Perché mai si dovrebbe obbedire al potente? La domanda è di quelle fondamentali, o almeno così dovrebbe essere. Ma ancora di più, perché mai non si dovrebbe contestare il potente, anche se è “della tua parte politica“? Anche questo è un tema decisivo. E’ chiaro che l’incoerenza tra parole e fatti di chi ha il potere è pratica quotidiana (ci sono lodevoli eccezioni), dunque perché mai si dovrebbe rinunciare alla denuncia e alla smitizzazione del Potente?
Eugenio Scalfari, in un famoso articolo, giustamente scrisse che “Berlinguer non è la Madonna“, in merito ad alcune sdegnate reazioni del Pci alle critiche che il proprio leader aveva ricevuto dagli studenti. E Berlinguer era per indole personale, spessore politico e levatura morale l’opposto di quel ritratto di arroganza, prepotenza e strafottenza del politico di allora (e di oggi). Dunque, il principio qui è fondamentale: non ci sono mostri sacri e, soprattutto, ricevere una critica (a fronte di centinaia di lodi) non è un dramma, nè dovrebbe essere interpretato come un atto di ostilità.
Ed è questo che insegna la storia di Bertoldo, antico buffone della nostra tradizione popolare. Con il suo Re Alboino Bertoldo affronta l’antica questione se un uomo possa o debba inchinarsi ad un altro uomo. L’argomentazione del buffone, vincente, è la seguente: “tutti siamo di terra, tu di terra, io di terra, e tutti torneremo in terra; dunque la terra non deve inchinarsi alla terra.“
Alboino, incapace di controbattere, non può però permettere che un buffone metta in dubbio il suo potere: ne va del suo onore e della sua legittimità di fronte agli altri servitori. Dunque escogita uno stratagemma che userà anche il basso Gabriele D’Annunzio nel suo ufficio al Vittoriale: fa abbassare l’uscio della sua camera, tanto che, chiunque entrasse, avrebbe dovuto chinare il capo al suo cospetto.
Del resto, tutti i capi sono fatti così: di fronte ai servitori più riottosi, da cui non ottengono la genuflessione di anima e mente, cercano sempre di ottenere quella fisica. Ma Bertoldo, come tutti i buffoni, sa come contestarlo il Potere e sa come aggirare i suoi trucchi: al posto di chinare il capo e abbassarlo nell’entrare nella camera, voltò la schiena ed entrò all’indietro calandosi i pantaloni e rendendo omaggio al Re con le natiche.
Ecco, questo è il nostro approccio al Potere: se vuole genuflessioni, di qualsiasi tipo, noi lo onoriamo con le natiche. E non ci importa se questo sia di Destra o di Sinistra, anzi: su certe cose siamo intransigenti fino alla morte. Gli ideali non si svendono, nemmeno di fronte al più grande dei bottini.
E’ quello che insegna del resto anche Salvatore Carnevale, ucciso dalla mafia, la cui storia è stata raccontata da Carlo Levi in “Le Parole sono Pietre“: sindacalista socialista, rifiutò le offerte di corruzione della mafia e fu ucciso perché aveva insegnato ai lavoratori siciliani di Sciara ad alzare la testa e ad onorare la principessa Notarbartolo e i suoi sgherri con le natiche. Il processo ai suoi assassini, il primo istruito nella storia d’Italia grazie alle denunce coraggiose di sua madre, vide fronteggiarsi due futuri presidenti della Repubblica: Giovanni Leone, il più odiato, a difesa degli assassini, mentre dall’altra parte c’era Sandro Pertini, il presidente della Repubblica più amato di tutti i tempi.
Ebbene, questo è l’approccio di Qualcosa di Sinistra. Se a qualcuno non piace, non c’è ragione che ci continui a leggere. Se i potenti pensano che basti qualche loro bravo a intimidirci (vi faremo chiudere il sito, ha minacciato qualche zelante servitore), hanno sbagliato persone. Noi non ci vendiamo. E soprattutto non mettiamo in svendita i nostri ideali.
Diceva Pier Paolo Pasolini: “La verità è rivoluzionaria“. Ecco, questo non vogliono i potenti, che sia raccontata la verità: noi continueremo a farlo, finchè potremo. Ricordo solamente a chi dice che strumentalizziamo il nome di Berlinguer per farci gli affari nostri: la colpa non è dello specchio, come diceva Enzo Biagi, ma di chi ci sta davanti. Ergo, se i potenti non si piacciono allo specchio quando ci leggono, non è certamente un problema nostro.
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