venerdì 14 gennaio 2011

Bellissima lettera aperta di un operaio-poeta contro Piero Fassino sull’accordo Mirafiori.


Mussolini era un ex socialista. I suoi seguaci si chiamavano fascisti. Fassino era un ex comunista. I suoi seguaci si chiamano fasscinisti.

Mussolini faceva sparare ai dirigenti della CGIL. Bruciava le Camere del Lavoro della CGIL. Mussolini non lavorava.

Fassino dice di volere votare SI a Mirafiori. Fassino vuole sparare alla FIOM. Fassino non lavora in fabbrica. Fassino non lavora. Fassino non ha mai lavorato.

Fassino però è ricco. Anche Marchionne non ha mai lavorato. Marchionne però è ricco. D’ Alema dice le cose che dice Fassino. D’ Alema non ha mai lavorato. D’ Alema però è ricco.

Io non dico le cose che dice Fassino. D’ Alema . Marchionne. Chiamparino. Fioroni. Ichino. Letta. Marini. Veltroni. Bersani. Io lavoro da un terzo di secolo. Io però non sono ricco.

Io non sono un ex comunista. Io forse sono sempre stato comunista. Io devo avere sbagliato qualcosa. Nella mia vita. Io non sono una persona intelligente. Io non sono una persona ingegnosa. Io non sono una persona arguta.

Io sono nato che mi hanno fatto così. Io sono una persona che non capisce delle cose. Se lavoro a Mirafiori non posso scioperare. Non posso ammalarmi. Non posso fare pause alla catena. Non posso iscrivermi al sindacato.

Io allora non sono un fasscinista. Io non sono un fascista. Ecco perché non sono ricco. Ecco perché voterò NO.

Ma non capisco perché Mussolini e Fassino e D’ Alema e Marchionne, e Chiamparino e Fioroni e Ichino e Letta e Marini e Veltroni e Bersani ce l’ hanno con quelle persone come me.

Io dico che un giorno Fassino e Mussolini e Marchionne e D’ Alema, e gli altri si ritroveranno all’ inferno di Dante. Non Dante il mio amico. All’ inferno ci vanno le persone cattive.

...Mirafiori. La loro Gomorra del Nord. La loro Fontamara. Sono cani. Come i cani delle guardie del principe. Poi nulla. Poi i cafoni. Poi nulla ancora.

Io morirò forse alla catena. Per fare ricco Fassino, Mussolini, Marchionne, D’ Alema. E gli altri. Io morirò forse mentre sciopero.

Per i miei diritti. Io morirò forse per un incidente sul lavoro di notte. Mentre la Camusso sta a casa a dormire. Ma io sono un tornitore. So costruire. So tornire. Una canna di fucile.

Io forse costruirò tanti fucili. E saranno tanti fucili. Io tornirò canne di pistole. Perchè io faccio il tornitore. Io sono poco intelligente.

Ma io non morirò invano.

1 gennaio 2011
Giuliano Bugani
operaio, giornalista, poeta.


Ruby, Berlusconi indagato: prostituzione minorile.

La procura di Milano ha iscritto il nome del premier Silvio Berlusconi nel registro degli indagati per i reati di concussione e prostituzione minorile, per l'inchiesta nata dal fermo dell'allora minorenne Karima Ruby el Mahroug, fuggita da una comunità di minori, fermata per furto e rilasciata dopo una telefonata del premier alla questura e affidata alla consigliera regionale lombarda del Pdl, Nicole Minetti.

I REATI: PROSTITUZIONE MINORILE

Il premier è indagato per l'articolo 600-bis del Codice Penale, comma 2 (Prostituzione minorile), che testualmente recita: «Salvo il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a € 5.164».

CONCUSSIONE

L'altra ipotesi di reato che riguarda il premier attiene all'articolo 317 del Codice Penale (Concussione: «Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, abusando della sua qualita’ o dei suoi poteri, costringe o induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilita’, e’ punito con la reclusione da quattro a dodici anni»), commesso in Milano il 27 e 28 maggio 2010, e riguarderebbe la telefonata della Presidenza del Consiglio che indicò a Pietro Ostuni, capo di gabinetto della Questura di Milano, la giovane come una nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak e poi chiese di affidarla alla consigliera regionale del Pdl Nicole Minetti.

SESSO CON MINORE AD ARCORE

Berlusconi avrebbe avuto rapporti sessuali con la giovane Ruby dal febbraio al maggio 2010, ad Arcore, quando la ragazza era ancora diciassettenne.

AVVOCATO RUBY: MAI SENTITA DA PM DOPO OTTOBRE

«Da ottobre, cioè da quando io l'assisto, Ruby non è mai stata sentita dalla Procura». Lo ha detto l'avvocato Massimo Dinoia, legale della ragazza, maggiorenne dallo scorso primo novembre, al centro dell' inchiesta nella quale è indagato anche il premier Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile. Il legale oggi ha anche parlato al telefono con la giovane, la quale, prima di ottobre dovrebbe essere stata interrogata come parte offesa dai magistrati milanesi almeno un paio di volte se non di più.

AVVOCATI PREMIER: INDAGINE ASSURDA

Una «gravissima intromissione nella vita privata del presidente del Consiglio senza precedenti nella storia giudiziaria del Paese»: così gli avvocati del premier, Piero Longo e Niccolò Ghedini, commentano l'indagine aperta contro Berlusconi dalla Procura di Milano, che definiscono «assurda e infondata» e basata su vicenda «già ampiamente smentite da tutti i testimoni e dai diretti protagonisti»

LE PERQUISIZIONI

Perquisizioni sono in corso questa mattina, nell'ambito dell'indagine sul caso Ruby, nell'abitazione e negli uffici del consigliere regionale Nicole Minetti, indagata, insieme con il premier Berlusconi, a Lele Mora ed Emilio Fede, nell'inchiesta della procura di Milano.

LA SCHEDA

L'inchiesta sul 'caso Ruby', la giovane marocchina che all'epoca dei fatti aveva 17 anni e che ha parlato di incontri nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi, nasce dai sospetti di alcuni investigatori su quella ormai famosa notte, tra il 27 e il 28 maggio scorsi, trascorsa dalla ragazza in questura a Milano e conclusasi poi con l'affidamento alla consigliera regionale lombarda Nicole Minetti, dopo due telefonate di Palazzo Chigi.

Il premier è indagato per prostituzione minorile e concussione. Prostituzione minorile perché, secondo le indagini, sarebbe stato cliente di una prostituta minorenne. Ruby, però, ha sempre detto di non avere mai avuto rapporti sessuali con lui. L'accusa di concussione, invece, è legata al fatto che Berlusconi, secondo gli inquirenti, per nascondere il suo rapporto con la prostituta, andato avanti per numerosi weekend, e per evitare che la vicenda venisse alla luce avrebbe abusato delle sue funzioni di primo ministro telefonando in Questura la notte tra il 27 e il 28 maggio per fare affidare Ruby alla Minetti.

La consigliere regionale è indagata per favoreggiamento della prostituzione, come il direttore del Tg4 Emilio Fede e l'agente di spettacolo Lele Mora, che avrebbero fatto da 'tramite' nei rapporti tra il premier e la prostituta.

La Procura di Milano, nei mesi scorsi, aveva comunicato che le procedure di affidamento della giovane marocchina, scappata diverse volte dalle comunità per minori, e finita in Questura perché accusata di furto, si era svolto correttamente.

Lo stesso aveva precisato il Ministero dell'Interno, mentre la pm dei minori Anna Maria Fiorillo aveva contestato questa versione. L'inchiesta sul 'caso Ruby', affidata ai procuratori aggiunti Ilda Boccassini e Pietro Forno e al pm Antonio Sangermano, anche dopo le precisazioni sulla correttezza dell'affidamento, si è concentrata però negli ultimi mesi proprio sulle telefonate partite da Palazzo Chigi per ottenere il 'rilascio' della ragazza.

LA DIRETTA


Bocchino, Fli: nulla da commentare
«Non abbiamo nulla da commentare, ci stiamo occupando di politica, queste non sono vicende politiche. Ci sono perquisizioni in corso, notizie frammentarie, non abbiamo nulla di concreto. Le conseguenze politiche andranno valutate quando sarà chiaro il quadro».

Berlusconi, vertice con Alfano e Longo
Il giorno dopo la sentenza della Consulta sul legittimo impedimento, Silvio Berlusconi è alle prese con il caso Ruby. Stamattina il premier ha visto a palazzo Grazioli il Guardasigilli Angelino Alfano e i suoi legali Niccolò Ghedini e Piero Longo.

Bersani: è in fuga da se stesso
«Per favore: ci vengano risparmiati ulteriori mesi di avvitamento dell'italia sui problemi di Berlusconi. Lui è un premier in fuga dal paese e da se stesso». Così Bersani commenta la notizia delle indagini sul caso Ruby

Pm: a Berlusconi concussione per notte in Questura

La procura di Milano ha indagato per concussione il premier Silvio Berlusconi, reato che avrebbe commesso tra il 27 e il 28 maggio scorsi e cioè la notte in cui la giovane Ruby venne portata in questura e durante la quale il presidente del Consiglio telefonò per interessarsi del caso ed ottenere l'affido della ragazza al consigliere regionale Nicole Minetti. Lo si evince da una nota della procura della Repubblica di Milano. Quel giorno Ruby venne condotta negli uffici della questura in seguito alla segnalazione di un furto, di cui una sua amica l'aveva accusata. Il pm minorile Fiorillo aveva disposto che la giovane venisse collocata in una comunità.

Gelmini: premier perseguitato
«Il premier Silvio Berlusconi è chiaramente oggetto di persecuzione da parte di alcune procure. La giustizia a orologeria è ormai una triste consuetudine a cui gli italiani sono abituati.

Lele Mora: non ho nulla da dire
«Sono in una riunione, non ho niente da dire nè ora nè dopo». E questa l'unica risposta del manager Lele Mora, che sarebbe indagato nell'ambito dell'inchiesta sulla vicenda di Ruby, raggiunto al telefono dall' ANSA. Lele Mora ha sempre dichiarato di non aver portato lui Ruby nella residenza del premier ad Arcore.

La procura: rapporti sessuali con Ruby tra febbraio e maggio 2010
Il premier Silvio Berlusconi, indagato a Milano per concussione e prostituzione minorile, avrebbe avuto rapporti sessuali con la giovane Ruby dal febbraio al maggio 2010, ad Arcore. Lo si evince da una nota della procura della Repubblica di Milano.

Ruby: conclusa perquisizione in ufficio Minetti
È durata circa un'ora la perquisizione nell'ufficio della consigliera regionale Nicole Minetti, coinvolta nell'inchiesta milanese sulla vicenda di Ruby Rubacuori, la 18enne marocchina che fu fermata l'estate scorsa e portata in Questura per essere poi rilasciata e affidata alla stessa Minetti. Nel suo ufficio sono stati sequestrati due computer, dopodichè la consigliera, a cui Ruby fu affidata la notte tra il 27 e 29 maggio scorso, ha lasciato il Consiglio regionale.

La Procura: Berlusconi indagato dal 21 dicembre

A Silvio Berlusconi, indagato dal 21 dicembre 2010 nell'ambito dell'inchiesta sul caso Ruby, è stato notificato oggi un invito a comparire dalla procura di Milano. È quanto emerge da una nota diffusa in tarda mattinata dal procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati che ha tenuto a precisare alcuni elementi dell'inchiesta «in relazione a parziali e frammentarie notizie che sono state diffuse, al fine di una puntuale informazione e nel rispetto del principio costituzionale di non colpevolezza».

Il questore: no comment
Il questore di Milano Alessandro Marangoni non conferma e non smentisce il coinvolgimento di personale della questura nell'inchiesta sul caso Ruby in cui Š indagato il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. «Non commento in alcun modo - ha detto il questore Alessandro Marangoni, che non ha nè smentito nè confermato indagato le indiscrezioni di possibili indagati tra le forze dell'ordine - e lascio agli inquirenti, se lo riterranno opportuno, precisare lo stato delle indagini»

Di Pietro: è Berlusconi che perseguita se stesso

«Invece di telefonare, come presidente del Consiglio, al questore di Milano per dire che una minorenne è la nipote di Mubarak, Berlusconi potrebbe andare in tribunale e spiegare come stanno le cose». Antonio Di Pietro commenta con una battuta le novità che arrivano da Milano sul caso Ruby: «Berlusconi dice che le procure lo perseguitano? Non sarà che invece è Berlusconi che perseguita se stesso?».

Tra mezz'ora comunicato della Procura
«Tra mezz'ora emetteremo un comunicato sulla vicenda». Così il Procuratore Capo di Milano Edmondo Bruti Liberati.

Emilio Fede
«Lo apprendo dai giornali, non so nulla. Non ho ricevuto nessun atto formale da parte dei magistrati, nè ho subito alcuna perquisizione». Lo ha detto il direttore del Tg4, Emilio Fede.

Daniele Capezzone parla invece di «consueto e logoro copione, fatto di fughe di notizie e di accuse inverosimili», davanti al quale «i cittadini possono ancora una volta scegliere se indignarsi o sbadigliare». «Sono certo - dice il portavoce Pdl - che una sempre più vasta maggioranza di italiani abbia ben compreso cosa sia in gioco e si stringerà a sostegno del Presidente del Consiglio».
14 gennaio 2011

Berlusconi adesso ha paura. - Peter Gomez.




Adesso per Silvio Berlusconi la strada si fa davvero in salita. Le prospettive giudiziarie sono nere e anche quelle politiche diventano assai complicate. Per questo il premier, subito dopo il verdetto della Consulta ha ordinato ai suoi di volare basso in attesa di capire esattamente, una volta sondata la Lega, quali margini di manovra gli rimangano.

Al di là delle dichiarazioni di Niccolò Ghedini e del capo-gruppo Pdl Fabrizio Cicchitto, per il Presidente del Consiglio la sentenza della Corte Costituzionale è stata pessima. Di fatto si torna al regime precedente all’ultima legge ad personam. La Consulta ha ribadito che spetta solo ai giudici stabilire quali tra gli impedimenti invocati dagli imputati per far saltare le udienze dei processi siano legittimi e quali no. Una volta riaperto il processo per la corruzione dell’avvocato inglese David Mills, il collegio (non importa quale) fisserà, in accordo con le parti, un calendario da cui non sarà semplice sgarrare. In totale è prevedibile che le udienze siano una ventina. Il caso infatti è tutt’altro che intricato. Una sentenza definitiva ha già stabilito che Mills è stato corrotto per dire il falso nell’interesse del premier. E ai giudici resta solo da stabilire se le prove siano sufficienti per dimostrare che la mazzetta da 600.000 dollari intascata dal professionista sia stata versata per ordine del Cavaliere. Un fatto già confessato da Mills in una ormai celebre lettera scritta a uno dei suoi commercialisti.

Insomma dodici mesi (tanto manca prima della prescrizione) potrebbero benissimo bastare per arrivare in Cassazione, visto che l’appello ben difficilmente durerà più di due o tre udienze. Certo, Berlusconi farà di tutto per far saltare il calendario. Nel 2003, quando si era trattato di prendere tempo per arrivare all’approvazione dell’incostituzionale Lodo Schifani che poi bloccherà a lungo il processo Sme-Ariosto, il premier si inventò scuse di ogni tipo pur di far slittare le udienze.

In quel periodo, sempre all’ultimo momento, i suoi avvocati erano soliti comunicare al tribunale che il Cavaliere era impegnato in appuntamenti fondamentali e imprevisti del tipo: una consultazione con le categorie del commercio,una conferenza programmatica di Forza Italia, un lungo incontro dalla fine della mattinata al primo pomeriggio con Pierferdinando Casini, un summit con i candidati forzisti per le elezioni regionali nel Friuli, un decisivo vertice a Venezia sulla «criminalità e l’immigrazione clandestina nel mare Adriatico», alla presenza del ministro dell’Interno e di sette prefetti del Veneto (fra i quali quelli di Belluno e di Verona, località non proprio marinare), un faccia a faccia con il «principe Vittorio Emanuele di Savoia», un pranzo «con il primo ministro della Romania», un’irrinunciabile commemorazione di Ugo La Malfa a cent’anni dalla nascita. E, persino, un viaggio, organizzato in quattro e quattr’otto, in Lussemburgo, dove dopo una colazione di lavoro con il premier del Granducato Jean Claude Juncker, Berlusconi non avrà nulla da fare se non una lunga passeggiata pomeridiana.

Oggi però la situazione è diversa. Il presidente del Consiglio è molto meno forte di allora. Certo, può tentare di prendere tempo, nella speranza di ottenere (cosa possibile, ma non certa) almeno in secondo grado la prescrizione per il processo Mills. Una sentenza di primo grado è però sicura. E se fosse di condanna, come è probabile, segnerebbe la sua fine politica. Con soli tre voti di maggioranza alla Camera e la popolarità ai minimi, oltretutto, ripetere l’indimenticabile e scandalosa esperienza della melina del 2003 è per lui impossibile. Anche perché la Corte ha detto chiaramente che spetta solo ai giudici stabilire quali impegni siano realmente legittimi.

Ma c’è di più e di peggio. Per evitare la replica di quella grottesca e indecorosa strategia processuale, Berlusconi ha una sola strada: andare ad elezioni, vincerle per poi approvare uno scudo processuale definitivo, inserito nella Costituzione. Cosa tutt’altro che scontata in questo momento. I sondaggi danno i due poli in sostanziale parità e affrontare l’ennesima campagna elettorale con un dibattimento in corso che si tenta sempre di bloccare non è certo una grande idea. Per questo Berlusconi per il momento tace. E, in fondo in fondo, ha paura.



satyr... di Nicola de Giosa




giovedì 13 gennaio 2011

Berlusconi "antitaliano": stesso titolo per Unità e Secolo.



Il quotidiano del Pd e il giornale ex Pdl, ora vicino a Fini, utilizzano un unico aggettivo in prima pagina per commentare le parole del presidente del Consiglio a proposito del referendum su Mirafiori: "Se vince il no è giusto andarsene"

13 gennaio, 2011
berlusconi antitaliano unità e secolo stesso titolo
Le prime pagine dei due quotidiano a confronto

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Tensione davanti a Mirafiori: LE FOTO
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Guarda la rassegna stampa nel video in fondo all'articolo

"Antitaliano": è lo stesso l'aggettivo usato giovedì 13 per i titoli di apertura di Secolo e Unità entrambi dedicati alle parole di Silvio Berlusconi in appoggio all'ad Fiat nel giorno del referendum sull'accordo per Mirafiori e alle conseguenti polemiche.

"Ora pure antitaliano?", si chiede il giornale vicino a Finia proposito del premier, aggiungendo l'interrogativo retorico e definendo la frase del presidente del Consiglio ("le imprese e gli imprenditori avrebbero buone motivazioni per spostarsi in altri paesi", in caso di un esito negativo del referendum, ndr) "una classica dichiarazione antitaliana, perdipiù pronunciata dal premier nel corso della conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco, Angela Merkel".

"L'Antitaliano", titola secco il quotidiano del Pd che in un editoriale definisce "inaccettabile" e "irresponsabile" l'affermazione del premier. "Colpisce la contraddizione tra le due destre, ieri a Berlino", scrive poi l'Unità, "da un lato la difesa del modello renano della cancelliera Merkel che mette gentilmente alla porta la Fiat quando il dottor Marchionne le presenta per la Opel un'offerta d'acquisto viziata da pesantissimi costi sociali", e "dall'altro il presidente del Consiglio che sostiene la Fiat nell'abbandono di Torino in caso di vittoria del no".

http://tg24.sky.it/tg24/economia/2011/01/13/unita_secolo_italia_stesso_titolo_silvio_berlusconi_antitaliano_fiat.html


Un sito tiene traccia di chi vuole l'uccisione di Assange.




Da Sarah Palin a Rush Limbaugh un sito raccoglie le dichiarazioni di politici, giornalisti e blogger che hanno invocato la morte del fondatore di Wikileaks. Il rischio, dice l'organizzazione, è una nuova Tucson.


“Nei bei tempi andati quando gli uomini erano uomini e le nazioni erano nazioni, questo tizio sarebbe morto di avvelenamento da metallo per via di un proiettile nel cervello”. Il “tizio” in questione è Julian Assange, fondatore di Wikileaks. Chi rimpiange il passato e si augura il decesso del trentanovenne australiano è invece Rush Limbaugh, popolarissimo conduttore radiofonico americano di estrema destra. Ladichiarazione risale al 30 novembre scorso, poco dopo che il sito degli informatori aveva cominciato la pubblicazione di 250 mila cablogrammi diplomatici delle ambasciate americane di tutto il mondo. Ma Limbaugh non è l'unico personaggio pubblico ad avere inviato ad Assange simili messaggi d'amore. I ripetuti scoop messi a segno da Wikileaks hanno imbarazzato non poco il governo americano e così una folta schiera di giornalisti, politici, militari e blogger a stelle e strisce ha cominciato ad invocare una punizione esemplare (e definitiva) per l'ex hacker ora agli arresti domiciliari in Gran Bretagna.

Così tante e ripetute queste dichiarazioni di odio che l'organizzazione degli informatori ha ora deciso di raccoglierle in un sito costruito allo scopo. Chiamato “People Ok with murdering Assange” (“Persone d'accordo con l'assassinio di Assange”), permette di scorrere sullo schermo un florilegio di incitazioni all'esecuzione dell'australiano pronunciate da personaggi noti dell'establishment politico e mediatico Usa. Pena di morte, fucilazione, esecuzioni sommarie non manca nulla: l'importante, a quanto pare, è togliere di mezzo l'uomo che lotta contro i segreti.

“Se condannato, Bradley Manning (il soldato americano accusato di avere consegnato a Wikileaks i materiali di alcuni dei suoi scoop, ndr) dovrebbe essere messo davanti ad un muro e ucciso da un plotone di esecuzione. Assange merita lo stesso trattamento”, dice il commentatore del periodico conservatore National Review Deroy Murdock. Più spiccio Eric Bolling, commentatore di Fox News, che si augura lo stesso risultato ma attraverso modalità meno formali: “Dovrebbe essere messo in galera o, peggio, impiccato sulla pubblica piazza”. Mentre Donald Douglas, blogger destrorso, confessa quanto poco sarebbe dispiaciuto della dipartita dell'australiano: “Non ci penserei due volte se Assange incontrasse la fredda lama di un assassino e, apparentemente, a un numero significativo di persone non importa di lui”. Quanto a Bob Beckel, anche lui nella batteria degli esperti di Fox News, l'unico modo è “sparare illegalmente a questo figlio di puttana”.

Il sito che raccoglie queste e altre decine di esternazioni poco affettuose è stato citato in uncomunicato stampa diffuso da Wikileaks l'11 gennaio scorso, a pochi giorni dalla strage di Tucson nella quale è stata gravemente ferita la deputata Gabrielle Giffords e sono rimaste uccise 6 persone. Il timing non è per nulla casuale. Secondo l'organizzazione che si batte per la trasparenza, la campagna di odio scatenata nei suoi confronti potrebbe portare a esiti egualmente tragici. Per questo chiede alle autorità americane di “proteggere lo stato di diritto agendo legalmente su questi e altri simili incitamenti all'assassinio”.

Tra coloro che auspicano il ricorso alle maniere forti nei confronti di Assange c'è, fra l'altro, Sarah Palin, figura di riferimento del movimento ultra-conservatore del Tea Party finita sotto accusa proprio per una campagna aggressiva che ha colpito anche la Giffords. Bisogna “dare la caccia al fondatore di Wikileaks come a un talebano”, aveva dichiarato una volta l'ex governatrice dell'Alaska. E proprio la Palin è uno dei personaggi nominati nel comunicato stampa di Wikileaks in cui si avverte che simili incitamenti possono portare a nuove follie omicide come quella di cui è stata vittima Gabrielle Giffords.


Rovigo. Porto Tolle, centrale Enel: Cassazione condanna Tatò e Scaroni.


Ribaltata la sentenza della Corte d'Appello per i due ex
amministratori: riconosciuta la responsabilità penale.


ROVIGO (12 gennaio) - Francesco Luigi Tatò e Paolo Scaroni, ex amministratori delegati di Enel Spa, sono stati condannati dalla terza sezione penale della Cassazione per i danni provocati dalla centrale Enel di Polesine Camerini (Rovigo) mentre era azionata a olio combustibile.

La Cassazione ha ribaltato la sentenza della Corte d'Appello di Venezia. Secondo quanto si è appreso sarebbe prevalsa la linea dura per cui sarebbe statariconosciuta la responsabilità penale (ma i reati tuttavia nel frattempo si sono prescritti) sia dei direttori di centrale sia degli amministratori delegati di Enel. L'esatta quantificazione dei danni spetterà, ora, alla Corte d'Appello civile di Venezia.

I reati imputati alla società erano di emissioni moleste, danneggiamento all'ambiente, al patrimonio pubblico e privato e la violazione della normativa in materia di inquinamento atmosferico. In primo grado (nel marzo del 2006) erano stati condannati sia Tatò (7 mesi) e Scaroni (un mese) sia i due direttori di centrale Carlo Zanatta (due mesi) e Renzo Busatto (sanzione pecuniaria) e sia la stessa Enel. La corte d'appello di Venezia aveva confermato la condanna per Busatto e Zanatta mentre aveva assolto Tatò e Scaroni.