i vari prodotti (biscotti, omogeneizzati, farine, formaggi, merendine, pane, etc) spiccano nomi di marche molto conosciute sul mercato. "Allarmati dall'esito di queste analisi, abbiamo subito scritto alle aziende in causa per informarle in merito ai risultati del nostro lavoro e perché corressero ai ripari ma nessuno ci ha mai risposto". Grillo si indigna al racconto di tale nefandezza e, con lo spirito e l'entusiasmo che lo contraddistinguono fa partire una raccolta fondi per "ricomprare" ai due scienziati, il microscopio scippato.

La prima cospicua donazione viene fatta proprio da lui devolvendo l'incasso di una sua serata tolte le spese: circa 36.000 euro. La raccolta fondi viene effettuata attraverso la Carlo Bortolani Onlus che, nella figura del suo presidente, l'avvocato Marina Bortolani, mette a disposizione l'Associazione perché tutto avvenga nella maniera più veloce e regolare possibile. Nel frattempo il farmacista viene ospitato molte volte in molte piazze d'Italia sul palco di Grillo. La sua fama cresce, viene applaudito, intervistato, ripreso da varie tv, sentito in diverse radio, corteggiato da diverse signore/ine di ogni età, "toccato" da ammalati che chiedevano la sua benedizione taumaturgica, scocciato (come lamenta lui stesso) continuamente perché "non capisco perché mi facciano domande su tutti gli argomenti: io non sono un tuttologo, io mi occupo di polveri inorganiche". Il perché è molto semplice: se non vuoi che ti trattino da tuttologo, non fare il tuttologo. Ma al farmacista piace da morire, di fatto fare il tuttologo. E' un vizio al quale non potrebbe mai rinunciare, così come non potrebbe mai rinunciare al microfono e al palcoscenico dopo averne assaporato il gusto. Complice di questo destino mediatico, gioca la sua innata capacità di incantatore di serpenti. Nessuno parla e scrive meglio di lui e non mi riferisco solo all'aspetto sintattico e grammaticale del concetto ma soprattutto a quel talento addirittura geniale che lo rende sempre convincente. Insomma: quando lo senti parlare ti incanta e dubitare di quello che racconta è praticamente impossibile. Ma anche le bugie meglio architettate vengono prima o poi alla luce soprattutto quando si vuole impunemente perseverare nel prendere per i fondelli la gente.

A onor del vero, il farmacista non racconta bugie. Quello che fa è uno splendido lavoro di "taglia e cuci" verbale; una sorta di "montaggio" dei fotogrammi di un evento. Il pubblico che vede il film tagliato e montato da lui non si accorge delle scene mancanti e la sua abilità verbale completa l'opera di convincimento. E' talmente bravo in questo giochino che non ho potuto fare a meno di soprannominarlo il signore degli anelli (mancanti).

Ma come potrei affermare tutto questo senza portare degli esempi illuminanti? Ed eccone (solo) alcuni:

a) Non è mai stato provato che il primo microscopio fosse veramente anche di proprietà dei coniugi Montanari. Quando un gruppo di persone del meet up di Modena ha cercato di approfondire la questione chiedendo un confronto fra l'università di Modena e i ricercatori, il Montanari ha verbalmente dato la piena disponibilità all'incontro ma poi (dati i numerosi impegni...) la cosa non si è mai fatta. Da parte sua, l'università ha sempre dichiarato che il microscopio in oggetto era "parcheggiato" alla Nanodiagnostics in attesa che venisse allestito presso l'ateneo, un locale idoneo ad ospitarlo e che la dr.ssa Gatti era al corrente di tutto. Quindi, è vero che il primo microscopio è stato portato via dalla Nanodiagnostics ma non è vero che è stato uno scippo e, del resto non dovrebbe essere difficile provare la comproprietà di uno strumento del genere (avranno buttato via lo scontrino?).

Inoltre, il microscopio "scippato", la cui storia aveva commosso Grillo e migliaia di benefattori, la Signora Gatti ha continuato bellamente ad usarlo; cosa che fa tuttora (e lo sappiamo per ricerche personali non perché Montanari ci ha informato in merito);

b) La lista degli alimenti pieni di metalli che Grillo, in buona fede, ha pubblicato sul suo blog dandogli il massimo della visibilità, si è rivelata essere soltanto un escamotage mediatico; uno scoop senza il minimo valore scientifico, cosa candidamente confessata dal Sig. Montanari ad Attivissimo una volta terminata la raccolta fondi.

Nessuno scienziato con un minimo di serietà avrebbe fatto una cosa simile. E come si arrabbiava il farmacista quando ancora, dopo due o tre anni c'era chi, preoccupato, gli chiedeva notizie sugli alimenti di quella lista: "Ho già spiegato mille volte che quella lista non ha nessun valore scientifico!" tuonava. E perché l'hai fatta pubblicare, allora? Oltre a non avere rispetto per tutte le persone che l'hanno vista, che rispetto hai avuto nei confronti di Grillo che ti ha ospitato in casa sua? Inoltre, durante la stessa intervista e sempre "candidamente" il Montanari dichiara che le aziende alimentari non hanno mai risposto alle loro lettere "allarmate" semplicemente perché i due di Modena non hanno mai scritto. E di nuovo torna la verità part-time: i metalli nei prodotti sono stati trovati veramente ma non erano in tutti i pacchetti di quel prodotto o di quell'altro; confezioni prese a casaccio dai banchi del supermercato. Ci credo che quella lista non aveva nessun valore scientifico (e c'è ancora chi chiede informazioni in merito...).

c) Il Montanari dichiara di essere il proprietario del 75% dell'esem perchè durante la raccolta fondi ha girato in lungo e in largo facendo conferenze gratis e pagandosi pure le spese e che quindi, il contributo di Grillo all'impresa è finito con la sua prima donazione. E come sempre, la prima parte del racconto è vera ma la seconda no.

Se non fosse stato per Beppe Grillo, nessuno avrebbe mai conosciuto e dunque invitato Montanari e anche se questo gli dà molto fastidio, se ne deve fare una ragione: la sua notorietà, l'acquisto dell'esem, la fiducia che gli ha dato la gente fino alla sua discesa in politica, sono da attribuire a Grillo. Adesso addirittura dichiara che invece è stato Grillo ad aver sfruttato il suo nome per farsi pubblicità! Roba da matti. Il suo blog e i contratti con la casa editrice che gli ha pubblicato il libro "Il girone delle polveri" invece sono opera mia. Ma Montanari non conosce il significato della parola "riconoscenza" anzi, quando forse si accorge che qualcuno non gli è più utile perchè ha raggiunto (o crede di aver raggiunto) il suo scopo, non si accontenta di eliminarlo ma comincia a denigrarlo usando sempre la stessa tecnica: unire un fatto vero ad una falsità.

d) Beppe ed io abbiamo un figlio di 27 anni, Davide, che ad appena sei mesi si è ammalato di un tumore gravissimo. Operato e curato è miracolosamente guarito ma con delle conseguenze pesantissime. A tutt'oggi ha degli handicap molto gravi. Mi dispiace tirare in ballo questa storia tutta personale, ma la faccia tosta di certi individui mi indigna talmente tanto che proprio non riesco a passarci sopra e questo, comunque, aiuta parecchio a capire il "profilo" della persona.

Dunque, un paio di anni fa, la dr.ssa Gatti, in una conversazione telefonica mi chiede la disponibilità di usare il campione del tumore prelevato a mio figlio 26 anni fa per poterlo analizzare all'interno del progetto di ricerca sulle malformazioni fetali. Informo Beppe e decidiamo di acconsentire alla richiesta: a mio figlio non avrebbe portato il minimo giovamento ma se poteva servire alla causa, ok (per la cronaca, l'esito di tale analisi fu che in questo campione vennero trovate sostanze che la dr.ssa Gatti non conosceva).

Bene, dopo qualche mese, nel corso di una discussione via e-mail nata perché mi ero permessa di far notare che era giusto informare ogni tanto la gente sugli usi (pubblici e privati dell'esem), il farmacista, stizzito, ha avuto il coraggio di scrivermi che le analisi da loro eseguite sul campione di Davide potevo ritenerle un regalo perché il loro valore venale superava ampiamente la mia carità (si riferiva alla mia donazione per l'esem: come se la donazione l'avessi fatta a lui..!).

Oltre all'infamia imperdonabile di aver tirato in ballo nostro figlio e il suo handicap in un contesto in cui non c'entrava niente, il grande scienziato si era "dimenticato" che né io né Beppe gli avevamo chiesto nulla a tal proposito e che erano stati loro a chiedere a noi quella disponibilità. Già, la solita verità mescolata con la menzogna.

e) Da qualche tempo troneggia nel blog/vetrina del farmacista (a proposito: avete notato che sono state chiuse tutte le entrate dei commenti? Sembra un deserto. Montanari ha preferito censurare tutto piuttosto che ospitare critiche e domande scomode (che lui definisce insulti, ovvio): che tristezza! Ogni tanto fa capolino qualche commento rigorosamente selezionato fra quelli che lo incensano) l'invito a donare soldi per le loro ricerche attraverso un'associazione denominata "Ricerca è Vita". Punto primo: il nome è stato vergognosamente copiato dal mio Ricerca Viva, che avevo fondato anni prima proprio con i coniugi Montanari, il prof. Coccioni dell'università di Urbino e altri due amici di Canosa di Puglia. Quell'associazione fu chiusa quando mi resi conto delle falsità raccontate dal soggetto in questione, non prima di aver chiesto democraticamente agli altri soci se qualcuno voleva sostituirmi nella carica di presidente. Nessuno lo volle e l'associazione venne chiusa.

Punto secondo: nello statuto di questa onlus non ci sono accenni alla ricerca quindi - la legge è chiarissima su questo - la ricerca non potrebbero farla. Resta da capire come mai l'Agenzia delle Entrate della Toscana si sia resa "complice" di questa smaccata anomalia. Vedremo cosa dirà quando si deciderà a fare i dovuti controlli.

Punto terzo (il più bello): questa onlus "funziona" così: la gente dona soldi a Ricerca è Vita, di cui Montanari è socio fondatore; Ricerca è Vita richiede analisi (vere o fasulle?) alla Nanodiagnostics S.r.l (una società a scopo di lucro gestita dai coniugi Montanari/Gatti) che riceve a "saldo" di queste analisi i soldi donati alla onlus. La Nanodiagnostics S.r.l poi fatturerà alla onlus Ricerca è Vita per le analisi "effettuate": di fatto tutto finto e ricordatevi che io non mi sono inventata nulla: questo giochino è dichiarato da Montanari stesso e lo potete trovare sul suo blog (http://www.stefanomontanari.net/index.php?option=com_content&task=view&id=1521&Itemid=1).

E' come se un avvocato socio fondatore di una Onlus che si occupa di diritti umani chiedesse di donare soldi alla onlus stessa dicendo chiaramente che poi questa Onlus fatturerà consulenze legali all’avvocato stesso. Ma vi sembra una cosa corretta?

f) Montanari sbraita di complotti e tradimenti ai suoi danni, accusando anche pesantemente ogni persona che, in passato lo ha supportato e poi (secondo lui) gli avrebbe voltato le spalle. Grillo, io, Marina Bortolani, tanti ragazzi di vari meetup, mentre nel mondo accademico, quando si parla di loro, quasi tutti prendono le distanze. Grillo lo ignora da anni, io l'ho denunciato per aver lavorato un anno per lui senza aver preso un soldo (ma lui adesso dichiara che io mi "ero offerta di fare volontariato") e la prossima udienza sarà a maggio prossimo, l'avvocato Bortolani gli ha fatto due denunce e una se la beccherà pure la dr.ssa Gatti, altri non so ma conosco tanta altra gente che di loro non vuole più sentir parlare. Tutti complottisti al soldo delle multinazionali che costruiscono inceneritori oppure nei comportamenti di Montanari c'è qualcosa che non va? Grillo ce l'avrebbe con lui da quando si è messo in politica: balle. Grillo a mio avviso, lo ignora per le falsità che ha raccontato fin dall'inizio, la presa in giro e le offese a nostro figlio. La truffa della donazione? Se Montanari non avesse raccontato la balla dello "scippo" del primo microscopio con annessa la lista scientificamente fasulla degli alimenti contaminati e le lettere alle aziende alimentari mai scritte (per non parlare della sua "consulenza" al progetto europeo Nanopathology, che all'ufficio preposto della UE non risulta), Grillo probabilmente non avrebbe mai fatto partire alcuna raccolta fondi e a quest'ora quel microscopio non esisterebbe nemmeno, oltre tutto, per legge, uno strumento di proprietà di una Onlus non può essere liberamente usato a scopo di lucro direttamente da dei privati e questo è quello che avveniva alla Nanodiagnostics S.r.l.

I due di Modena vogliono raccogliere soldi per le loro ricerche? Lo facciano chiedendo alla gente di mandare i soldi direttamente a casa loro perché questo è quello che REALMENTE avviene con il giochino della onlus Ricerca è Vita. Poi, loro dichiareranno che li usano per la ricerca ma, in tutta onestà, come esserne sicuri? Chi controlla? Chi può dire se i soldi ricevuti vengono usati per la ricerca o per comprare un'automobile o per pagare ad esempio i soggiorni in Australia nelle recenti estati sebbene il Sig. Montanari dichiari che “è da anni che non fanno più vacanza, tranne quest’estate in un agriturismo italiano”?

g) Da quando si sa della donazione, l'università di Urbino è stata seppellita dagli insulti di Montanari (sono dalla parte di chi inquina, non sanno usare il microscopio, non hanno i locali idonei, potrebbero aprire la facoltà di comicità, etc) ebbene, di fronte a queste critiche, ci credereste che i due di Modena, hanno chiesto alla suddetta università di essere assunti??? Anzi, in realtà non l'hanno chiesto, lo hanno posto come "condizione", cioè, in pratica, prima che l'esem prendesse il volo, hanno scritto che avrebbero ceduto il microscopio solo a certe condizioni, una delle quali è proprio questa: essere assunti all'università di Urbino. Ma come? Quell'università non era il peggio del peggio? Ovviamente queste condizioni non sono state neppure prese in considerazione dall'Ateneo che non ha fatto altro che esercitare i suoi sacrosanti diritti.

Ora l'esem si trova finalmente in un ente pubblico di rinomato prestigio a livello internazionale quale è l’Università di Urbino, e non presso una Srl che lo utilizza a scopo di lucro. Sarà finalmente a disposizione di tanti ricercatori che comunque lavoreranno per l'ambiente e la salute delle persone, quindi lo scopo del suo acquisto rimane invariato e se i due vorranno proseguire le loro ricerche potranno farlo: la dr.ssa Gatti presso l'università di Modena come fa da sempre e poi, se vuole, recandosi a Urbino periodicamente.

Il marito non abbiamo ancora capito se e quando fa ricerca; di certo rimane molto difficile occuparsi seriamente di ricerca e al tempo stesso girare per l'Italia continuamente.

Comunque, sempre per la storia che raccontava sui palchi di Grillo e che commosse migliaia di benefattori indotti a donare sulla base di un “una maniera per attirare l’attenzione” come l’ha definito Montanari, anche a lui spetta di diritto l’utilizzo del microscopio. Nessuno impedirà ad entrambi di usarlo ma non sarà più adoperato a scopo di lucro. E’ condicio sine qua non della clausola di donazione. Se non verranno fatte ricerche sulle nanopatologie con quel microscopio, la responsabilità sarà solo dei Sigg. Montanari e Gatti che decideranno in questo senso.

http://www.behablog.it/dett.php?id=962



Il più grande truffatore d’Italia è già pronto al voto.

Silvio Berlusconi è il più grande truffatore della storia italiana. Non lo dico in senso penalistico. Non voglio occuparmi dei suoi processi. Lo dico in termini politici. Il 14 dicembre, ha consumato una colossale truffa politica ai danni del Paese e del Parlamento. Ha chiesto la fiducia delle Camere, per preparare il terreno alle elezioni anticipate. Silvio Berlusconi è il più grande truffatore della storia italiana. Non lo dico in senso penalistico. Non voglio occuparmi dei suoi processi.

Lo dico in termini politici, e mi spiego. Col voto del 14 dicembre, il presidente del Consiglio ha consumato una colossale truffa politica ai danni del Paese e del Parlamento. Egli ha chiesto la fiducia delle Camere, presentando un programma di governo, ma, in realtà, il suo obiettivo era l'esatto opposto. Soprattutto nelle ultime settimane, egli si è speso molto, anche in prima persona, per convincere i riottosi e raccattare i consensi necessari per restare a Palazzo Chigi. Ha invocato l'interesse nazionale, la crisi economica, lo spettro della speculazione internazionale, l'urgenza delle riforme, per dimostrare la necessità di dare un governo al Paese. Mentiva, ingannando il Paese e il Parlamento. Egli non aveva e non ha alcuna intenzione di governare il Paese, ma vuole solamente andare alle elezioni, il più presto possibile, con questa legge elettorale, e senza dare tempo alle opposizioni di organizzarsi.

Il voto di fiducia delle Camere, ottenuto anche con modalità assimilabili a consolidate pratiche corruttive, non gli serviva per governare, ma solo per dimostrare all'opinione pubblica, e sopratutto al Capo dello Stato, che nel Parlamento non esiste numericamente una maggioranza alternativa al suo governo. Insomma, come ha ossessivamente ripetuto in queste settimane, o lui o le elezioni. Un uso così spregiudicato del Parlamento e del voto di fiducia non ha eguali in nessun'altra democrazia parlamentare del mondo. L'anomalia berlusconiana è anche questo. In queste ore e nei prossimi giorni il presidente del Consiglio si affannerà ancora, o farà finta di farlo, per assoldare qualche altro ascaro. Qualcuno lo troverà pure, probabilmente fra i vecchi fascisti, quelli che a parole sono tutti onore e valori, ma non cambierà nulla. Non cambierà sopratutto il suo piano. Quando, nelle prossime settimane, il governo comincerà a collezionare bocciature parlamentari a ripetizione, Silvio Berlusconi salirà al Quirinale, manifesterà al Capo dello Stato le sue difficoltà, accuserà di irresponsabilità le opposizioni e chiederà lo scioglimento delle Camere e nuove elezioni. Molto probabilmente per la fine di marzo. Berlusconi aveva davanti a sé una strada diversa. Gliel'avevano indicata, sia Gianfranco Fini, che Pierferdinando Casini. Una crisi parlamentare, per mettere insieme una maggioranza più ampia, con un programma adeguato alla gravità dell'ora. Avrebbero consentito persino che a guidarlo fosse ancora lui. La legislatura sarebbe arrivata sino alla fine, il Parlamento avrebbe potuto fare le riforme e le leggi necessarie per la ripresa della produttività, il Paese sarebbe stato posto al riparo da ogni turbativa interna e internazionale. Invece, no. A Berlusconi non interessa la governabilità del Paese. Lui vuole solo sbarazzarsi di ogni opposizione. Ha puntato, con ogni mezzo, alla maggioranza, ma porterà il Paese alle elezioni. Approfittando anche di una legge elettorale, che gli regala un premio di maggioranza, inferiore per ampiezza solo a quello dellalegge Acerbo, che dette il potere a Benito Mussolini, spianando la strada alla dittatura.

Prepariamoci, quindi, a una lunga campagna elettorale. Sarà durissima, senza esclusione di colpi, e, temo, anche virulenta, se non addirittura violenta. Le avvisaglie ci sono tutte e sono preoccupanti. Il Paese ne uscirà stremato e lacerato, ma gli italiani debbono tenere a mente, sin da oggi, che tutto questo è stato scientificamente voluto e preordinato da un solo uomo, che non è solo un grande truffatore, ma anche un insano irresponsabile.

Salvatore Tatarella

http://www.sanmarcoinlamis.eu/notizie/politica/2618-il-piu-grande-truffatore-ditalia-e-gia-pronto-al-voto#




Ciò che pensa realmente...



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Autogol di Guido Possa, senatore PdL.




Dichiarazione shock (non per noi) del Senatore Pdl Guido Possa, amico fraterno di B: "ecco perché Silvio decise di scendere in campo".



Guido Possa, Ingegnere Nucleare, Senatore Pdl ed amico fraterno di Silvio Berlusconi, in un'intervista apparsa sul Giornale di oggi - tra tonnellate di smancerie - ha dichiarato:

La famosa discesa in campo fu un processo molto graduale, cominciato nel giugno del 1993, quando la Guardia di finanza piombò in via Rovani e si capì che era partito l’assalto per via giudiziaria alla Fininvest.

Una rivelazione tanto involontaria quanto grave: o meglio, una conferma pesante. Che il Santo Papi sia sceso in campo per scongiurare una "vittoria comunista", per il "bene del Paese", per "senso di responsabilità" e per un "nuovo miracolo italiano", beh, oramai non ci credono più manco loro.