sabato 11 giugno 2011

La triste fine del Cavaliere Berlusconi DI GUILLERMO ALMEYRA

La Jornada

Silvio Berlusconi, l’uomo più ricco d’Italia e zar della televisione e dei mezzi di comunicazione, fra le tante cose, è nel momento più difficile della sua carriera imprenditoriale e politica cominciata, secondo le accuse che gli fanno, come prestanome della mafia nel ramo dell’edilizia e come protetto del grande corrotto e corruttore Bettino Craxi, che ha dovuto morire in esilio per non finire i suoi giorni in un carcere italiano.

Infatti Berlusconi affronta procedimenti giudiziari per corruzione, appropriazione indebita, abuso di potere, favoreggiamento della prostituzione, corruzione di minori, prevaricazione, falso in bilancio e svariati altri reati e se perdesse l’immunità che gli deriva dalla sua carica di primo ministro (e dalle leggi ad hoc votate dai suoi servitori per mantenerlo fuori dai tribunali), potrebbe andare in carcere o in esilio, come il suo predecessore e padrino Bettino Craxi.

Berlusconi aveva trasformato le recenti elezioni municipali in un referendum sul suo governo e la sua persona, perché si aspettava una sostanziosa vittoria.

Ebbene, queste elezioni sono state precisamente questo, un referendum, ma nel quale è stato ripudiato e condannato. Infatti, ) nonostante il primo ministro abbia usato al massimo il suo contollo sulla televisione privata (di sua proprietà) e su quella pubblica (la RAI), che controlla grazie ai suoi servi, e abbia riempito gli schermi con i suoi commenti e la sua immagine, il governo ha perso il controllo di città come Napoli, Torino, Milano, Cagliari, Trieste, Novara, Bologna, Arezzo, così come quelle della Toscana o Arcore, la sua città di residenza e il luogo dove realizza le orge, i famosi bunga bunga, fra gli altri peccati minori.

Al nord, bastione della Lega Nord, il suo principale alleato, separatista, razzista e xenofobo, e a sud, dove il voto conservatore e fascista è sempre stato importante, ha stravinto un centrosinistra rinnovato per lo meno per quanto riguarda i suoi canditati, perché invece dei vecchi rappresentanti di partito ha presentato personaggi nuovi e più giovani, con un discorso democratico più di sinistra che in passato.

Gli elettori hanno disatteso in questo modo gli avvertimenti di Berlusconi per il quale se il centrosinistra avesse vinto a Milano la città sarebbe diventata zingaropoli piena di moschee e rifugio di immigrati ed omosessuali.

Una città ricca e di classe media benestante e conservatrice (Milano) che la destra controllava da 20 anni, ha votato contro Berlusconi, così come lo ha fatto una parte importante degli imprenditori e del mondo finanziario, della chiesa cattolica, della stampa conservatrice, come Il Corriere della Sera, o anche il romano La Repubblica, e del bacino elettorale popolare della Lega Nord. Tutti costoro si rendono conto che un avventuriero e maniaco sessuale senza scrupoli né idee non garantisce niente a nessuno, neanche al capitalismo italiano.

Come risultato di questo tsunami politico, la Lega Nord è sulla difensiva e indebolita; l’alleanza con Berlusconi è in crisi, perché quelli del nord vedono che il primo ministro fa perdere loro appoggio popolare e come conseguenza, civettano con gli ex-comunisti di destra del Partito Democratico, che tendono loro la mano offrendo ponti, dimenticando la xenofobia e il separatismo dei leghisti.

Anche nel centrosinistra vincitore c’è crisi tra il Partito Democratico e l’elettorato della classe media e popolare più radicale, che ha neutralizzato e perfino conquistato settori popolari che prima votavano il Cavaliere.

Quest’ultimo è più isolato che mai anche sul piano internazionale, nonostante esistano ancora governanti, come il presidente dell’Argentina, che dicono con sorprendente superficialità che l’Italia è un modello da e imitare, ignorando che le medie imprese del nord si fondano sulla deregulation sindacale, la xenofobia, i salari in nero e e sull’eccessivo sfruttamento del lavoro familiare, così come sull’esportazione di capitali e sulla delocalizzazione verso i paesi dell’Europa orientale.

Berlusconi, che non si è ancora ripreso dal colpo ricevuto, dovrà affrontare il 12 e 13 del mese in corso una serie di quattro referendum che chiedono l’abrogazione del nucleare, che venga impedita la privatizzazione dell’acqua e che vengano posti ostacoli alla discrezionalità del governo sull’utilizzo di fondi pubblici. In altre parole i referendum si oppongono soprattutto al tentativo di lasciare il territorio e la salute in mano al capitale reintroducendo l’energia nucleare che era stata proibita da già quasi un quarto di secolo e regalando al grande capitale una risorsa di tutti come l’acqua.

L’unica possibilità che Berlusconi non sia nuovamente schiacciato dal voto di opposizione risiede nell’eventualità che i suffragi non arrivino al 50 per cento del corpo elettorale. Ma l’ opposizione è motivata e mobilitata, oltre che entusiasta, dalla possibilità di rafforzare il suo successo nelle amministrative con un’altra disfatta politica di Berlusconi che faccia precipitare la crisi nella coalizione di governo ed obblighi il Cavaliere a convocare elezioni anticipate perché, se si ostinasse ad arrivare al termine legale, nel 2013, la situazione economica e politica sarebbe ancora più sfavorevole.

Bisognerà aspettare quindi fino a metà giugno per vedere se il governo Berlusconi, ferito, sopravvive ancora un poco, se al contrario cade o se decide affossare il paese nel caos per conservare il potere (e la sua libertà personale) secondo il principio che ispirava Luigi XIV: Dopo di me, il diluvio.

Il destino del Cavaliere, come sempre, non dipende solo dalla volontà dell’elettorato o dai calcoli dei suoi alleati razzisti e reazionari, ma anche dalla pusillanimità e dall’opportunismo dei dirigenti del Partito Democratico e del centrosinistra, che temono di essere spazzati via dalla loro stessa vittoria.

http://italiadallestero.info/archives/11753

venerdì 10 giugno 2011

Il popolo è sovrano




Cori pro referendum al teatro greco di Siracusa



Pochi minuti prima dell'inizio dello spettacolo "Andromaca", un signore mostra PACIFICAMENTE la bandiera 2 SI PER L'ACQUA BENE COMUNE. Il pubblico immediatamente inizia ad applaudire entusiasta ma qualcuno tenta subito di remare contro: degli "sbirri" multano il signore che aveva PACIFICAMENTE esposto la bandiera. Il pubblico non gradisce e fischia gli "sbirri", intonando cori pro referendum (VOTA SI!).

Svizzera, Borghezio malmenato voleva entrare nel club dei 'potenti'


Fermato all'ingresso dell'albergo che ospitava la riunione del gruppo Bilderberg. L'europarlamentare: "E' una società segreta e non un gruppo di persone che si riuniscono in modo riservato. Chiediamo che chi decide sui destini del mondo lo faccia in modo trasparente"


SAINT MORITZ (SVIZZERA) - "Ci hanno letteralmente presi a spintoni. Mi hanno dato anche un colpo sul naso che ora è sanguinante: è stata un'aggressione violentissima, mi hanno portato fuori di peso e per un miracolo non sono caduto". Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord, commenta così l'episodio in cui è rimasto coinvolto giovedì, all'ingresso dell'Hotel Suretta di Saint Moritz. Lì sarebbe stato aggredito dagli uomini del servizio di sicurezza del Gruppo Bilderberg, il club che riunisce importanti personalità del mondo economico, politico e bancario, che si era dato appuntamento nell'albergo. Borghezio si era presentato all'ingresso con il suo assistente mostrando il tesserino e chiedendo di poter partecipare all'incontro ed è stato bloccato e allontanato con forza .

Dopo l'incidente, il parlamentare è stato fermato dalla polizia svizzera: "Nulla da eccepire sul loro comportamento, sono stati gentilissimi, ma non riesco a capire perché se la siano presa con noi: ci hanno portato via come malviventi, perquisendo anche la nostra macchina , dove ovviamente no è stato trovato nulla". Secondo l'europarlamentare, l'accaduto "smaschera la reale natura di questa consorteria: il club di Bildelberg è una società segreta e non un gruppo di persone che si riuniscono in modo riservato. Chiediamo che chi decide sui destini del mondo lo faccia in modo trasparente", aggiunge l'europarlamentare, che preannuncia una denuncia. "E voglio aggiungere che non mi sarebbe dispiaciuto che,
in una tale situazione, avessi ricevuto una telefonata delle autorità italiane".

Il club dei potenti.
Il Club Bilderberg, detto anche Conferenza Bildelberg o Gruppo Bilderberg, è un incontro annuale per inviti, non ufficiale, di circa 130 partecipanti, la maggior parte dei quali sono personalità influenti che affrontano una grande varietà di temi globali, economici, militari e politici.

Confermate le condanne ai 4 poliziotti per la morte di Federico Aldrovandi.


La decisione della Corte d'Appello bolognese.

La corte d’Appello di Bologna ha confermato la pena sancita in primo grado dal tribunale di Ferrara per la morte di Federico Aldrovandi. Il tribunale ferrarese aveva condannato i quattro poliziotti Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri, accusati di omicidio colposo, a tre anni e sei mesi di reclusione.

Il ragazzo, che aveva 18 anni, morì il 25 settembre 2005 all'alba dopo essere stato fermato per un controllo di polizia nei pressi dell'Ippodromo di Ferrara. Stava tornando a casa dopo aver passato la notte con alcuni amici a Bologna.

La vicenda non è mai stata chiarita del tutto. Secondo la prima ricostruzione della Questura, il ragazzo si mostrava alterato e dava in escandescenze: una volta ammanettato, era svenuto e poi deceduto prima che arrivassero i soccorsi. Inizialmente si era parlato di droga, poi di un malore. La madre del ragazzo denunciava invece un pestaggio da parte della polizia. Nel 2006 una foto choc, pubblicata da Liberazione, mostrava segni di percosse sul corpo del giovane e riapriva il caso. Il giorno della sentenza di primo grado, Enzo Pontani, uno degli agenti condannati, aveva commentato: «Posso dire che stasera giustizia non è stata fatta. E posso anche dire che io la notte dormo sonni tranquilli, qualcun altro non lo so».

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2011/10-giugno-2011/confermate-condanne-4-poliziotti-la-morte-federico-aldrovandi-190838756394.shtml


La bandiera referendaria sull’altare è una cosa mai vista.


E’ arrivata questa foto alla nostra mail. Una bandiera referendaria in Chiesa durante la Messa. Molte diocesi, associazioni cattoliche e vescovi si sono schierate per il SI ai referendum sull’acqua e la difesa dell’acqua pubblica. Dall’altare della Messa conclusiva della Giornata Regionale Della C.V.X. Campana (Comunità di Vita Cristiana) cui la foto si riferisce sono giunte queste parole: “L’acqua è vita! Privatizzarla significa diventare padroni della vita altrui. Per questo l’acqua deve rimanere pubblica”



http://letteraviola.it/2011/06/la-bandiera-referendaria-sullaltare-e-una-cosa-mai-vista-guarda-foto/


Solo fumo. - di Alessandro De Angelis


Disinformazia. Berlusconi nega l’evidenza: «Nessun contrasto con Tremonti e Bossi. Riforma del fisco entro l’estate». Ma l’accordo su manovra e aliquote non c’è.

«Con Bossi e Tremonti siamo d’accordo: il governo varerà la legge delega sulla riforma del fisco prima dell’estate». Silvio Berlusconi, al termine del consiglio dei ministri, piomba in sala stampa per annunciare che la quadratura sul fisco è stata trovata, che non ci sono contrasti con «Giulio».
È colpa della solita stampa se si parla di duelli epici all’interno del governo: «I giornali - ringhia il premier - fanno disinformazione. Io nemmeno li leggo più».
L’obiettivo è alzare una cortina fumogena sullo scontro durissimo tra palazzo Chigi e Tesoro. E l’obiettivo, neanche tanto dissimulato, è far vedere che almeno in apparenza le resistenze di Tremonti sulla riforma fiscale sono state piegate. Ecco l’annuncio sulla legge delega. Ecco che il Cavaliere, in versione rassicurante, quasi minimizza sulla manovra di lacrime e sangue da varare entro qualche mese: «Prima dell’estate interverremo con un’opera di manutenzione del bilancio, che sarà di qualche miliardo, probabilmente intorno ai 3 miliardi». Dall’emergenza alla manutenzione. Miele anche per il futuro: «Negli anni a venire, provvederemo sempre con gli stessi interventi già prodotti negli anni passati». Snocciola numeri, il Cavaliere, per dimostrare che non c’è ragione di dipingere quadri a tinte fosche: «Non si tratta di nulla di preoccupante, state tranquilli». Un quadro che renderebbe possibile una legge delega che impegna il governo a riformare il fisco, entro la fine della legislatura. Il che rappresenta un segnale a quel mondo che ha scelto di punire nelle urne il governo. Ma anche un modo per mostrare che il governo ha una missione da compiere, al di là della necessaria e banale sopravvivenza.
Un fiume di dichiarazioni ottimistiche. Per confondere, prendere tempo, superare le varie nottate che si annunciano già affollate di incubi. Come il referendum, visto che secondo gli ultimi sondaggi il quorum è davvero a un soffio. Come la verifica, visto che ogni giorno porta guai. L’ultimo, l’annuncio di Miccichè: formerà gruppi autonomi, in funzione anti-Lega. E non è un caso che il premier si è limitato a tirarsi fuori dalla prima tenzone («Io non andrò a votare»). E ha mostrato una calma olimpica sul passaggio parlamentare: «Non crediamo ci sarà il voto di fiducia. Napolitano nella sua lettera parlava solo di verifica ma nel caso ci fosse il voto di fiducia non abbiamo timore di nulla. Andremo avanti fino al 2013». I due appuntamenti potrebbero trasformarsi in due scosse fatali. Tali da far saltare la convergenza degli equivoci che si è stabilita ieri con Tremonti.
Già, una convergenza degli equivoci. Perché Berlusconi, con l’annuncio sul fisco, ha buttato la palla avanti, poi si vedrà. Il superministro invece ha incassato l’impegno sulla linea del rigore. E c’è un motivo se i duellanti, rientrati nei rispettivi quartier generali dopo il consiglio dei ministri hanno commentato con le stesse parole l’esito della giornata. Queste: «Ho vinto io». L’accordo non c’è, l’equivoco sì. E la distanza tra i due si è manifestata, per l’ennesima volta, nel faccia a faccia che ha preceduto la riunione di governo. Teso, come nei giorni scorsi. Pure sull’operazione risanamento. Berlusconi pensa a uno schema in due tempi, prima una manovrina per il 2011, e il resto spalmato con una manovrona. Il titolare del Tesoro vuole, da subito, un segnale forte per Europa e mercati: una manovrona senza se e senza ma.
Su queste premesse, il capitolo fisco è carico di incognite: «La legge delega - dice un ministro azzurro - va ancora scritta, Tremonti non ci ha fatto vedere un solo numero, non ci crede né ci ha messo la testa. Ammesso poi che si faccia ci sono due anni per i decreti attuativi. Se ne parlerà seriamente dopo la fiducia». Epperò il Cavaliere è convinto che l’assedio è iniziato e che prima o poi «Giulio» sarà costretto a mollare. È vero: è un cavallo di razza, l’unico che riesce davvero a resistere. I suoi mondi che contano, poi, si sono messi in movimento. E pure i suoi estimatori parlamentari se il Terzo polo ha fatto ben capire, fiutata l’aria in vista della verifica, che un governo Tremonti lo sosterrebbe da subito. Insomma costringerlo alle dimissioni come nel 2004 è impossibile. Per piegarlo Berlusconi confida nella tenaglia di Bossi. Sta pensando a come stringerla. I ben informati a palazzo Chigi raccontano che nelle pieghe dei bilanci, il premier ha a disposizione un tesoretto di una decina di miliardi. Per spenderli non serve l’esame del Tesoro. Ebbene l’idea è di usarli per consentire a Bossi di fare un annuncio, a Pontida, di una qualche misura a favore delle imprese, che parli a una base sul punto della rivolta.