martedì 17 maggio 2011

Elezioni, c’è una luce in fondo al tunnel. - di Peter Gomez


Di una cosa possiamo essere sicuri: d’ora in poi nella politica italiana niente sarà più come prima. Il voto di ieri, che proprio Silvio Berlusconi aveva presentato come un referendum su se stesso e sul suo governo, ha dato un responso chiaro. Ha detto che il Paese non ne può più del Cavaliere. Ha dimostrato che il suo disprezzo per le regole, per gli avversari, per l’etica e per l’educazione, ha ormai irrimediabilmente stancato.

Per questo non è azzardato prevedere che, se tra quindici i giorni anche i ballottaggi – a partire da quello di Milano – si concluderanno nello stesso modo, la permanenza del presidente del Consiglio pro-tempore a Palazzo Chigi rischia di durare meno di quanto lui speri.

La partita però è tutt’altro che chiusa. Per dare una scossa e frantumare la maggioranza parlamentare che Berlusconi ancora controlla, non sarà sufficiente che all’ombra della Madonnina Giuliano Pisapia strappi (fatto probabile, ma non del tutto certo) la poltrona di sindaco a Letizia Moratti. Decisivo sarà anche il ben più difficile secondo turno di Napoli dove Luigi De Magistris per vincere dovrà ottenere l’appoggio degli elettori del Pd e del Terzo polo.

Solo così i signori del Palazzo sentiranno realmente il fiato sul collo dei cittadini. Solo così le crepe nelle fila del centrodestra si allargheranno fino a rendere palese il fatto che la maggioranza (quasi quanto il Paese) ha mille problemi. Ma che il più grosso di tutti è lui: il settantacinquenne Berlusconi.

Poi, per completare l’opera, bisognerà pensare al passo successivo: i referendum di giugno. Ieri in Sardegna quello consultivo sul nucleare ha dimostrato come realmente sull’atomo sia possibile raggiungere e superare (e di molto) il quorum.

Al Senato, già questa settimana, si dovrebbe cominciare a discutere la legge Omnibus in cui Berlusconi, per sua stessa ammissione, ha introdotto l’abrogazione a tempo delle centrali, in modo da evitare la consultazione nazionale e poi riprendere, tra un paio d’anni, il programma atomico. Una furbata, o meglio un furto di democrazia dichiarato, che però potrebbe non bastare per evitare il voto. Sia perché la corte di Cassazione può ammettere il referendum lo stesso (la legge attuale non verrà interamente abrogata da Palazzo Madama), sia perché il presidente Giorgio Napolitano può evitare di promulgare immediatamente le nuove norme (per farlo ha 30 giorni di tempo), dando così agli elettori la possibilità di esprimersi.

Ecco perché i referendum, tra i quali accanto a quello sull’acqua pubblica è presente quello sul legittimo impedimento, sono ora, con i ballottaggi, la nuova tappa nella corsa per ristabilire (o meglio stabilire) nel nostro Paese dei canoni da normale democrazia .

La festa di Milano per la vittoria di Pisapia, alla quale sono accorse senza essere state convocate da nessuno migliaia di persone, e i risultati straordinari raggiunti in molte città del Movimento 5 Stelle (il vero terzo polo), dimostrano come in Italia tra i cittadini ci sia una gran voglia di riappropriarsi della politica con la P maiuscola. Chi ora è asserragliato nel palazzo la sa benissimo. Per questo la partita è tutt’altro che chiusa. Ma in fondo al tunnel, dopo tanti anni, si intravede un po’ di luce.



Milano, tutti in silenzio al quartier generale di Letizia Moratti. - di Thomas Mackinson


In via Romagnosi grande desolazione per il tracollo del Pdl. Spariscono tutti i leader di partito. Giornalisti lasciati soli in sala stampa. I guru della comunicazione scelti dal sindaco non sanno che dire

Il tracollo del Pdl e di Letizia Moratti a Milano è inchiodato ai numeri. E non solo quelli relativi allo spoglio delle schede ma anche a quelli che hanno marcato una giornata tutta al contrario per il centrodestra e per chi ha assistito alla sua inattesa debacle. Nel quartier generale del comitato per la Moratti, in via Romagnosi, per tutto il giorno ha regnato una surreale desolazione. Anche numerica.

Zero sono i maggiorenti del partito accorsi da queste parti. I vari esponenti del Pdl locale e nazionale non hanno fatto neppure capolino al comitato dopo le prime proiezioni. Lupi, Casero, l’assessore Cadeo sono accorsi e poi corsi via. Una fuga in piena regola. Matteo Salvini, Lega, ha fatto in tempo a dire “resto fiducioso” prima di dileguarsi per tutto il resto della giornata. La Moratti, intanto, ha fatto sapere che uscirà dalla casa di Galleria de Cristoforis solo dopo un risultato consolidato. Non prima di mezzanotte, forse l’una. Ma le persone a lei più vicine riferiscono di uno stato di semi-choc: “Mi aspettavo il ballottaggio, ma non a parti invertite”, avrebbe detto la Moratti commentando i numeri dal salotto, in compagnia di figlia e nipotina.

Dopo i primi exit poll il centrodestra locale è dunque sparito e un centinaio dei giornalisti sono rimasti per ore senza un’indicazione, una dichiarazione, un volto. Tutti a bocca asciutta. Ma nel vero senso del termine. Perché dalle 15 alle 20 non è stato portato un bicchier d’acqua a quel centinaio di professionisti dell’informazione, cameraman e fotografi che hanno atteso pazienti di raccontare qualcosa. Di cibo non se ne parla neppure. Zero. “I panini sono per i membri del Comitato”, spiega un cameriere in livrea nera che porta avanti e indietro vassoi zeppi di cibarie e di calici di vino bianco. Tutti destinati alla stanza dello staff. Alle 20, dopo varie rimostranze, ha aperto un bar. Ma serve solo acqua. Nel 2006, da queste parti, era una pacchia tra tartine echampagne, sfilate di colonnelli del Pdl col sorriso e dichiarazioni entusistiche. Il vento pare davvero cambiato. Su tutti i fronti.

A proposito di numeri sono stati sette secondi. Intensi, ma sette secondi. Tanti ne ha impiegati il sottosegretario Laura Ravetto per leggere tre righe di comunicato in cui annunciava che “Il Pdl ha tenuto”. Una frase che è parsa di circostanza. Soprattutto perché per diverse ore, nella stanzetta interdetta ai giornalisti, si sono fiondati i professionisti della comunicazione al soldo del Pdl. In evidente stato di crisi.

Che dire? Per risolvere il dilemma sono arrivati i guru della comunicazione scelti direttamente dal sindaco e da mesi impegnati in prima nella sua campagna elettorale. C’era ad esempio il portavoce di Atm, Matteo Mangosi, portavoce di Atm ma catapultato al Comitato. C’eraAlessandro Usai, il professionista pagato 625 euro al giorno dai milanesi per occuparsi della comunicazione del sindaco ma è da tempo al servizio del candidato Moratti e del Pdl. Poi Red Ronnie, autore della web tv di Letizia Moratti ricambiato con una consulenza da 60mia euro. L’artista è uscito dalla porta bianca della “Ravetto-room” per raccontare una storiella indiana sulla pazienza e l’attesa. Come dire… “Non sappiamo che dire”. Poi è toccato al conduttore di Telelombardia Roberto Poletti, da alcuni mesi organico alla squadra del sindaco, tentare una sintesi: “Guarda ero dentro, ma nessuno osava proferire parola”.



Ora a Milano è gelo tra Lega e Pdl. E Bossi si chiude in un “silenzio irritato”. - di Mario Portanova.


Il Carroccio perde voti per colpa del Pdl. Dalle prime indiscrezioni, sarebbe questo il pensiero che passa per la testa del Senatur. Mentre i suoi colonnelli, Calderoli e Castelli, definiscono il successo di Pisapia come una "anomalia" e sottintendono l'appoggio alla Moratti, il leader per adesso tace

E Umberto Bossi? Che cosa fa? Che cosa pensa? Domande che corrono di bocca in bocca nella sede nazionale della Lega nord in via Bellerio a Milano. Per tutto il pomeriggio e tutta la sera il leader padano è rimasto chiuso in un ufficio al secondo piano, inaccessibile ai giornalisti che riempivano la sala stampa in attesa di una presa di posizione ufficiale del partito che vede il proprio candidato sindaco, la mal digerita Letizia Moratti, sei-sette punti indietro a Giuliano Pisapia, sostenuto dal centrosinistra.

Una “anomalia”, per dirla con Roberto Castelli, che nessuno alla vigilia del voto si aspettava. Se ballottaggio doveva essere, tutti pensavano che il punteggio avrebbe premiato la Moratti. Fino a un paio di settimane fa i sondaggi, anche quelli in possesso del centrosinistra, dicevano 47 a 43, ma per il sindaco uscente.

Di Bossi sono filtrate soltanto alcune indiscrezioni: “sorpreso”, “irritato”. In passato il Pdl vinceva grazie alla Lega, ora la Lega perde per colpa del Pdl, pare abbia ragionato. E un dieci per cento scarso di voti di lista nella capitale della Padania non è un grande affare, rispetto al quasi 15 delle regionali di un anno fa. Che ne sarà ora della rodata coppia Bossi-Berlusconi, saldamente legata da dieci anni abbondanti dopo la pur clamorosa rottura dell’era 1994- 1999?

Per tutta la campagna elettorale Bossi ha palesato insofferenza verso i tentativi di Silvio Berlusconi di estremizzare il voto milanese nel solito referendum “o con me o contro di me”. Dai manifesti che paragonavano i magistrati alle Brigate rosse alla boutade dell’ultimo minuto sui trascorsi “estremisti” di Pisapia, la Lega non ha mai mandato giù la tattica del fumo adottata da tanti esponenti del Pdl e sempre pienamente sostenuta dal suo leader. Ora i risultati sembrano dargli ragione su tutta la linea.

In via Bellerio ancora qualcuno aspetta che il segretario leghista, noto nottambulo nonostante i problemi di salute, scenda a dire la sua. Per il momento la linea l’hanno abbozzata due colonnelli,Roberto Castelli e Roberto Calderoli: una mobilitazione dell’elettorato per impedire che siano “gli estremisti di sinistra” a governare Milano, una “anomalia” senza precedenti. Dunque “la partita non è chiusa”, con una sottointesa promessa leghista di non lasciare Letizia Moratti sola al suo destino. Ma l’imprimatur del capo, quello ancora manca.



Napoli, caos e sospetti di voto di scambio.



A Napoli, il voto amministrativo si chiude tra le polemiche. I rappresentanti dei partiti denunciano il clima di tensione nei quartieri più a rischio di infiltrazione della Camorra. Davanti ad un seggio di Scampia le denunce di semplici cittadini sulle irregolarità nella campagna elettorale e il voto di scambio. La Polizia è vigile di fronte alle scuole, sedi di seggio, e cerca di garantire la regolarità del voto. Interviene quando vi sono i casi di segnalazioni di violazioni delle leggi. Alla Scuola Montali, un presidente di seggio ha sorpreso un cittadino a fotografare la scheda già compilata. Subito è scattata la denuncia. Il Pd regionale lancia l’allarme: ”Quest’anno nei seggi si sta creando un problema: ci sono oltre che i rappresentanti di lista anche quelli dei candidati singoli. Questo – continua – comporta la presenza di oltre 20 persone in un seggio. I casi di liti sui voti saranno molteplici”. Il Comitato dell’Idv campano aggiunge: “Abbiamo segnalazioni di minacce, pressioni, compravendite di voti in zone come la Marianella, Secondigliano, Sanità, Bagnoli”.
Servizio di David Perluigi e Nello Trocchia, riprese e montaggio Paolo Dimalio



Milano, Berlusconi al seggio.



http://www.ilfattoquotidiano.it - Milano - Nessuna dichiarazione alla stampa. Il premier Silvio Berlusconi è arrivato al seggio di via Scrosati a Milano a mezzogiorno, dove si è intrattenuto con alcuni elettori per poi chiudersi in cabina elettorale. Tra i rappresentanti di lista che controllavano le operazioni di voto al seggio 502 anche la giovane Sara Giudice, ex Pdl e candidata per il terzo Polo. "Dallo sguardo ho capito che mi ha riconosciuta", ha detto la Giudice. di Franz Baraggino . (ulteriori informazioni)
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lunedì 16 maggio 2011

I Quaderni de L'Ora/Il sommario del numero 4.wmv. - di Vittorio Corradino



Il video sommario del numero 4 de I Quaderni de L'Ora," Fragalà, Intrigo Internazionale, in edicola dal 14 maggio.

di Vittorio Corradino



Gli adepti di Media-Setta. - di Gabriele Romagoli.


COME è possibile essere ancora berlusconiani?

Non dico di (centro) destra, conservatori, anticomunisti, liberalpapisti o qualunque altra definizione ci si voglia dare per stare da quella parte politica.

La domanda è: come si può ancora credere (di credere) a Silvio Berlusconi? Alla legittimità dei suoi comportamenti, al fondamento meritocratico delle sue nomine, alla soglia minima di logica delle sue giustificazioni e perfino all' opportunità delle sue "cosiddette" espressioni verbali?
Si dirà: per tornaconto personale.
I fedeli sono stati comprati, promossi, promessi e (loro sì) mantenuti.
Può esser vero, ma non per tutti e non per tutto.
È una spiegazione semplicistica.
Ha il difetto di troppe argomentazioni anti-berlusconiane: non ragiona "a contrario", ma come lui.
Non cerca un punto di vista laterale e nitido. Da cui capire se c' è una motivazione più profonda dietro il fatto che alcune signore si alzano a comando dalle sedie dei talk show e altre no, che alcuni corifei cantano ogni mattina e altri da qualche tempo tacciono.
Che cosa induce i primi a restare sulla nave?

La risposta, per molti di loro, ha a che fare con una condizione particolare nella quale si sono messi. Per comprenderla bisogna sfogliare l' album della memoria e rivedere almeno due fotografie illuminanti.

Una fu scattata alle Bahamas: Silvio Berlusconi corre, seguito dai i suoi uomini più fidati. Tutti sono vestiti alla stessa maniera, rigorosamente di bianco.

L' altra fu presa su uno yacht, ai tempi spensierati della signora Ariosto: lì Silvio Berlusconi è al centro e gli altri intorno. Di nuovo tutti hanno la stessa maglietta, in questo caso a righe.

Sono due dei tanti indizi che portano a considerare il rapporto tra il premier e i suoi (non a caso ho già usato questa parola) fedeli, come quello che si crea all' interno di una setta. Lui è il guru, loro gli adepti.
Altri segnali?
La pretesa di una dedizione assoluta e cieca: chi contrasta il guru viene prima accusato di eresia, poi allontanato, infine coperto di nefandezze.
La ritualità degli incontri, la loro scansione cerimoniale, per quanto bislacca: lo stesso cibo, la stessa musica, lo stesso relax. Il volonteroso sacrificio delle vestali, in guerra tra loro per sedere sulle ginocchia del guru (il sommo Rael, per dire, aveva appeso alla parete la foto delle preferite, con tanto di stellette al merito).

MediaSetta, ecco cosa.
A cui votarsi, a maggior ragione se questo particolare guru, invece di prendere e basta, elargisce: non solo illusioni, stili di vita, risposte al vuoto, ma anche beni materiali, cariche, appalti. Con questo, davvero chi ne beneficia è convinto, al netto del tormentone sulla persecuzione giudiziaria, che il suo guru non abbia passato il segno, non stia dicendo cose prive di ogni fondamento, prima che politico o giuridico, logico? Chi ha conosciuto personalmente alcuni dei suoi restanti scudieri è perplesso nell' apprendere che uomini di una trascorsa raffinatezza estetica hanno sceso gli scalini che portano a una qualsivoglia tavernetta, o nel seguire le peripezie retoriche di chi ha prestato il proprio intelletto a cause più degne. Ha comunque una certezza: questi, quando vanno a letto la sera, nel momento esatto in cui spengono la luce, sanno. Lo sanno: che il re è nudo, che il guru ha una tunica bianca sempre più trasparente e sotto, niente di niente.

E allora perché si svegliano, si alzano e recitano ancora la stessa improbabile preghiera?

Molti anni fa incontrai un uomo, in Svizzera. Era un dentista. Soprattutto, era l' unico sopravvissuto al suicidio di massa della Setta del Sole. Arrivato sul luogo dell' incontro con il vecchio guru ormai disperato e gli altri adepti (banchieri, musicisti, scrittori) aveva avuto una sensazione di disagio ed era tornato indietro, salvandosi dal rogo finale. Gli chiesi se non avesse mai avuto prima quella sensazione, se avesse sempre creduto ciecamente.
Rispose che un anno prima, frugando nel magazzino della villa in cui il guru ospitava i seguaci, aveva trovato il proiettore con cui creava l' ologramma spacciato per soprannaturale apparizione e si era reso conto di tutto. Domandai allora perché, a quel punto, non avesse lasciato la setta.
Rispose: ero andato troppo lontano, da tutti gli altri e soprattutto da me stesso; avevo rinnegato tutto quello in cui avevo creduto prima per un' immagine fasulla, ma non potevo tornare indietro, non avevo niente a cui tornare, il me stesso di prima non c' era più.

Ci sono molti personaggi pubblici nella condizione di quel dentista. Sono andati troppo lontano, soprattutto da se stessi. Liberisti che hanno giustificato il monopolio.
Censori bigotti che hanno chiuso gli occhi davanti alla trave dopo aver gridato per la pagliuzza.
Professionisti della stampa che ne han fatto coriandoli.
Perfino gli avvocati, che per dovere provano a puntellare ogni possibile versione dei fatti, anche loro: come possono proporci un alibi per la notte del 32 gennaio?
L' incantesimo è passato, alcuni l' hanno affermato dopo 16 anni nella MediaSetta, ha dell' incredibile, ma pazienza, almeno son scappati, come il dentista prima del rogo. Questi che restano avendo visto non solo il proiettore nel magazzino, ma la diavolina accendifuoco in tutte le stanze, devono essere davvero convinti di non poter avere una vita migliore fuori da lì. Forse pensano di ricoprire alti incarichi senza altri meriti che la disponibilità. Forse credono (di credere) davvero nel raggio di luce che squarcerà il cielo, indicherà il guru, lo solleverà al colle e loro con lui. Poi spengono la luce e si danno la buonanotte da soli.

GABRIELE ROMAGNOLI