martedì 12 giugno 2012

La crisi dei negozi storici chiude anche De Magistris. - Isabella Napoli


La crisi dei negozi storici chiude anche De Magistris


Negozi storici in difficoltà: chiusure per Migliore, Prénatal e Vitale. Murato l'hotel Ponte. I piccoli commercianti ormai sono giunti al collasso per l'apertura dei megastore.



CHIUDONO non solo per la crisi, ma contro di loro c'è anche un mercato sempre più competitivo che premia i marchi internazionali e i colossi della distribuzione. I venti della recessione non risparmiano i big storici del commercio palermitano e i loro dipendenti. 

Lunedì ha chiuso i tre punti vendita la storica cartoleria De Magistris Bellotti, qualche settimana fa ha abbassato la saracinesche in via Libertà la valigeria Vitale, fondata nel 1909. Ma stentano anche realtà più grandi come il gruppo Migliore, che ha abbassato le saracinesche dei negozi Il Giocattolo e Arredo Verde in via Terrasanta e adesso annuncia la chiusura per ristrutturazione del Grande Migliore, l'ipermercato di viale Regione siciliana. E ci sono anche chiusure eccellenti nel settore alberghiero: in via Crispi, l'hotel Ponte ha spento l'insegna e licenziato 20 dipendenti.

Dopo oltre 100 anni di attività, la cartoleria De Magistris ha chiuso tutti i punti vendita in via Gagini, viale Strasburgo e via Leanti e licenziato i 21 dipendenti. "Molti dei lavoratori sono over 50 e non raggiungono i 42 anni di contributi previsti dalla riforma sulle pensioni - spiega Pippo Chiofalo, della Fisascat Cisl di Palermo - ora dopo più di 30 anni di servizio si ritrovano con una sola possibilità di sostegno al reddito come la disoccupazione ordinaria per un anno". E non riceveranno gli stipendi arretrati da ottobre e il tfr, almeno fino a quando non si chiuderà la procedura di liquidazione per cessazione di attività presso il Tribunale di Palermo.
"I piccoli commercianti sono al collasso per l'apertura sconsiderata dei centri commerciali - interviene Tommaso Dragotto, leader del Movimento Impresa Palermo, e candidato sindaco, che ha sollevato sul suo blog il caso De Magistris - la prossima amministrazione comunale non potrà tenere conto di questi drammi lavorativi".

Sui marchi palermitani in difficoltà, i sindacati hanno chiesto l'intervento della commissione lavoro dell'Ars "per salvaguardare i posti di lavoro a rischio". In via Libertà, è stato costretto ad abbassare le saracinesche dell'ultimo punto vendita di famiglia Andrea Vitale, che si trovava a competere con marchi del calibro di Louis Vuitton, Dev Store, Alviero Martini e Prada. "Sono colossi che possono investire in pubblicità - spiega Vitale - purtroppo negli anni l'attività di famiglia giunta alla terza generazione si era già notevolmente ridimensionata: fino agli anni Settanta, impiegavamo una settantina di dipendenti, negli ultimi anni eravamo rimasti in cinque. Speriamo di riaprire in un'altra arteria commerciale e riassumere il personale".

E c'è incertezza pure sul futuro dei 260 dipendenti del Gruppo Migliore, una parte dei quali lavorano con i contratti di solidarietà, a 28 ore e con l'80 per cento di stipendio. 
"I vertici dell'azienda avrebbero intenzione di cedere il punto vendita di viale Regione a Casa Crea o a Mediaworld - dice Mimma Calabrò, segretario regionale della Fisascat Cisl - ma non hanno ancora convocato un'assemblea con i lavoratori per comunicarlo". E se Beppe Migliore, amministratore delegato del gruppo fondato nel 1928 dai fratelli Alessandro e Giovanni Migliore, partendo da un piccolo negozio di ferramenta, si trincera in un secco "no comment", i dipendenti temono il peggio. "Gli stipendi arrivano in ritardo - raccontano - e ora la città è tappezzata di questi cartelloni pubblicitari che nessuno ci spiega". 

In via Lanza di Scalea, nei pressi dal nuovo mega centro di Zamparini, La fabbrica delle Idee, negozio di arredi e bricolage ha licenziato 4 lavoratori: "Su un bacino di 28 persone - racconta Monia Cajolo, segretaria provinciale della Filcams Cgil - il titolare ha spiegato che non poteva sostenere ulteriormente i costi di quattro commessi".

In arrivo anche i licenziamenti per 10 dipendenti dei negozi Prenatal, che chiude le filiali di via Notarbartolo e Partinico. E con la crisi, cresce anche il ricorso alla cassa integrazione: da novembre 2011 a oggi, secondo la Uiltucs - Sicilia, riguarda 1600 dipendenti di 24 aziende del terziario, dal gruppo Gifrab con i negozi Bucalo al grand Hotel Federico II.

Riflessioni in una mattina afosa.




Riflessioni.
Mentre in macchina mi recavo a Palermo, guardandomi intorno, riflettevo.
Le cose vanno male, anzi malissimo, molti negozi hanno chiuso i battenti, non ce l'hanno fatta. Qui da noi ha chiuso Migliore, che era un punto di riferimento dei palermitani, uno dei primi grandi negozi dove si poteva comprare di tutto e che, ultimamente, a gennaio, aveva iniziato lavori di ampliamento della struttura di viale Regione Siciliana. Il progetto puntava a fare diventare Grande Migliore un grande centro commerciale sotto un’unica insegna. Poi, improvvisamente, il 1° marzo, chiude e cede al gruppo di arredi Casa Crea. Ma la cosa ancora più strana è che, mentre Migliore chiude, sorgono tanti altri centri commerciali, ipermercati, Factory Outlet Centre. Si fanno concorrenza tra loro, ma restano in piedi. Come mai?
Poi riflettevo sulle manovre varate dai governi da quando è iniziata la crisi, o per meglio dire, da quando si è incominciato a parlare della crisi economica già in atto da tempo, e mi sono resa conto del fatto che ciò che è stato posto in essere ha solo reso la crisi più preoccupante, più profonda.
Per fra crescere un paese non si mette il cittadino in difficoltà aumentandogli tasse e debito pubblico, gli si dà più respiro, gli si da la possibilità di spendere e, quindi, di creare le basi per altri posti di lavoro. Ma qui stanno solo operando al contrario, pertanto, la domanda che sorge spontanea è: non sono in grado di governare o hanno altre mire?
E se le loro mire sono altre, quali sono?
Dubbi amletici.....



By Cetta

P4, la giunta della Camera autorizza l’uso delle intercettazioni di Verdini


La Giunta per le autorizzazioni della Camera ha detto sì alla richiesta dei magistrati di utilizzare le intercettazioni che coinvolgono Denis Verdini, nell’ambito dell’inchiesta sulla P4. Il PdL è stato l’unico a votare contro. 
La richiesta della magistratura riguarda 34 intercettazioni. La richiesta del gip di Roma è stata appoggiata da 10 voti a favore e 7 contrari. Per il sì si sono espressi Pd, Udc Lega e Idv. Contrario il Pdl.

CARABINIERI AL LAVORO A BASIANO (MI)



Lunedì 11 Giugno. Questa mattina un plotone in tenuta antisommossa della polizia ha replicato l'attacco dell'8 giugno al picchetto dei lavoratori in sciopero davanti ai magazzini del Gigante, il tutto per cercare di far entrare nell'azienda dei crumiri venuti dall'esterno per lavorare al loro posto.

Hanno sparato lacrimogeni ad altezza d'uomo, spezzato le gambe a due lavoratori e pestato duramente gli scioperanti ferendone una quindicina.

Lo scontro è stato violento: gli operai, soprattutto pakistani ed egiziani, hanno tentato di resistere a mani nude alla carica dei carabinieri ma, di fronte all'armamentario messo in campo dagli avversari hanno dovuto soccombere. I crumiri sono, così, entrati grazie al distaccamento armato dei carabinieri sempre al servizio dei padroni per reprimere la lotta dei lavoratori, questi ultimi erano li a difendere il loro posto di lavoro (90 su 120 lavoratori li vogliono licenziare nel cambio d'appalto delle cooperative ). Alla fine dello scontro hanno arrestato e portato via uno dei delegati dei lavoratori in sciopero.



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=426321007412303&set=a.153478561363217.32913.100001032221094&type=1&theater

LA BCE SALVA IL BARCELLONA. - DI PAOLO RICCELLI




In Spagna la BCE sta inviando 100 miliardi di euro per ricapitalizzare le banche in sofferenza, dovuta soprattutto a mutui erogati a PERSONE che, perché licenziate, o perché tutto è aumentato tranne i loro stipendi, non sono riuscite a pagare le rate. In Spagna le banche hanno eseguito azioni di recupero su 320.000 famiglie togliendogli la casa e buttandole in mezzo alla strada! Vorrei capire, in parole semplici "Una volta ricevuti i soldi, le banche spagnole restituiranno la casa ai nostri poveri fratelli spagnoli?".
Il popolo spagnolo è a conoscenza che le banche in crisi hanno eseguito operazioni ad altissimo rischio perdendo miliardi di euro? E che non è vero che la crisi è dovuta solo all'insolvenza dei mutui? E gli spagnoli sanno che le banche hanno erogato prestiti milionari a squadre di club, tra cui Real Madrid e Barcellona *, per l'acquisto dei loro campioni, girati a loro volta a garantire altre operazioni borderline? C'è da consolarsi dicendo che il calcio spagnolo è davvero uno spettacolo! Almeno questo!".

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=10421

lunedì 11 giugno 2012

I ministeri costano 283 miliardi, la metà solo per farli funzionare.

ministero interna

Dal dossier del servizio bilancio del Senato emergono cifre interessanti: 848 milioni pagati per le intercettazioni, poco più di 400, invece, per sostenere l'università. Il ministero della Difesa (quota 19 miliardi) spende quasi tutto (17) per il suo funzionamento, il resto va per la costruzione e acquisto di impianti e servizi.

Il più costoso è il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che, in conto spese, ogni anno mette circa 100 miliardi di euro. In totale, i nostri dicasteri, spendono circa 283 miliardi e la metà serve solo per farli funzionare con una spesa giornaliera di un miliardo. Queste le cifre contenute nel dossier del servizio bilancio dello Senato. Calcoli che servono per garantire il successo della spending review che dovrebbe assicurare risparmi fino a 5 miliardi (cifra ritoccata al rialzo dopo il dramma del terremoto in Emilia). Un correzione che domani dovrebbe essere approvata durante il comitato interministeriale guidato da Mario Monti. Raggiungere una tale riduzione della spesa tra giugno e dicembre 2012, equivale ad avere 8,5 miliardi di risparmi strutturali entro il 2013. Come? Tre miliardi arriveranno dai tagli della spesa sui quali sta ragionando Enrico Bondi. Il resto arriverà dalle varie sforbiciate a carico dei ministeri.
Ed è proprio dal dossierone di palazzo Madama che saltano fuori cifre interessanti e curiosità. Come il miliardo speso ogni anno per le confessioni religiose o gli 848 milioni di euro pagati dal ministero di Grazia e Giustizia per coprire le spese delle intercettazioni.  In totale il conto certificato è di 283 miliardi. Di questi 108 vanno per il semplice funzionamento della macchina. 
Messi insieme i dati, il servizio bilancio del Senato si è concentrato nel segnalare le spese più consistenti. Dal focus sul ministero dell’Economia emergono, in particolare, i trafserimenti di denaro a favore delle società pubbliche. Le più rilevanti? Quasi due miliardi a Ferrovie, Anas e Enav, 4.3 miliardi all’Inps. Decisamente alto il contributo (1,4 miliardi) per rilanciare la lotta all’evasione fiscale.
Il conto più salato spetta, poi, al ministero del Lavoto. Cento miliardi , di cui 98 versati per interventi di politiche sociali, mentre 300 milioni vengono spesi per il funzionamento degli uffici territoriali.
Ed eccoci, quindi, ai conti spesi per la Giustizia. Qui il budget, in fondo, è limitato: circa 7 miliardi. Di questi la metà viene spesa per far funzionare i tribunali italiani. Mentre quasi un miliardo va in copertura per i costi delle intercettazioni.
Tagliare è possibile sul fronte del ministero degli Esteri. Qui il budget è di 1,7 miliardi. Di questi ben 579 milioni vengono spesi per supportare le sedi estere della Farnesina. I conti del Senato, oltre che sprechi, segnalano sbilanciamenti di spesa. E’ l’esempio dell’Istruzione che, su un tesoretto annuo di 44 miliardi, ne spende 40 per l’istruzione scolastica e appena 444 milioni per le università. Appaiono, invece, troppi gli 84 milioni di euro dati agli atenei privati.
Undici miliardi vale, invece, il Viminale. Il ministero dell’Interno spende 486 milioni per fa far funzionare le Prefetture, 84 per i collaboratori di giustizia e 200 per i servizi accoglienza stranieri. Il ministero delle Infrastrutture pesa sul bilancio del Paese per 7,5 miliardi. La Difesa per 19, 17 dei quali consumati per il solo funzionamento del ministero.   

L'Italia in coda al Monte dei Pegni. Ori e pellicce per pagare le bollette.



Roma - (Adnkronos) - La crisi cambia le abitudini anche al Monte dei Pegni. Ieri si impegnavano preziosi per andare in vacanza, oggi per fare fronte alle spese quotidiane e alle tasse. Qui si incontra quella parte della città che non riesce ad arrivare alla fine del mese. Difficile tracciare un identikit delle persone che si trovano allo sportello, ma il denominatore comune è sempre lo stesso, i soldi che non bastano. Il direttore Unicredit della sede storica della capitale all'Adnkronos: "Il lavoro non manca, un giorno ho dovuto chiudere in anticipo perché c'era troppa gente
Roma, 11 giu. (Adnkronos) - La crisi cambia le abitudini, anche al Monte dei Pegni. Ieri si impegnavano gioielli e pellicce per andare in vacanza, oggi per fare fronte alle spese quotidiane, a partire da bollette e tasse. Lo dicono soprattutto le testimonianze raccolte a piazza Monte della Pietà, nella sede storica di Roma. Massimo Satta, direttore Unicredit di Monte della Pietà a Roma, sintetizza con l'Adnkronos: "La struttura è depotenziata, potremmo fare di meglio, diciamo che potremmo assorbire altro personale''. Come dire, il lavoro non manca. ''Un giorno ho dovuto chiudere in anticipo perché c'era troppa gente- continua Satta - ma non è un fatto di crisi, questo è sempre stato un mondo a sè stante''. Secondo il direttore del Monte dei Pegni è difficile tracciare un profilo della clientela. ''Se anche il ricco imprenditore non è più ricco noi non lo sappiamo, per noi non è verificabile se i nuovi poveri siano in aumento''. In sostanza, non si vuole avallare la tesi che sia la crisi a far aumentare i carichi di lavoro. Ma il flusso di gente comunque è costante e continuo. ''Solo in quest'agenzia- spiega- si aprono circa centocinquanta polizze in una giornata, ma durante il periodo estivo o natalizio registriamo un aumento e il numero arriva anche a raddoppiare''. L'attività del vecchio palazzo, insiste Satta, non ha subito un particolare incremento con l'intensificarsi della crisi economica. ''Una credenza diffusa- dice- che non corrisponde alla verità, anche perché chi è veramente in difficoltà, non ha più oro da impegnare''.
Al Monte dei pegni si possono impegnare oro, argento e diamanti. Il metallo giallo, quotato giornalmente in borsa, è spesso considerato un bene di rifugio. Il prezzo di vendita dell'oro si aggira attorno ai quaranta euro al grammo e allo sportello della Unicredit gli estimatori lo valutano un quarto del valore rispetto a quello di mercato. Il finanziamento minimo è di sessanta euro e non c'è valutazione massima. ''Con le dovute autorizzazioni possiamo arrivare a rilasciare qualsiasi cifra'', sottolinea Satta. ''Con le leggi antiriciclaggio il problema è ciò che la persona farà con quel contante e, anche se la normativa non lo impone, è buon senso del tecnico informarsi sulla provenienza''. Il contratto normalmente ha una durata di tre mesi e può essere rinnovato fino ad un massimo di tre anni, ma l'oggetto può essere riscattato anche il giorno successivo. La banca trattiene il 10,4% di interesse annuo, troppo alto secondo alcuni. ''Sono strozzini- si sfoga una signora venuta a farsi valutare un orologio a carica d'oro- considerano solo il peso e non il valore. Mi volevano dare 13,50 euro al grammo. E' poco, anzi niente. Quand'è così te lo tieni. Gli interessi sono altissimi, forse è meglio andare dal gioielliere ma bisogna vedere, perché pure quelli? Non sai mai bene a chi ti affidi''.
Se entro trenta giorni dalla scadenza la polizza non viene estinta o rinnovata, il bene finisce all'asta. Alla vendita la banca recupera il credito e la differenza, al netto delle commissioni bancarie, spetta a chi ha impegnato i preziosi. La percentuale delle persone che non riscattano la polizza, dicono dal Monte dei Pegni, si aggira attorno al 7-8%. Non molti, come gli oggetti che alle aste pubbliche restano invenduti perché tanto ci sono sempre ''i soliti noti''. A partecipare infatti, pare ci siano pochi privati e molti operatori del settore. Un mercato che non conosce crisi. Sulla piazza si affacciano infatti diversi negozi 'Compro Oro''. Un fenomeno che ha registrato un aumento negli ultimi anni ''perché è un'attività nuova- afferma Satta- che ha avuto un periodo di boom, ma sembra che adesso si stia un po' sgonfiando. Anche perché, chi doveva legiferare a riguardo si è reso conto che la situazione andava tenuta più sotto controllo e quindi adesso sono stati inseriti dei paletti e reso più complessa la loro attività''. Sullo stesso marciapiede dei negozi regolari però, si possono incontrare anche persone che intercettano chi è venuto a vendere i propri preziosi. Propongono l'acquisto e offrono di più rispetto alla banca o al negozio. ''E' dal 1539 che a Roma girano queste persone'' chiosa Satta ''fanno dei compro oro abusivi ma non costringono nessuno. Se vediamo delle persone che presentano sempre oggetti qui da noi, di cui sospettiamo la provenienza, anche se non siamo obbligati ad entrare nel merito, li consideriamo come indesiderabili''.
Qui al Monte dei Pegni, nel cuore di Roma, si incontra quella parte di città che non ce la fa ad arrivare a fine mese. Una realtà quotidiana fatta di giovani madri e signore anziane che da sole non riescono a sostenere le spese. Sotto il portone di piazza della Pietà ogni giorno passano centinaia di persone, centinaia di storie che rispecchiano i cambiamenti sociali e culturali che stiamo vivendo. ''Quando sono arrivato al Monte- racconta Satta - mi è capitato di incappare in una signora che stava lasciando in pegno le sue fedi nuziali. Ero quasi commosso, così la collega dello sportello mi ha chiesto di avvicinarmi e a quel punto la signora mi ha spiegato che degli anelli dell'ex marito voleva solo disfarsene''. Una donna sui cinquanta, pantalone e giubbetto jeans, con commozione racconta di aver portato l'oro di famiglia per far fronte a delle spese impreviste, ''ma dal gioielliere non ci vado, a costo di fare sacrifici metto i soldi da parte e me li vengo a riprendere''. E' difficile tracciare un identikit delle persone che passano dagli sportelli del Monte dei Pegni, ma il denominatore comune è sempre lo stesso, i soldi che non bastano. Un problema di molti, forse oggi più di ieri.