lunedì 6 giugno 2011

Il vento e l’inciucio. - di Domenico Valter Rizzo



Avevamo sperato che non accadesse, ma puntualmente, com’era purtroppo prevedibile, è avvenuto. Massimo D’Alema non è riuscito a resistere.

Come era già accaduto, quando Berlusconi è in profonda difficoltà, può contare, con assoluta sicurezza, sul soccorso che arriva da Massimo D’Alema. La raffinata proposta è un’idea assolutamente “nuova”: un governissimo. Uno stratagemma geniale per consentire a Berlusconi di recuperare. Insomma tutto pur di non votare adesso e scongiurare il pericolo delle primarie che potrebbero riservare sorprese amare per la nomenclatura del Nazareno. Allora meglio rimettere in sella Berlusconi, magari perdere, ma restare saldamente al comando della nave dal quale si possono ricavare reddite di posizione, che sono sempre meglio di vedere magari un Vendola trionfare alle primarie e magari – da candidato premier – ascendere a Palazzo Chigi.

Già, Vendola. Sulle colonne del Corriere il segretario Bersani ha espresso un forte richiamo alla necessità di convergenze con i centristi (nonostante siano usciti piuttosto maluccio dalle Amministrative) e ha tenuto a precisare, agganciando al volo a un assist di Aldo Cazzullo, che gli ricorda come il leader di Sel nel ’98 votò contro Prodi, che Vendola dovrà dimostrare di essere unalleato “affidabile”. Naturalmente nè Cazzullo e neppure Bersani si ricordano che a mandare a fondo Prodi nell’ultima esperienza di Governo non furono i trinariciuti comunisti, bensì gli affidabili moderati di Mastella.

La vocazione inciucista sembra essere dominante. In suo nome si può sacrificare tutto, soprattutto il “vento nuovo” che campeggia sui manifesti del Pd dopo i ballottaggi, ma che sembra esser diventato esso stesso il vero incubo dei dirigenti del Pd. Un vento che potrebbe far saltare gerarchie, equilibri, carriere garantite. Che potrebbe ridare la parola alla gente e ridurre al silenzio le oligarchie. Si tratta di una spinta che non è facile volgarizzare come protestataria o massimalista, che appare invece caratterizzata da una nuova visione politica che si potrebbe sintetizzare, usando una sorta di ossimoro, nel termine: Riformismo Radicale. Un riformismo cioè capace di aggregare non astratti soggetti “moderati”, ma il ceto medio dell’Italia di oggi, che potrebbe ridare rappresentanza ai lavoratori delle fabbriche, ignorati dalla politica. Un Riformismo Radicale che esca dai bunker delle sedi di partito e punti ad essere rappresentanza politica dei giovani, sui quali le famiglie hanno investito e che non hanno la possibilità di avere una progettualità né di lavoro e neppure di vita personale, e ancora della piccola borghesia professionale, dei certi impiegatizi e intellettuali, che hanno perso il benessere e la sicurezza sociale, dei piccoli e medi imprenditori, degli artigiani strangolati dalla crisi, delle finte partite Iva che lavorano come dipendenti senza diritti e senza sicurezze. Sono questi i moderati? O sono gli uomini di Marchionne e della Marcegaglia, o i Casini e i Buttiglione? Sono questi in realtà gli italiani che hanno risposto nel momento in cui la loro domanda di rappresentanza si è concretizzata, si è incarnata in uomini credibili, in progetti chiari, in schieramenti che non mettevano insieme tutto e il contrario di tutto. Hanno risposto da Milano a Napoli, da Bologna a Cagliari, da Sud a Nord, nel momento in cui la loro domanda ha incontrato l’offerta. Questo è successo alle amministrative. Questa è la lezione che i vertici del Pd stanno cercando disperatamente di non capire.

Questo avviene a Roma, ma cosa accade in periferia? In Sicilia ad esempio.

Qui il Pd ha sperimentato con successo uno dei più sofisticati metodi di suicidio politico. L’appoggio al Governatore Lombardo, fortemente sponsorizzato dalla presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, ha determinato la spaccatura non solo del centrosinistra, ma dello stesso Pd. A dare il colpo di grazia a questa brillante intuizione politica, è stata l’indagine della Procura di Catania che ha iscritto Lombardo per concorso esterno in associazione mafiosa e, adesso, si appresta a chiederne il rinvio a giudizio. Ma neppure questo sembra bastare. Per disancorare il Pd siciliano da questa funesta esperienza, probabilmente ci vorrà lo Svitol.

A Catania, la seconda città dell’Isola, si aprono i giochi per la candidatura a sindaco. La scadenza naturale è nel 2013, ma se si andasse alle elezioni politiche anticipate è prevedibile che l’attuale sindaco del Pdl, Raffaele Stancanelli, si dimetta per garantirsi la rielezione al Senato e allora il voto anche per Palazzo degli Elefanti si avvicinerebbe rapidamente. Nel Pd è pronto a scendere in campo il “nuovo”, il “rinnovamento”. Lo incarnano due personaggi: l’ex sindaco Enzo Bianco eGiuseppe Berretta, deputato di recente nomina. Bianco è ancora ricordato in città più che per la cosiddetta “primavera di Catania”, per aver mollato senza troppi complimenti il secondo mandato, per correre a fare il ministro dell’Interno. Una scelta di sicuro successo nel gradimento dei catanesi. “Questo pensa solo a farsi gli affari suoi…”. Un abbandono che aprì la strada alla disastrosa sindacatura di Umberto Scapagnini, il medico personale di Berlusconi, che portò la città al disastro economico e civile e scappò inseguito da condanne e processi. I catanesi, che Bianco non era più persona gradita, lo spiegarono chiaramente quando si ricandidò proprio contro Scapagnini e venne sonoramente battuto al primo turno. Adesso si propone per fare il bis.

L’alternativa, anche questa come l’appoggio a Lombardo, sponsorizzata sempre della presidente Finocchiaro, è la candidatura di “rinnovamento”: Giuseppe Berretta deputato quarantenne con curriculum di tutto rispetto. Da segretario cittadino nel 2005 portò i Dd a un clamoroso risultato alle Amministrative, quando la Quercia raccolse in città il 5% dei consensi. Fu il peggiore risultato dai tempi della fondazione del Pci nel 1921. Nella lista al consiglio comunale la metà dei candidati non raccolse un solo voto di preferenza. Berretta fu uno degli eletti (insieme ad Anna Finocchiaro che raccolse poco più di un migliaio di preferenze) grazie ad alcune centinaia di voti. Insomma un vincente nato. Lo premiarono subito. Nel 2008 viene infatti nominato deputato nazionale.

Alla voce professione nel suo blog leggiamo: ricercatore universitario e professore aggregato di Diritto del Lavoro presso l’Università Kore di Enna. Di che si tratta? La Kore è l’università il cui rettore è l’ex ministro della difesa craxiano, Salvo Andò e nel cui consiglio di amministrazione siede uno dei padroni di Catania, l’editore Mario Ciancio Sanfilippo. Ma non solo il candidato del rinnovamento a Catania lavora nello studio associato dello zio, l’avvocato Andrea Scuderi. Studio legale che rappresenta i proprietari delle aree di Corso Martiri della Libertà a Catania. Terreni nel cuore della città, sui quali si prepara la più importante operazione immobiliare degli ultimi due secoli nella città etnea. Insomma Berretta candidato a sindaco sembra proprio l’uomo giusto al posto giusto.

Viene da chiedersi cosa succederebbe a Catania se, come molti chiedono, saltasse fuori come a Milano un candidato radicalmente riformista, che si schierasse apertamente contro i poteri forti della città, contro i “nuovi cavalieri dell’apocalisse” e rappresentasse una speranza vera di cambiamento. Un vero incubo. Meglio evitare.



COSA NE FACCIAMO DI TUTTI I RIFIUTI NUCLEARI?



DI LUCAS WHITEFIELD HIXSON

Global Research

Questa settimana l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) ha visitato gli impianti di Fukushima Daiichi per indagare l’incidente e le azioni in risposta all’emergenza da parte di TEPCO. A Fukushima si è creata una gran quantità di rifiuti ad alta radioattività senza un progetto preciso a lungo termine per lo stoccaggio definitivo. I combustibili esauriti solo al 95% uranio, un altro 1% consiste di metalli pesanti quali il curio, l’americio e il plutonio.
Al 18 maggio del 2011 circa 100.000 tonnellate di acqua radioattiva è percolata fuori dalle vasche di contenimento di Fukushima. I dati mostrano che la quantità di acqua radioattive potrebbe raddoppiarsi alla fine di dicembre.


Come modello di paragone, è stimato che gli Stati Uniti hanno 71.862 tonnellate di rifiuti, in base ai dati ottenuti da Associated Press. L’Illinois ha 9.301 tonnellate di combustibili nucleari esauriti nei suoli impianti, la quantità più alta stivata in un singolo Stato negli USA, in base ai diagrammi dell’industria. È seguito dalla Pennsylvania con 6.446 tonnellate, dalla Carolina del Sud con 4.290 e poi con circa 3.780 tonnellate ciascuno dallo Stato di New York e dalla Carolina del Nord. Da tempo il governo degli Stati Uniti sta cercato di realizzare un impianto per l’immagazzinamento aYucca Mountain, progettato per contenere 77.160 tonnellate.

"Tepco sa più di quanto ha fatto trapelare all’esterno sulla quantità di radiazione che escono dalla centrale”, ha detto ieri a Tokyo (ndt: 28 maggio) Jan van de Putte, una specialista nella sicurezza dalle radiazioni che si è istruito press l’Università Tecnica di Delft nei Paesi Bassi: "Abbiamo bisogno di una totale apertura, un inventario completo delle radiazioni che sono state emanate, con gli esatti isotopi."

Il 20 maggio del 2011 il Primo Ministro Naoto Kan ha parlato al parlamento giapponese e ha ammesso che “il governo ha fallito nel rispondere alle dichiarazione errate di TEPCO e di questo sono profondamente dispiaciuto.”

Il Giappone sta cercando di stipare le scorie sul posto per risparmiare a rischio della salute pubblica

Anche se hanno ammesso pubblicamente le proprie negligenze, sia il governo giapponese che TEPCO hanno proseguito esattamente sulla loro strada. Ora si sta ipotizzando di utilizzare l’impianto di Fukushima Daiichi come “cimitero nucleare” per immagazzinare i rifiuti radioattivi. Questa decisione è in contrasto con quanto asserito da molti esperti nucleari, che sono allarmati dalla quantità di rifiuti che sarebbe stoccata sul posto, una zona altamente sismica.

“Stiamo discutendo continuamente dello smantellamento dell’impianto Daiichi e della costruzione di un impianto di stoccaggio degli scarti nucleari sul posto”, ha detto Morokuzu. La struttura in disuso sarebbe un cimitero nucleare ideale dato che costruirne uno nuovo costerebbe svariati milioni di yen, secondo i dati di Muneo Morokuzu, professore di energia e di politiche di ambiente pubblico all’Università di Tokyo.
L’immagazzinamento dei rifiuti altamente radioattivi è complicato, bisogna solidificare gli scarti nel
vetro borosilicato per poi inserirli all'interno di pesanti cilindri in acciaio senza stagno. Questi gusci devono essere poi trasferiti in luoghi di stoccaggio temporanei, da cui sono poi inviati nei luoghi di custodia a lungo termine.

GUARDA QUESTO FILM!

Nell’eternità – Cosa fare con i rifiuti nucleari

Adesso diamo una sbirciatina a un incredibile impianto sotterraneo costruito in Finlandia per stoccare i rifiuti nucleari chiamato "Onkalo", la parola finlandese per definire un "posto nascosto". Il progetto fu avviato negli anni ’70 e non sarà completato se non fra altri 120. È progettato per durare 100.000 anni, il tempo necessario affinché le scorie nucleari diventino sicure.
È la prima volta che sappiamo di costruire una struttura che sopravviverà all’uomo", ci ha detto Madsen con Skype dalla Danimarca. "Questo problema riguarda centinaia di migliaia di anni e cercare di agire in modo responsabile potrebbe andare oltre le possibilità dell’uomo."
Consideriamo che le piramidi egizie hanno meno di 6.000 anni di vita. La più vecchia struttura costruita dall’uomo, un muro in una caverna della Grecia è vecchio 23.000 anni. "Ci potrebbe essere la possibilità che la civilizzazione per come la conosciamo possa cessare di esistere entro questo lasso di tempo", ha detto Madsen. "Per questo non ci possiamo attendere che le persone nel futuro sappiano cosa sia la radiazione. Questa è la ragione per cui (Onkalo) dovrà essere totalmente autonoma."
Il governo svedese e quello finlandese stanno collaborando al progetto perché credono che sarebbe da irresponsabili di lasciare i pericolosi scarti nucleari sotto terra, come stiamo ancora facendo, un fatto che i giapponesi hanno pagato a caro prezzo dopo il terremoto e lo tsunami di questo marzo. Gli Onkalo sono progettati per essere invulnerabili ai pericoli che vengono dall’esterno, come i disastri naturali, le guerre o il terrorismo.

"Se anche l’espansione dell’energia nucleare si dovesse interrompere oggi, quando fra 120 anni questo Onkalo sarà terminato e sigillato, ci vorranno altri 99 impianti della stessa capacità" per immagazzinare il resto delle scorie di tutto il mondo, sono le parole di Madsen."Ma se le stime conservative dell’uso continuato e dell’espansione dell’energia nucleare sono corrette, avremmo bisogno di 500 strutture del genere."

Guarda anche:

http://www.youtube.com/watch?v=FL6A9_HRFec&feature=player_embedded#at=130

http://www.youtube.com/watch?v=H_xdC_wLz5E&feature=player_embedded

http://www.youtube.com/watch?v=G_Zwq1bO_Wc&feature=player_embedded

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=EPn4BIhK-A8

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http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=8393&mode=thread&order=0&thold=0



Aldrovandi, il pg in Appello non fa sconti “I poliziotti uccisero un ragazzo indifeso”.


Il pg nella sua requisitoria chiede la conferma della pena e che non vengano concesse le attenuanti generiche. Inoltre parla di dolo eventuale: un'accusa che non può essere applicata visto che in primo grado non venne contestata, ma che inchioda comunque moralmente i quattro poliziotti

Nessuna riduzione di pena per i poliziotti accusati di aver ucciso il 25 settembre 2005 Federico Aldrovandi, chiamati a Ferrara, in via dell’Ippodromo, perché il ragazzo sarebbe stato in stato di agitazione. Quando arrivarono o sul ci fu un primo scontro e ne seguì un altro quando arrivò la seconda pattuglia, al termine del quale, dopo una serie di manganellate, il ragazzo morì.

Il procuratore generale della corte d’appello di Bologna Bambace chiede la conferma dunque della condanna di primo grado per gli agenti di polizia a 3 anni e mezzo e chiede che non vengano concesse le attenuanti generiche perché non avrebbe ravvisato nel comportamento degli imputati “elementi che le giustificassero”. In particolare non ha “ravvisato nessun atteggiamento di autocritica”. E ha ricordato come la realtà venne “alterata” fin dalle fase immediatamente successive all’omicidio del ragazzo. In fase conclusiva della requisitario il pg si è concentrato sulla sindrome da delirio sostenuta dalle difese dei poliziotti: “Non c’è alcun riscontro degli atti a questa ipotesi, mancano atti di autolesionismo del ragazzo, mancano evidenze medico scietifiche e non c’erano patologie in atto nel ragazzo. E soprattutto, Aldrovandi, non era un tossicodipendente”.

Più che colpa “si potrebbe parlare forse di dolo eventuale”. Di aver accettato che il proprio comportamento violento e il ritardo nella chiamata di un’ambulanza abbia provocato la morte di un ragazzo di 18 anni. Conclude così la sua requisitria Miranda Bambace. Il procuratore generale, come abbiamo detto, non fa sconti a Enzo Pontani, Paolo Forlani, Monica Segatto e Luca Pollastri, i quattro poliziotti condannati in primo grado a tre anni e mezzo per l’omicidio colposo di Federico.

Nell’ultima udienza, prima di quella di stamani, dove il pg ha tratto le conclusioni, l’atteso confronto tra i due esperti che doveva dirimere i dubbi sulle foto del cuore di Federico passa quasi in secondo piano. L’anatomo-patologo dell’università di Padova, Gaetano Thiene, rimane sulle sue posizioni: il giovane è morto per compressione meccanica del fascio di His, sorta di valvola elettrica del miocardio. Al consulente di parte, il cardiologo Claudio Rapezzi, non rimane che paventare la possibilità che quella foto mostri invece cose diverse: bande di contrattura che nasconderebbero un decesso da excited delirium syndrome, un modo tutto accademico per definire la morte “da crepacuore”.

Dopo il faccia a faccia si è passati subito alla fase della discussione. E, come detto, il pg non ha fatto un passo indietro rispetto alle accuse di primo grado. Anzi, forse uno in avanti, avanzando l’ipotesi di “dolo eventuale”. Interpretazione che ricorda le parole della sentenza di primo grado in cui il giudice Caruso parlava di “fattispecie tipica dell’omicidio preterintenzionale” in riferimento ai fatti del 25 settembre 2005. Ma oggi in appello si parla di colpa e il capo di imputazione, salvo revisione del processo, non può cambiare.

L’enfasi serve però alla Bambace per ricordare alla Corte che “gli elementi probatori raccolti sono tali e tanti che non possono non far propendere che per la loro colpevolezza”.

A partire dai danni subiti dall’auto di Alfa 3. “Le fotografie della scientifica, svolte su indicazione degli stessi imputati – sottolinea la pm -, non rilevano nessuna ammaccatura sul cofano compatibile con il balzo di cui si favoleggia che avrebbe fatto nel tentativo di colpirli. E un ragazzo alto 1 metro e 81 qualche traccia avrebbe lasciato”. Viene poi la tardiva chiamata dell’ambulanza. Al loro arrivo i sanitari troveranno i quattro agenti attorno al corpo di Federico, immobile, a terra, con le manette dietro la schiena.

C’è poi la testimonianza oculare di Anne Marie Tsegue, camerunense residente nella via. “Ho molta stima di questa donna – sottolinea la pm – che ha avuto il coraggio di farsi avanti, a differenza di molti suoi vicini, che pure hanno sentito la Segatto dire “attenti, ci sono delle luci accese”. La Tsegue vede inoltre i quattro manganelli, di cui due si rompono”.

C’è poi la famosa frase registrata di Pontani che al centralinista dice “lo abbiamo bastonato di brutto”. “Non importa a questo punto – prosegue la pm – sottolineare che l’imputato aggiunge “bastonato per mezzora”: in lui c’è la consapevolezza dell’aggressione”. E poi le ferite, ben 54, sul corpo di Federico, “tutte compatibili con l’uso dei manganelli e con i calci che Pollastri, visto dalla teste muoversi avanti e indietro tra il giovane disteso a terra e l’auto di pattuglia, gli avrebbe sferrato”.

Viene poi l’ammanettamento prolungato, nonostante poco prima, come sentito dai testimoni, il ragazzo chiedesse aiuto. “Adesso ti aiutiamo noi”, fu la risposta della Segatto – ricorda il procuratore -. Chiedeva aiuto a coloro che lo avevano aggredito, bloccato e mantenuto in una posizione che qualsiasi manuale di polizia sconsiglia se non per il tempo necessario al cessare della resistenza…”.

In attesa di sentire le requisitorie delle difese, l’accusa si congeda con una domanda: “Si può parlare con onestà intellettuale e dire che quattro persone che affrontano in quel modo un soggetto inerme possono essere assolti?”.

Marco Zavagli e Antonella Beccaria



Egitto, esplosione in una centrale nucleare Probabile la fuga di acqua radioattiva.

Il Cairo - (Adnkronos) - La pompa di un reattore è scoppiata ieri nel piccolo impianto di Anshas, rimesso di recente in funzione senza l'autorizzazione e senza il rispetto delle norme di sicurezza. A rivelarlo a un quotidiano locale una fonte anonima dell'Autorità egiziana per l'energia atomica.

Il Cairo, 4 giu. - (Adnkronos) - Una perdita di acqua radioattiva sarebbe avvenuta nelle ultime ore nella piccola centrale nucleare di Anshas, in Egitto, dopo l'esplosione di una pompa del reattore. Lo rivela una fonte dell'Autorità egiziana per l'energia atomica, coperta da anonimato, al giornale locale Rose el Youssef,che titola 'L'Egitto si salva da un disastro nucleare'. La fonte ricorda che il primo reattore di ricerca di Anshas è stato rimesso in funzione di recente senza l'autorizzazione del Centro per la sicurezza nucleare e senza rispettare le norme di sicurezza dei reattori.

La fonte ha spiegato al giornale che un'esplosione è avvenuta ieri nella ''pompa del reattore'' e ha provocato la perdita di dieci metri cubi di acqua radioattiva. In base ai criteri dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, ha aggiunto la fonte, il ''disastro'' è classificabile al terzo livello. La centrale di Anshas si trova a nord del Cairo, nel Delta del Nilo.



Michele Santoro lascia la Rai Accordo di massima con La7.



Michele Santoro
lascia la Rai. Dopo le voci degli ultimi giorni e le dichiarazioni di Giovanni Stella, amministratore delegato di La7, il conduttore di ‘Annozero’ ha pronto l’accordo di massima con la rete. E così, lascia la tv pubblica. Le spiegazioni arriveranno domani, durante una conferenza stampa ufficialmente fissata per fare un bilancio sulla trascorsa stagione del format. Ma intanto l’azienda di viale Mazzini precisa in una nota che il rapporto lavorativo con il conduttore “è stato risolto”. Consensualmente, si sottolinea, e per “recuperare la piena reciproca autonomia decisionale”. Offuscata dalle vicende giudiziarie che avevano portato azienda e conduttore a battagliare per il suo reintegro in azienda. Entrambi, però, dichiarano di riservarsi “di valutare in futuro altre e diverse forme di collaborazione”.

Nel pomeriggio, le agenzie di stampa avevano in parte anticipato la notizia. Il sospetto è nato quando ‘Annozero’ è scomparso dai palinsesti Rai, oggi discussi dal Consiglio d’amministrazione di viale Mazzini. Stamattina il vice direttore generale Antonio Marano, responsabile per l’offerta televisiva, ha incontrato i direttori di Rai1, Rai2 e Rai3. E pare che la trasmissione condotta daMichele Santoro fosse inserita nel progetto del direttore della seconda rete, Massimo Liofredi. Poco più tardi, non compariva già più nell’intero dossier palinsesti nelle mani del direttore generaleLorenza Lei.

Due giorni fa una mezza ammissione era arrivata dall’ad Giovanni Stella, che aveva dichiarato sicuro: “Uno o due fra Michele Santoro, Milena Gabanelli, Giovanni Floris e Fabio Fazioverranno a La7″.



Batterio killer. Miracolo: c'è il vaccino!.


E' davvero un grande miracolo. Un miracolo italiano. E la cosa più miracolosa, è che l'annuncio dell'imminente vaccino contro la malefica Escherichia Coli sia arrivato circa un anno PRIMA dell'epidemia che è scoppiata in Europa.

Le vie della Provvidenza sono davvero infinite.

Come infinita è la gratitudine che dobbiamo nutrire verso la Novartis, che dopo averci salvato tutti dall'epidemia di suina con un tempestivo vaccino, ecco che in quel di Siena nel 4 maggio scorso annuncia di aver identificato antigeni di E.Coli mai scoperti prima (prima della seguente epidemia) e quindi di essere sulla buona strada per produrre il fatidico vaccino.

Ma le mirabilie non finiscono qui. Anche una compagnia canadese ha appena comunicato di aver pronto il vaccino, proprio lì nel cassetto,quello giusto giusto per la variante O157:H7 tedesca, che servirà per inoculare le Nmiliardi di vacche residenti sul pianeta e renderle inabili a produrre il batterio.

Davvero noi comuni mortali dobbiamo stupire ed inchinarci davanti alla scienza, che riesce persino a prevedere il futuro grazie ai suoi misteriosi esoterici poteri.


http://crisis.blogosfere.it/2011/06/batterio-killer-miracolo-ce-il-vaccino.html


Vertice Bossi-Berlusconi ad Arcore Alfano: “Alleanza rafforzata, finirà legislatura”.


All'incontro a villa San Martino presente anche l'ex ministro Aldo Brancher, condannato a due anni per appropriazione indebita e ricettazione

L’alleanza tra Lega e Pdl “è rafforzata, la maggioranza è solida” e lo sarà “fino al 2013″. E’ affidato al segretario politico Angelino Alfano il compito di comunicare l’esito del vertice ad Arcore traUmberto Bossi e Silvio Berlusconi. “La maggioranza – ha garantito l’ex guardasigilli – è in grado di dare stabilità e portare avanti le riforme”. Come previsto, dunque, ufficialmente l’asse della maggioranza rimane saldo. Almeno fino a dopo il referendum. Perché i tempi dell’alleanza di ferro sono ormai finiti.

Il leader leghista, dopo la sberla del ballottaggio, non si accontenta delle rassicurazioni e ha alzato la posta. Il senatùr si è presentato ad Arcore invocando la garanzia che il premier rinunci a candidarsi alle prossime politiche, pretendendo il trasferimento di almeno un ministero a Milano nel più breve tempo possibile, chiedendo la poltrona di Guardasigilli per il Carroccio e si aspetta un’apertura su fisco e alleanze. Con questo menu il leader leghista si è presentato a villa San Martino con tre ore di ritardo, accompagnato dal ministro Roberto Calderoli, il capogruppo dei deputati della Lega Nord alla Camera Marco Reguzzoni, la mente economica della LegaGiancarlo Giorgetti e il figlio del senatur, Renzo Bossi. Lo stato maggiore del Carroccio è arrivato poco prima delle quattordici. Ad accoglierli, insieme al Presidente del Consiglio, hanno trovato Alfano, l’avvocato del premier, Niccolò Ghedini, e Aldo Brancher. L’ex ministro,condannato a due anni per appropriazione indebita e ricettazione , è stato tra i primi a raggiungere la residenza del premier ed è rimasto anche dopo il termine dell’incontro tra Berlusconi e Bossi.

Una riunione solo apparentemente rituale. Intanto perché con la Lega ha voluto un chiarimento post-elettorale. Berlusconi era preparato sulle richieste dell’alleato storico e, a quanto si apprende, ha mostrato piena disponibilità a un costante confronto per poter arrivare al termine naturale della legislatura nel 2013. Sulla questione della guida del partito, invece, ha lasciato parlare Alfano prospettando in modo concreto la possibilità di adottare le primarie. Per il Cavaliere, del resto, l’importante era riuscire a mostrare un’alleanza almeno all’apparenza solida. Così ha assecondato molto.

“Abbiamo ulteriormente ricordato come questa sia la coalizione in grado di assicurare all’Italia governi che durano cinque anni e che sono in grado di assicurare una stagione di riforme, a differenza della sinistra”, ha sintetizzato Alfano. “Non c’è una verifica a cui siamo sottoposti nel rapporto tra Pdl e Lega”. Gli “amici leghisti” hanno lasciato Arcore per raggiungere il quartier generale in via Bellerio, senza rilasciare alcun commento. Dal punto di vista del Carroccio, al momento, la giornata rimane “calda”, così come aveva annunciato stamani Gianni Letta. Aprendo i lavori di un convegno, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha detto, scusandosi: “Dovrò uscire un pò prima”, e ha aggiunto con una battuta: “Come avrete letto sui giornali, la giornata si preannuncia calda non solo dal punto di vista metereologico”.

Toccherà ora alla Lega decidere cosa fare. E i nodi saranno sciolti solo dopo il risultato del referendum e soprattutto dopo Pontida, domenica 19 giugno, quando Bossi capirà a pieno il polso della base.