GROSSETO - Il comandante Francesco Schettino ha risposto alle domande del gip durante l'udienza di convalida del fermo in corso al Tribunale di Grosseto. La procura ha chiesto che la misura cautelare venga confermata. Secondo i pm, insomma, il comandante della Costa Concordia deve restare in carcere. La decisione ora spetta al giudice per le indagini preliminari Valeria Montesarchio.
«Ero io al comando della nave» al momento dell'impatto, ha dichiarato il comandante durante l'interrogatorio, durato circa tre ore. L'affermazione di Schettino coinciderebbe dunque con uno dei primi accertamenti investigativi, secondo i quali fu il comandante a decidere la rotta da seguire nei pressi dell'Isola del Giglio.
Indagato. «Per ora gli indagati sono due, il comandante della nave Francesco Schettino, che è in stato di fermo, e il primo ufficiale in plancia Ciro Ambrosio, denunciato in stato di libertà. Valuteremo eventualmente le posizioni di altre persone dopo l'udienza di convalida prevista per Schettino», ha dichiarato ieri il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio. Schettino, ha aggiunto, «rischia fino a 15 anni di carcere», e «al momento le accuse sono omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono di nave».
Le guardie del carcere di Grosseto hanno l'ordine di controllare spesso come sta Schettino. Non ha manifestato intenzioni sucide, ma è considerato un detenuto a rischio. Il comandante della nave fa i conti con il carico di accuse che gli sono piovute addosso: la responsabilità della sciagura, di quei morti che con l'andare delle ore diventano sempre di più. Il suo avvocato lo ha visto «affranto, costernato, addolorato» e «fortemente turbato».
Schettino è in cella con altri due detenuti. Per lui non è stato disposto il massimo livello di sorveglianza - quello "a vista", con una guardia che 24 ore su 24 lo tiene sotto controllo - ma quello appena un gradino sotto. E ha già ricevuto le visite dello psicologo. Dal penitenziario spiegano che quel tipo di assistenza è una prassi per i neofiti del carcere. Per Schettino, però, «è necessaria una particolare attenzione - ha sottolineato il provveditore toscano all'Amministrazione carceraria, Maria Pia Giuffrida - perchè sta ovviamente attraversando un periodo delicatissimo».
«Tranquillo». Chi ha avuto modo di vedere in carcere il comandante - che ancora non ha avuto colloqui con i familiari - dice che all'apparenza è tranquillo, che non si lascia andare alla disperazione, alle imprecazioni, al pianto. Secondo il suo legale, l'avvocato Bruno Leporatti, «è confortato dalla consapevolezza di aver mantenuto, in quei frangenti, la lucidità necessaria per attuare una difficile manovra di emergenza che, conducendo la nave su un basso fondale, ha di fatto salvato la vita di tante persone». Manovra che in base alle indagini della Capitaneria di porto sarebbe stata invece frutto del caso. Secondo gli investigatori, infatti, la nave, una volta speronato lo scoglio, ha imbarcato acqua diventando ingovernabile.
«Cosa vuole fare, vuole andare a casa?». Lo domanda con voce alterata l'ufficiale della Guardia costiera di Livorno Gregorio De Falco, al telefono con il comandante Francesco Schettino. La chiamata, il cui audio è stato diffuso dal Corriere Fiorentino, è dell'1,46 di sabato mattina ed è una delle chiamate sequestrate dalla Procura, con il comandante che si lascia scappare anche un «abbiamo abbandonato la nave», prima di ritrattare. E quando la Capitaneria dice che ci sono «già dei cadaveri» Schettino a quel punto chiede «Quanti?». E l'ufficiale: «Deve dirmelo lei!».
«Sono stato catapultato in acqua». In un altro passaggio dell'audio della conversazione registrata la sera del naufragio tra l'ufficiale della Guardia Costiera e Schettino, quest'ultimo risponde al primo che lo accusava di aver abbandonato la nave: «Non ho abbandonato nessuna nave, siamo stati catapultati in acqua». L'ufficiale risponde: «Va bene, verificheremo successivamente come sono andate le cose...».
Passera: clamoroso errore umano. Il naufragio della Costa Concordia è «un caso drammatico clamoroso errore umano o quantomeno di non rispetto di policy e regole», ha detto il ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e Trasporti, Corrado Passera, in audizione del Senato, commentando la tragedia.
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