I soldi non basteranno certo a consolarlo di una Waterloo che ha pochi precedenti nella storia della finanza nazionale, ma certo aiutano. Anche perchè Geronzi, giusto quattro anni fa, incassò un altro assegno di 20 milioni definito all’epoca un “premio alla carriera” dopo un quarto di secolo da numero uno di uno dei più importanti istituti di credito del Paese. A pagare fu Capitalia in procinto di fondersi con l’Unicredit di Alessandro Profumo. Il banchiere laziale spiccò invece il volo verso la presidenza di Mediobanca. Una parentesi breve anche questa: 20 mesi circa gratificati da uno stipendio complessivo di 9,2 milioni.
Sommando stipendi e indennità si arriva alla conclusione che Geronzi ha ricevuto quasi 46 milioni di euro in quattro anni. Un compenso da primato, certo. Ma il record, quello vero, perlomeno in Italia, sono 48 mila euro al giorno di liquidazione per i 12 mesi al vertice di Generali. Calcolata su base giornaliera, la liquidazione dell’ex presidente di Trieste risulta superiore perfino alla buonuscita ricevuta da Cesare Romiti nel 1998, quando lasciò la Fiat dopo 24 anni. A Romiti andarono 101 milioni di euro, la somma più elevata mai ricevuta da un manager in Italia come liquidazione. A conti fatti, però, fanno circa 11 mila euro al giorno, molto meno dei 48 mila di Geronzi. Ai primi posti in questa speciale graduatoria troviamo anche Profumo, che l’anno scorso si è visto riconoscere una buonuscita complessiva di 40 milioni, di cui 2 milioni versati in beneficenza. Questo importo però va spalmato sui 15 anni in cui il banchiere ha regnato su Unicredit.
Liquidazione da primato, sempre nel mondo del credito fu anche quella di Matteo Arpe, che a maggio del 2007 lasciò la poltrona di amministratore delegato di Capitalia dopo uno scontro proprio con Geronzi. Il numero uno uscente aveva contrattato un’indennità di 31 milioni. L’uscita di Arpe fu il primo scossone di rilievo in ordine di tempo sull’asse che da Capitalia- Unicredit porta fino a Mediobanca- Generali.
La prossima novità in questa girandola di poltrone, e di supercompensi, dovrebbe essere, salvo sorprese del’ultim’ora, la nomina di Gabriele Galateri a Trieste in sostituzione di Geronzi. Il manager piemontese, a lungo alla corte degli Agnelli, sta per lasciare la carica di presidente di Telecom dove dovrebbe restare come semplice amministratore. Nel caso abbandonasse anche quest’ultimo incarico è prevedibile una liquidazione milionaria, dopo poco meno di quattro anni al vertice del gruppo telefonico. Galateri farebbe così il bis dopo gli 8 milioni di bonus ricevuti nel 2007 per poco meno di quattro anni da presidente di Mediobanca.
Nel mondo di Telecom, comunque, sono ormai un lontano ricordo gli anni degli stipendi d’oro un tempo garantiti ai manager dal socio di comando Marco Tronchetti Provera. E a retribuzioni elevate corrispondono ricche liquidazioni. Come quella, per esempio, che riuscì a spuntareRiccardo Ruggiero, numero uno operativo dell’azienda di telecomunicazioni. A dicembre del 2007, quando rassegnò le dimissioni, a Ruggiero vennero assegnati 9,9 miioni di euro come “incentivo all’esodo” e altri 2 milioni come transazione tombale che chiudeva sul nascere qualunque rivendicazione retributiva o “per danni di qualsivoglia natura”. Quest’ultimo specifico compenso venne riconosciuto all’ex amministratore delegato in considerazione – si legge nel bilancio 2007 di Telecom – “delle particolari circostanze che hanno caratterizzato la vita aziendale nello scorso esercizio”. All’epoca non venne fornito nessun dettaglio in più su queste “particolari circostanze”.
Di sicuro, dopo l’uscita di Ruggiero, sono emerse vicende come gli scandali dei ricavi gonfiati nella controllata Sparkle e delle schede sim fantasma. Due storiacce ancora in parte da chiarire per cui Telecom ha subito danni accertati per centinaia di milioni. Per il caso delle sim fantasma Ruggiero è indagato dalla procura di Milano. Sempre alla fine del 2007 Telecom accordò una buonuscita di quasi 9 milioni al vicepresidente uscente Carlo Buora, per molti anni uno dei più stretti collaboratori di Tronchetti.
In casa Pirelli anche un altro manager di vertice come Carlo Puri Negri ha potuto apprezzare la generosità del gruppo in fatto di compensi e liquidazioni. Nel 2009, quando lasciò l’incarico di vicepresidente operativo, di fatto il numero uno di Pirelli Real estate, Puri Negri ha contrattato una buonuscita complessiva superiore ai 12 milioni di euro. Peccato che proprio l’anno prima Pirelli Real Estate avesse chiuso il bilancio con oltre 300 milioni di perdite.
da Il Fatto Quotidiano dell’8 aprile 2011