martedì 21 giugno 2011

“La macchina della munnezza”, De Magistris non ci sta e urla al sabotaggio. - di Vito Laudadio

Il neo-sindaco denuncia un sabotaggio nei propri confronti per far fallire il piano anti-spazzatura previsto dalla sua prima delibera di giunta. Nel mirino dell'accusa quel sistema politico-affaristico che per anni ha lucrato sul ciclo dei rifiuti. I cinque giorni promessi per ripulire Napoli stanno scadendo e la città è sommersa da oltre 2mila tonnellate di spazzatura.


Sabotaggio. Luigi De Magistris non usa mezzi termini per spiegare il perché Napoli sia sommersa dai rifiuti a quattro giorni dal suo proclama: “Ripuliremo la città in cinque giorni”, aveva annunciato illustrando il new-deal della città. Qualcuno ha remato contro: la “macchina della munnezza”, quella di chi in questi anni ha lucrato sull’emergenza perpetua e teme l’annunciato “voltar pagina”, ora gioca il tutto per tutto. E gioca sporco.

A cominciare dai dipendenti delle società che, in subappalto, gestiscono la raccolta in un lembo di città. Ex disoccupati, di quelli organizzati a fomentare la piazza e far crescere la protesta all’estremo. “Gente abituata a guadagnare fino a tremila euro al mese per non fare nulla” racconta chi li conosce bene: anche se cambiano le aziende, loro restano sempre al proprio posto. A fare e disfare. Come è successo l’altra notte, dove i soliti noti hanno impedito fisicamente la raccolta. Con le buone e con le cattive: indaga la Digos.

I nomi sono sempre gli stessi, i referenti politici pure: la filiera delle responsabilità è un monocolore azzurro, come il partito del Premier. Dal consigliere provinciale ex Forza Italia recentemente arrestato e sponsor di una delle cooperative attenzionate, al Presidente della Giunta Provinciale,Luigi Cesaro, che avrebbe dovuto da mesi individuare un buco dove stipare la munnezza di Napoli e non l’ha fatto. Da Nicola Cosentino fino al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che l’aveva giurata ai napoletani all’indomani della debacle elettorale.

Tutti sanno bene quanto il sistema sia fragile e come basti uno stuzzicadente per bloccare l’ingranaggio, tutti conoscono alla perfezione la parte assegnata in quel fetido copione. Ecco: per capire perché a ventiquattrore dalla scadenza dell’impegno preso dal Sindaco di Napoli la spazzatura in città cresce anziché diminuire, bisogna mettere insieme tutte le tessere di un puzzle già smontato e rimontato centinaia di volte. La città non è autonoma: una volta raccolti i rifiuti per strada, spetta alla Regione (a guida centrodestra, ndr) decidere dove sversarli e alla Provincia di Napoli gestire il resto. Il risultato è che gli oltre 200 mezzi di ASIA, la società del Comune che gestisce il servizio, sono colmi da giorni e non sanno dove andare a svuotare le loro pance. E la munnezza cresce per strada, dai bordi di periferia fino al centro. Il caldo fa il resto: in alcuni punti della città l’aria è irrespirabile, il cielo ammorbato da insetti di ogni specie che si moltiplicano insieme ai sacchetti.

L’ultimo bollettino parla di oltre 2.600 tonnellate sparse per le strade della città. Cifre drammatiche, destinate a crescere fino a quando il Governo non varerà il decreto che sbocca il trasferimento fuori regione dei rifiuti campani, unica soluzione con le discariche ormai intasate. La Lega, manco a dirlo, si oppone: dei rifiuti di Napoli accetta solo i lucrosi utili della gestione dell’inceneritore di Acerra. Lega di cassa e di Governo, che prende i soldi e scappa: dal caos, dalla puzza, dalle responsabilità di tre anni di immobilismo totale sul fronte rifiuti del Governo che sostiene anche in questa lenta e inesorabile agonia. Il risultato si vede e si annusa per le strade di Napoli, che oggi sono nelle stesse condizioni di tre anni fa. Pure peggiori, grazie soprattutto all’inerzia di tutti gli uomini del Presidente, che sapientemente avevano costruito a tavolino una nuova emergenza indotta da risolvere con il più classico dei miracoli salvifici berlusconiani. Qualcosa non è andato per il verso giusto, il sacchetto è esploso nelle mani di chi l’aveva preparato.

Da mesi il Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro – l’uomo che porta mozzarelle ad Arcore dopo aver portato pizzini per conto di donna Rosetta Cutolo a metà degli anni ’80 – avrebbe dovuto individuare l’area per una nuova discarica da un milione di tonnellate. Un polmone fetido, per permettere davvero alla città di diventare autonoma dopo i vuoti proclami della B2, Berlusconi e Bertolaso. Un impegno preso, nero su bianco, a inizio anno a Palazzo Chigi ma mai mantenuto. Non solo: una delle tre linee di produzione dell’inceneritore di Acerra, gestito dai Lombardi di A2A, è fermo per manutenzione programmata. Proprio ora, quando era chiaro a tutti che in assenza di spazi in discarica a Napoli sarebbe scoppiato l’inferno. Una situazione buona per tutte le stagioni: se a Napoli avesse vinto Lettieri, Berlusconi avrebbe rivendicato un altro miracolo. Ora, lascia che la città sprofondi nei mali da lui stesso congegnati.



Bisignani, quel ponte tra prima e seconda repubblica. - di Antonio Vanuzzo


«La linea di continuità del potere andreottiano». Così, in un colloquio con Linkiesta, il politologo Giorgio Galli definisce il faccendiere finito oggi agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulla P4. Per Galli, «faceva parte di quel sistema piduista che appoggiò Berlusconi».

Luigi Bisignani ai tempi d’oro
Luigi Bisignani ai tempi d’oro

«Oggi se ne parla come di episodi lontani, ma Bisignani rappresenta la linea di continuità del potere andreottiano tra la prima e la seconda repubblica». Lo spiega a Linkiesta Giorgio Galli, docente di Storia delle dottrine politiche all’Università degli Studi di Milano, tra i più noti politologi italiani. Per Galli, «Bisignani, assieme a Gianni Letta, è stato uno dei grandi organizzatori della struttura che ha poi scelto di appoggiare la discesa in campo di Berlusconi nel 1994».

Stamani Luigi Bisignani, faccendiere ed ex giornalista, è stato messo ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulla P4. Non sappiamo se la sua parabola sia davvero finita, ma come è cominciata?
La prima volta che si sente parlare di Bisignani risale ai tempi in cui lavorava nella corrente andreottiana della politica romana, quel sistema di potere di cui ora si parla come se fosse preistoria ma che in realtà è sempre sopravvissuto in tutti questi anni. Il nome di Bisignani è poi tornato agli onori delle cronache in riferimento alla P2 di Licio Gelli, e come capo dell’ufficio stampa di Gaetano Stammati che negli anni ’70 fu ministro del Tesoro durante il governo Andreotti. Prima delle vicende giudiziarie legate alla maxitangente Enimont, che furono fatali a Bettino Craxi, Bisignani fu coinvolto nell’affare Eni-Petromin: una tangente per assicurare al gruppo italiano un contratto petrolifero in Arabia Saudita. Fino a oggi, però, Bisignani era sempre uscito indenne dai procedimenti giudiziari.

Berlusconi una volta disse di Bisignani: «è più potente di me». Qual è il rapporto tra i due?
Alle origini di Forza Italia, quando il Caf (Craxi, Andreotti, Forlani) si ritrovò in difficoltà, Bisignani era legato a quel sistema di potere di derivazione piduista che contribuì a strutturare la discesa in campo di un Berlusconi – appoggiata da Fede e osteggiata da Confalonieri – piuttosto indebitato, ma forte dell’esperienza vincente di Publitalia. Anche Gianni Letta, che prima di diventare l’eminenza grigia dipinta dalla stampa italiana era il direttore vicino ad Andreotti del Tempo di Roma, ebbe un ruolo attivo come “organizzatore” della nuova corrente politica berlusconiana.

Alla luce delle recenti tornate elettorali, questa “struttura di appoggio” tiene ancora?
Quando è cominciata la parabola berlusconiana, Letta e Bisignani erano dei 30-40enni, oggi sono passati due decenni e quando sento Ferrara che chiede a Berlusconi di ritornare quello del 1994 mi viene da ridere. Il Cavaliere non è mai stato l’inventore di una nuova rivoluzione liberale, semmai artefice dell’evoluzione dei compromessi che caratterizzavano la prima repubblica, e di un potere formato attorno a una certa cultura televisiva. Se, come sostiene Marshall McLuhan, “il mezzo è il messaggio”, il grande salto di internet probabilmente rappresenta anche un cambiamento in termini di rappresentazione del potere. Un salto la cui portata e dimensione non è avvertita da Letta e Bisignani. Tuttavia, a meno che sulla scena italiana non si affacci un nuovo soggetto politico in grado di aggregare consenso, anche l’opposizione è legata allo stesso universo culturale e comunicativo di Bisignani: non vedo novità all’orizzonte.

Nessuno, quindi, prenderà il posto di Bisignani come perno di interessi diversi ma legati allo stesso blocco di potere?
Il sistema di Craxi e Andreotti è crollato dall’interno come l’impero sovietico. Dopo il ’68, la costellazione di movimenti confusi in Italia non è stata in grado di generare un soggetto politico capace di esprimere una retorica diversa, e quindi il sistema non venne messo in discussione. Oggi, come allora, credo sia difficile accada il contrario.

http://www.linkiesta.it/bisignani-quel-ponte-tra-prima-e-seconda-repubblica


Mi sembra di aver visto un iceberg.


zucconi

Ma vi rendete conto che mentre l’Italia tutta, dal Brennero a Lampedusa, naviga sulla rotta di un naufragio finanziario che spazzerebbe via salari,titanicrisparmi e vita di chiunque non abbia vagonate di proprietà e di fondi all’estero, come, giusto per dire, Silvio, i partiti che dovrebbero governarci si prendono a padellate in testa per portarsi via o difendere qualche ministero? Questa commedia dei ministeri è il classico caso di quelli che spostavano le sdraio sul ponte del Titanic. Rammento che fino agli ultimi giorni, i gerarchi fascisti e nazisti tramavano l’un contro l’altro per fregarsi, mentre russi, americani e inglesi erano alle porte di Roma e di Berlino. Poi gridiamo al gomblotto demoplutogiudaicomassonico se le agenzie di rating finanziario cominciano a pensare che l’Italia sia ormai un ospedale psichiatrico governato dai pazienti.

Fusione nucleare fredda: e’ il futuro? - di Luciano Priori Friggi

Il catalizzatore di energia di Rossi e Focardi sembra funzionare davvero.


Catalizzatore di energia di Rossi e Focardi (LENR)

Catalizzatore di energia di Rossi e Focardi (LENR)

Se funzionasse davvero sarebbe la soluzione del problema energetico. Sto parlando della fusione nucleare fredda, ancora tuttavia allo stato sperimentale, anche se dal prossimo ottobre partira’ il primo reattore. Di che si tratta?

La fusione nucleare “calda” e’ quella che conosciamo: la fusione di atomi fa sprigionare l’energia, ma richiede elevatissime temperature, con tutti i problemi che abbiamo visto di recente anche con Fukushima (dove pero’, come ci segnala un nostro lettore si deve parlare di “fissione”); la fusione fredda fa la stessa cosa ma a temperatura ambiente.

L’annuncio della scoperta e’ dello scorso gennaio ed e’ arrivata dall’Università di Bologna quando il fisico Sergio Focardi e l’inventore Andrea Rossi, hanno fatto conoscere al mondo di aver realizzato la fusione fredda in laboratorio. Ma quel che piu’ conta hanno riprodotto l’esperimento davanti a giornalisti e studiosi in un capannone, facendo restare tutti stupefatti.

Che cosa e’ accaduto? I due scienziati si sono serviti di un reattore minuscolo riuscendo a dimostrare che a fronte di un’alimentazione di energia, a regime di circa 400-450 W/h, si puo’ produrre un’energia circa 20 volte superiore, pressappoco di 12kW/h. I componenti che fanno innescare la reazione sono il nichel e l’idrogeno.

La notizia curiosa e’ che Focardi e Rossi non sono ancora in grado di spiegare da un punto di vista teorico del tutto cosa esattamente succede nel corso della reazione. Ma curioso, e non solo, e’ anche il fatto che la Grecia usufruira’ per prima dello sfruttamento dell’invenzione che, pur fatta a Bologna, non ha trovato in Italia finanziatori. Sara’ una società greca infatti che, dopo aver acquistato il diritto di sfruttare l’invenzione, mettera’ in funzione dal 1° ottobre prossimo il primo reattore.

Intanto dalla Nasa americana, per bocca di Dennis Bushnell, scienziato capo dell’agenzia, fanno sapere che l’invenzione di Andrea Rossi funziona e che si tratta effettivamente di una reazione nucleare a bassa energia (LERN).

A questo punto qualche domanda viene spontanea porsela: cosa ha fatto fino ad ora l’Italia, con il suo governo filo-nuclearista (a caldo), ed le societa’ dell’energia quotate in borsa? Non si sa. Io almeno non lo so, ma sarebbe bene conoscere esattamente tutti i risvolti di questa storia perche’ per Bushnell: ”Probabilmente se venisse utilizzato su scala mondiale, non ci sarebbero bisogno di altre fonti alternative, perché la nostra società potrebbe benissimo alimentarsi solamente tramite questo tipo di reattori”.

Bushnell ha anche aggiunto: “Credo che siamo sul punto di capire cosa stia succedendo dentro il reattore, penso che le cose adesso accadranno molto rapidamente. E’ una tecnologia che cambierà le carte in tavola, risolvendo i problemi geo-economici, geo-politici e di riscaldamento globale”. Mica uno scherzo.

L’Italia e’ fuori da questo discorso. Succube dei francesi, cui continua a cedere grandi industrie (cosi’ non danno fastidio politicamente), e’ interessata evidentemente a far affari con loro nel nucleare a caldo.




Bisignani due ore dal gip nega tutto Indagato l'ad di Ferrovie Moretti.

«Favoreggiamento», è bufera sul manager di Fs. La replica: «Ascoltato solo da testimone».


NAPOLI
Per due ore dinanzi al giudice per le indagini preliminari, Luigi Giordano, l’uomo d’affari Luigi Bisignani si è difeso. Ha risposto alle domande inerenti i tre capi di imputazione per le quali sono stati disposti gli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta «P4» ma anche anche a qualche ulteriore domanda fatta dai sostituti procuratori Francesco Curcio e Henry John Woodcock. Bisignani è giunto a Napoli da Roma accompagnato da uno dei suoi due avvocati, Fabio Lattanzi a bordo di una Merdeces «Classe A». Poi dall’interno del cortile del Palazzo di Giustizia, evitando la folla di giornalisti e cineoperatori assiepati sin dalle prime ore del mattino ai vari ingressi della cittadella giudiziaria, ha raggiunto, al 12mo piano della Torre B, l’ufficio del giudice Giordano.

L’obiettivo di Bisignani, ha detto all’uscita l’altro legale di fiducia, Giampiero Pirolo, è stato quello di ricostruire «i fatti e dare loro corretta qualificazione giuridica». Ma il legale ha anche ricordato che Bisignani è già stato sentito più volte dai sostituti procuratori. «Io ho perso il conto mentre il dottore Woodcock ricorda cinque in tutto» ha detto ancora il legale riferendo ai giornalisti che il giudice per le indagini preliminari è rimasto «sorpreso» dal fatto che Bisignani sia stato sentito «anche dopo la richiesta di custodia cautelare» avanzata nello scorso mese di marzo.

La procura di Napoli contesta all’ex giornalista e uomo d’affari, che ha tante amicizie che contano, tre capi d’accusa in cui sono ipotizzati i reati di favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio. Si tratta dell’acquisizione illegale di notizie riguardanti due procedimenti giudiziari. I filoni dell’inchiesta avviata dalla Procura partenopea, che vede coinvolto anche l’ex magistrato e attuale parlamentare del Pdl, Alfonso Papa, sono diversi. Per alcuni, gli atti sono già stati trasmessi alla Procura di Roma perchè di competenza degli inquirenti della capitale. Intanto, è stato iscritto al registro degli indagati anche l’ad di Ferrovie Moretti. oretti entra nell’inchiesta da una denuncia che l’imprenditore Arcangelo De Martino, coinvolto nell’inchiesta P3, intendeva presentare per presunti illeciti a suo danno commessi da persone di Trenitalia legate all’ad, denuncia poi bloccata dall’intervento di Alfonso Papa del Pdl.

Moretti, hanno fatto sapere i pm, interrogato, ha ammesso di conoscere Bisignani e Papa, ma le motivazioni del contatto con Papa da lui riferite non hanno convinto gli inquirenti. «Trasecolo» è la reazione di Moretti. Al riguardo - aggiunge- posso soltanto dire di essere stato ascoltato in qualità di persona informata sui fatti, di avere collaborato e chiarito quale fosse stato il contenuto della telefonata ricevuta dall’onorevole Papa, il quale si lamentava di un disservizio causato da un controllore su un treno. Ripeto, ho collaborato in modo trasparente: ma ora mi trovo indagato. Purtroppo, di telefonate di quel tenore ne ricevo tutti i giorni. Questo è quanto posso dire - conclude Moretti - per il resto i miei legali chiederanno di approfondire la questione e proveranno la mia totale estraneità a qualsiasi illecito».

Bisignani ha varcato la porta dell’ufficio del gip Giordano qualche minuto dopo le 13,40. Ad attenderlo, oltre al gip, anche i due pubblici ministeri titolari dell’inchiesta. Il tempo di adempiere alle formalità di rito e poi si è entrato nel vivo della materia: sul tappeto quelle tre contestazioni mosse dalla Procura di Napoli per le quali il gip ha firmato l’ordinanza. Ma i sostituti procuratori avrebbero fatto, secondo quanto riferito dall’avvocato Pirolo, qualche domanda nuova alla quale l’indagato «ha risposto». Quale? Il legale però non lo ha voluto dire.

«Bisignani però è tranquillo», ha detto ancora il suo avvocato confessando però un po’ di delusione in merito all’emissione dell’ordinanza perchè «è sempre stata offerta piena collaborazione. Ha sempre parlato di vicende che erano già note».

I due sostituti procuratori titolari dell’inchiesta nell’allontanarsi dall’ufficio del giudice per le indagini preliminari non hanno voluto fare dichiarazioni lasciando però intendere di essere fiduciosi. Il collegio difensivo dell’uomo d’affari ha fatto sapere che solo nelle prossime ore presenterà al gip l’istanza di revoca della misura cautelare e poi valuterà l’eventuale impugnazione davanti al tribunale del riesame. Al momento gli stessi legali non hanno ancora ritirato gli atti integrali allegati alla misura cautelare.



Dati choc su oceani,animali a rischio estinzione.


Gruppo scienziati dimostra evidenza fattori stress.



(ANSA) - ROMA, 20 GIU - Sintomi da estinzione di massa senza precedenti per le specie che abitano gli Oceani. Riscaldamento, acidificazione ma anche pesca eccessiva, inquinamento e acque senza ossigeno rappresentano i fattori di allarme rosso per i mari del mondo.

A tracciare l'inquietante diagnosi è un rapporto diffuso oggi e realizzato da un gruppo internazionale di 27 scienziati di 18 organizzazioni di 6 Paesi.

Il documento, che rappresenta la sintesi dei lavori di un seminario che si è svolto in aprile all'Università di Oxford, contiene dati choc sullo stato dei mari del mondo. In particolare sono stati esaminati gli effetti combinati di inquinamento, acidificazione, riscaldamento, pesca eccessiva e mancanza di ossigeno.

La conclusione è stata che questi elementi insieme stanno creando le condizioni di distruzione e che tre di essi (mancanza di ossigeno, riscaldamento e acidificazione), scrivono gli scienziati, erano presenti anche in ognuna delle precedenti fasi di estinzione di massa registrate nella storia della Terra.

"I risultati sono scioccanti", ha detto Alex Rogers, Direttore Scientifico del Programma internazionale per gli oceani (Ipso) sottolineando che l'effetto cumulativo "é ben più grave di quanto si fosse registrato individualmente".Gli esperti "sono sorpresi dalla velocità e la portata dei cambiamenti che stiamo vedendo", ha affermato Dan Laffoley, dell'Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) e co-autore del rapporto.

"Le sfide per il futuro degli oceani sono enormi ma - ha proseguito - a differenza delle generazioni precedenti, sappiamo che cosa deve accadere. Il tempo per proteggere il cuore azzurro del nostro pianeta è ora, oggi e urgente ".

In particolare secondo gli scienziati, che hanno esaminato oltre 50 dei più recenti documenti di ricerca da parte di esperti di oceani, i livelli di carbonio assorbiti dai mari del Pianeta oggi "sono già molto più elevati rispetto all'epoca dell' ultima estinzione di massa di specie marine, circa 55 milioni di anni fa, quando alcuni gruppi di animali hanno subito il 50% di perdite".

Inoltre un singolo evento di sbiancamento di massa avvenuto nel '98 ha ucciso il 16% di tutte le barriere coralline tropicali del mondo.

Senza contare, dicono gli scienziati, che la pesca eccessiva ha ridotto alcuni stock ittici commerciali di oltre il 90%. Infine l'inquinamento: nuove ricerche, si legge nel rapporto, suggeriscono che sostanze nocive, tra cui ritardanti di fiamma e muschi sintetici che si trovano nei detergenti, sono state rintracciate nei mari polari, e che queste sostanze chimiche possono alla fine arrivare ai pesci.

"Il rapporto - ha commentato Marco Costantini, responsabile del programma mare del Wwf Italia - mette in evidenza che la velocità dei fenomeni di degrado è di molto superiore a quanto finora preventivamente pianificato. Qui non si tratta di allarme ma di dati e di numeri alla mano".

Il rapporto, ha proseguito Costantini, dà prova dell' "evidenza" di quanto sta accadendo. Guardando al Mediterraneo, per il quale il Wwf ha lanciato una piattaforma web per un mare di qualità, Costantini ha sottolineato i dati Ue per i quali l'80% degli stock ittici commerciali sono sovrasfruttati. (ANSA).


http://www.ansa.it/mare/notizie/rubriche/ambienteepesca/2011/06/20/visualizza_new.html_815476460.html?idPhoto=1



Equilibrio a corrente alternata. - di Salvatore Padula e Gianni Trovati


La riscossione di tasse e tributi è buona o cattiva? È uno strumento essenziale della lotta all'evasione, anche a costo di una totale inclemenza verso i contribuenti? È possibile trovare un equilibrio tra l'interesse collettivo a che tutti paghino le tasse e il sacrosanto diritto dei cittadini (e delle imprese) di non subire prevaricazioni?

A queste domande, Governo e maggioranza non sembrano aver individuato, almeno per ora, una risposta chiara.
La riforma della riscossione – che domani dovrebbe ottenere il primo via libera della Camera con il decreto legge sullo Sviluppo – da un lato sembra attenuare alcune storture che hanno in questi anni caratterizzato l'attività degli esattori. Dall'altro lato, però, le correzioni in arrivo sembrano destinate a lasciare l'amaro in bocca alle imprese. E ai sindaci.

Per le prime, nessuna apertura è in arrivo sulla richiesta di allungare da 72 a 120 mesi il periodo di rateazione concesso ai soggetti in difficoltà. Nulla di fatto, probabilmente, neppure sulla riduzione degli aggi di riscossione. Senza dire che, la più rilevante modifica che sarà accolta dal Parlamento – l'aumento da 120 a 180 giorni del termine di sospensione sugli avvisi di accertamento esecutivi, in caso di impugnazione da parte del contribuente – è ritenuta ampiamente insufficiente per scongiurare danni a molte imprese.

In questo scenario, anche la norma che riporta dalla metà a un terzo la misura dell'iscrizione a ruolo provvisoria – norma sicuramente positiva – rischia di essere percepita solo come un contentino concesso per compensare gli altri rifiuti.
Paradossalmente, però, la stessa maggioranza di governo, nel corso degli stessi lavori per la conversione in legge del decreto Sviluppo, ha messo invece da parte ogni intransigenza quando ha affrontato la questione del fisco locale.

Su Ici, Tarsu e multe, a risuonare è stata la parola d'ordine del “liberi tutti”: sostanziale addio alle ganasce, da sostituire con cortesi inviti (ogni sei mesi) a regolarizzare la propria posizione, frettolosa ritirata di Equitalia, che effettua la riscossione coattiva per 4.600 enti e che da gennaio abbandonerà le imposte locali, senza chiarire che cosa accadrà nella fase di passaggio. Sull'onda dell'entusiasmo, gli emendamenti si preoccupano anche di chiudere ai sindaci l'accesso diretto a una serie di informazioni contenute nelle banche dati fiscali.

Il sospetto, tra gli amministratori locali, è quello del solito “doppiopesismo” di uno Stato inflessibile quando si tratta di raccogliere le proprie entrate, che diventa generoso se le risorse sono di altri. In realtà le cronache parlamentari di questi giorni sembrano dare alla vicenda un senso diverso, ispirato dalla consueta fretta degli emendamenti che non riescono a tenere conto delle realtà su cui incidono. La prova del nove è nella soglia dei 2mila euro che blocca le ganasce. Nei tributi erariali può essere letta come segno di disponibilità verso i contribuenti meno “infedeli”, ma quando la stessa regola viene estesa ai tributi locali cambia di segno e si trasforma in un colpo ai bilanci locali. Per capire il problema sarebbe stato sufficiente raccogliere qualche informazione, e scoprire che l'ampia maggioranza dei debiti nei confronti dei Comuni non raggiunge i 2mila euro.

Il fisco, si sa, è materia delicata, e soprattutto alla vigilia di una (promessa) riforma complessiva richiede un po' di studio e attenzione. L'esperienza dimostra che anche i “segnali” dati attraverso le norme cambiano l'atteggiamento del contribuente e si traducono in variazioni di gettito. A chi devono credere gli italiani? All'amministrazione che manda migliaia e migliaia di lettere chiedendo come mai chi ha acquistato una casa ha speso nel 2009 più di quello che ha dichiarato, a quella inflessibile che continua a far pagare ai contribuenti inefficienze di cui non hanno colpa, oppure a quella “distratta” che abbandona di colpo i tributi locali (valgono 20 miliardi all'anno solo quelli dei Comuni) senza costruire un'alternativa?

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-06-20/equilibrio-corrente-alternata-064419.shtml?uuid=AaspPUhD