domenica 29 gennaio 2012

Ecco le tegole fotovoltaiche: il tetto che produce energia.



Dopo i pannelli fotovoltaici da installare sul tetto o in giardino, arrivano le tegole fotovoltaiche: perfettamente integrate nella struttura dell’edificio, efficienti e soprattutto belle da vedere. Il problema estetico è infatti uno dei fattori che hanno finora ostacolato la diffusione dell’energia solare in Italia, un paese ricco di borghi antichi e centri storici dove l’installazione dei pannelli solari è non solo antiestetica, ma spesso vietata dalla legge.

La tegola solare permette di ovviare a questo inconveniente. Già presente sul mercato da più di un anno, il prodotto si è infatti perfezionato e diversificato in modo da integrarsi sempre meglio nel paesaggio. Sono oggi disponibili sia tegole che coppi fotovoltaici.
Le tegole sono di fatto piccoli pannelli solari da applicare sulla parte piatta di ogni tegola o tra una tegola l’altra. La differenza rispetto a un tetto tradizionale è percepibile, ma siamo ben lontani dall’impatto estetico di una copertura costituita interamente da pannelli fotovoltaici. Inoltre, l’installazione richiede un rifacimento solo parziale del tetto e la resa può essere molto elevata.
coppi solari rappresentano la vera novità. Sono fatti esattamente come i coppi tradizionali, solo che sulla loro superficie è ricavato l’alloggiamento per un pannellino fotovoltaico. I difetti rispetto alla tegola: costano di più, richiedono il totale rifacimento del tetto.
I vantaggi: sono più belli e più simili ai tetti tradizionali, non hanno bisogno di installatori specializzati e danno diritto alla certificazione di “integrazione totale” del pannello nel tetto. Questo significa che, nelle zone sottoposte a rigide normative in ambito paesaggistico, i coppi permettono di ottenere le necessarie autorizzazioni all’installazione con più facilità rispetto alle tegole.
L’offerta di tegole e coppi solari cresce a vista d’occhio e i produttori sono già un buon numero. Una chicca tutta green? Le tegole prodotte a Rovigo da Fornace Fonti: in argille naturali della pianura padana, senza aggiunta di fanghi o additivi industriali, provviste di pannellini solari sostituibili qualora la ricerca in ambito fotovoltaico dovesse portare a tecnologie sensibilmente più efficienti.

Scoperto il batterio mangiarifiuti Si chiama «thermotoga neapolitana». - di Elisabetta Froncillo






 (Thermotoga neapolitana)


POZZUOLI - L’oro di Napoli è la spazzatura, da trasformare in energia. Come? Semplicemente utilizzando un batterio mangia immondizia. Il suo nome è Thermotoga neapolitana. 
La scoperta è del Cnr di Pozzuoli, dove gli scienziati e i ricercatori sono a lavoro da alcuni anni per sperimentare fonti alternative energetiche. Il luogo del ritrovamento? Una pozza calda, di natura vulcanica, sulla costa puteolana. Il progetto, bloccato dallo scorso governo, respira una ventata di novità e speranza: ampliato e cresciuto il programma dei ricercatori ha ottenuto un finanziamento dalla Comunità europea, che resta per il momento fermo nelle casse. Da erogare per portare alla ribalta internazionale le ricche proprietà del territorio vulcanico flegreo. 

Proprio queste non smettono di svelare i segreti: prima l’effetto viagra, pubblicato alcuni anni fa da studiosi dell’Università Federico II, poi, nelle acque solforiche, il batterio brucia-spazzatura. La ricerca va avanti grazie al gruppo condotto dalla dottoressa Agata Gambacorta dal 2008. Il thermotoga, microrganismo termofilo, ovvero un essere vivente che cresce a temperature altissime, riesce a trasformare il glucosio dei rifiuti in idrogeno, e questo attraverso un impianto biomasse diventa energia. Per il momento esiste all’interno del Cnr un impianto da un litro capace di alimentare una batteria di cellulare, luci led, e piccole lampade. Ma in cantiere c’è qualcosa di più grande. Su quest’ultimo punto gli scienziati mantengono il riserbo e annunciano che parleranno a brevetto avvenuto. 

Nelle fumarole sottomarine dunque cresce il batterio che potrebbe risolvere due emergenze: quella energetica e quella ambientale. Soprattutto in un territorio tanto provato come quello campano. In altre fumarole, quelle della Solfatara, non molto lontane invece da quelle del ritrovamento del thermotoga, che cresce tra Lucrino e Punta Epitaffio, esiste la famosa sostanza capace di sostituire addirittura il viagra. Alla base della produzione di idrogeno di questo batterio anaerobico ci sono i rifiuti organici: il thermotoga digerisce il glucosio che ricava dagli avanzi alimentari, come bucce di pesca o di patate, o verdura, o pesce, o più in generale da qualsiasi carboidrato di scarto, producendo di seguito altre molecole utili anche per la medicina e per la chimica. «Certo c’è bisogno di avere rifiuti differenziati» precisano dal Cnr. Ma sarebbe sicuramente un aiuto in più per ottenere buoni risultati. 

Nei rifiuti il thermotoga riuscirebbe a crescere, producendo idrogeno. Il microrganismo fermenta finendo nel cilindro dell’impianto, dove si trova una cella con una ventola che trasforma l’idrogeno prodotto in energia. Da qui ne derivano combustibili per auto ed energia per utenze di dimensioni domestiche o superfici come uffici o supermercati. Anche in campo farmaceutico procede la sperimentazione: la biomassa di scarto infatti ha dato risultati soddisfacenti nella produzione di elementi medici. 

Quello del Cnr di Pozzuoli è un impianto pilota per la produzione di idrogeno che ha già creato i primi prototipi di alimentatori per telefoni mobili costituiti da celle a combustibile a idrogeno o alcol. Il progetto nel 2008 ha ottenuto una battuta d’arresto dal ministro Tremonti. Oggi i soldi sono stati finanziati dall’Unione Europea. Al Cnr attendono l’erogazione e la Gambacorta lancia l’appello: «Senza ricerca non c’è innovazione, non costringete i ricercatori ad andare all’estero. È un momento buio ed è un peccato in una terra che ha così tanto da offrire per ricerche all’avanguardia».



http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=179025

Vaccino anti-Alzheimer al Cnr di Napoli.


Antonella Prisco


Molecola già brevettata, La ricercatrice Antonella Prisco: «È presto per dire se è efficace sugli uomini»


«Per affermare con certezza che il vaccino sia efficace sugli esseri umani occorrono vari altri passaggi di ricerca, ma si sa già che ha le proprietà immunologiche desiderate». 


Così Antonella Prisco, ricercatrice del Cnr di Napoli, parla del vaccino contro il morbo di Alzheimer — o meglio, contro contro il beta amiloide, il peptide, una piccolissima molecola, associato all'Alzheimer — appena brevettato dagli scienziati di due strutture del Consiglio nazionale delle ricerche: l'Istituto di genetica e biofisica (Igb) e l'Istituto di biochimica delle proteine (Ibp). Il vaccino agisce producendo anticorpi contro il beta-amiloide. 


Il loro studio è stato pubblicato sulla rivista specializzata internazionale «Immunology and Cell Biology«. Due i gruppi di ricerca napoletani che partecipano al lavoro sul vaccino (1-11) E2. Quello guidato dalla stessa Antonella Prisco all'Igb e quello capitanato da Piergiuseppe De Berardinis all'Ibp.


Piergiuseppe De Berardinis GLI «INVENTORI» - Con Prisco e De Berardinis, gli «inventori» del vaccino sono Diana De Falco, studentessa di tesi all'Igb, e Antonella Caivano, post-doc presso l'Ibp. Ma tra gli autori dello studio pubblicato su «Immunology and Cell Biology« ci sono anche Francesca Mantile, Carla Basile e Valeria Cicatiello, tutte studentesse che stanno elaborando la propria tesi all'Igb. Come funziona (1-11)E2? «È un vaccino di nuova generazione — spiega la dottoressa Prisco — capace di innescare una risposta immunitaria contro il beta-amiloide, che si accumula nel cervello dei malati di Alzheimer, causando danni alla memoria e alle capacità cognitive».


La molecola, per la quale è stato appena concesso il brevetto italiano e per cui è stata depositata una domanda di brevetto internazionale, consiste in una proteina chimerica, ottenuta cioè dalla fusione di due proteine diverse: un piccolo frammento del peptide beta-amiloide coinvolto nell'Alzheimer unito con una proteina batterica.


LE PROPRIETÀ - La sostanza è capace, in provetta, di auto-assemblarsi formando una struttura simile a un virus per forma e dimensioni. «Sono ormai dieci anni che ricercatori di tutto il mondo stanno esplorando la possibilità di prevenire l'Alzheimer con un vaccino: le prime sperimentazioni sull'uomo hanno acceso molte speranze, ma anche evidenziato possibili effetti collaterali gravi, che ne impediscono l'utilizzo», dice Antonella Prisco. «Usando il bagaglio di esperienze accumulato — aggiunge — abbiamo messo a punto la molecola (1-11) E2, cercando di minimizzarne i rischi per l'organismo e di ottimizzarne l'efficacia terapeutica. Il vaccino che abbiamo prodotto induce rapidamente una forte risposta anticorpale contro il peptide beta-amiloide e polarizza la risposta immunitaria verso la produzione di una citochina anti-infiammatoria, l'interleuchina-4, confermando le proprietà immunologiche auspicate». «Il vaccino — continua De Berardinis — induce la produzione di anticorpi, questi ultimi si legano al peptide che causa la malattia, favorendone così l'eliminazione. Ora stiamo lavorando sui carrier, molecole o micro-organismi utili a convogliare la risposta immunitaria sui bersagli desiderati».


I TEST - La sperimentazione è attualmente nella fase pre-clinica, che prevede la somministrazione del vaccino a topi normali. Il passo successivo consiste nel testare l'efficacia terapeutica e i possibili effetti collaterali in topi transgenici che sviluppano una patologia simile all'Alzheimer. «Noi stessi, nel 2008, abbiamo prodotto un altro prototipo di vaccino, basato su una strategia diversa. Ma (1-11) E2 funziona molto meglio del precedente e per le sue caratteristiche immunologiche rappresenta un progresso significativo rispetto ad altri tentativi, per questo abbiamo deciso di brevettarlo», dice Antonella Prisco. Nonostante l'ottimismo, però, la ricercatrice non si spinge fino a prevedere quando la vaccinazione per l'Alzheimer potrà essere effettivamente applicata all'uomo. «Impossibile dirlo adesso. Stiamo attivamente cercando i finanziamenti necessari per proseguire nelle ricerche».
12 ore fa.


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Alzheimer: scoperta proteina chiave nell'insorgenza

Alzheimer: la chiave per curarlo sarebbe una proteina del cervello
Alzheimer: la chiave per curarlo sarebbe una proteina del cervello

(AGI) - Washington, 26 gen. - 
Scoperta una proteina chiave per la produzione di beta amiloide nel cervello, principale responsabile nella formazione delle placche implicate nello sviluppo del morbo di Alzheimer
A effettuare la ricerca e' stato un gruppo di scienziati della Medicine School della Temple University di Philadelphia. Il team, guidato da Domenico Pratico, docente di Farmacologia e di Microbiologia presso l'ateneo americano, aveva cominciato ad approfondire le proprie ricerche sulla proteina presente nel cervello, chiamata 12/15-Lipoxygenase, gia' tre anni fa. "Ora - ha detto Pratico - abbiamo avuto conferme che questa proteina e' effettivamente molto attiva nel cervello delle persone che soffrono di Alzheimer, mentre tre anni fa non sapevamo quale fosse il suo ruolo nello sviluppo della malattia". Dopo due anni di studio, i ricercatori della Temple hanno scoperto che la proteina e' alla base di un percorso che controlla una reazione biochimica a catena che da avvio allo sviluppo della patologia neurologica. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Annals of Neurology. Pratico ha sottolineato che la ricerca ha dimostrato che la proteina 12/15-Lipoxygenase controlla il beta secretasi (BACE-1), un enzima chiave per lo sviluppo delle placche amiloidi nei pazienti affetti da Alzheimer. "Per ragioni che non ancora non sono chiare, in alcune persone il 12/15-Lipoxygenase inizia a lavorare troppo", ha evidenziato il ricercatore italoamericano. "Proprio a causa del lavoro in eccesso, la proteina invia il messaggio sbagliato alla beta secretasi, che a sua volta inizia a produrre quantita' anomale di beta amiloide. Questo processo - ha continuato - si traduce inizialmente in disturbi cognitivi come deficit della memoria e, successivamente, in un vero e proprio incremento delle placche di amiloide". Il BACE-1 e' stato a lungo un bersaglio biologico per i ricercatori impegnati nella messa a punto di farmaci contro il morbo di Alzheimer, ma poiche' non e' ancora noto come esso funzioni lo sviluppo di una molecola in grado di controllarlo e di bloccarlo non ha ancora avuto successo. "Ora - ha detto Pratico - sappiamo molto meglio come la beta secretasi funziona perche' abbiamo trovato che la proteina 12/15-Lipoxygenase e' un controller delle sue funzioni. Non c'e' bisogno di indirizzare il nostro lavoro direttamente su di esse, poiche' la proteina 12/15-Lipoxygenase e' effettivamente un sistema che indica a BACE-1di lavorare di piu' o di lavorare di meno". "Abbiamo ora la possibilita' di studiare questa molecola - ha concluso il ricercatore - e quindi di sviluppare una molecola ancora piu' forte per indirizzare la funzione di 12/15-Lipoxygenase nel cervello", ha concluso.


http://www.agi.it/salute/notizie/201201261428-hpg-rsa1028-alzheimer_scoperta_proteina_chiave_nell_insorgenza

Morto l'ex presidente Oscar Luigi Scalfaro. "Io non ci sto!"


Scalfaro nel 1996


Napolitano: 'Esempio di coerenza e integrita''


L'ex presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, è morto nella notte a Roma. E' quanto viene confermato da fonti parlamentari.
Nato a Novara il 9 settembre 1918, Scalfaro è stato presidente della Repubblica dal 1992 al 1999.
Scalfaro ha passato praticamente tutta la vita in politica. Lasciata la toga di magistrato, indossata per la prima volta nel 1943, nel '46 fu eletto all'Assemblea Costituente. Da lì ebbe inizio un cursus honorum (nel quale fu più volte sottosegretario e ministro) culminato con il raggiungimento nel 1992, subito dopo la strage di Capaci, in cui a Palermo vennero uccisi i giudici Falcone e Morvillo e gli agenti della scorta, della Presidenza della Repubblica.
All'Assemblea Costituente Scalfaro venne eletto nelle liste Dc, partito nel quale militò sempre. Dall'83 all'87 fu ministro dell'Interno nei due governi Craxi. Venne eletto presidente della Camera nell'aprile 1992 e un mese dopo fu eletto presidente della Repubblica, succedendo a Francesco Cossiga, con i voti espressi da Dc, Psdi, Psi, Pri, Pds, Verdi, Radicali e Rete. Lasciato il Quirinale nel 1999, è stato nominato senatore di diritto a vita.

sabato 28 gennaio 2012

Le vignette di Vauro.



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Ha la piscina e 14 appartamenti ma chiedeva aiuti al Comune.


La Finanza: «A Padova scoperti duemila falsi poveri». E’ sempre più guerra ai «furbetti». Fojadelli e Idv: «Gogna pubblica»

La casa con piscina segnalata dalla Finanza (web)
La casa con piscina segnalata dalla Finanza (web)

PADOVA — E’ sempre più guerra all’evasione in Veneto. Ieri la Guardia di Finanza di Padova ha smascherato, grazie ad un’operazione che ha visto la collaborazione di Università, enti locali e alcune associazioni di categoria, altri duemila falsi poveri o «cittadini fiscalmente disonesti», come sono stati definiti dalle stesse Fiamme gialle. Tra i «furbetti» pizzicati dai controlli anche una pensionata di Vigodarzere, L.S., 70 anni, che era riuscita a nascondere al fisco una villa con piscina e 14 immobili, tutti ovviamente affittati in nero. Secondo gli inquirenti la donna si era «dimenticata» di dichiarare canoni di locazione riscossi per quasi 300mila euro. Una cifra «monstre». La pensionata, risultata fuori regola, tuttavia, non si era accontentata di celare allo Stato le entrate dovute alla sua attività immobiliare; ma aveva avuto anche la sfrontatezza di chiedere (e ottenere) dalla amministrazione pubblica sgravi e agevolazioni riservati ai meno abbienti.
Nel 2011, in particolare, la donna, che percepiva circa 4600 euro mensili di affitti, aveva pensato di richiedere al proprio Comune di residenza prestazioni economiche assistenziali, dichiarando l’appartenenza ad un nucleo familiare indigente. Mentre nel 2002 aveva richiesto e, anche in questo caso, ottenuto il rimborso delle tasse universitarie sostenute per il figlio. Oltre a quello dell’anziana di Vigodarzere, i militari della Finanza di Padova, agli ordini del comandante di compagnia Luca Modestino Gelormino, ha scoperto anche altri casi di evasione, sebbene meno gravi, che fanno salire a circa 2,5 milioni di euro l’ammontare di «nero» emerso dai controlli incrociati. La stretta contro gli evasori sembra dunque aumentare di vigore. E dopo i controlli di Cortina degli ispettori del fisco e i sempre più numerosi patti anti-evasione siglati dai sindaci dei Comuni del Veneto con l’Agenzia delle Entrate (circa sessanta le municipalità coinvolte), ora c’è chi soffia con ancora più forza sulla fiamma. E’ il caso, per esempio, dell’ex procuratore di Treviso, Antonio Fojadelli, che, a proposito dell’opportunità di rendere nota l’identità degli evasori fiscali ha utilizzato parole pesanti, sostenendo che «siccome la minaccia della pena non è sufficiente, bisogna utilizzare anche l’arma della vergogna pubblica».
Fojadelli ha quindi precisato: «Non sto sostenendo la gogna, ma sto sostenendo semplicemente il fatto che per frenare l’illecito occorre anche la deterrenza e cioè l’adeguata paura della sanzione che potrà capitare. Sapere che se ti sei macchiato di una colpa che riguarda tutti quanti, dovrai risponderne a tutti quanti». Ma è il caso anche dell’Italia dei Valori, il cui consigliere regionale veneto Gennaro Marotta, ha chiesto che anche in Italia, come in Grecia, venga messo on line l’elenco degli evasori totali. «In Grecia l'hanno chiamata la "lista della vergogna" - ha sottolineato Marotta -. Hanno pubblicato l'elenco di 4.152 evasori fiscali, che devono alle casse pubbliche 15 miliardi di euro. Loro sono messi male, al loro livello speriamo di non arrivarci mai, ma perché non li imitiamo su questo fronte? Perché non pubblichiamo on line l'elenco degli evasori totali italiani? Non ci trovo nulla di male che i cittadini sappiano, finalmente, chi aggira le regole e frega il prossimo. Sapere che il vicino di casa non ha mai pagato una lira, pur avendo case e macchine, farebbe arrabbiare più di qualcuno, costringendo chi ha frodato per anni tutta l'Italia e tutto il Veneto a cambiare registro. Se lo spauracchio di vedere il proprio nome in un elenco su internet dovesse cambiare le cose, pubblichiamolo subito ».
Giovanni Viafora