giovedì 13 ottobre 2011

Borse europee in calo, Milano la peggiore. Sale lo spread, sospesi i titoli bancari


Va bene l'asta dei buoni del tesoro decennale, ma l'incertezza politica fa risalire il differenziale con i bund tedeschi. La Bce compra ancora altri titoli italiani e nel bollettino mensile avverte: "Nella seconda metà dell'anno la crescita frenerà"
Un’altra giornata nera per la finanza italiana, con gli indici in pesante calo, i titoli del comparto bancario sospesi per eccesso di ribasso e un’impennata dello spread che è salito di oltre 15 punti base, arrivando a toccare quota 372 punti base.

In apertura di seduta questa mattina avevano il segno meno tutte le piazze europee. La maglia nera se l’è aggiudicata ancora Piazza Affari, con l’indice Ftse Mib che prima delle 12 lasciava sul terreno il 2,18% a 16.145 punti e l’All Share che lascia l’1,93% a 16.829 punti. Nel pomeriggio il crollo è aumentato portando i due principali indici italiani rispettivamente a -3,36% e – 2,88%. Alla chiusura delle trattative il Ftse Mib segnava -3,71% a 15.894 punti, l’All Share -3,08 a 16.632 punti. Neanche la decisione di approvare il rafforzamento del fondo salva-stati Efsf da parte del parlamento slovacco, dopo la bocciatura dei giorni scorsi, è riuscita a produrre un rimbalzo.

A trascinare giù la borsa italiana sono stati soprattutto i titoli del comparto bancario: Unicredit è arrivato a cedere l’11%, perdendo così i recuperi dei giorni precedenti, Intesa San Paolo il 7,08%. Negative anche Banco Popolare e Monte dei Paschi. In controtendenza invece solo Bpm, che ha guadagnato il 4% a 1,86 euro. Merito dell’incontro di ieri tra Marcello Messori, Matteo Arpe e i soci dipendenti in vista del rinnovo nelle posizioni al vertice della società dell’istituto di credito. Ma in generale la negatività della seduta dei titoli del comparto bancario ha portato, nel pomeriggio, alla sospensione delle trattative.

Male anche il settore energia, con il titolo Enel che scivola al ribasso di oltre quattro punti percentuali dopo le parole dell’ad Fulvio Conti sui dividendi, ed Eni che lo segue i territorio negativo. Tra gli industriali, Fiat cede il 3,21%.

Oggi è stata anche la giornata di una nuova asta dei Btp, quelli in scadenza al 2016: la domanda (4,7 mld) è stata buona, con un importo offerto massimo pari a 3,5 miliardi. Ciononostante la situazione di incertezza politica influisce sul fronte dello spread fra bund tedeschi e btp, che infatti è risalito arrivando a toccare, nel pomeriggio, quota 372 punti base. Quindici punti in più rispetto a ieri. E fonti di mercato riferiscono che la Banca Centrale Europea sta procedendo all’acquisto di nuovi buoni del tesoro italiani. Il premio di rendimento dei nostri Btp decennali rispetto ai bonos spagnoli è volato a 68 punti base, un livello record.

In questo quadro va inserito anche il bollettino mensile di ottobre della Bce, secondo cui la crescita del Pil nell’Eurozona “dovrebbe risultare molto moderata nella seconda metà dell’anno” a causa delle “perduranti tensioni sui mercati finanziari” e ha definito “rischiosa” la partecipazione di soggetti privati al salvataggio dei Paesi indebitati. Insomma, le prospettive economiche dell’Eurozona “restano soggette a un’incertezza particolarmente elevata e a rischi al ribasso intensificati”, ha scritto ancora la Bce.


Berlusconi alla Camera, l’opposizione diserta Domani il voto di fiducia.






Venti minuti di intervento, undici applausi e lo sbadiglio di Umberto Bossi in diretta televisiva mentre il premier parla alla Camera. Più delle parole di Berlusconi sono le immagini a dare il senso della situazione della maggioranza. Il Cavaliere garantisce che “non esiste nessuna alternativa a questo governo” e al suo fianco il leader del Carroccio sbadiglia. Mentre i mercati reagiscono con nuovi record negativi, un’impennata dallo spread e i titoli bancari sospesi per eccesso di ribasso.  E nell’aula per metà vuota, con i parlamentari dell’opposizione che disertano l’emiciclo (tranne i Radicali), si vedono quattro ministri seduti sui banchi dell’Italia dei Valori. Palma, Galan, Maroni e Calderoli. E’ dunque più il contorno a colpire. Lo raccontano alla perfezione via sms Caterina Perniconi e Paola ZancaGiulio Tremonti che spinge in aula Bossi dicendogli “muoviamoci altrimenti ci accusano di essere assenti”. Domenico Scilipoti che entra correndo e Alessandra Mussolini che lo riprende: “Stai attento a te”. E Daniela Santaché che non si vede ma, garantisce, è solo in ritardo. La maggioranza doveva mostrarsi al completo, invece si contano oltre venti assenti.

Ma alle undici Berlusconi prende la parola, puntuale. E già le prime parole confermano che Gianni Letta è riuscito a far desistere il premier dallo scontro: “Mi scuso per l’incidente parlamentare, la bocciatura del rendiconto è una anomalia da sanare”. Il premier legge un testo scritto, senza sbavature. E la mano di Letta si riconosce anche nel passaggio sul Quirinale. “La vigilanza istituzionale del Capo dello Stato è impeccabile”, scandisce il premier. “Sorveglia sul regolare svolgimento delle istituzioni e stimola i soggetti della politica senza fare politica”. Un tentativo di rispondere alle due comunicazioni che Giorgio Napolitano ha inviato al governo in meno di 24 ore. Ma il Colle aveva chiesto provvedimenti concreti. E invece stamani, il Consiglio dei ministri convocato proprio per mettere mano al rendiconto economico e trovare una soluzione, ha rimandato tutto a dopo il voto di fiducia previsto per domani. In pratica l’esecutivo ha deciso di incassare prima la fiducia e poi individuare una strategia. La preoccupazione di non superare l’esame di Montecitorio è concreta. Timore confermato anche dai toni pacati e distensivi usati dal premier. A parte un attacco all’opposizione e una alla stampa (definita “patiboli di carta”). “A chi ci chiede un passo indietro noi rispondiamo che mai come ora sentiamo al responsabilità di non accondiscendere a questa richiesta – ha detto Berlusconi – il nostro governo comunque andrà avanti senza farsi condizionare da nulla se non dal rispetto della Costituzione e degli impegni presi”. “Questo governo non ha alternative credibili e le elezioni anticipate non sarebbero una soluzione ai problemi che abbiamo” oggi, ha proseguito Berlusconi, “il nostro primo dovere è di mettere l’Italia al riparo dalla crisi economica”. “Le opposizioni – ha sottolineato – esercitano un legittimo diritto dovere di critica anche aspra ma sono frastagliate, anzi oggi addirittura sparite. Non hanno né un esecutivo di ricambio né un programma alternativo da sottoporre agli elettori. Io sono qui e con me una maggioranza politicamente coesa al di là degli incidenti d’aula”.

Nel suo intervento Berlusconi ha infatti definito lo scivolone della maggioranza sul rendiconto di bilancio “un incidente parlamentare di cui la maggioranza ha la responsabilità e di cui mi scuso”, un incidente che ha “determinato una situazione anomala che dobbiamo sanare con un voto di fiducia politica”. Il governo, ha spiegato, “presenterà al Parlamento nuovo provvedimento di un solo articolo al quale aggiungerà tabelle e dati contabili” che sarà poi “sottoposto alla Corte dei Conti e presentato in Senato”. “A questa soluzione non c’è alternativa” ha detto il premier. Secondo Berlusconi parlare di “sfiducia” al governo per il voto negativo sul Rendiconto “è del tutto improprio perché si tratta di un atto squisitamente contabile”. Berlusconi ha poi affrontato il tema della crisi economica: “Sono qui per testimoniare che l’Italia ce la farà battendo la strategia del pessimismo” ha detto sottolineando che “la stabilità dell’euro è il pilastro della costruzione europea” ma che “la moneta unica ha un vizio d’origine perché non esiste ancora una autorità europea che possa coordinare le politiche fiscali ed emettere bond. L’Europa deve fare un passo avanti decisivo nel coordinamento della politica fiscale”. Il presidente del Consiglio ha assicurato che il “il decreto sviluppo sarà un mattone” importante per ricostruire la fiducia e che il governo “continuerà a lavorare nell’interesse delle famiglie e delle impresse anche se contro di noi è stata montata una campagna di inusitata violenza basata solo sull’antiberlusconismo”. Poco altro. Poco di nuovo oltre a quello già detto il 14 dicembre, impegni. Ma la maggioranza ha applaudito. “Bel discorso, domani il governo ci sarà ancora”, ha garantito Bossi. Poi ha lasciato l’Emiciclo durante il dibattito, dopo una stretta di mano con Berlusconi. Poco affollata, a prescindere dall’assenza dell’opposizione, la breve replica di Berlusconi. mentre il presidente del Consiglio parlava mancavano dall’Aula diversi deputati del Pdl, e si registravano vuoti anche al banco del governo.

di Davide Vecchi

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/13/berlusconi-alla-camera-opposizione-diserta-radicali-in-aula-domani-nuovo-cdm/163520/

«Il processo si terrà a Taranto» La Cassazione sul delitto di Sarah.



Rigettato il ricorso dei difensori di Sabrina Misseri
Biscotti:«I giudici sono e saranno sereni nel giudicare»


TARANTO - Il processo sul delitto di Sarah Scazzi resta a Taranto. Lo ha stabilito la prima sezione penale della Cassazione respingendo la richiesta di remissione del processo avanzata dai difensori di Sabrina Misseri. Stessa opinione aveva espresso la procura generale presso la Cassazione avallando la tesa difensiva della ragazza accusata con la madre Cosima Serrano, di concorso in omicidio volontario, sequestro di persona e soppressione di cadavere.


IL LEGALE DELLA FAMIGLIA SCAZZI - «I giudici di Taranto sono e saranno sereni nel giudicare», afferma Valter Biscotti, l’avvocato che rappresenta la famiglia di Sarah Scazzi costituitasi parte civile nei procedimenti in Cassazione. Per il legale perugino «non c’era nessuna argomentazione giuridica o tecnica tale da determinare lo spostamento del processo a Potenza». Ora il procedimento può andare avanti e già domani il gup di Taranto, Pompeo Carriere, aprirà la camera di Consiglio in cui dovrà decidere la richiesta di rinvio a giudizio delle due donne accusate dell’omicidio e di altre undici persone tra cui Michele Misseri che deve rispondere di concorso nella soppressione di cadavere.


IL PROCURATORE DI TARANTO - «Alla base della richiesta di rimessione del processo, però, c'era una sorta di offesa alla popolazione locale che, si diceva, avrebbe potuto influire o interferire sulle decisioni, anche se con questo non voglio muovere critiche a nessuno». Lo dice il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, sull'ultima decisione della Cassazione. «Non entro nel merito della questione. Dico solo che noi, come magistrati, siamo abituati a sentirci di tutto e il contrario di tutto, come gli arbitri di calcio. Aspettiamo il provvedimento per valutarlo - continua Sebastio - ma cerchiamo anche di evitare di scadere in un racconto che sembri un incontro di calcio o di pugilato. Qui nessuno ha fatto un gol o lo ha subito, è il processo che segue il suo iter. Ricordiamoci che c'è sempre la presunzione di innocenza, e che quelli adottati sono provvedimenti interlocutori e non sentenze».


RIAPERTI I TERMINI DI CUSTODIA CAUTELARE - Depositata la decisione della Cassazione si riaprono i termini di custodia cautelare per le due sole persone attualmente detenute per il delitto della quindicenne di Avetrana (Taranto): Sabrina Misseri e sua madre, Cosima Serrano. Il termine di scadenza più ravvicinato è quello per Sabrina Misseri, che si trova nel carcere di Taranto dal 15 ottobre 2010. Per lei i termini di custodia cautelare scadranno il 27 novembre prossimo. Entro quella data il gup del Tribunale di Taranto Pompeo Carriere, dinanzi al quale già da domani, in udienza a porte chiuse, ricompariranno i 13 imputati dell'inchiesta, dovrà far conoscere le sue decisioni. Molto più in là nel tempo scadranno invece i termini di custodia cautelare per Cosima Serrano, arrestata il 26 maggio scorso. L'udienza preliminare di domani dovrebbe essere dedicata in gran parte alle eccezioni preliminari, che si preannunciano numerose da parte dei difensori degli imputati. Spetterà al gup, poi, decidere se chiedere se qualche imputato intenda essere ascoltato o voglia avvalersi dei riti di giudizio alternativi.


Nazareno Dinoi


http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2011/13-ottobre-2011/processo-si-terra-tarantola-cassazione-delitto-sarah-1901806429923.shtml

mercoledì 12 ottobre 2011

Tg3 e Tg1, le due Italie alla Rai. Nessun rispetto per il servizio pubblico. Il canone non ha colore politico. Meno male che Sky c’è.



www.italiainformazioni.com


Se non vi è mai capitato, fate in modo che avvenga, almeno una volta: seguite il telegiornale delle 14,30 circa sulla terza rete, il Tg3, e la sera, alle venti, il Tg1 di Augusto Minzolini. Meglio se invece di farlo voi, direttamente, avete la fortuna di suggerire a qualcuno che sa poco e niente dell’Italia. Non è facile, ci rendiamo conto, ma se aveste un congiunto o un amico che rientra in Italia dopo una lunga permanenza all’estero, sarebbe perfetto.

Dopo avere visto i due telegiornali, direttamente o meno, la sensazione immediata è che vi abbiano raccontato due Paesi diversi. Non è possibile che il TG3 e il TG1 si siano occupati dello stesso Paese. Sono due Italie: l’una, quella del Tg3, in piena crisi, le rivolte sociali, la disoccupazione, le proteste, le difficoltà del governo, i suoi”incidenti” raccontati per filo e per segno. E i giovani, i lavoratori delle fabbriche in primo piano. Manifestazioni di piazza, cortei, denunce del sindacato, di persone comuni ed altro.



Alle venti dello stesso giorno tutto questo sembra svanire di colpo. C’è uno sguardo sull’agenda del governo, le dichiarazioni dei portavoce, l’agenda politica per la prima metà del telegiornale; nella seconda parte, c’è l’arte, gli appuntamenti culturali, il costume, le curiosità, i piccoli problemi della gente comune. E’ una quotidianità. Non è una quotidianità marginale, ma lo scenario minore di vezzi, abitudini, mode che attraversano il Paese e ne segnalano la “normalità”.

L’una e l’altra Italia possono stare insieme? Sicuramente sì, ma a scapito dell’informazione, della notizia, della conoscenza dei fatti.

Il Tg1 della sera indugia sulle piccole cose a discapito delle grandi. Ospita una cronaca giudiziaria su cui il Tg3 non si sofferma. Un esempio? Il caso Penati non manca mai, anche quando manca la notizia. E poi, abbastanza frequentemente, c’è l’editoriale dell’editore che spiega le ragioni del presidente del Consiglio e i torti delle opposizioni. Una consuetudine che non ha precedenti. Non che i predecessori di Minzolini non si avventurassero negli editoriali – lo facevano, ma sforzandosi di stare in equilibrio fra il bisogno di dire come stavano le cose e quella di non prendere parte al conflitto e evitare la partigianeria – invece il direttore del Tg1 non ha remore, entra nell’argomento come un bulldozer, una ginocchiata a destra ed una a manca. 

Silvio Berlusconi ha sempre ragione, l’opposizione e la magistratura sempre torto.
Il Tg1 ha un “allegato”, una coda, affidata a Giuliano Ferrara, con Radio Londra: un editoriale serale che ribadisce le ragioni di Augusto Minzolini, riferendole un poco meglio.

Per farsi un’idea di come va il mondo, direte, basta guardarli entrambi. Non è agevole per chi ha impegni di lavoro. E poi, perché mai non si può avere un telegiornale equilibrato, che ci racconti l’Italia che protesta, fatica, denuncia, pretende servizi dignitosi? Non è necessario fare parlare sempre e comunque i soliti noti, maggioranza ed opposizione che sia, basta dare spazio agli italiani che vivono sulla loro pelle i problemi di ogni giorno.

Sì, abbiamo perfino nostalgia della Rai “papalina” e democristiana  della prima Repubblica, che lottizzava i telegiornali e copriva le gambe delle ballerine, ma non nascondeva le notizie e non si arrotolava attorno a quelle per rappresentare come peggio è possibile il nemico. Nessun rispetto per il servizio pubblico. Solo per la concorrenza di Mediaset.
 

http://www.italiainformazioni.it/giornale/politica/133818/italie-alla-nessun-rispetto-servizio-pubblico-canone-colore-politico-meno-male.htm

Governo battuto sul rendiconto, Berlusconi chiederà la fiducia.



Il premier Berlusconi (Adnkronos)


Roma, 11 ott. (Adnkronos/Ign) - Il governo è stato battuto in aula alla Camera sull'assestamento di bilancio. L'Aula ha respinto l'articolo 1 del Ddl di rendiconto 2010. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha rinviato a domani i lavori su richiesta del presidente della commissione Giorgetti. ''Mi sembra giusto, date anche le evidenti implicazioni di carattere politico dell'accaduto'', ha dichiarato Fini.


E' un fatto che non ha precedenti, avrebbe poi commentato nel corso della conferenza dei capigruppo, stabilendo quindi la convocazione della Giunta per il Regolamento per decidere se, dopo la bocciatura, sia possibile andare avanti.
Sono 14 (con Alfonso Papa, però) i deputati del Pdl che non hanno partecipato al voto . Tra questi, spicca il nome di Claudio Scajola, reduce da un lungo incontro con il premier Silvio Berlusconi (''E' stata una chiacchierata sincera tra amici'', ha commentato uscendo da Palazzo Grazioli). Tra gli altri, mancavano poi Antonio Martino, Piero Testoni, Giustina Destro.
Sei gli assenti di Popolo e territorio, a partire da Domenico Scilipoti. Assente anche Gianfranco Miccichè. Nel Misto mancava tra gli altri Andrea Ronchi. Non c'era nemmeno Umberto Bossi, che si è fermato a parlare con i cronisti e ha mancato, di un soffio, il voto facendo scoppiare un caso. Assente anche l'altro leghista Matteo Bragantini.
Andando per gruppo, sono stati tre gli assenti del Pd, tre di Fli e tre dell'Udc compreso il leader Pier Ferdinando Casini. Alla voce 'in missione', invece, figurano Roberto Maroni, Franco Frattini, Catia Polidori eGiulio Tremonti (che però a un certo punto è entrato in Aula).
"Nessuna ragione politica, di nessun tipo" per l'assenza del ministro dell'Economia, spiega una nota del Tesoro. "A poche ore dalla presentazione della legge di stabilità era al ministero impegnato con gli uffici di gabinetto nella valutazione dei dossier relativi a ciascun ministero" e ''appena ricevuta la notizia dall'aula il ministro ha interrotto i lavori e si è recato a Montecitorio".
Il premier, secondo fonti parlamentari della maggioranza, subito dopo il voto, ha raggiunto scuro in volto l'aula del governo di Montecitorio con in mano l'elenco degli assenti. In particolare, Berlusconi avrebbe storto il naso proprio per l'assenza al voto dei due big al voto, Tremonti e Scajola.
Il voto di oggi, spiega però Ignazio La Russa, è stato determinato da ''assenze occasionali'' e dalla bocciatura di un articolo di un provvedimento non può derivare la conseguenza che il governo non ha la maggioranza in Parlamento. ''Deciderà il presidente del Consiglio - aggiunge -, per me sarebbe corretto mettere subito un voto di fiducia per vedere se il governo c'è o non c'è''. Quanto alle assenze, il coordinatore del Pdl minimizza: ''Non c'è nessuna dietrologia da fare, alcuni erano assenti perché impegnati in attività istituzionali, altri sono arrivati trafelati, un attimo in ritardo, come Tremonti...''.
La Lega, con Bossi, parla di ''piccolo infortunio'' e ''niente di politico''. Quindi ''per adesso non viene giù nulla'', replica ai cronisti il Senatur anche se glissa sulla durata dell'esecutivo. ''Non sono un mago, non so quanto durerà...''
Ma l'opposizione va all'attacco e chiede le dimissioni del premier. "Berlusconi si convinca ad andare al Quirinale", dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. "Un governo bocciato sul consuntivo non può fare l'assestamento di bilancio, un governo che non può fare l'assestamento non c'è più", prosegue. Quanto accaduto oggi aggiunge alle "ragioni politiche della crisi anche ragioni strutturali", sottolinea il segretario del Pd.
Chiede un passo indietro al premier anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini . "Oggi le dimissioni di Berlusconi, e prima ancora quelle del ministro Tremonti, sono inevitabili per ridare credibilità al Paese", sottolinea. "Molti pensano che sia un'ossessione dell'opposizione chiedere le dimissioni di Berlusconi ma - insiste - siamo di fronte a un governo paralizzato".
Per il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro , ''non si tratta di un incidente, ma di un atto politico uguale alla sfiducia del Parlamento nei confronti di questo governo, perché bocciare il bilancio dello Stato vuol dire bocciare l'atto fondamentale su cui si fonda l'attività di governo''. ''Ci auguriamo che il capo dello Stato possa autonomamente prendere atto che questo Parlamento è ormai asfittico'', insiste. ''Prima che sai troppo tardi ponga fine al governo Berlusconi e ci mandi a elezioni anticipate'', conclude Di Pietro



http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Governo-battuto-sul-rendiconto-Berlusconi-chiedera-la-fiducia_312528214567.html

Vignetta di Vauro




MAURIZIO CROZZA - Ballarò 11/10/2011 - Una strana settimana