Anche l’Università italiana fa i conti con i tagli decisi dal governo. E le prospettive, calcolatrice alla mano, sono nere. Anzi nerissime. Perché nel 2012 potrebbero mancare addirittura i soldi per coprire i costi degli stipendi. L’allarme è stato lanciato dal rettore Ivano Dionigi e riportato dall’agenzia di stampa Dire: “Siamo all’insostenibilità del sistema. Nel 2012 il totale del Fondo di finanziamento ordinario sarà inferiore alla somma degli stipendi”.
Nel 2011 il Fondo di finanziamento ordinario, la principale fonte di finanziamento statale delle università, sarà tagliato a livello nazionale del 3,75%, e del 5,5% nell’anno successivo. In altre parole, il Fondo passerà da 6,9 a 6,5 miliardi, con il rischio di non riuscire a coprire il costo degli stipendi dei dipendenti.
Secondo i calcoli di Dionigi verranno a mancare in totale circa 300 milioni di euro. Una sforbiciata che mette a repentaglio il funzionamento dell’intera macchina accademica, con “danni incalcolabili” per gli studenti. “Il tema è radicale – ha spiegato il rettore di Bologna – perché se paghi solo gli stipendi, tagliando corsi e ricerca, allora diventi un ente inutile. Questo è il quadro, non su cui piangere ma da conoscere”. Dunque, le università si troverebbero di fronte a un’amara scelta: o gli stipendi o la ricerca. E il timore del rettore è che, optando per la prima, gli atenei perdano la loro ragione di esistere.
Nel 2011, ha specificato ancora Dionigi, la quota premiale destinata agli atenei virtuosi è aumentata, passando dal 10% al 12%. Mentre per le università con i conti in rosso il Ministero ha deciso di non tagliare oltre il 5%, per evitare di “metterle in crisi”.
Come da previsioni nel 2011, per l’Ateneo di Bologna, la riduzione del fondo di finanziamento ordinario dovrebbe aggirarsi intorno al 3,7%, ossia 15 milioni di euro in meno. Un taglio “già previsto”, ha assicurato però Dionigi, che per ora non dovrebbe minacciare gli stipendi del personale dell’Alma Mater.
g.z.
Nel 2011 il Fondo di finanziamento ordinario, la principale fonte di finanziamento statale delle università, sarà tagliato a livello nazionale del 3,75%, e del 5,5% nell’anno successivo. In altre parole, il Fondo passerà da 6,9 a 6,5 miliardi, con il rischio di non riuscire a coprire il costo degli stipendi dei dipendenti.
Secondo i calcoli di Dionigi verranno a mancare in totale circa 300 milioni di euro. Una sforbiciata che mette a repentaglio il funzionamento dell’intera macchina accademica, con “danni incalcolabili” per gli studenti. “Il tema è radicale – ha spiegato il rettore di Bologna – perché se paghi solo gli stipendi, tagliando corsi e ricerca, allora diventi un ente inutile. Questo è il quadro, non su cui piangere ma da conoscere”. Dunque, le università si troverebbero di fronte a un’amara scelta: o gli stipendi o la ricerca. E il timore del rettore è che, optando per la prima, gli atenei perdano la loro ragione di esistere.
Nel 2011, ha specificato ancora Dionigi, la quota premiale destinata agli atenei virtuosi è aumentata, passando dal 10% al 12%. Mentre per le università con i conti in rosso il Ministero ha deciso di non tagliare oltre il 5%, per evitare di “metterle in crisi”.
Come da previsioni nel 2011, per l’Ateneo di Bologna, la riduzione del fondo di finanziamento ordinario dovrebbe aggirarsi intorno al 3,7%, ossia 15 milioni di euro in meno. Un taglio “già previsto”, ha assicurato però Dionigi, che per ora non dovrebbe minacciare gli stipendi del personale dell’Alma Mater.
g.z.