Gli ordini di custodia cautelare, quattro in carcere, tre ai domiciliari, disposti dalla procura dell'Aquila: "Associazione criminale tesa a condizionare l'affidamento di commesse pubbliche". Coinvolto Castiglione (Pdl).
Alfredo Castiglione Vicepresidente Regione Abruzzo
L'AQUILA - "Mi rifiuto di pensare che la mia attività sia soltanto quella di distributore di mazzette!". E poi ancora: "... Noi dobbiamo pagare la tangente...". Suonano come una confessione le parole dell'imprenditore Duilio Gruttaduria - arrestato questa mattina per tangenti alla Regione Abruzzo insieme ad altre sei persone - pronunciate al telefono con la moglie durante suoi lunghi e interminabili viaggi in auto. Una confessione che gli uomini della squadra mobile di Pescara (guidati da Pierfrancesco Muriana) per mesi hanno registrato e messo a verbale (e che sono alla base della richiesta di misura cautelare).
"Io passo dalla mattina alla sera a fare cose che sono contro legge...", "Io vivo di cose da galera...". E la moglie Anna Teodoro risponde: "... E non è che rischi la galera e poi andiamo al mare... Le cose vanno fatte... E vanno fatte anche bene...". E ancora Gruttadiuria: "Credimi... il 95 per cento delle cose di cui mi occupo sono reati... sono cose vietate dalla legge... Perché di che mi occupo? Mi occupo di favorire che l'Ecosfera vinca le gare...".
E nelle quasi duecento pagine di ordinanza di custodia cautelare il giudice per le indagini preliminari Marco Billi trascrive il rendiconto dei favori che esponenti della pubblica amministrazione (politici e dirigenti) avrebbero ottenuto dal gruppo Grattaduria. C'è il vice presidente della Regione che cerca di ottenere l'approvazione di un progetto in Albania per favorire la compagna, c'è la dirigente regionale Giovanna Andreola, che ottiene assunzioni, consulenze per il marito. Quest'ultima secondo Grattaduria dimostra "l'arroganza del potere..." e si comporta come Caligola (che nominò senatore un cavallo) chiedendo a loro di far assumere con ruoli importanti persone assolutamente non qualificate e inutili. C'è un avvocato sponsorizzato dall'ex braccio destro del governatore Ottaviano Del Turco che deve essere "preso" per "non fare nulla... proprio nulla...".
Secondo la Procura dell'Aquila, dunque, con la complicità di funzionari dell'ente pubblico regionale era stata messa in piedi "un'associazione criminale tesa a condizionare l'affidamento di commesse pubbliche in cambio di partite economiche consistenti in contratti di consulenza e assunzioni clientelari". Le misure riguardano l'imprenditore siciliano Gruttadauria, Annamaria Teodoro (moglie del Gruttadauria), Lamberto Quarta, Giovanna Andreola e poi Michele Galdi (marito dell'Andreola), Corrado Troiano e Mario Gay. Per i Alfredo Rossini e Antonella Picardi, tutti gli indagati sarebbero coinvolti a vario titolo nella fraudolenta aggiudicazione in favore della società Ecosfera di appalti per milioni di euro.
A far scattare le indagini sarebbe stato proprio il coinvolgimento di Lamberto Quarta, assunto come consulente con un contratto da 70 mila euro l'anno, poco dopo che lo stesso aveva terminato gli arresti domiciliari per un'altra vicenda: quella di Sanitopoli, dove finì in carcere insieme all'ex governatore Ottaviano Del Turco. Secondo gli inquirenti la Ecosfera avrebbe offerto a Quarta un paracadute economico forse a fronte di rapporti già in essere. Il nome dei Gruttaduria finì anche nelle carte dell'inchiesta G8, in quanto proprio una delle società del gruppo era pronta ad assumere il figlio trentenne di Angelo Balducci, Filippo.
I Ros di Firenze intercettarono il fratello di Duilio Gruttaduria, Enzo, al telefono con Diego Anemone, mentre chiedeva come regolarsi con il figlio di Balducci e che tipo di contratto deve fare. Il nome degli imprenditori Gruttadauria, all'inizio degli anni '90, fu al centro di un'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo che aveva trovato due numeri telefonici con l'indicazione "ingegnere Gruttadauria" sopra alcune rubriche sequestrate nell'ambito della maxi indagine sulla spartizione degli appalti pubblici in Sicilia sotto il controllo di Cosa Nostra. Proprio in questa inchiesta, assieme ad altri costruttori finiti in carcere, era stato indagato Dino Anemone (poi prosciolto nel 2004), il padre dei due imprenditori romani Daniele e Diego.