sabato 4 febbraio 2012

Truffa al concorso per poliziotti. Si fa sostituire dal suo prof.


Al test di cultura generale nell'hangar dell'aeroporto di Guidonia intervengono i carabinieri. Prende il posto del candidato, lo scopre un altro ex allievo.

ROMA - Si erano persi di vista dopo la fine del liceo, concluso l'esame di maturità non si erano più incontrati. Il primo professore, l'altro un suo alunno. Il destino ha però riservato loro una sorpresa: si sono ritrovati lunedì scorso all'aeroporto militare di Guidonia al concorso per diventare poliziotto. Ma quella che doveva essere davvero una rimpatriata inattesa è diventata una trappola per l'insegnante. L'ex alunno voleva andare a salutarlo, ma si è improvvisamente bloccato: all'appello dei candidati l'ha sentito rispondere ad un altro nome. Quello di un concorrente che in realtà nell'hangar affollato di aspiranti agenti non c'era proprio.
«Qualcuno sta barando», ha pensato subito il ragazzo che, come un vero poliziotto, ci ha voluto subito vedere chiaro. E così ha chiamato i carabinieri di guardia all'aeroporto. Il trucco, escogitato da un ragazzo campano di 25 anni concittadino del professore, per passare il concorso in tutta tranquillità è stato presto scoperto: messo alle strette l'insegnante ha mostrato ai militari dell'Arma una carta d'identità contraffatta, con la sua fotografia ma le generalità del vero concorrente iscritto alla prova.
E pensare che all'inizio nessuno se n'era accortonell'enorme capannone trasformato in aula per la prova preliminare, un test di cultura generale, del concorso per 2.800 allievi agenti della polizia di Stato. Fra loro laureati, diplomati, militari in congedo. Ma anche impiegati e disoccupati provenienti da ogni parte d'Italia. Centinaia di ragazzi e ragazze, tutti con l'obiettivo di indossare la divisa della polizia per un periodo di ferma variabile da uno a quattro anni. Ma qualcuno fra di loro non aveva capito che stava sostenendo un esame per diventare un tutore dell'ordine.
A far saltare i piani del giovane candidato, ex militare dell'Esercito, originario della provincia di Salerno, è stato così proprio l'ex alunno: il falso candidato, il suo professore di ginnastica, è stato invitato a seguire i carabinieri nella loro caserma all'interno dell'aeroporto dove è apparso subito chiaro che il documento che aveva presentato era stato falsificato. L'insegnante, G.M., 31 anni, napoletano ma residente anche lui nel casertano, è stato denunciato per truffa, sostituzione di persona, uso di atto falso e falsità materiale commessa da privato in concorso con il vero concorrente, C.A., anch'egli indagato dalla procura di Tivoli.
La carta d'identità contraffatta è stata sequestrata dai carabinieri che ora indagano per scoprire se nel corso di altri concorsi pubblici siano stati adottati stratagemmi analoghi per far passare candidati che altrimenti non avrebbero mai potuto superare le prove di abilitazione. Anche il professore riconosciuto e incastrato da un suo ex allievo era fino a poco tempo fa un volontario in ferma prolungata dell'Esercito ma si era poi congedato. Sia lui sia l'amico concorrente sono stati accompagnati in caserma e interrogati dagli investigatori per capire se oltre a loro ci fossero altre persone coinvolte nella truffa e se l'insegnante sia stato in qualche modo ricompensato per essersi presentato al concorso al posto di un altro. Le indagini sono tuttavia solo all'inizio, mentre le prove di ammissione della polizia sono proseguite regolarmente. 

Apparteneva al Salai la copia della 'Gioconda' ritrovata al Prado.




Il documento notarile conservato presso l'Archivio di Stato di Milano
Il documento notarile conservato presso l'Archivio di Stato di Milano


Roma - (Adnkronos) - Lo rivela un documento notarile del 1525 pubblicato nel volume della studiosa Carla Glori.
Roma, 3 feb. (Adnkronos) - Un'ulteriore conferma alla tesi che attribuisce al Salai la paternità della 'Gioconda' ritrovata al Prado di Madrid, arriva da un documento notarile del 1525, che attesta che l'opera era tra i beni dell'allievo prediletto di Leonardo da Vinci. L'atto, conservato presso l'Archivio di Stato di Milano, è stato scoperto nel 1990 da Shell-Sironi, e attesta che nel 1525 in un inventario dei beni di Gian Giacomo Caprotti da Oreno detto Salai, morto l'anno precedente, c'è anche un quadro ''de una dona aretrata dicto la honda C°'', e corretto con ''dicto la Joconda''.
Il documento è pubblicato nella seconda versione, attualmente in fase di stampa presso l'editore Cappello, del volume 'Enigma Leonardo: decifrazioni e scoperte. La Gioconda. In memoria di Bianca', di Carla Glori. L'opera in possesso del Salai, secondo la Glori con molta probabilità coincide proprio con la copia del Prado, che gli esperti indicano come dipinta in contemporanea con l'originale.
La scoperta fatta da Shell-Sironi nell'Archivio di Stato di Milano andrebbe, in base alla tesi della Glori, a costituire traccia documentale dell'esistenza in mani del Salai della sua copia coeva della Gioconda, e coinciderebbe quindi con quella del Prado. Per quanto concerne la dicitura cancellata dal documento, ''la honda C°'', secondo la Glori costituirebbe una prova che l'opera del Salai sia contemporanea dell'originale di Leonardo. La lettera C infatti, secondo la studiosa, sarebbe l'iniziale di una delle tre parole latine 'collatio', 'comparatio', 'contentio', ad indicare appunto 'comparazione', 'confronto', 'paragone'.


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cultura/Apparteneva-al-Salai-la-copia-della-Gioconda-ritrovata-al-Prado_312936696482.html

L'Italia che amo.



Si chiama Antonietta Curcio e, come fa ormai da sei anni, ieri ha aperto il suo albergo, a Rimini, ai senza fissa dimora: 33 camere, a disposizione di chi è senza tetto ed esposto al freddo di questi giorni...


https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10150589174662855&set=a.196671182854.131248.196502997854&type=1&theater

Terremoto L'Aquila: aperta inchiesta su funerali di Stato.


Sotto inchiesta l'impresa Taffo, con sede anche a Roma.


I funerali di Stato delle vittime del terremoto a L'Aquila

L'AQUILA - A circa tre anni dal terremoto scoppia lo scandalo sui funerali solenni delle 309 vittime del tragico sisma del 6 aprile 2009. La procura della repubblica dell'Aquila ha messo sotto inchiesta l'impresa Taffo Gaetano e figli snc che ha sedi all'Aquila e Roma. In questa vicenda relativa ai drammatici giorni successivi al terremoto e ai funerali solenni celebrati il 10 aprile 2009 l'accusa e' di truffa ai danni dello Stato.
Le indagini della guardia di finanza dell'Aquila hanno accertato che l'impresa di onoranze funebri ha fatturato servizi effettuati da altre ditte alle quali si erano rivolte i parenti delle vittime: in particolare, e' emerso che nella documentazione ci sono fatture false per la fornitura di 29 bare e 20 servizi di trasporto. L'importo della truffa e' di circa 40 mila euro.
L'impresa Taffo ha agito dopo aver ricevuto nei drammatici e concitati momenti successivi al sisma dall'allora prefetto dell' Aquila Franco Gabrielli l'incarico della gestione dei servizi funebri nell'ambito dei funerali solenni; i Taffo erano stati presentata come la piu' grande della citta'. Gabrielli poi diventato capo della protezione civile nazionale era arrivato all'Aquila da poche ore. 

venerdì 3 febbraio 2012

Gli sfigati - di Marco Travaglio - puntata 12 - Servizio Pubblico



http://www.serviziopubblico.it

Fusione fredda: successo per un test effettuato al MIT.

mit


La storia della fusione fredda si incrocia molto spesso con quella del prestigioso istituto di ricerca statunitense del MIT. Quando nel 1989 Martin Fleischmann e Stanley Pons annunciarono al mondo intero che erano riusciti a ottenere tale reazione nucleare, il dibattito che ne scaturì e che si concluse con la bocciatura senza appello di questa invenzione, passò anche dai risultati negativi di alcuni test svolti proprio al Massachusetts Institute of Technology.
Come leggiamo su Wikipedia, solo successivamente Eugene Mallove, allora capo dell’ufficio stampa dell’istituto, ammise che alcuni grafici afferenti a quei test furono alterati senza ragione, probabilmente per evitare che lo studio delle reazioni LENR rubasse scena e fondi alle ricerche sul nucleare classico.
Il fatto che in questi giorni si parli della riuscita di una prova riuscita proprio al MIT su un reattore a fusione fredda potrebbe essere archiviato sotto la voce “legge del contrappasso”. Il reattore in questione non è, per essere chiari, né quello del duo Fleischmann-Pons (di cui però replica la reazione), né tanto meno l’E-Cat di Andrea Rossi e Sergio Focardi – anche se è difficile non avvertire la presenza del fantasma di entrambi in questa vicenda.
Ad essere stato testato è stato il reattore che da anni stanno mettendo a punto quelli della JET Energy, chiamato: Lattice-Assisted Nuclear Reaction (LANR). Il nome deriva dal fatto che sarebbe proprio un particolare lattice costruito a partire da nanotecnologie a indurre la reazione nucleare a basse temperature. A reagire, sono due atomi di idrogeno (Deuterio e Trizio) che si fondono in un isotopo stabile dell’Elio. Si tratta, come detto, della stessa reazione scoperta da Fleischmann-Pons; diversamente, l’E-Cat di Andrea Rossi catalizzerebbe una reazione a bassa energia fra idrogeno e nichel, ottenendo del rame.
L’energia prodotta dal reattore al MIT sarebbe 10 volte superiore a quella immessa per attivarlo. Inoltre, diversamente rispetto al caso di Rossi, il prof. Hagelstein avrebbe fornito delle basi scientifiche in grado di spiegare l’accaduto.
Ad essere onesti, non si tratta del primo esperimento della JET Energy al MIT: già ad agosto del 2003, quindi quasi nove anni fa, ne venne effettuato uno con successo. Il successo mediatico che il tema sta avendo ai nostri giorni, grazie ad attori come Andrea Rossi o la Defkalion, rende però l’avvenimento estremamente interessante. Che la fusione fredda sia una possibilità reale per il nostro futuro? Come nel caso del motore PlasmERG è presto per rispondere. Di certo la nostra società ha un disperato bisogno di nuove fonti energetiche e sembra aggrapparsi a queste ricerche per vedere un po’ di luce per il proprio futuro.

Stupro di gruppo, carcere non obbligatorio. Bufera su Cassazione.


Bongiorno: sentenza sbagliata, conseguenze molto gravi. Lenzi (Pd): spingerà le donne al silenzio. Mussolini (Pdl): aberrante.

TMNews CNN
Roma, 3 feb. (TMNews) - Il giudice non è più obbligato a disporre la custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale di gruppo, ma può optare per misure alternative. Lo ha stabilito una sentenza della Corte di Cassazione, interpretativa di una sentenza della Corte Costituzionale del 2010. E' subito polemica.

"E' una sentenza che non condivido. Che ritengo sbagliata. Come donna e come tecnico del diritto". Così l'onorevole Giulia Bongiorno, avvocato diventata famosa col processo Andreotti, che ha fondato insieme a Michelle Hunziker "Doppia difesa", una fondazione onlus per assistere le vittime di discriminazioni, violenze o abusi.

"Sarà un'ulteriore spinta al silenzio per le donne che subiscono violenza", prevede Donata Lenzi della presidenza del Gruppo Pd della Camera. "Proprio nel periodo che intercorre fra la denuncia e il processo - continua - le donne subiscono maggiori pressioni e minacce e spesso sono costrette a nascondersi. Proprio per questi motivi, ci sembra che per un reato così grave l'interpretazione stabilita dalla Corte sia inopportuna e tenga in scarsa considerazione la realtà delle donne vittime di violenza".

"E' aberrante applicare misure alternative al carcere per lo stupro di gruppo", dice Alessandra Mussolini. "La Cassazione ha lanciato una bomba ad orologeria pronta ad esplodere e a depotenziare tale grave reato. Una donna che vede negato il carcere per i suoi carnefici subisce una seconda violenza - aggiunge la deputata del Pdl - Nessuna misura alternativa può essere accettata da una società che deve tendere a rafforzare i diritti e la tutela delle donne e non a rendere più semplice la vita di chi commette tali orribili reati su di esse".

Int6