Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 4 febbraio 2011
giovedì 3 febbraio 2011
«Ad Arcore anche i mafiosi»
Se dunque i magistrati lombardi si apprestano a chiedere il rito immediato per Silvio Berlusconi, indagato di concussione e prostituzione minorile, nell'affaire Ruby, i loro colleghi siciliani starebbero preparando la strada per far cadere una nuova tegola giudiziaria sulla testa del premier riaprendo nei suoi confronti un'inchiesta di mafia archiviata, nella quale era già stato coinvolto con Marcello Dell'Utri. E sullo stesso filone d'indagine, che coinvolge Berlusconi e Dell'Utri, procede pure la procura di Firenze che vuole fare luce sui mandanti occulti delle stragi del 1993: Uffizi, via Palestro e i due attentati romani.
Gli impulsi a queste istruttorie sono stati dati in particolare dai verbali del "dichiarante" Gaspare Spatuzza e dal pentito Giovanni Brusca. Entrambi chiamano in causa Berlusconi. Brusca, dopo essere stato indagato a settembre insieme ai suoi familiari per aver occultato il suo patrimonio durante la collaborazione, non dichiarandolo allo Stato e sottraendolo così alla confisca, ha fatto nuove rivelazioni ai pm di Palermo. Il boss che uccise Falcone sostiene di aver ricevuto da Riina l'incarico di andare ad Arcore per parlare con il Cavaliere dopo le bombe del 1992. Il racconto è contenuto in un verbale di interrogatorio che è stato secretato. Ma di una visita di Brusca a Villa San Martino aveva già parlato in passato un altro pentito, Giuseppe Monticciolo. Tutto ciò potrebbe finire nell'indagine che a Palermo chiamano "trattativa fra mafia e Stato".
Le due inchieste di Firenze e Palermo si potrebbero dunque aggiungere ai quattro processi che già a marzo vedranno il presidente del Consiglio sul banco degli imputati del tribunale di Milano. Archiviata la parziale bocciatura del legittimo impedimento da parte della Consulta, anche gli ostacoli che sembravano fin qui allungare i tempi dei dibattimenti e avvicinare la prescrizione sembrano superati. All'affaire Ruby si aggiunge quello in cui il premier è accusato di corruzione giudiziaria (Mills), quello in cui è chiamato a rispondere di frode fiscale (Mediaset diritti tv) e poi in quello per appropriazione indebita e frode fiscale (Mediatrade).
Senza uno scudo processuale, Berlusconi rischia di dover correre da un'aula all'altra. La Consulta nella sentenza sul lodo Alfano ricorda al premier che non ogni impegno politico è un "legittimo impedimento", ma soltanto quello riconducibile ad attività "coessenziali alla funzione di governo", sempre che sia "preciso", "puntuale", "assoluto", "attuale": insomma, "oggettivamente indifferibile" e "necessariamente concomitante" con l'udienza di cui si chiede il rinvio. Spetterà al giudice valutare "in concreto" questi elementi, senza che la difesa possa eccepire un'invadenza nella sfera di competenza del potere esecutivo.
I tre processi che erano stati congelati in attesa della Consulta non ripartiranno da zero come previsto, perché i giudici già trasferiti ad altri incarichi hanno ottenuto proroghe e così il 28 febbraio riprenderà quello per la presunta frode fiscale per i diritti tv Mediaset, a seguire l'udienza preliminare Mediatrade e il processo Mills, l'avvocato inglese che il premier avrebbe spinto, dietro il pagamento di una somma di denaro, a ritrattare.
mercoledì 2 febbraio 2011
IMPEACHMENT PER BERLUSCONI.
Legge 23 agosto 1988, n. 400. Disciplina dell’attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri. Art. 1, organi del Governo: Il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica con la seguente formula: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione».
Silvio Berlusconi, in questi anni, ha dimostrato con i fatti di governare non “nell' interesse esclusivo della nazione” ma nel suo personalissimo interesse. Le prove sono rappresentate delle numerose leggi ad personam che sono state scritte allo scopo di favorire il Premier e i suoi interessi:
1) Legge sulle rogatorie internazionali.
2) Depenalizzazione del falso in bilancio "dopo la quale Berlusconi viene assolto perché il fatto non è più previsto
dalla legge come reato".
3) Legge Cirami che introduce "fra le cause di ricusazione e trasferimento del processo il legittimo sospetto sull'imparzialità del giudice".
4) Lodo Schifani che "introduce il divieto di processare le cinque più alte cariche dello Stato tra le quali il Presidente del Consiglio in carica".
5) Decreto-salva Rete 4, "introduzione di una norma 'ad hoc' per consentire a Rete 4 di continuare a trasmettere in analogico".
6) Legge Gasparri: "introduzione del SIC ("Sistema Integrato delle Comunicazioni") che ha per effetto di estendere
il numero di canali televisivi che un singolo soggetto può avere in concessione. "La norma consentec di evitare la riduzione del numero di concessioni del gruppo Mediaset.
7) Condono edilizio nelle aree protette
8) Legge ex Cirielli che riduce i termini prescrizione. "La norma porta all'estinzione per prescrizione dei reati di corruzione in atti giudiziari e falso in bilancio nei processi Lodo Mondadori, Lentini, diritti tv Mediaset nei quali era imputato Berlusconi".
9) Legge Pecorella: introduzione dell'inappellabilità da parte del PM delle sentenze di proscioglimento, dichiarata
incostituzionale dopo pochi mesi
10) Lodo Alfano
11) Tremonti bis: "abolizione dell'imposta su successioni e donazioni per grandi patrimoni, che in precedenza era applicata fino a 350 mln".
12) Decreto salva-calcio: concessione alle società sportive di diluire le svalutazioni dei giocatori sui bilanci in un arco di dieci anni, con importanti benefici economici in termini fiscali
13) Condono "tombale" introdotto dalla Finanziaria del 2003 sulle imposte evase. Ne beneficiano anche le imprese del gruppo Mediaset.
14) Incentivo per l'acquisto del decoder
15) Riordino previdenza complementare. "Vengono introdotte norme che favoriscono fiscalmente la previdenza integrativa individuale. Ne beneficia la società assicurativa di proprietà della famiglia Berlusconi.
16) Decreto anticrisi: "aumento dal 10 al 20% dell'IVA sui servizi di tv a pagamento. La norma danneggia 'Sky Italia', principale competitore privato del gruppo Mediaset".
17) Decreto incentivi. "Aumento dal 10 al 20% della quota di azioni proprie che ogni società può acquistare e detenere in portafoglio. La disposizione è stata immediatamente utilizzata dalla Fininvest per aumentare il controllo su Mediaset".
Da tutte queste leggi ad personam, Berlusconi ne ha avuto un vantaggio personale, si è salvato da diversi processi e ha favorito le sue azienze, ma nessun vantaggio ne ha avuto la Nazione.
Berlusconi non solo in questi anni non si è mai fatto processare (grazie alle leggi ad personam si è difeso non nel processo ma dal processo) ma si è perfino permesso di attaccare più volte il potere giudiziario. Infatti, più di una volta ha definito una parte dei magistrati come “Comunisti”, “eversivi” oppure “politicizzati”.
Insomma, Berlusconi che rappresenta il potere legislativo si è scagliato duramente contro il potere giudiziario, cercando di intimorirlo.
Ancora una volta Berlusconi non ha “osservato lealmente la Costituzione”, visto che proprio la Costituzione garantisce la libertà e l’autonomia del potere giudiziario:
Art. 101 della Costituzione:
“La giustizia è amministrata in nome del popolo.”
“I giudici sono soggetti soltanto alla legge.”
Mentre l’art. 104 tra le altre cose dice: “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere.”
Come sappiamo bene, Berlusconi dichiara esattamente il contrario di quanto è scritto nella Carta costituzionale, tanti e vari sono stati i suoi tentativi di limitare l’autonomia e la libertà della Magistratura. Pensate che, negli ultimi giorni il PDL ha più volte minacciato e poi subito smentito l’intenzione di organizzare una manifestazione contro i giudici di Milano. Non ci sarebbe nulla di cui stupirsi, il Governo passerebbe semplicemente dalle parole ai fatti, visto che in questi anni non ha fatto altro che attaccare i magistrati. Sarebbe però, un atto gravissimo, eversivo, in nessun Paese al mondo il potere legislativo si schiera contro il potere giudiziario. E’ anche vero che in nessun Paese democratico un Premier non si fa processare ma processa i suoi giudici mediaticamente, con campagne mediatiche denigratorie, questo accade solo nelle dittature.
Senza dimenticare che Berlusconi calpesta ogni giorno l' articolo 54 della Costituzione:
"Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi."
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.
Silvio Berlusconi, che ha pure un passato da piduista (tessera 1816, codice E.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625, data di affiliazione 26 gennaio 1978) ha tradito ancora una volta la Carta Costituzionale, governando per i suoi interessi e non per l’interesse della Nazione, non osservando ne rispettando la Costituzione. Per tutti questi motivi, sarebbe giusto e doveroso (anche con colpevole ritardo) che tutti i partiti di opposizione e la società civile chiedessero l’impeachment per il Premier.
martedì 1 febbraio 2011
Le 100 tasse assurde, da esoteriche a patriottiche.
Confesercenti stila 'catalogo' e propone: ecco come abbassare i tributi al 39,5.
- Una tassa per la bandiera. Una per sposarsi. Una per raccogliere i funghi o pescare. Una persino per morire, con adempimenti fiscali che vanno dal certificato di morte ai lumini. Il sistema tributario italiano non risparmia nessuno, secondo il rapporto di Confesercenti ''Balzelli d'Italia. Fisco: le cento trappole per imprese e famiglie''. Ne emerge un quadro con balzelli ''assurdi'' che il presidente della confederazione Marco Venturi definisce 'sconfortante'. Tanto da invitare ad una svolta: l'abbattimento almeno del 25% delle incombenze e la riduzione dal 43,5 al 39,5% della pressione fiscale in quattro anni.
''Oggi siamo il terzo paese dell'Ocse per carico fiscale'' rischiamo di diventare il primo, dichiara Venturi, preoccupato che anche il federalismo fiscale diventi un modo di ''mettere le mani in tasca agli italiani''. E' stato cosi' per esempio con il ritorno al nucleare: gia' si pagano tasse per centrali nucleari che non saranno costruite prima di dieci anni. Se da una parte quindi il legislatore guarda al futuro, dall'altra parte continua a tenere in piedi tasse antichissime come quella sulla benzina per finanziare la guerra in Abissinia (che risale al 1935) o quella per la bonifica delle paludi (dal 1904). Si paga al fisco in caso di gradini o ballatoi nelle proprie case, si paga se l'ombra della propria tenda invade il suolo pubblico, si paga per avere un cane, un'auto, un frigorifero o un televisore.
C'e' una tassa per il passaporto e una per sbarcare dalle navi, mentre sono addirittura due quelle per trasmettere musica nei locali. Ci sono poi imposte che gli estensori del rapporto definiscono particolarmente 'sadiche': vanno a colpire soggetti deboli come i disoccupati (chiedendo soldi per accedere ai concorsi pubblici), i portatori di handicap (con una tassa speciale per il trasporto aereo delle sedie a rotelle) e gli studenti. Anche per opporsi a questo sistema e rivolgersi alle Commissioni tributarie bisogna pagare nuove tasse.
''E' un fiume che e' uscito dagli argini'', commenta Venturi, e che si allarga ogni anno con piu' di 60 mila nuove disposizioni tributarie. Aggrava inoltre la situazione l'onere della prova che e' a carico del contribuente in Italia, diversamente da come avviene negli altri Paesi, dove e' valida anche per il fisco la presunzione di innocenza. Di fronte a tante norme 'assurde' sarebbe allora il caso, secondo Venturi, di ''mettere una 'tassa' salata sulle promesse non mantenute dai politici'' che sono tutti per la semplificazione e la riduzione delle imposte in campagna elettorale, ma poi ''non tengono conto delle loro stesse affermazioni''.
UN'IMPOSTA PER OGNI HOBBY - Se il fisco e' ben presente nei momenti centrali della vita, non si lascia sfuggire nemmeno i piaceri quotidiani come la raccolta dei funghi, la pesca, il possesso di cani e persino una passeggiata in centro - con l'ecopass a pagamento di Milano. C'e' una tassa per la musica nei locali e addirittura una per l'ombra (se con la sporgenza di una tenda, il proprietario 'invade il suolo pubblico') e una per le case con i gradini e i ballatoi.
NESSUNA PIETA' - E' un fisco 'spietato' quello descritto da Confesercenti, pronto a infierire sulle categorie sociali piu' svantaggiate come i disoccupati - con la tassa sui concorsi pubblici - o i portatori di handicap - che vedono tassato il trasporto aereo delle sedie a rotelle. Nessuna pieta' neanche per i debitori, con le tasse sulle cambiali, e per chi fa ricorso alle Commissioni tributarie, che deve pagare per questo 24 euro ad atto.
NON SCAPPANO AL FISCO I CERVELLI IN FUGA - E' tassata persino l'inventivita' con tre diversi balzelli sui brevetti. E se di fronte al terzo sistema fiscale piu' pesante dei paesi Ocse puo' venir voglia di emigrare, ecco che l'Agenzia delle entrate segue l'emigrante all'estero, per chiedergli conto del suo patrimonio, a rischio quindi di una doppia imposizione.
L'ONERE DELLA PROVA - Un sistema, per Confesercenti, pesante e macchinoso che costa alle famiglie e alle imprese soldi e tempo (sono 285 le ore di lavoro perse dalle piccole e medie imprese per gli adempimenti fiscali e burocratici). La situazione e' aggravata dall'onere della prova che e' a carico dell'accusato, al contrario di quanto avviene negli altri paesi secondo il rapporto di Confesercenti, e dal continuo moltiplicarsi dei balzelli. Ogni anno sono infatti oltre 60 mila le nuove disposizioni tributarie.
In Calabria la più grande percentuale di mafiosità d’Italia. - di Lucio Musolino
L’indice di densità criminale nelle attività illecite di una parte della popolazione è stimato al 27%, a fronte del 12% in Campania, del 10% in Sicilia e del 2% in Puglia
“Dalle indagini in corso è risultato che in cittadine di 10-15 abitanti vi sono 300 o 400 affiliati ai locali di ‘ndrangheta, numero che probabilmente oggi si raggiunge con difficoltà in una città come Palermo. L’indice di densità criminale in Calabria, cioè il coinvolgimento, a vario titolo, nelle attività illecite di una parte della popolazione è stato stimato al 27%, a fronte del 12% in Campania, del 10% in Sicilia e del 2% in Puglia”.
Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario di Reggio, il procuratore capo Giuseppe Pignatoneha snocciolato numeri che devono far riflettere. La ‘ndrangheta è un fenomeno nazionale di cui il governo deve farsi carico, non solo quando è il momento di arrogarsi i meriti degli arresti dei latitanti o delle brillanti operazioni antimafia.
Il leit-motiv della cerimonia in riva allo Stretto è stata “la carenza degli organici” che riguarda più o meno tutti gli uffici giudiziari. Un problema a cui, secondo Pignatone, devono aggiungersi “le difficoltà oggettive dell’azione di contrasto alla criminalità organizzata”. A partire dalla forza numerica ed economica delle cosche calabresi.
La ‘ndrangheta è una forza che supera di gran lunga le altre organizzazioni criminaliitaliane: Una presenza talmente massiccia che non trova “riscontro nelle altre organizzazioni mafiose operanti in Italia”. Nella sola provincia di Reggio Calabria, quasi in ogni agglomerato urbano, “la ‘ndrangheta trae la sua forza non solo dalla potenza militare ed economica, ma anche dal radicamento sul territorio e dal consenso sociale”, dice Pignatone.
È sufficiente riascoltare un’intercettazione ambientale, inserita nel fascicolo dell’operazione Crimine, per capire con quale velocità in alcune città della provincia reggina le cosche “arruolino” affiliati, “nuove piante” che sostituiscano immediatamente quelli che finiscono nella rete della Direzione distrettuale antimafia. A Rosarno, per esempio, due o tre giovani a settimana vengono “battezzati” e giurano fedeltà alla ‘ndrangheta. Ne va orgoglioso il boss Domenico Oppedisano, l’anziano “capo crimine” arrestato nell’ambito della maxi-retata del luglio scorso.
“A Rosarno siamo più di 250, – dice il boss a un affiliato – ci sono settimane che non ne facciamo ma l’altra sera ne abbiamo fatti sette, le nuove piante… Cicciareddu, sette nuove piante… i figli di Vincenzo tutti e tre”.
“Questo – spiega il procuratore Pignatone – è un dato quantitativo che per la sua rilevanza diventa un dato qualitativo della potenza e pericolosità delle cosche di ‘ndrangheta e della loro capacità di condizionare la vita di una città”.
Per comprendere i numeri è sufficiente fare il paragone con Bagheria, paese in provincia di Palermo che, nel momento di massimo “splendore” criminale del boss Provenzano, contava 50 uomini d’onore su 58 mila abitanti.
Ecco perché, gli oltre 250 ‘ndranghetisti di Rosarno su 10-15 mila abitanti possono essere considerarti un esercito sempre pronto a rigenerarsi. A cambiare pelle, ma non l’anima. Un esercito, quasi il 2% della popolazione rosarnese, che agisce localmente, ma pensa in maniera internazionale.
Lo dimostrano le numerose indagini della Dda reggina, come quelle coordinate dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri, il primo ad aver avvertito (già negli anni novanta) la Germania circa l’espansione della ‘ndrangheta oltre i confini nazionali. Pensando di avere a che a fare con un fenomeno quasi folkloristico, solo all’alba del 15 agosto 2007, con la strage di Duisburg, i tedeschi si sono accorti che le principali cosche mafiose avevano colonizzato interi quartieri di della città, di Karst e Dussendolf.
Sempre secondo Pignatone, “per effetto dei processi di globalizzazione dei mercati e della necessità di spostare persone e merci sul territorio dell’Unione europea, la ‘ndrangheta ha costituito basi operative anche fuori dai nostri confini, anche grazie alle differenze di legislazione e della minore efficienza di alcune strutture di contrasto estere”.
Anche la relazione del presidente della Corte di Cassazione Ernesto Lupo parla di ‘ndrangheta: “E’ necessario assumere l’espansione della ‘ndrangheta come emergenza nazionale, apprestando gli indispensabili rimedi di potenziamento straordinario del settore investigativo e giudiziario, ai quali non possono essere lesinate le necessarie risorse economiche”.