domenica 15 aprile 2012

Stiglitz: “L’Europa soffre di troppa austerità, ripresa solo con l’aumento della spesa”





Il nobel Joseph Stiglitz mette in guardia sulla tendenza prevalente a imporre misure di austerità: i governi potrebbero così stare conducendo l'Europa verso una crisi ancora più profonda.

Professor Stiglitz, non la si può certo tacciare di ottimismo.
«Perché dice così? Sono una persona molto positiva» Le sue previsioni tradiscono un certo scetticismo. L'unico aspetto positivo del 2011, lei spiega, è che è stato migliore rispetto a ciò che ci riserva il 2012. Dobbiamo ancora gli effetti perversi della crisi globale? «L'economia del mondo ha di fronte una serie di pericoli, in ogni caso. È l'Europa a preoccuparmi di più. La maggior parte dei governi ha adottato politiche di austerità ma ciò rafforza l'andamento negativo dell'economia. L'Europa è sotto la minaccia di una seconda recessione che potrebbe arrivare anche presto. I prossimi anni saranno veramente difficili, mentre a lungo termine, il futuro del continente è molto buono».

Lei ha criticato duramente la gestione europea della crisi. Pensa davvero che i capi di governo e di Stato si siano comportati in modo così stupido? 
«I leader politici europei hanno concentrato tutte le loro energie nello spingere il Sud dell'Europa a risparmiare e a realizzare le riforme. Le democrazie sopportano però senza conseguenze tagli e austerità solo in misura limitata. La luce in fondo al tunnel non si è ancora vista e la rabbia e l'insoddisfazione continueranno pertanto a salire. A causa della recessione, innanzitutto, perché in un'economia in ribasso il gettito fiscale si contrae rispetto alle previsioni, mentre aumenta la spesa sociale: così è inevitabile che si continuino a mancare gli obiettivi di risparmio» Questo è il motivo per il quale Bruxelles continua a sollecitare tagli ancora più drastici. È un errore? «È un andamento insostenibile. Nel mondo non c'è un precedente che dimostri che la riduzione dei salari, delle pensioni e dei servizi sociali possa dare sollievo a un paese malato. Le probabilità che ulteriori tagli risolvano i problemi sono vicine allo zero.

Paesi come la Grecia e il Portogallo hanno bisogno di nuove prospettive di crescita credibili. I politici lo sanno bene, ma finora non hanno fatto niente per correggere questa situazione».
Che cosa dovrebbe succedere? «Quando si attraversano momenti difficili, i governi non dovrebbero contrarre la spesa dello Stato, ma aumentarla. Il deficit di bilancio non si espande necessariamente se al tempo stesso si aumentano le tasse. In questo modo la economia può moltiplicarsi rispetto alle risorse allocate. Penso, per esempio, all'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, del tipo di quella attualmente in discussione in Germania e in altri paesi. Le banche potrebbero così incrementare il credito fornito alle piccole e alle medie imprese. Molte banche si mostrano restie a farlo, nonostante la Banca centrale europea abbia fornito loro abbondante liquidità» 

Considerando, per esempio, l'insistenza della cancelliera tedesca Angela Merkel per politiche di austerità ancora più severe, crede veramente che la politica europea sia pronta a imboccare un tale corso? 
«I leader politici devono riconoscere che quella imboccata è una strada sbagliata. Una overdose di risparmio non può che peggiorare la situazione. Tutto ciò ricorda un po' il Medioevo: quando il paziente moriva si diceva che il medico aveva interrotto troppo presto il salasso, che il paziente aveva in sé ancora troppo sangue. Con questa cura sono stati trattati per decenni molti paesi emergenti iperindebitati, e spesso la cura è stata letale. Ora sussiste il pericolo che in Europa si ripeta qualcosa di analogo» 

Dove è ancora troppo alto l'indebitamento?
 «In Grecia, ovviamente. Probabilmente anche in Portogallo. E in Irlanda. Il caso irlandese è particolarmente triste, perché il paese non paga soltanto le conseguenze di una spesa enorme dello Stato. In Irlanda sono state le banche a dare origine alla crisi, non lo Stato del welfare. Salvare gli istituti finanziari in sofferenza a spese dei contribuenti è stato un errore catastrofico, che ha portato lo Stato sull'orlo del fallimento» 

Molti ritengono che aumentando il proprio indebitamento per combattere la crisi, oggi l'Europa stia commettendo lo stesso errore dell'Irlanda quando ha salvato le banche: c'è il rischio che l'enorme quantità di aiuti elargiti metta alla fine in pericolo il salvatore? 
«Questo timore è esagerato, e tuttavia sono d'accordo che nel caso di certi paesi la strada corretta sarebbe stata procedere prima a una ristrutturazione del debito, invece di concedere subito gli aiuti.
Nel caso della Grecia, la riduzione del debito è stata purtroppo troppo contenuta. Ha prevalso la paura del default. La bancarotta, però, anche quella degli Stati, è parte integrante del capitalismo moderno.
Si sarebbe dovuto permetterla. È stato proprio il tentativo di evitare la bancarotta a diventare un grande problema per l'Europa. Sempre di più diventa evidente che nonostante tutta la consapevolezza sulla necessità di preservare l'euro, i politici non sappiano bene quali siano le misure che occorrono per far sopravvivere la moneta comune» 

Di che cosa soffre l'euro? 
«Quando si è introdotto l'euro, la convinzione generale è stata che per la sua tenuta sarebbe bastata la disciplina di bilancio, ma non è così. Prima della crisi, Irlanda e Spagna presentavano un surplus di bilancio e un indebitamento contenuto. Quello che manca è uno strumento per manovrare contro la crisi. L'area avrebbe bisogno di un organismo per il bilancio in grado di riequilibrare le differenze tra la forza economica delle varie regioni. Un tale organismo potrebbe, per esempio, fornire mezzi supplementari ai paesi con una disoccupazione alta. Intendo proprio un'unione che preveda dei trasferimenti interregionali, la cosiddetta Transferunion tanto odiata dai tedeschi» 



di Markus Balser e Catherine Hoffman


http://temi.repubblica.it/micromega-online/stiglitz-leuropa-soffre-di-troppa-austerita-ripresa-solo-con-laumento-della-spesa/

Chiacchiere e distintivo. - Bruno Tinti





Le cose stanno andando molto male: spread, Borse, speculazione impietosa. Siamo di nuovo nel guano. Quindi stanno andando molto bene. Perché tra qualche mese si deve votare e la fauna incapace e disonesta che ha portato l’Italia a questo punto scalpita per recuperare poltrone e soldi. Ma… incapace e disonesta, ho detto; e anche incolta e stupida. Però, in quanto fauna, condivide con gli animali un istinto primario: quello di sopravvivenza.

E, proprio per questo, le strategie immaginate dai pochi che capiscono quello che dicono (e dai pochissimi che lo capiscono molto bene) verranno accolte dai più, che si accontenteranno di essere eletti, sedere su poltrone dorate, prendersi un sacco di soldi e chiacchierare a vanvera senza disturbare il manovratore. Credo sia ovvio perché dico questo. Chi, tra quelli che il 16 novembre 2011 sono stati scopati via, oserebbe prendere il posto di Monti, Passera, Fornero etc? Chi accetterebbe di giocarsi una fruttuosa “carriera” politica, costruita sull’opportunismo, l’incompetenza, gli inciuci, i voti di scambio, assumendosi la responsabilità di negoziare con Sarkozy, Merkel, Obama e Cameron? Attenzione, senza avere alcuna idea di ciò di cui si discute e delle politiche economiche, sociali, fiscali su cui i loro interlocutori (e che interlocutori) sono tanto divisi. Il loro istinto animale gli fa essere molto chiaro che un sorriso di scherno rivolto a chiunque di loro nel corso di un summit internazionale trasmesso in mondovisione segnerebbe (fortunatamente per il paese, ma assai sfortunatamente per loro) la fine della pacchia criminale e impunita in cui hanno vissuto per decenni.

Sicché io sono convinto che i politici di professione sono, come diceva Robert De Niro ne “Gli Intoccabili” di Brian De Palma, solo chiacchiere e distintivo. Faranno tanta scena ma nessuno farà cadere il governo; e soprattutto, se i “tecnici” avranno voglia di candidarsi nel 2013 (eh, ci va uno stomaco…), e se almeno una parte dei cittadini li voterà, potremo avere un nuovo governo di persone perbene senza le sceneggiate di Scilipoti e della sua fascia nera al braccio.

Tutto questo, a mio parere, significa che il governo deve avere più coraggio e smetterla di correre dietro a presunti veti incrociati. Tanto, come dicevo, sono chiacchiere. L’asta delle frequenze, la riforma della giustizia, i tagli alla politica (finanziamenti ai partiti, stipendi ai politici, abolizione di Province, accorpamento di Comuni) sono tutte cose che il governo Monti può fare benissimo; tanto lo sanno tutti che quando spiumi un pollo questo strilla. Ma poi lo spiumi lo stesso.

Alla fine voglio chiarire una cosa importante. Io non credo che il governo Monti abbia fatto tutto bene; e i miei recenti articoli si occupano proprio delle cose mal fatte. Ma fate attenzione: qui sulla terra viviamo; e il migliore dei mondi possibili è tutto ciò a cui possiamo aspirare. Non credo che qualcuno possa seriamente contestare che B & C (e anche il resto della cosca) ha fatto del suo meglio per farci vivere nel peggiore di questi mondi.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/13/chiacchiere-e-distintivo-2/204085/#.T4r2b37iADE.facebook

Ah, ah, ah....



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Conseguenze del terremoto del 13 aprile ore 8:25 - Partinico zona port'Alcamo ( Pa )



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E io pago...



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Piazza della loggia.



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=207808385999358&set=a.207799799333550.45309.100003105958948&type=1&theater

Sperpero che grida vendetta. - Antonio Padellaro.








L’incredibile ammissione fatta dal tesoriere del Pd Misiani alla nostra Wanda Marra (“Non abbiamo un euro in cassa”) cade in una giornata drammatica per l’economia italiana con la Borsa a picco, con lo spread sempre più in alto, con la protesta a Roma di migliaia di “esodati”, piccola rappresentanza di quanti rimasti senza lavoro e senza pensione si sentono a ragione truffati dallo Stato. Un venerdì nero segnato da altri suicidi a catena di imprenditori e manager travolti dalla crisi: 19 dall’inizio dell’anno, qualcosa di mai visto nel nostro Paese. E che dire delle parole scagliate dal presidente Napolitano contro gli evasori “indegni della parola Italia”, rivelatrici dell’allarme nelle più alte istituzioni?

Ebbene, mentre il sistema dei partiti affonda tra ruberie e malversazioni, mentre nelle tasche di cassieri ladri e dei loro leader complici spariscono palate di euro serviti a finanziare i più svariati lussi privati e pubblici, mentre l’imbarazzante casta dei politici guidata dall’impagabile trio Alfano, Bersani Casini finge di autoemendarsi con una ridicola legge che non rinuncia a un centesimo e che farà la fine di altre riforme immaginarie (come quella che da almeno vent’anni si propone di tagliare il numero dei parlamentari), mentre il dramma si tinge di farsa, apprendiamo dalla fonte più diretta che nelle casse del maggiore partito italiano non c’è più traccia dei 200 milioni di euro percepiti dal 2008 come “rimborsi” delle elezioni politiche, europee e regionali. Spariti. Dissolti. Svaniti. “Usati per pagare l’attività politica, il personale”, sostiene Misiani, sicuramente uomo d’onore, ma che va creduto sulla parola perché su queste spesucce esistono rendiconti certificati, ma quanto esaurienti?

Presunte pezze d’appoggio hanno consentito ai vari Lusi Belsito di fare la bella vita con i soldi nostri finché l’orgia non è stata interrotta dall’arrivo dei carabinieri. Apprendiamo così che, malgrado l’alluvione di quattrini, quasi tutti i partiti sono rimasti a secco e che senza la rata di luglio quasi tutti rischiano di fallire. Alla buon’ora, vien voglia di dire davanti a questo sperpero infinito. Che, sbattuto in faccia a un paese in ginocchio, grida vendetta.

Il Fatto Quotidiano, 14 aprile 2012

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