mercoledì 15 giugno 2011

Le verità di Annarella




P4, “Soffiate per favorire i potenti” Arrestato il lobbysta Bisignani. - di Marco Lillo


L'ex appartenente alla P2, nonché uomo d'affari vicino a palazzo Chigi, accusato di associazione per delinquere e rivelazione del segreto d' ufficio. Coinvolto anche il deputato e magistrato Pdl Alfonso Papa per il quale non è stata accolta dal Gip l'accusa di estorsione.


Non ci sono solo il lobbysta Luigi Bisignani e il deputato Alfonso Papa tra gli arrestati nell’inchiesta P4 della Procura di Napoli coordinata dai pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio. Tra i destinatari dell’ordinanza di arresto c’è anche Enrico La Monica, maresciallo del Ros dei Carabinieri. Bisignani è ora agli arresti domiciliari. Su Papa dovrà esprimersi la Camera dei Deputati alla quale il Gip di Napoli nelle prossime ore recapiterà la richiesta di autorizzazione all’arresto. Mentre il maresciallo La Monica dopo le perquisizioni del dicembre del 2010 che annunciavano l’indagine ha preferito trattenersi in Africa, dove si trovava per un viaggio, senza tornare in servizio nella sua caserma romana.

L’accusa sostiene che Alfonso Papa e Luigi Bisignani, grazie ai loro rapporti nei palazzi della politica e della giustizia, e tra questi anche Enrico La Monica, avevano creato una sorta di rete di protezione informativa a beneficio dei potenti coinvolti nelle inchieste penali. Il riscontro dell’efficienza della rete è proprio il destino dell’indagine P4: danneggiata gravemente da una fuga di notizie sulla quale continuano in gran segreto gli accertamenti. Gli indagati non sono riusciti però a sapere notizie riservate solo sull’inchiesta che li riguardava in prima persona ma anche su altri casi molto importanti, spesso rivelati all’opinione pubblica proprio da Il Fatto Quotidiano.

Si va dall’indagine del pm di Trani Michele Ruggiero sulle pressioni del 2009 per cacciare Michele Santoro dalla RAI a quelle avviate nel 2008 dall’allora pm di Potenza Henry John Woodcock sugli appalti acquisiti dalla cooperativa La Cascina durante l’emergenza immigrazione.

La parte più delicata dell’indagine sulla P4, quella riguardante per esempio l’influenza della lobby di Bisignani sulle nomine nei servizi segreti o sui vertici della RAI, sarà invece tra pochi giorni trasmessa a Roma per ragioni di competenza.

Nell’ordinanza eseguita oggi invece si contestano a Bisignani e compagni solo alcuni specifici episodi di favoreggiamento.

Non è stato invece accolta dal Gip la richiesta di arresto per un’accusa pesantissima contro il deputato Alfonso Papa: corruzione. Secondo i pm Woodcock e Curcio la candidatura di Papa nel 2008 alla Camera per il Pdl sarebbe stata il prezzo delle informazioni ottenute da Papa sulle inchieste che interessavano Bisignani, il quale sarebbe intervenuto su Denis Verdini, il coordinatore del partito di Berlusconi che decideva chi entrava nelle liste.

Tra i beneficiati della lobby – secondo l’accusa – c’è anche Mauro Masi, allora direttore generale della RAI e da sempre grande amico di Bisignani. Secondo i pm, Bisignani brigava per conoscere il destino dell’indagine di Trani – svelata dal Fatto nel febbraio 2010 – nella quale il manager RAI era stato intercettato (ma non indagato) mentre parlava con Giancarlo Innocenzi delle strategie per fermare Annozero e gli altri talk televisivi invisi al Cavaliere.

Tra gli indagati dell’inchiesta sulla P4 di Napoli , in una posizione marginale,c’è anche Angelo Chiorazzo, un nome che i lettori del Fatto conoscono bene. Chiorazzo è il numero uno delle cooperative della galassia Cascina, vicina a Comunione e Liberazione, finita nel mirino delle procure di Potenza, nell’inchiesta raccontata dal primo numero de Il Fatto, il 23 settembre del 2009, e poi archiviata a Lagonegro nei mesi scorsi. Angelo Chiorazzo, amico di Gianni Letta come Luigi Bisignani, era stato raccomandato dal sottosegertario alla presidenza del consiglio al prefetto responsabile dell’immigrazione, Mario Morcone, poi candidato a sindaco di Napoli, per l’affidamento di appalti nel settore dei centri per richiedenti asilo. Proprio per saper notizie sull’esito di quell’inchiesta svelata dal Fatto si muoveva la lobby Bisignani-Papa.

Il terzo episodio contestato dai pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio riguarda il mondo Finmeccanica. L’ex giornalista dell’Ansa è – per ragioni misteriose – uno degli uomini più ascoltati dai vertici delle due principali società quotate in borsa del Tesoro: Eni e Finmeccanica appunto. E, secondo i pm si sarebbe mosso per ottenere informazioni sulle inchieste penali che coinvolgevano Lorenzo Borgogni, braccio destro del numero uno del gruppo pubblico del settore bellico, responsabile delle relazioni istituzionali Finmeccanica, indagato a Roma.

Non sempre la Procura è riuscita a trovare riscontri alla reale capacità di penetrazione informativa del network. In uno degli episodi però un elemento che sembra confermarla c’è: si tratta del favoreggiamento finalizzato a trovare notizie sull’indagine riguardante la ex moglie di Gianni De Michelis, Stefania Tucci e il suo compagno di affari, Alessandro Bondanini. Bisignani, molto amico di Stefania Tucci, era riuscito a sapere che sul capo della commercialista 46 enne pendeva una richiesta di arresto. Ed effettivamente la richiesta (poi rigettata dal Gip) esisteva.

Per questi episodi Bisignani, già iscritto nella loggia segreta P2 negli anni ottanta e poi arrestato per la mazzetta Enimont da lui veicolata fin dentro le segrete stanze dello IOR in Vaticano nel 1992, ha ricevuto un’ordinanza applicativa della misura degli arresti domiciliari per favoreggiamento e rivelazione del segreto istruttorio. Secondo la difesa dell’imprenditore arrestato, invece, sarebbe stata rigettata la richiesta della Procura per il reato più grave di associazione a delinquere finalizzata alla costituzione di un’associazione segreta in violazione della cosiddetta legge Anselmi, varata per contrastare fenomeni simili alla P2. Sempre secondo l’interpretazione difensiva, inoltre, la Procura di Napoli avrebbe ricevuto uno stop dal Gip anche sul fronte delle intercettazioni delle conversazioni riguardanti i parlamentari. Tra gli indagati ci sono anche Raffaele Balsamo, titolare del negozio di telefonini dove erano state comprate le schede telefoniche, intestate a terze persone, e usate dal gruppo per comunicare in sicurezza. Il Fatto Quotidiano ha pubblicato nei mesi scorsi alcune anticipazioni sui contenuti dell’indagine. Luigi Bisignani, difeso dall’avvocato Fabio Lattanzi, nei mesi scorsi si era fatto sentire e aveva collaborato con la Procura, sperando di evitare l’arresto. In realtà ha ottenuto solo la mitigazione della pena con la concessione dei domiciliari, che sconterà nella sua splendida casa romana. Bisignani emerge nell’indagine come il consigliere più ascoltato di molti politici e manager pubblici. I pm di Napoli lo avevano interrogato per ottenere chiarimenti sulle sue parole al telefono. Tra i temi esaminati c’erano gli importanti appalti ottenuti dalla Presidenza del consiglio dalla Italgo del suo amico Anselmo Galbusera, un grande amico di Angelo Rovati che era stato perquisito senza essere indagato, nei mesi scorsi.

I chiarimenti forniti da Bisignani non devono avere convinto i pm Woodcock e Curcio. L’uomo di pubbliche relazioni aveva parlato a ruota libera mentre era intercettato nell’autunno del 2010. Bisignani discuteva questioni delicate con ministri, membri importanti di Confindustria e con i manager dell’Eni. Con l’ex direttore generale RAI Mauro Masi per esempio, come abbiamo raccontato, analizzava nel dettaglio le modalità legali per colpire Michele Santoro. L’ex iscritto alla P2 si interessava anche alle nomine ai vertici dei servizi segreti e accompagnava Adriano Santini, fresco capo dell’Aise, a incontrare il presidente del Copasir Massimo D’Alema.

Masi, Santini, D’Alema, il direttore dell’Avanti Valter Lavitola e lo stesso Bisignani erano stati sentiti in Procura a Napoli, come anche Italo Bocchino e tanti altri personaggi coinvolti dalle chiacchiere intercettate di Bisignani.

L’inchiesta ha subito però un brusco stop dovuto alla fuga di notizie che ha messo sull’allarme gli indagati alla fine del 2010. Ora arrivano gli arresti.



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martedì 14 giugno 2011

Fusione fredda: il 1° ottobre il primo reattore in Grecia. - di Susanna Grego


La fusione fredda è diventata una realtà. L’esperimento condotto qualche mese fa presso l’università di Bologna pare proprio che funzioni: è arrivata anche l’approvazione dalla Nasa americana, tramite Dennis Bushnell, scienziato capo dell’agenzia, che spiega però che si tratta in realtà di qualcosa di leggermente diverso: di una reazione nucleare a bassa energia, chiamata Lern, le cui basi teoriche furono gettate vent’anni fa dai due scienziati americani Widom e Larson. Per fusione fredda invece si intende precisamente un processo che dovrebbe produrre reazioni di tipo nucleare attraverso lo scontro degli atomi a temperature molto inferiori rispetto alla classica fusione nucleare a caldo. La cosa più curiosa è che i due scienziati non sono ancora in grado di spiegare del tutto da un punto di vista teorico cosa succede nel corso della reazione a bassa energia.

Ma poco importa: il 1° ottobre prossimo verrà attivato il primo reattore a fusione fredda. Non in Italia però: sarà la Grecia a utilizzare per prima lo sfruttamento dell’invenzione che, pur fatta a Bologna, non ha trovato in Italia i finanziatori. Una società greca, la Defkalion green Tecnology, impresa di cui ChristosStremmenos, scienziato ed ex ambasciatore, è vicepresidente, dopo aver acquistato i diritti di sfruttare l’invenzione, metterà in funzione il primo reattore da 1 MW in collaborazione con gli Stati Uniti e la Cina a Xanthi, un paese nel nord della Grecia, con un investimento di 200 milioni di euro, per la creazione dell’unità industriale dove si produrranno apparecchiature per la produzione di energia termica ed elettrica a basso costo.

Le reazioni a bassa energia sono molto promettenti come energie alternative, infatti sono in cima alla lista di tecnologie emergenti come i pannelli solari, le sorgenti geo-termiche, le turbine eoliche e i supercondensatori. «La più interessante fra tutte è proprio questa aveva – ha detto Bushnell durante un’intervista - Probabilmente se venisse utilizzato su scala mondiale, non ci sarebbero bisogno di altre fonti alternative, perché la nostra società potrebbe benissimo alimentarsi solamente tramite questo tipo di reattori». Forse le dichiarazioni di Bushnell spingeranno molti altri ricercatori ad avventurarsi in questo campo di ricerca, aprendo nuove strade verso la produzione di energia pulita ad impatto zero per tutta la società contemporanea.

http://www.nuovasocieta.it/scienze/27441-fusione-fredda-il-1d-ottobre-il-primo-reattore-in-grecia.html