lunedì 30 gennaio 2012

La banca non ha informato sui rischi e il giudice la condanna.



L’insegna di Lehman Brothers


Da Ariano Irpino arriva una sentenza che potrebbe fare giurisprudenza. Il giudice Rocco Abbondandolo ha dato ragione ad un cliente che nel gennaio del 2008 aveva sottoscritto 55 mila euro di obbligazioni di Lehman Brothers. Secondo il magistrato, Fineco, l’istituto che gli ha venduto i titoli, ha omesso di informarlo sulla rischiosità dell’operazione ed è quindi tenuto a restituire il capitale con gli interessi e la rivalutazione: totale 80 mila euro.

Per molti economisti chi ha lasciato fallire nel settembre del 2008 la Lehman Brothers ha commesso l’errore degli errori. Da lì è partita la grande crisi dei mutui subprime che ha affondato il castello di carte della finanza e a cascata l’economia reale. Insomma se oggi siamo appesi agli spread e il debito pubblico è diventato un macigno insostenibile buone colpe vanno ricercate anche in quel crack e in chi non lo ha evitato. La pensano allo stesso modo i circa 200mila risparmiatori italiani che da tre anni e mezzo stanno lottando per provare a riportare a casa almeno una parte dei circa 2 miliardi che hanno investito nelle polizze unit linked e nei bond legati alla della banca d’affari americana.
Dagli inizi di gennaio, però, il popolo dei traditi dai fratelli Lehman ha qualche motivo in più per sorridere. La buona novella gli arriva da Avellino (precisamente Ariano Irpino) dove il giudice Rocco Abbondandolo ha dato ragione al cliente che nel gennaio del 2008 aveva sottoscritto 55 mila euro di obbligazioni dell’istituto Usa. È la prima volta e la sentenza potrebbe fare giurisprudenza. Secondo il magistrato, Fineco, l’istituto che gli ha venduto i titoli, ha omesso di informarlo sulla rischiosità dell’operazione ed è quindi tenuto a restituire il capitale maggiorato degli interessi e della rivalutazione: totale 80 mila euro.
«Fineco – spiega Angelo Castelli, l’avvocato di Formia che ha riportato il successo, uno dei massimi esperti del risparmio, può vantare 200 cause vinte sulle obbligazioni argentine, Cirio e Parmalat – ha aderito a Patti Chiari (il sistema di autoregolamentazione dell’industria bancaria) e quindi aveva degli obblighi convenzionali che evidentemente non ha rispettato». Cioè? «Secondo il giudice esistevano degli elementi oggettivi che facevano capire le difficoltà della Lehman e la banca doveva avvertire il cliente dei rischi (anche successivamente alla sottoscrizione del titolo) nonostante il rating fosse affidabile». Quali sono questi elementi? «Innanzitutto l’andamento dei Cds (assicurazione sull’insolvenza dell’emittente ndr) in salita a partire dal 2007 e poi la riduzione della forza lavoro, nello stesso anno la Lehman aveva licenziato quasi il 10% dei suoi dipendenti». Morale della favola: poco importa che il cliente fosse un professionista (un medico), per il giudice la sua esperienza non può essere in nessun modo equiparata a quella della banca che dunque è tenuta a pagare.
E adesso cosa succede? Secondo il legale, si aprono grandi spazi. La sentenza di Ariano Irpino, che costituisce un precedente, che si aggiunge ad un altro di qualche mese fa: «Avevo ottenuto il rimborso stragiudiziale di una polizza unit linked legata all’istituto americano per 52 mila euro (contro banca Network investimenti ndr)». Ora «abbiamo un precedente importante sulle obbligazioni semplici sottoscritte da buona parte dei risparmiatori italiani rimasti incagliati nel crac della Lehman. In questo momento ne rappresento circa 150».
Il consiglio del legale è quello di fare causa. Ma ovviamente ha maggiori possibilità di successo chi ha sottoscritto il bond nel 2008, ha trattato con un istituto aderente a Patti Chiari e soprattutto non ha firmato nessuna liberatoria che gli precludesse la via legale. Come da copione, infatti, anche agli investitori traditi da Lehman è stato offerto un piano di ristrutturazione volontaria per rientrare in parte dei soldi investiti, ma in alcuni casi è successo che ai clienti oltre al modulo di adesione fosse presentato un documento con il quale si escludeva ogni possibilità di portare l’istituto in tribunale. Chi l’avesse firmato può dire addio ai sogni di gloria.

INGHILTERRA: STRANE SFERE BLU GELATINOSE CADONO DAL CIELO...



Un uomo, nel Dorset, è attonito dopo aver trovato nel suo giardino delle piccole sfere blu cadute dal cielo. Steve Hornsby di Bournemouth ha detto che le sfere di 3 cm circa sono "piovute giù" mercoledi pomerigggio, dopo una grandinata. 

Di queste sfere ne ha trovate una dozzina nel suo giardino. Ha detto: Sono difficili a raccogliere . Ho dovuto prendere un cucchiaio per cacciarle dentro un vasetto di vetro". (che pessima idea fare tutto a mani nude... ndt) 

L'ente meteo ha detto che "la sostanza gelatinosa non è metereologica". Mr Hornsby, ex ingegnere aeronautico, ha detto: "IL cielo era diventato veramente d un giallo scuro Mentre ero ucito per andare nel garage c'è stata una grandinata istantanea di alcuni secondi, poi ho pensato "che roba è quella nell'erba"? 

Girando poi per il giardino ha trovato che molte piccole sfere erano state sparse nell'erba. Ha detto:"Hanno un guscio esterno ed un nucleo soffice, ma sono inodore e non sono collose nè non si sciolgono". 

Mr Hornsby ha detto di tenere le sfere nel suo frigorifero (che pessima idea... ndt) e nel mentre cerca di capire che sono... 


domenica 29 gennaio 2012

Milano, nuovi controlli nei negozi in centro boom di scontrini durante il blitz nella notte




Un altro intervento nelle strade del centro dopo quello scattato nei locali della movida 

e che, secondo i primi dati, avrebbe portato a scoprire lavoratori in nero e clandestini.



I militari del comando provinciale della guardia di finanza hanno effettuato controlli antievasione in ristoranti, bar e negozi in varie zone del centro di Milano. Il nuovo blitz è scattato poche ore dopo quello effettuato nella notte lungo le vie della movida. Al setaccio locali e negozi in corso Vittorio Emanuele, corso Buenos Aires, via Paolo Sarpi e in altre zone centrali o semicentrali della città. Secondo le prime indiscrezioni, sugli oltre 120 controlli messi a segno sabato notte si sono registrate "evidenti incongruità" nell'emissione di scontrini. Numerosi anche i lavoratori in nero, riscontrati dagli accertamenti degli ispettori Inps che hanno preso parte al blitz, fra i quali figurerebbero anche alcuni clandestini.

La guardia di finanza in centro Il blitz nelle vie della movida Gli ispettori in azione Palazzo Marino a caccia di evasori.



Come a Cortina erano stati gli albergatori e i possessori di  auto di lusso ad essere controllati e a Roma i negozianti delle vie dello shopping, a Milano l'Agenzia delle entrate ha deciso di battere i distretti simbolo della movida, con l'aiuto dei vigili che, contemporaneamente, fermavano in strada auto di grossa cilindrata per verificare che fossero intestate ai reali utilizzatori e non, magari, a società. Duecento i locali controllati in quei quartieri dove ogni sera si ammucchiano le auto in seconda fila, dove i cocktail costano 10 euro e non sempre lo scontrino è certo.
L'operazione, scattata in simultanea alle 20,30 in tutte le zone più frequentate dai giovani, ha coinvolto più di 200 accertatori dell'Agenzia delle entrate, aiutati da decine di vigili urbani e vigili del fuoco. Al momento sono state accertate violazioni relative al mancato aggiornamento dei registri contabili, incongruità con i dati dichiarati per gli studi di settore (per esempio il numero di locali, il numero del personale e così via) ai fini della redditività presunta, irregolarità nell'emissione degli scontrini e presenza di un centinaio di dipendenti non regolari.


Il Codacons plaude all'iniziativa. "I blitz come quello a Cortina, Roma e ora a Milano non solo sono sacrosanti, ma chiediamo siano ripetuti a ogni fine settimana, a turno, nelle varie città a vocazione turistica o dove c'è la movida, per quanto riguarda ristoranti, bar e locali notturni", ha dichiarato il presidente Marco Maria Donzelli. "Inoltre vanno estesi a tutti i giorni della settimana per quanto riguarda anche le altre categorie a rischio evasione, dalle grandi imprese ai gioiellieri, che dichiarano in media 13.500 euro all'anno".


http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/01/29/news/milano_boom_di_scontrini_durante_il_blitz_nei_locali_lavoratori_in_nero_e_clandestini-28955342/

Scalfaro al festival del Diritto: “Parlamento pezzente. Democrazia defunta”. - di Massimo Paradiso e Martina Castigliani


Il presidente emerito parla di Costituzione in una video intervista rilasciata a Stefano Rodotà proiettata al festival del Diritto a Piacenza. E Rosy Bindi rincara la dose: "Sottoposti alla dittatura della maggioranza".
“Se il Parlamento è vivo la democrazia è certa, se il Parlamento è povero o pezzente, come oggi, allora c’è da dubitare molto che ci sia democrazia”. L’analisi impietosa è di Oscar Luigi Scalfaro ed è un passaggio della videointervista che è stata realizzata da Stefano Rodotà e trasmessa questa sera per la prima giornata del Festival del Diritto, a Piacenza fino a domenica.

“Chi ha fatto parte dell’Assemblea Costituente ha mantenuto nella carne viva il marchio della Costituzione – ha detto ancora l’ex presidente della Repubblica – noi avevamo, vorrei dire quasi naturalmente, per essere stati all’Assemblea Costituente il senso del Parlamento, della democrazia parlamentare. La Dc ebbe il culto del Parlamento. Il Parlamento come marchio di fabbrica di una democrazia, indice di quanto la democrazia è entrata dentro il Paese, starei per dire di come la democrazia si è incarnata nelle persone. Oggi guardare il Parlamento è una desolazione gravissima. Oggi purtroppo si può sostenere che la democrazia è defunta e defunta malamente”.
E rispondendo a una domanda sullo stato della moralità pubblica, Scalfaro ha rincarato: “Leggendo le cronache dei giornali, sembra che ogni giorno nascano a centinaia i nuovi profittatori, i nuovi ladri, le persone che nel momento in cui si avvicinano a un incarico, a una responsabilità, pensano per prima cosa a rubare, a tradire. Una cosa che fa spavento. La corruzione dilaga come una peste bubbonica”.

A commentare la video intervista, durante la tavola rotonda “I valori della Costituzione”, anche Rosy Bindi: “Siamo in una situazione molto complicata perché questo è un Parlamento di nominati sottoposto alla dittatura della maggioranza”. Una maggioranza che, prosegue la Democratica, “impone numeri e con i numeri decide anche contro il rispetto fondamentale delle regole. C’ è un parlamentare che ha approfittato dell’istituto dell’immunità per assicurarsi impunità e questa è una ulteriore prova che c’è qualcuno meno uguale degli altri davanti alla legge”.

Fisco: controlli in centro a Milano.



Via Montenapoleone a Milano in una foto di archivio



I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza stanno effettuando controlli 'anti-evasione' in ristoranti, bar e negozi in varie zone.


MILANO - I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza stanno effettuando controlli 'anti-evasione' in ristoranti, bar e negozi in varie zone del centro di Milano.
Anche un blitz nei locali della movida ieri a Milano. Funzionari dell'agenzia delle Entrate hanno effettuato controlli e verifiche a sorpresa negli esercizi delle zone più frequentate nel sabato sera, sulla falsariga di quanto già effettuato a Cortina, durante le feste natalizie, e successivamente a Roma.
FISCO: BLITZ A MILANO CONTRO I 'FURBETTI DELLO SCONTRINO'
di Roberto Ritondale
MILANO - Un blitz come quello messo a segno a Cortina, durante le feste natalizie, e successivamente a Roma, per far venire allo scoperto i 'furbetti dello scontrino'. Questa volta il campo di azione scelto dagli ispettori dell'Agenzia delle Entrate è Milano, e in particolare le zone della movida meneghina del sabato sera: i Navigli, Brera, corso Como, corso Garibaldi, corso Vercelli. Un blitz meno spettacolare ma sicuramente efficace che ha permesso di controllare gli incassi della serata dei più noti ristoranti del capoluogo lombardo.
Gli ispettori dell'Agenzia delle entrate e dell'Inps si sono presentati nei ristoranti prima dell'apertura, tra le 18.30 e le 19, per poi andare via al momento della chiusura, intorno alle due di notte. Circa sette ore trascorse interamente nei pressi delle casse: per controllare l'emissione dello scontrino e soprattutto per poter comparare l'incasso di fine serata con quello dei sabati precedenti.
Un centinaio - 118 secondo quanto riferito informalmente da un ispettore - i locali al setaccio degli ispettori: discoteche, ristoranti e bar della movida notturna. L'operazione è stata condotta congiuntamente con i funzionari dell'Inps e con la polizia municipale: i primi hanno controllato la regolarità dei contratti di lavoro dei dipendenti dei locali, mentre i vigili urbani hanno controllato le auto di grossa cilindrata, dei cui proprietari saranno poi controllate le dichiarazioni dei redditi.
"Sono arrivati prima dell'apertura e ci hanno annunciato che resteranno qui fino all'orario di chiusura del locale" ha detto Alessandro Provolo, amministratore della società che gestisce la birreria bavarese con cucina 'Kapuziner Platz', in via Ascanio Sforza, zona Navigli. "Presumo - ha aggiunto Provolo - che vogliano confrontare gli incassi di stasera con quelli di sabato scorso. Noi siamo tranquilli, verificheranno che l'incasso è in linea". "E' giusto che facciano i controlli per vedere chi è in regola" ha detto Luca Sassi, giovane gestore del locale 'Spritz Navigli', anch'egli alle prese con la visita degli ispettori. "Noi siamo in regola e lo saremo sempre. E chi è in regola - ha concluso Sassi - non teme nessuno".

Ecco le tegole fotovoltaiche: il tetto che produce energia.



Dopo i pannelli fotovoltaici da installare sul tetto o in giardino, arrivano le tegole fotovoltaiche: perfettamente integrate nella struttura dell’edificio, efficienti e soprattutto belle da vedere. Il problema estetico è infatti uno dei fattori che hanno finora ostacolato la diffusione dell’energia solare in Italia, un paese ricco di borghi antichi e centri storici dove l’installazione dei pannelli solari è non solo antiestetica, ma spesso vietata dalla legge.

La tegola solare permette di ovviare a questo inconveniente. Già presente sul mercato da più di un anno, il prodotto si è infatti perfezionato e diversificato in modo da integrarsi sempre meglio nel paesaggio. Sono oggi disponibili sia tegole che coppi fotovoltaici.
Le tegole sono di fatto piccoli pannelli solari da applicare sulla parte piatta di ogni tegola o tra una tegola l’altra. La differenza rispetto a un tetto tradizionale è percepibile, ma siamo ben lontani dall’impatto estetico di una copertura costituita interamente da pannelli fotovoltaici. Inoltre, l’installazione richiede un rifacimento solo parziale del tetto e la resa può essere molto elevata.
coppi solari rappresentano la vera novità. Sono fatti esattamente come i coppi tradizionali, solo che sulla loro superficie è ricavato l’alloggiamento per un pannellino fotovoltaico. I difetti rispetto alla tegola: costano di più, richiedono il totale rifacimento del tetto.
I vantaggi: sono più belli e più simili ai tetti tradizionali, non hanno bisogno di installatori specializzati e danno diritto alla certificazione di “integrazione totale” del pannello nel tetto. Questo significa che, nelle zone sottoposte a rigide normative in ambito paesaggistico, i coppi permettono di ottenere le necessarie autorizzazioni all’installazione con più facilità rispetto alle tegole.
L’offerta di tegole e coppi solari cresce a vista d’occhio e i produttori sono già un buon numero. Una chicca tutta green? Le tegole prodotte a Rovigo da Fornace Fonti: in argille naturali della pianura padana, senza aggiunta di fanghi o additivi industriali, provviste di pannellini solari sostituibili qualora la ricerca in ambito fotovoltaico dovesse portare a tecnologie sensibilmente più efficienti.

Scoperto il batterio mangiarifiuti Si chiama «thermotoga neapolitana». - di Elisabetta Froncillo






 (Thermotoga neapolitana)


POZZUOLI - L’oro di Napoli è la spazzatura, da trasformare in energia. Come? Semplicemente utilizzando un batterio mangia immondizia. Il suo nome è Thermotoga neapolitana. 
La scoperta è del Cnr di Pozzuoli, dove gli scienziati e i ricercatori sono a lavoro da alcuni anni per sperimentare fonti alternative energetiche. Il luogo del ritrovamento? Una pozza calda, di natura vulcanica, sulla costa puteolana. Il progetto, bloccato dallo scorso governo, respira una ventata di novità e speranza: ampliato e cresciuto il programma dei ricercatori ha ottenuto un finanziamento dalla Comunità europea, che resta per il momento fermo nelle casse. Da erogare per portare alla ribalta internazionale le ricche proprietà del territorio vulcanico flegreo. 

Proprio queste non smettono di svelare i segreti: prima l’effetto viagra, pubblicato alcuni anni fa da studiosi dell’Università Federico II, poi, nelle acque solforiche, il batterio brucia-spazzatura. La ricerca va avanti grazie al gruppo condotto dalla dottoressa Agata Gambacorta dal 2008. Il thermotoga, microrganismo termofilo, ovvero un essere vivente che cresce a temperature altissime, riesce a trasformare il glucosio dei rifiuti in idrogeno, e questo attraverso un impianto biomasse diventa energia. Per il momento esiste all’interno del Cnr un impianto da un litro capace di alimentare una batteria di cellulare, luci led, e piccole lampade. Ma in cantiere c’è qualcosa di più grande. Su quest’ultimo punto gli scienziati mantengono il riserbo e annunciano che parleranno a brevetto avvenuto. 

Nelle fumarole sottomarine dunque cresce il batterio che potrebbe risolvere due emergenze: quella energetica e quella ambientale. Soprattutto in un territorio tanto provato come quello campano. In altre fumarole, quelle della Solfatara, non molto lontane invece da quelle del ritrovamento del thermotoga, che cresce tra Lucrino e Punta Epitaffio, esiste la famosa sostanza capace di sostituire addirittura il viagra. Alla base della produzione di idrogeno di questo batterio anaerobico ci sono i rifiuti organici: il thermotoga digerisce il glucosio che ricava dagli avanzi alimentari, come bucce di pesca o di patate, o verdura, o pesce, o più in generale da qualsiasi carboidrato di scarto, producendo di seguito altre molecole utili anche per la medicina e per la chimica. «Certo c’è bisogno di avere rifiuti differenziati» precisano dal Cnr. Ma sarebbe sicuramente un aiuto in più per ottenere buoni risultati. 

Nei rifiuti il thermotoga riuscirebbe a crescere, producendo idrogeno. Il microrganismo fermenta finendo nel cilindro dell’impianto, dove si trova una cella con una ventola che trasforma l’idrogeno prodotto in energia. Da qui ne derivano combustibili per auto ed energia per utenze di dimensioni domestiche o superfici come uffici o supermercati. Anche in campo farmaceutico procede la sperimentazione: la biomassa di scarto infatti ha dato risultati soddisfacenti nella produzione di elementi medici. 

Quello del Cnr di Pozzuoli è un impianto pilota per la produzione di idrogeno che ha già creato i primi prototipi di alimentatori per telefoni mobili costituiti da celle a combustibile a idrogeno o alcol. Il progetto nel 2008 ha ottenuto una battuta d’arresto dal ministro Tremonti. Oggi i soldi sono stati finanziati dall’Unione Europea. Al Cnr attendono l’erogazione e la Gambacorta lancia l’appello: «Senza ricerca non c’è innovazione, non costringete i ricercatori ad andare all’estero. È un momento buio ed è un peccato in una terra che ha così tanto da offrire per ricerche all’avanguardia».



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