sabato 18 febbraio 2012

Maxi-multa alle slot. Condannati i dieci concessionari per non aver pagato le tasse. - Di Marco Lillo e Ferruccio Sansa



Prevista, dalla Corte dei conti, una penale di 2,5 miliardi di euro. La multa più cara, di 845 milioni, alla Atlantis-Bplus, leader del mercato con i tre casinò a Saint Maarten. Sanzioni anche per i vertici dei Monopoli che non hanno punito i disservizi del periodo 2004-2006.

Alla fine la legge vale per tutti anche per i re delle slot machines e i loro distratti controllori. Dopo una battaglia legale durata quasi 5 anni, ieri a sorpresa la Corte dei Conti ha condannato i dieci concessionari del gioco a pagare penali per 2,5 miliardi per i loro disservizi del periodo 2004-2006. Sono stati condannati anche i manager pubblici che avrebbero dovuto controllare: il direttore dell’Aams l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato dell’epoca, Giorgio Tino, ora vicepresidente di Equitalia Gerit, e il direttore del settore giochi Antonio Tagliaferri, che è rimasto al suo posto a fianco del direttore dell’Aams attuale Raffaele Ferrara, appena confermato da Mario Monti.


La penale più alta, pari a 845 milioni, è quella che dovrà pagare Bplus, la ex Atlantis World Group of Companies, società originaria delle Antille olandesi gestita dal catanese Francesco Corallo, vicino all’ex area An. Titolare di tre casino a Saint Maarten, sin dal momento del suo sbarco in Italia nel 2004 la Atlantis-Bplus sovrasta gli altri operatori con una quota del mercato che sfiora il 30 per cento e primeggia anche nella “multa” richiesta. Anche i concorrenti non possono certo festeggiare: la Corte ha chiesto 120 milioni agli spagnoli di Cirsa Italia, 245 milioni per la società Sisal Slot, 100 milioni per Lottomatica, 150 milioni per Gmatica, 115 milioni per il gruppo Codere, 200 milioni per HBG, 235 milioni per Gamenet, 255 milioni per Cogetech, 210 milioni per Snai. Tra i dirigenti Aams sanzionati spicca con i suoi 4,8 milioni di euro l’ex direttore Giorgio Tino ma la multa più delicata è quella di 2,6 milioni per Antonio Tagliaferri, il Direttore dei Giochi di Aams che si occupa della gara in corso che dovrebbe assegnare per altri 9 anni le concessioni agli stessi operatori sanzionati, con lui.


La sentenza sarà certamente impugnata e i 2,5 miliardi di euro saranno versati solo all’esito dell’eventuale rigetto dell’appello ma si tratta di una grande soddisfazione per il procuratore Marco Smiroldo e per il Gat della Guardia di Finanza che in totale isolamento hanno portato avanti l’indagine. Tutto inizia nel 2004 quando il Governo Berlusconi decide di legalizzare il settore dei vecchi videopoker. Le slot machines da bar dovrebbero essere messe in rete con il cervellone della società informatica pubblica Sogei in modo da controllare minuto per minuto quello che accade. Il controllo della rete viene assegnato ai dieci concessionari privati selezionati dai Monopoli, gli stessi sanzionati ieri dalla Corte. La convenzione stabiliva che per ogni ora di mancato collegamento di ogni slot il concessionario dovesse pagare una penale di 50 euro. Per mesi, talvolta per anni, però i concessionari non hanno collegato le slot.


L’Aams scrive lettere nelle quali minaccia per esempio Atlantis di sanzioni dure, fino alla revoca della concessione, ma poi non attua le sue minacce. Le intercettazioni telefoniche disposte in un’altra indagine dal pm Henry John Woodcock nel 2005 svelano le pressioni esercitate sull’Aams da Francesco Cosimi Proietti, segretario di Fini e deputato di An, su richiesta di Amedeo Laboccetta, allora in An e ora deputato del Pdl ma in quel momento procuratore di Atlantis in Italia. Atlantis finanzia con 50 mila euro la sua campagna elettorale del 2008 e paga negli anni alcune centinaia di migliaia di euro alla società di comunicazione della famiglia del deputato An, Francesco Cosimi Proietti. Alla fine Aams non revoca nulla né ad Atlantis né alle altre società inadempienti. I concessionari dal 2004 a 2006 non versano le tasse dovute sull’incasso reale delle slot ma su base forfetaria, come prevede la legge quando le slot sono scollegate per causa di forza maggiore.


Il sostituto procuratore della Corte dei Conti Marco Smiroldo, affida nel 2007 al Gat della Guardia di Finanza coordinato dal colonnello Umberto Rapetto il compito di verificare per quanto tempo erano state scollegate le macchinette. I risultati sono sconvolgenti. Sommando le ore di mancato collegamento e moltiplicandole per la multa oraria, i finanzieri arrivano a contestare più di 90 miliardi di euro. Per anni la politica fa finta di nulla. Il direttore Tagliaferri resta al suo posto. Le concessioni sono prorogate nonostante gli inadempimenti e Aams assegna agli stessi operatori (più altri tre) il compito di impiantare le nuove slot più redditizie, le Vlt. Ieri la Corte non ha accolto la richiesta principale del Pm Marco Smiroldo (oltre 90 miliardi di euro), ma la subordinata, con una condanna a 2,5 miliardi per i dieci concessionari, pari all’80 per cento dell’aggio percepito dai concessionari nel periodo da settembre 2004 a gennaio 2007. Sembra un pareggio, nella realtà è una sconfitta pesantissima. Per le società ma soprattutto per l’Aams e anche per Mario Monti che ha appena confermato i suoi vertici.


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Confindustria, scandalo a Napoli. - di Emiliano Fittipaldi



La vice di Emma Marcegaglia, Cristiana Coppola, finisce nei guai: avrebbe ottenuto illecitamente 27 milioni di euro da Banca Intesa. Licenziato il direttore della filiale che avrebbe aggirato le regole sui prestiti. E ora si incendia la corsa per la presidenza.


A Napoli lo chiamano ironicamente il pasticciaccio brutto di via Roma, ma c'è poco da ridere. Perché la vicenda rischia di travolgere i vertici di Confindustria e influire sulla lotta per la successione a Emma Marcegaglia. Una specie di caso Lusi (il parlamentare del Pd che ha sottratto un po' di milioni ai fondi destinati a quella che fu la Margherita) in salsa confindustriale. Andiamo con ordine. 

A via Roma c'è la sede di Intesa-Banco di Napoli, che controlla decine di filali in città. Qualche mese fa una di queste è finita nell'occhio del ciclone: il direttore dell'agenzia (sembra di via Marina) è stato costretto a dimettersi, perché scoperto dai vertici della banca a concedere strani "prestiti" a un cliente importante per decine di milioni di euro. Ventisette, secondo le fonti autorevoli ascoltate da "L'Espresso". 


Dov'è finito il fiume di denaro? Nelle disponibilità delle aziende della famiglia Coppola. 

Cristiana Coppola, oltre ad essere amministratore di Mirabella spa, a viale dell'Astronomia è una che conta molto: è infatti stata presidente degli industriali della Campania e, oggi, è vicepresidente della Confindustria con delega al Mezzogiorno. In pratica il braccio destro di Emma Marcegaglia, tanto che tre giorni fa s'è schierata pubblicamente - portandosi dietro tutto il comitato che raggruppa le regioni meridionali - per Giorgio Squinzi, il preferito di Emma. 

Pare che Alberto Bombassei non l'abbia presa bene. Secondo le indiscrezioni che filtrano dalla sede di Intesa, il gruppo Coppola - che aveva già aperte linee di credito per decine di milioni con la banca - ha ottenuto altri 27 milioni in modo irregolare, attraverso la complicità del direttore che faceva uscire denaro aggirando, di fatto, il sistema dei fidi. «Quei soldi non potevano essere dati, è una specie di finanziamento occulto», spiega una fonte interna della banca. Che non vuole dare ulteriori dettagli: c'è un procedimento interno, l'istituto si considera vittima di un raggiro. «Per ora abbiamo preso provvedimenti contro il direttore infedele, poi vedremo». 



Dopo la storia infinita degli ecomostri di Villaggio Coppola, la famiglia campana leader dell'edilizia torna dunque nel mirino. 

«Io non mi voglio sottrarre alle sue domande» spiega la Coppola a "L'Espresso". «Le dico, in primis, che io non sono amministratore delle società finite in questa vicenda. Questi affidamenti sono tutti deliberati dalla banca, garantiti con fideiussioni dei soci, anche mie personali. Il direttore della filiale licenziato? Non so nulla». La Coppola non parla di "ammanco" da 27 milioni, ma di un'esposizione causata da "sconfinamenti". «Non è tutto a posto, ovvio. Ma questo è un momento particolare, c'è mancanza di liquidità. Noi non abbiamo licenziato, né fatto cassa integrazione, lo sa?». Non per questo si possono aggirare le regole, però. «Mi dica, se non fosse stato tutto normale, perché la banca avrebbe deliberato quei 27 milioni?». 


Dalla banca fanno notare che uno sconfinamento del prestito - per essere proporzionale alla cifra concessa - può arrivare a qualche decina di migliaia di euro, e non a 27 milioni. Il rischio, ora, è che la vicenda finisca in procura. «Noto che la storia è uscita solo adesso. C'è molta animosità nei miei confronti, io mi sono schierata per Squinzi, non vorrei che si parlasse di questa vicenda per altri fini», chiosa la Coppola. 
Sarà. Su una cosa ha sicuramente ragione: il pasticciaccio brutto di via Roma rischia di influire sulla battaglia alla successione della poltrona della Marcegaglia.



http://espresso.repubblica.it/dettaglio/confindustria-scandalo-a-napoli/2174562

.... a Montecitorio...


https://www.facebook.com/photo.php?fbid=193015994131981&set=a.149013508532230.23011.139888422778072&type=1&theater

Le spese della Camera nel 2011.



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venerdì 17 febbraio 2012

Cene, hotel, cancelleria, francobolli: così i partiti “bruciano” milioni di euro.



La Regione Emilia Romagna mette on line le spese fatte con soldi pubblici dei singoli gruppi consiliari: 3 milioni e 300 mila euro. Il Movimento 5 Stelle tra i virtuosi, maglia nera a Sel che riesce a spendere addirittura di più rispetto a quello che ha a disposizione.


Più di mezzo milione di rimborsi per incontri, cene, hotel e missioni, e altri 500 mila euro per iniziative pubbliche. Oltre 300 mila euro in consulenze, 200 mila in francobolli e telefonate, e altri 65 mila in fotocopie e cancelleria. Sono solo alcune delle voci di spesa messe a bilancio dai gruppi consiliari dell’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna, nel 2011. In tutto un fiume di soldi, traducibile in 3,3 milioni di denaro pubblico. E poteva andare peggio. Perché i partiti hanno usato solo una parte delle risorse totali messe a disposizione dalle casse di viale Aldo Moro, pari a circa 3,7 milioni, risparmiando circa 375 mila euro.

Nero su bianco, le cifre sono state pubblicate dalla stessa Regione, che attraverso “un’operazione trasparenza” ha deciso di mettere online, rendendoli quindi consultabili, non solo il rendiconto 2011 dei diversi gruppi suddiviso in sedici macrocategorie, ma anche presenze e assenze dei consiglieri, vitalizi, attività dell’assemblea, la contabilità degli incarichi e i bilanci delle società partecipate. Un passo importante, se si considera che fino a ieri, a eccezione del bilancio del Movimento 5 stelle (pubblicato, completo di dettagli, sul loro sito), gli unici dati consultabili erano il budget totale destinato ai gruppi, e la suddivisione tra i vari partiti, proporzionata al numero dei consiglieri.

Anche se, va detto, l’apertura della nuova sezione sul sito istituzionale lascia ancora oscuri alcuni punti. Le macrocategorie, ad esempio, non sono a loro volta suddivise nelle singole voci di spesa (cene, hotel, viaggi, ecc.), mentre mancano ancora i nomi dei consulenti e dei collaboratori con i relativi scopi, competenze e curricula. “E non c’è nemmeno la rendicontazione dei rimborsi per gli spostamenti casa – Regione” fa notare il consigliere del Movimento 5 stelle Giovanni Favia. Lo stesso presidente dell’Assemblea Matteo Richetti, promotore dell’operazione trasparenza, ammette che c’è ancora da lavorare in questa direzione. “Proveremo a rendere trasparenti anche le attività delle varie commissioni, e a realizzare un fondo unico per il funzionamento dei gruppi”.

Nel 2011 la Regione ha garantito ai gruppi un contributo per le attività istituzionali pari a 3,7 milioni di euro, distribuiti alle diverse formazioni in base al numero di eletti. I partiti però ne hanno effettivamente impiegato solo una parte, circa 3,3 milioni. Scorrendo le varie categorie del rendiconto, si scopre, ad esempio, che 11 consiglieri del Pdl hanno speso più di 200 mila euro in pranzi di lavoro, treni, auto, pedaggi, aereo e hotel per incontri e missioni. Quasi quanto i 24 eletti del Pd, che sempre per missioni legate all’incarico hanno avuto rimborsi per 208 mila euro. La Lega nord, con quattro rappresentanti seduti in assemblea, ha investito oltre 90 mila euro, dei 457 mila a disposizione, per il personale, e 79 mila euro in iniziative pubbliche. Due voci di spesa consistenti anche nel bilancio dell'’Idv, che ha usato quasi l’intero budget (483 mila euro) per stipendiare i dipendenti (165 mila euro) e per meeting, convegni e seminari. In quest’ultimo settore in particolare il partito di Di Pietro non ha guardato al portafoglio, sfiorando i 145 mila euro.

Il Pd, che come maggior partito ha ottenuto il fondo più consistente (circa 1,33 milioni di euro), ha utilizzato buona parte della somma per pagare gli stipendi al personale (quasi 256 mila euro). Oltre ai rimborsi spesa dei singoli consiglieri (i 208 mila euro già citati), un’altra grossa fetta è stata poi usata per le iniziative pubbliche (186 mila euro). Cifra da capogiro anche per le consulenze di professionisti, come avvocati, esperti del lavoro o programmatori informatici (163 mila euro). Francobolli e telefonate sono costate 78 mila euro, mentre per fotocopie, buste, penne e vari oggetti di cancelleria i democratici hanno speso 32 mila euro.

Tra i vari gruppi c’è poi chi ha avuto le mani bucate e chi invece ha cercato di risparmiare e di non consumare l’intero tesoretto previsto dalla Regione. La maglia nera va a Sel, che ha chiuso l’anno in rosso, registrando un passivo di 5 mila euro. Mentre il Movimento 5 stelle è stato quello più attento: nel corso del 2011 ha usato circa il 63% del budget ricevuto. Seguono l’Italia dei Valori e l’Udc (hanno speso l’85% del totale), il Partito democratico (87%) e la Lega Nord (90%). “Rivendichiamo con orgoglio di essere la forza politica più oculata nella gestione del denaro – ha commentato il consigliere Favia – Il Movimento 5 Stelle avendo a disposizione 334 mila euro, ha messo da parte 121 mila euro, ovvero 60 mila euro a testa. Sono soldi che a fine legislatura – ricorda infine – torneranno nelle casse pubbliche”.

Germania, si è dimesso il presidente federale.



Germania,un prestito agevolato costa la poltrona al presidente Wulff <br />


Christian Wulff, 52 anni, il più giovane presidente tedesco, ha rassegnato oggi l'incarico. Aveva fatto pressioni sul direttore della Bild che gli contestava fatti che, da noi, sarebbero considerati veniali.


Ha atteso venerdì 17, Christian Wulff, per annunciare le sue dimissioni da presidente della Repubblica federale di Germania. Cinquantadue anni, sposato in seconde nozze con la bella moglie Bettina, Wulff è stato il più giovane presidente a ricoprire l'alto incarico. Anche il suo predecessore, Horst Köhler, era stato costretto a lasciare a lasciare la residenza presidenziale di Bellevue anzitempo, travolto come lui da uno scandalo scoppiato sulla stampa nazionale.


Wulff lascia al termine di un lungo stillicidio di notizie cominciato lo scorso dicembre, quando il popolare quotidiano Bild - cinque milioni di copie vendute ogni giorno - aveva denunciato le pressioni esercitare da Wulff sul suo direttore, Kai Diekmann, affinché questi passasse oltre su una vicenda che, alle nostre latitudini, avrebbe lasciato i più assolutamente indifferenti. Veniva infatti rinfacciato al presidente (quando era ancora governatore della Bassa Sassonia) di aver accettato, tramite la moglie di un amico imprenditore, un prestito di 500mila euro per la costruzione della sua villa a un tasso inferiore a quelli praticati sul mercato. La reazione proterva di Wulff alla pubblicazione della notizia non solo non ha piegato il giornale, ma ha anzi dato il via una serie di articoli che hanno finito per travolgerlo.


Wulff ha spiegato oggi in conferenza stampa di voler spianare rapidamente la strada al suo successore, perché la Germania ha bisogno di un "presidente che goda la fiducia non solo della maggioranza dei cittadini, ma di un'ampia maggioranza. Gli sviluppi degli ultimi giorni e mesi hanno dimostrato che questa fiducia e la mia efficacia sono state incrinate. Per questo motivo -ha continuato- non è più possibile che io ricopra ancora l'ufficio di presidente, nel modo in cui deve essere fatto tanto a livello nazionale che all'estero". Wulff - che appena ieri era stato ospite dell'Italia e aveva visitato il distretto industriale barese - ha poi riconosciuto di aver compiuto degli errori, ma si è giustificato dicendo di aver agito sempre in buona fede.


Vista dall'Italia, la vicenda assume connotati quasi incredibili, non solo per la ben nota familiarità che la classe politica coltiva con i direttori delle principali testate giornalistiche, ma anche per l'altrettanta scarsa sensibilità dimostrata dai nostri rappresentanti istituzionali in varie occasioni, di fronte alla contestazione di comportamenti ben più rilevanti, quando non di veri e propri reati. Di fronte alle dimissioni di Wulff, la distanza che separa l'Italia dalla Germania si moltiplica, facendo pensare più a quella che corre tra la Terra e Marte che non la Luna.


La cancelliera Angela Merkel si è rammaricata delle dimissioni del presidente federale, aggiungendo che il negoziato fra i partiti tedeschi comincerà già nelle prossime ore e si annuncia rapido. Al posto di Wulff potrebbe essere eletto il pastore evangelico Joachim Gauck, teologo ed ex dissidente della Germania Est, che Wulff aveva battuto meno di due anni fa, alla fine di giugno del 2010.


http://delleconomia.it/articoli/2012-02/germania-si-e-dimesso-il-presidente-federale.php


Pinerolo, per l'Inps era cieca totale ripresa mentre guardava le vetrine.

Pinerolo, per l'Inps era cieca totale ripresa mentre guardava le vetrine


Una donna di 66 anni ha ottenuto in otto anni 235mila euro in assegni di invalidità e indennità di accompagnamento. Ma è stata ripresa mentre passeggiava da sola al mercato, attraversava la strada, faceva la spesa. Sequestrati sei immobili e la somma sul conto corrente. 


In oltre otto anni ha riscosso 235mila euro in assegni d'invalidità e indennità di accompagnamento dall'Inps per il quale era cieca totale, ma la Guardia di Finanza l'ha scoperta, ripresa e fotografata mentre passeggiava da sola nei mercati, attraversava la strada e si fermava a guardare le vetrine dei negozi. Così A.M., 66 anni, di origini palermitane e residente da 40 anni a Pinerolo, è stata denunciata alla Procura della Repubblica di Pinerolo per truffa aggravata e continuata ai danni dell'Inps.

Sulla base della denuncia, inviata dalle Fiamme Gialle alla magistratura alla fine dello scorso mese di novembre - ha reso noto oggi la Guardia di Finanza - per poter garantire il risarcimento all'Erario, la Procura ha disposto il sequestro di sei immobili e della somma disponibile sul conto corrente della donna.

La donna - secondo le indagini delle Fiamme Gialle di Pinerolo - era riuscita a far credere ai medici di essere completamente cieca e così aveva ottenuto i sostegni economici dell'Inps. Le Fiamme Gialle, però, l'hanno vista condurre una vita normale, fermarsi ai semafori, salire e scendere le scale, fermarsi a guardare le vetrine, scegliere con cura i prodotti da acquistare, trascinare un trolley per la spesa.

Durante le indagini, la donna è stata indotta a scansare un passeggino spinto da un finanziere in abiti civili e a firmare, senza avere neanche bisogno di occhiali, un verbale per un controllo in materia di scontrino fiscale effettuato dalle Fiamme Gialle. E' stata inoltre filmata mentre saliva nell'auto del marito, mentre era a passeggio con un'amica alla quale mostrava il suo orologio da polso e mentre lavava accuratamente il balcone di casa senza alcuna difficoltà. Proprietaria di alcuni immobili, è stata infine seguita dai Finanzieri mentre visionava, in compagnia del marito, un cantiere edile vicino all'ultimazione, probabilmente per un nuovo acquisto.