Prevista, dalla Corte dei conti, una penale di 2,5 miliardi di euro. La multa più cara, di 845 milioni, alla Atlantis-Bplus, leader del mercato con i tre casinò a Saint Maarten. Sanzioni anche per i vertici dei Monopoli che non hanno punito i disservizi del periodo 2004-2006.
Alla fine la legge vale per tutti anche per i re delle slot machines e i loro distratti controllori. Dopo una battaglia legale durata quasi 5 anni, ieri a sorpresa la Corte dei Conti ha condannato i dieci concessionari del gioco a pagare penali per 2,5 miliardi per i loro disservizi del periodo 2004-2006. Sono stati condannati anche i manager pubblici che avrebbero dovuto controllare: il direttore dell’Aams l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato dell’epoca, Giorgio Tino, ora vicepresidente di Equitalia Gerit, e il direttore del settore giochi Antonio Tagliaferri, che è rimasto al suo posto a fianco del direttore dell’Aams attuale Raffaele Ferrara, appena confermato da Mario Monti.
La penale più alta, pari a 845 milioni, è quella che dovrà pagare Bplus, la ex Atlantis World Group of Companies, società originaria delle Antille olandesi gestita dal catanese Francesco Corallo, vicino all’ex area An. Titolare di tre casino a Saint Maarten, sin dal momento del suo sbarco in Italia nel 2004 la Atlantis-Bplus sovrasta gli altri operatori con una quota del mercato che sfiora il 30 per cento e primeggia anche nella “multa” richiesta. Anche i concorrenti non possono certo festeggiare: la Corte ha chiesto 120 milioni agli spagnoli di Cirsa Italia, 245 milioni per la società Sisal Slot, 100 milioni per Lottomatica, 150 milioni per Gmatica, 115 milioni per il gruppo Codere, 200 milioni per HBG, 235 milioni per Gamenet, 255 milioni per Cogetech, 210 milioni per Snai. Tra i dirigenti Aams sanzionati spicca con i suoi 4,8 milioni di euro l’ex direttore Giorgio Tino ma la multa più delicata è quella di 2,6 milioni per Antonio Tagliaferri, il Direttore dei Giochi di Aams che si occupa della gara in corso che dovrebbe assegnare per altri 9 anni le concessioni agli stessi operatori sanzionati, con lui.
La sentenza sarà certamente impugnata e i 2,5 miliardi di euro saranno versati solo all’esito dell’eventuale rigetto dell’appello ma si tratta di una grande soddisfazione per il procuratore Marco Smiroldo e per il Gat della Guardia di Finanza che in totale isolamento hanno portato avanti l’indagine. Tutto inizia nel 2004 quando il Governo Berlusconi decide di legalizzare il settore dei vecchi videopoker. Le slot machines da bar dovrebbero essere messe in rete con il cervellone della società informatica pubblica Sogei in modo da controllare minuto per minuto quello che accade. Il controllo della rete viene assegnato ai dieci concessionari privati selezionati dai Monopoli, gli stessi sanzionati ieri dalla Corte. La convenzione stabiliva che per ogni ora di mancato collegamento di ogni slot il concessionario dovesse pagare una penale di 50 euro. Per mesi, talvolta per anni, però i concessionari non hanno collegato le slot.
L’Aams scrive lettere nelle quali minaccia per esempio Atlantis di sanzioni dure, fino alla revoca della concessione, ma poi non attua le sue minacce. Le intercettazioni telefoniche disposte in un’altra indagine dal pm Henry John Woodcock nel 2005 svelano le pressioni esercitate sull’Aams da Francesco Cosimi Proietti, segretario di Fini e deputato di An, su richiesta di Amedeo Laboccetta, allora in An e ora deputato del Pdl ma in quel momento procuratore di Atlantis in Italia. Atlantis finanzia con 50 mila euro la sua campagna elettorale del 2008 e paga negli anni alcune centinaia di migliaia di euro alla società di comunicazione della famiglia del deputato An, Francesco Cosimi Proietti. Alla fine Aams non revoca nulla né ad Atlantis né alle altre società inadempienti. I concessionari dal 2004 a 2006 non versano le tasse dovute sull’incasso reale delle slot ma su base forfetaria, come prevede la legge quando le slot sono scollegate per causa di forza maggiore.
Il sostituto procuratore della Corte dei Conti Marco Smiroldo, affida nel 2007 al Gat della Guardia di Finanza coordinato dal colonnello Umberto Rapetto il compito di verificare per quanto tempo erano state scollegate le macchinette. I risultati sono sconvolgenti. Sommando le ore di mancato collegamento e moltiplicandole per la multa oraria, i finanzieri arrivano a contestare più di 90 miliardi di euro. Per anni la politica fa finta di nulla. Il direttore Tagliaferri resta al suo posto. Le concessioni sono prorogate nonostante gli inadempimenti e Aams assegna agli stessi operatori (più altri tre) il compito di impiantare le nuove slot più redditizie, le Vlt. Ieri la Corte non ha accolto la richiesta principale del Pm Marco Smiroldo (oltre 90 miliardi di euro), ma la subordinata, con una condanna a 2,5 miliardi per i dieci concessionari, pari all’80 per cento dell’aggio percepito dai concessionari nel periodo da settembre 2004 a gennaio 2007. Sembra un pareggio, nella realtà è una sconfitta pesantissima. Per le società ma soprattutto per l’Aams e anche per Mario Monti che ha appena confermato i suoi vertici.
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La penale più alta, pari a 845 milioni, è quella che dovrà pagare Bplus, la ex Atlantis World Group of Companies, società originaria delle Antille olandesi gestita dal catanese Francesco Corallo, vicino all’ex area An. Titolare di tre casino a Saint Maarten, sin dal momento del suo sbarco in Italia nel 2004 la Atlantis-Bplus sovrasta gli altri operatori con una quota del mercato che sfiora il 30 per cento e primeggia anche nella “multa” richiesta. Anche i concorrenti non possono certo festeggiare: la Corte ha chiesto 120 milioni agli spagnoli di Cirsa Italia, 245 milioni per la società Sisal Slot, 100 milioni per Lottomatica, 150 milioni per Gmatica, 115 milioni per il gruppo Codere, 200 milioni per HBG, 235 milioni per Gamenet, 255 milioni per Cogetech, 210 milioni per Snai. Tra i dirigenti Aams sanzionati spicca con i suoi 4,8 milioni di euro l’ex direttore Giorgio Tino ma la multa più delicata è quella di 2,6 milioni per Antonio Tagliaferri, il Direttore dei Giochi di Aams che si occupa della gara in corso che dovrebbe assegnare per altri 9 anni le concessioni agli stessi operatori sanzionati, con lui.
La sentenza sarà certamente impugnata e i 2,5 miliardi di euro saranno versati solo all’esito dell’eventuale rigetto dell’appello ma si tratta di una grande soddisfazione per il procuratore Marco Smiroldo e per il Gat della Guardia di Finanza che in totale isolamento hanno portato avanti l’indagine. Tutto inizia nel 2004 quando il Governo Berlusconi decide di legalizzare il settore dei vecchi videopoker. Le slot machines da bar dovrebbero essere messe in rete con il cervellone della società informatica pubblica Sogei in modo da controllare minuto per minuto quello che accade. Il controllo della rete viene assegnato ai dieci concessionari privati selezionati dai Monopoli, gli stessi sanzionati ieri dalla Corte. La convenzione stabiliva che per ogni ora di mancato collegamento di ogni slot il concessionario dovesse pagare una penale di 50 euro. Per mesi, talvolta per anni, però i concessionari non hanno collegato le slot.
L’Aams scrive lettere nelle quali minaccia per esempio Atlantis di sanzioni dure, fino alla revoca della concessione, ma poi non attua le sue minacce. Le intercettazioni telefoniche disposte in un’altra indagine dal pm Henry John Woodcock nel 2005 svelano le pressioni esercitate sull’Aams da Francesco Cosimi Proietti, segretario di Fini e deputato di An, su richiesta di Amedeo Laboccetta, allora in An e ora deputato del Pdl ma in quel momento procuratore di Atlantis in Italia. Atlantis finanzia con 50 mila euro la sua campagna elettorale del 2008 e paga negli anni alcune centinaia di migliaia di euro alla società di comunicazione della famiglia del deputato An, Francesco Cosimi Proietti. Alla fine Aams non revoca nulla né ad Atlantis né alle altre società inadempienti. I concessionari dal 2004 a 2006 non versano le tasse dovute sull’incasso reale delle slot ma su base forfetaria, come prevede la legge quando le slot sono scollegate per causa di forza maggiore.
Il sostituto procuratore della Corte dei Conti Marco Smiroldo, affida nel 2007 al Gat della Guardia di Finanza coordinato dal colonnello Umberto Rapetto il compito di verificare per quanto tempo erano state scollegate le macchinette. I risultati sono sconvolgenti. Sommando le ore di mancato collegamento e moltiplicandole per la multa oraria, i finanzieri arrivano a contestare più di 90 miliardi di euro. Per anni la politica fa finta di nulla. Il direttore Tagliaferri resta al suo posto. Le concessioni sono prorogate nonostante gli inadempimenti e Aams assegna agli stessi operatori (più altri tre) il compito di impiantare le nuove slot più redditizie, le Vlt. Ieri la Corte non ha accolto la richiesta principale del Pm Marco Smiroldo (oltre 90 miliardi di euro), ma la subordinata, con una condanna a 2,5 miliardi per i dieci concessionari, pari all’80 per cento dell’aggio percepito dai concessionari nel periodo da settembre 2004 a gennaio 2007. Sembra un pareggio, nella realtà è una sconfitta pesantissima. Per le società ma soprattutto per l’Aams e anche per Mario Monti che ha appena confermato i suoi vertici.
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