Da Sarah Palin a Rush Limbaugh un sito raccoglie le dichiarazioni di politici, giornalisti e blogger che hanno invocato la morte del fondatore di Wikileaks. Il rischio, dice l'organizzazione, è una nuova Tucson.
“Nei bei tempi andati quando gli uomini erano uomini e le nazioni erano nazioni, questo tizio sarebbe morto di avvelenamento da metallo per via di un proiettile nel cervello”. Il “tizio” in questione è Julian Assange, fondatore di Wikileaks. Chi rimpiange il passato e si augura il decesso del trentanovenne australiano è invece Rush Limbaugh, popolarissimo conduttore radiofonico americano di estrema destra. Ladichiarazione risale al 30 novembre scorso, poco dopo che il sito degli informatori aveva cominciato la pubblicazione di 250 mila cablogrammi diplomatici delle ambasciate americane di tutto il mondo. Ma Limbaugh non è l'unico personaggio pubblico ad avere inviato ad Assange simili messaggi d'amore. I ripetuti scoop messi a segno da Wikileaks hanno imbarazzato non poco il governo americano e così una folta schiera di giornalisti, politici, militari e blogger a stelle e strisce ha cominciato ad invocare una punizione esemplare (e definitiva) per l'ex hacker ora agli arresti domiciliari in Gran Bretagna.
Così tante e ripetute queste dichiarazioni di odio che l'organizzazione degli informatori ha ora deciso di raccoglierle in un sito costruito allo scopo. Chiamato “People Ok with murdering Assange” (“Persone d'accordo con l'assassinio di Assange”), permette di scorrere sullo schermo un florilegio di incitazioni all'esecuzione dell'australiano pronunciate da personaggi noti dell'establishment politico e mediatico Usa. Pena di morte, fucilazione, esecuzioni sommarie non manca nulla: l'importante, a quanto pare, è togliere di mezzo l'uomo che lotta contro i segreti.
“Se condannato, Bradley Manning (il soldato americano accusato di avere consegnato a Wikileaks i materiali di alcuni dei suoi scoop, ndr) dovrebbe essere messo davanti ad un muro e ucciso da un plotone di esecuzione. Assange merita lo stesso trattamento”, dice il commentatore del periodico conservatore National Review Deroy Murdock. Più spiccio Eric Bolling, commentatore di Fox News, che si augura lo stesso risultato ma attraverso modalità meno formali: “Dovrebbe essere messo in galera o, peggio, impiccato sulla pubblica piazza”. Mentre Donald Douglas, blogger destrorso, confessa quanto poco sarebbe dispiaciuto della dipartita dell'australiano: “Non ci penserei due volte se Assange incontrasse la fredda lama di un assassino e, apparentemente, a un numero significativo di persone non importa di lui”. Quanto a Bob Beckel, anche lui nella batteria degli esperti di Fox News, l'unico modo è “sparare illegalmente a questo figlio di puttana”.
Il sito che raccoglie queste e altre decine di esternazioni poco affettuose è stato citato in uncomunicato stampa diffuso da Wikileaks l'11 gennaio scorso, a pochi giorni dalla strage di Tucson nella quale è stata gravemente ferita la deputata Gabrielle Giffords e sono rimaste uccise 6 persone. Il timing non è per nulla casuale. Secondo l'organizzazione che si batte per la trasparenza, la campagna di odio scatenata nei suoi confronti potrebbe portare a esiti egualmente tragici. Per questo chiede alle autorità americane di “proteggere lo stato di diritto agendo legalmente su questi e altri simili incitamenti all'assassinio”.
Tra coloro che auspicano il ricorso alle maniere forti nei confronti di Assange c'è, fra l'altro, Sarah Palin, figura di riferimento del movimento ultra-conservatore del Tea Party finita sotto accusa proprio per una campagna aggressiva che ha colpito anche la Giffords. Bisogna “dare la caccia al fondatore di Wikileaks come a un talebano”, aveva dichiarato una volta l'ex governatrice dell'Alaska. E proprio la Palin è uno dei personaggi nominati nel comunicato stampa di Wikileaks in cui si avverte che simili incitamenti possono portare a nuove follie omicide come quella di cui è stata vittima Gabrielle Giffords.
Così tante e ripetute queste dichiarazioni di odio che l'organizzazione degli informatori ha ora deciso di raccoglierle in un sito costruito allo scopo. Chiamato “People Ok with murdering Assange” (“Persone d'accordo con l'assassinio di Assange”), permette di scorrere sullo schermo un florilegio di incitazioni all'esecuzione dell'australiano pronunciate da personaggi noti dell'establishment politico e mediatico Usa. Pena di morte, fucilazione, esecuzioni sommarie non manca nulla: l'importante, a quanto pare, è togliere di mezzo l'uomo che lotta contro i segreti.
“Se condannato, Bradley Manning (il soldato americano accusato di avere consegnato a Wikileaks i materiali di alcuni dei suoi scoop, ndr) dovrebbe essere messo davanti ad un muro e ucciso da un plotone di esecuzione. Assange merita lo stesso trattamento”, dice il commentatore del periodico conservatore National Review Deroy Murdock. Più spiccio Eric Bolling, commentatore di Fox News, che si augura lo stesso risultato ma attraverso modalità meno formali: “Dovrebbe essere messo in galera o, peggio, impiccato sulla pubblica piazza”. Mentre Donald Douglas, blogger destrorso, confessa quanto poco sarebbe dispiaciuto della dipartita dell'australiano: “Non ci penserei due volte se Assange incontrasse la fredda lama di un assassino e, apparentemente, a un numero significativo di persone non importa di lui”. Quanto a Bob Beckel, anche lui nella batteria degli esperti di Fox News, l'unico modo è “sparare illegalmente a questo figlio di puttana”.
Il sito che raccoglie queste e altre decine di esternazioni poco affettuose è stato citato in uncomunicato stampa diffuso da Wikileaks l'11 gennaio scorso, a pochi giorni dalla strage di Tucson nella quale è stata gravemente ferita la deputata Gabrielle Giffords e sono rimaste uccise 6 persone. Il timing non è per nulla casuale. Secondo l'organizzazione che si batte per la trasparenza, la campagna di odio scatenata nei suoi confronti potrebbe portare a esiti egualmente tragici. Per questo chiede alle autorità americane di “proteggere lo stato di diritto agendo legalmente su questi e altri simili incitamenti all'assassinio”.
Tra coloro che auspicano il ricorso alle maniere forti nei confronti di Assange c'è, fra l'altro, Sarah Palin, figura di riferimento del movimento ultra-conservatore del Tea Party finita sotto accusa proprio per una campagna aggressiva che ha colpito anche la Giffords. Bisogna “dare la caccia al fondatore di Wikileaks come a un talebano”, aveva dichiarato una volta l'ex governatrice dell'Alaska. E proprio la Palin è uno dei personaggi nominati nel comunicato stampa di Wikileaks in cui si avverte che simili incitamenti possono portare a nuove follie omicide come quella di cui è stata vittima Gabrielle Giffords.
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