venerdì 13 luglio 2012

Francia, scorie radioattive nei depositi e nell’oceano per milioni di metri cubi. - Leonardo Martinelli

nucleare centrale interna nuova


E’ quanto emerge dal rapporto dell’Andra, l’agenzia di Parigi che gestisce questo tipo di rifiuti, destinati a raddoppiare entro il 2030. Ne sono stati scaricati oltre 14mila tonnellate sui fondali fino all'83. E Hollande ora punta sulle rinnovabili.

Una montagna di rifiuti incombe sulla Francia. Per la precisione scorie radioattive. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Andra, l’agenzia pubblica francese, che gestisce questo tipo di rifiuti nel Paese che più in Europa ha puntato sull’atomo. Alla fine del 2010 (sono i dati più recenti), i depositi ad hoc per questi materiali contenevano già 1,3 milioni di metri cubi di scorie radioattive. Ed è un quantitativo destinato a raddoppiare da qui al 2030, se la produzione di energia nucleare continuerà allo stesso ritmo. Un trend che, forse, sarà modificato, vista la volontà del presidente François Hollande, ribadita a più riprese durante la campagna elettorale, di ridurre il volume di energia prodotto grazie al nucleare. Puntando di più sulle rinnovabili.
“In Francia la produzione di scorie radioattive corrisponde a due chili all’anno e per abitante”, si legge nel rapporto dell’Andra, diffuso negli ultimi giorni. E quest’anno, forse a causa del cambio della guardia all’Eliseo, con un certo spirito di trasparenza. Disponibile per tutti sul sito di Andra l’inventario, che ” è uno strumento di gestione per il futuro ma anche una fonte precisa di informazione per ogni cittadino”, ha sottolineato François-Michel Gonnot, presidente dell’ente. Quel milione e 300mila metri cubi di spazzatura nucleare ha diverse provenienze. Il grosso (59%) è il prodotto dei reattori nucleari di Edf, il colosso pubblico francese del settore. Mentre il 26% proviene dai laboratori di ricerca, l’11% dalle attività militari legate alla difesa e, per il resto, da diverse fabbricazioni industriali e da applicazioni mediche. Per il 97% la massa delle scorie è costituita da rifiuti ingombranti, ma con un’attività radioattiva media o debole. Appena lo 0,2% è classificato “ad alta attività”. Ma da sola quella infima quota genera il 96% della radioattività totale. Deriva dallo smaltimento dei combustibili utilizzati nei reattori nucleari. Andra ha anche individuato i 43 siti interessati dal deposito di queste scorie, con i relativi problemi di inquinamento sulla lunga durata. Sono concentrati soprattutto nella regione di Parigi, ma anche nell’est e nel sud-est del Paese.
“La maggior parte di questi siti ospitavano attività di vario tipo nel passato, in particolare fra le due guerre – si legge nel rapporto -, ma che non riguardavano direttamente l’industria nucleare: l’estrazione di radio per la medicina e la farmacia, fabbricazione e applicazione di vernici speciali e sfruttamento di minerali. Dopo la guerra la memoria di questi siti, localizzati in genere in aree urbane, si è perduta e alcuni sono stati riconvertiti addirittura in alloggi o edifici pubblici”.
Il rapporto fornisce dati anche su un altro inquietante fenomeno: la Francia ha depositato alla fine degli anni Sessanta più di 14mila tonnellate di scorie radioattive sui fondali atlantici. In seguito ha fatto sempre meno ricorso a quel tipo di soluzione, fino ad arrestarla del tutto nel 1983. Ma fino a quel momento quantitativi considerevoli di scorie sono finiti a oltre 4mila metri di profondità, sotto forma liquida o di fusti. Anche per discutere di questo e, più in generale, del futuro del nucleare in Francia il nuovo governo socialista sta organizzando un incontro (Grenelle de l’environnement) che si terrà entro il prossimo 15 settembre, con i rappresentanti dello Stato, dell’industria privata e delle ong. “Fisserà le modalità di un grande dibattito nazionale sulla transizione energetica”, ha promesso Delphine Batho, ministro dell’Ecologia. Durante la campagna Hollande aveva ammeso di voler gettare le basi per portare la quota di elettricità prodotta grazie al nucleare dal 75% attuale al 50% all’orizzonte del 2025.

Enrico Letta (PD)



Enrico Letta, vicesegretario del Pd, al Corriere della Sera: "Preferisco che i voti vadano a Berlusconi piuttosto che disperdersi verso Grillo"


https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10151041297832855&set=a.196671182854.131248.196502997854&type=1&theater

Scoperta molecola che spazza via la carie.

Due ricercatori hanno messo a punto una sostanza potentissima che promette di eliminare alla radice il problema della carie
Due ricercatori hanno messo a punto una sostanza potentissima che promette di eliminare alla radice il problema della carie.

Dal Cile arriva l'ultima novità in ambito odontoiatrico. Due ricercatori sudamericani, il dottor José Còrdova della Yale University ed Erich Astudillo dell'Università del Cile e CEO di Top Innovations Tech, hanno messo a punto una sostanza potentissima che promette di eliminare alla radice il problema della carie. 

Secondo i due ricercatori, tale sostanza - denominata non a caso Keep 32, perché si prefigge l'obiettivo di far conservare a chi la usa tutti e 32 i denti - potrebbe essere utilizzata all'interno dei normali prodotti di cui ci serviamo ogni giorno per la cura dei nostri denti: dentifrici, collutori e gomme da masticare. Keep 32 sembra in grado di eliminare i batteri responsabili della carie rendendo inutile il ricorso al temuto trapano del dentista. 

Nei test condotti in fase di sperimentazione, durata 7 anni, la sostanza si è rivelata capace di eliminare i batteri nel giro di 60 secondi. I due ricercatori hanno iniziato ora la sperimentazione sull'uomo e sono convinti di poter introdurre nel mercato il prodotto nel giro di un anno. 

La vittima sacrificale di Keep 32 è lo Streptococco Mutans, il batterio che trasforma gli zuccheri in acido lattico, che poi corrode lo smalto dei denti favorendo la formazione della carie. La sostanza agisce prima che il batterio compia questa operazione di trasformazione degli zuccheri. Dopo le ultime fasi di sperimentazione e la trafila delle autorizzazioni, Keep 32 potrebbe davvero rivoluzionare la vita di molte persone alle prese con problemi di carie. 

Fonte: www.italiasalute.it 

I, Pet Goat II Heliofant



http://www.heliofant.com/index.html#

l’analisi del video pubblicata da Neovitruvian:


http://www.tnepd.com/2012/il-simbolismo-esoterico-del-video-virale-i-pet-goat-ii

Cagliari produrrà l’auto spinta da aria compressa.




L’AirPod costerà 7000 euro, raggiungerà la velocità massima di 80 km all’ora. Non avrà volante ma un joystick che consentirà di parcheggiarla in verticale.
CAGLIARI. «Metti l' aria nel serbatoio dell' auto». Sarà probabilmente una frase del genere che ci sentiremo dire dalla metà del 2013, data alla quale sarà commercializzata la prima auto ad aria compressa : la AirPod prodotta dalla Motor Development International (MDI) in partnership con Tata Motors, super leggera ed alimentata ad aria appunto; 7 Kw per una velocità massima di 80 km/h e presentata ieri presso l' area portuale di Cagliari. Costerà 7000 euro e il primo modello ad arrivare sarà una city car, seguito poi da una gamma infinita di modelli, dalla berlina da famiglia alla vetturetta per 14enni al Bus, passando per il veicolo commerciale, il trattore e il container. Non manca nulla, perfino un motore da attaccare a casa ad una presa di corrente per usarlo come generatore in caso di emergenza. Questa AirPod potrebbe essere un ottima alternativa al costo dei carburanti tradizionali, all' inquinamento dei motori a scoppio e all' inesorabile consumo del petrolio. Dice l' imprenditore Massimo Locci che delle 20 fabbriche che si prevede di costruire sul territorio italiano «quella in Sardegna sarà la prima, giacchè la Sardegna deve avere un ruolo guida nella produzione dei veicoli alimentati ad energia alternativa. Il mondo cambia velocemente e la tecnologia non può attendere i tempi della burocrazia». Proprio per questo il presidente dell' Autorità Portuale Piergiorgio Massidda è intenzionato in ogni modo ad andare incontro al progetto di Locci e compagni concedendo i 900 ettari del Porto Canale e anticipando di voler realizzare il porto franco fiscale di cui ha parlato con il presidente del consiglio Monti, per realizzare il "Green Port" e farne la porta dell' Africa sia in entrata che in uscita, «dato che il futuro è in quei mercati». Guy Negre, fondatore della MDI, un passato in Formula1 con la Wiliams accetta di rispondere ad alcune domande. «La piccola AirPod- dice –ha 7 Kw, e una velocità massima di 80 Km/h, si ricarica in 3 minuti. Inoltre come aggiunge il socio Verdiani "avremo una fabbrica a Km 0. L' 80% del veicolo sarà prodotto in loco, dando lavoro e lasciando quindi i soldi sul territorio. E fa notare come l' auto si piloti con un joystick elettromeccanico che permette di "parcheggiare l' auto anche verticalmente rispetto al marciapiede facendo scendere i passeggeri sempre direttamente su questo, in totale sicurezza»


http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2012/07/13/news/cagliari-produrra-l-auto-spinta-da-aria-compressa-1.5396585

La Chiesa ci costa ogni anno 6.086.565.703€: ecco il dettaglio dei costi.


La Chiesa ci costa ogni anno € 6.086.565.703: ai quali dobbiamo sommare i soldi che vengono devoluti "una tantum" dagli enti locali (comuni-provincie-regioni) che finanziano vari progetti, come le eventuali ristrutturazioni di Chiese e abbazie. Ovviamente il "conto" non tiene in considerazione nemmeno delle cifre che la Chiesa riceve da associazioni, fondazioni bancarie, privati cittadini, che offrono al Vaticano laute offerte, che ovviamente sono volontarie. Volontarie "ma non troppo" (sono volontarie ma di fatto considerate un "atto dovuto") anche le offerte per i "sacramenti"; dalle benedizioni pasquali (con la classica busta dell'offerta), alle Comunioni, Cresime, matrimoni e - ahimé - funerali. 
Ecco la tabella dei costi: (dati in Euro)


Otto per mille
1.067.000.000

Otto per mille di competenza dello stato
66.307.085

Cinque per mille
54.500.000

Erogazioni liberali
13.800.000

Esenzione ICI
500.000.000

Riduzione IRES
100.000.000

Riduzione IRAP
150.000.000

Esenzione IVA
100.000.000

Esenzioni fiscali e doganali relative alla Santa Sede
20.000.000

Pensioni
22.000.000

Benefici statali sulle pubbliche affissioni
2.000.000

Benefici statali per gli oratori
2.500.000

Contributi statali per i cappellani nelle Forze armate
12.000.000

Contributi statali per i cappellani nella Polizia di stato
6.000.000

Contributi statali per i cappellani nelle carceri
8.000.000

Contributi statali per i “grandi eventi” della Chiesa cattolica
3.651.315

Insegnamento della religione cattolica nelle scuole
1.500.000.000

Contributi statali alle scuole cattoliche
261.000.000

Contributi statali alle università cattoliche
53.216.886

Contributi statali all’editoria cattolica
12.000.000

Tariffe postali agevolate
7.500.000

Riduzione del canone TV
370.000

Copertura statale per il consumo idrico del Vaticano
4.000.000

Fondo edifici di culto
70.000.000

Servizio civile
20.000.000

Finanziamenti statali all’associazionismo sociale
3.720.417

“Legge mancia”
12.500.000

Altri contributi statali
50.000.000

Spese straordinarie delle amministrazioni locali in occasione di importanti eventi cattolici
20.000.000

Contributi delle amministrazioni locali alle scuole cattoliche
400.000.000

Utilizzo dei fondi strutturali europei
107.000.000

Cambi di destinazione d’uso
150.000.000

Altri contributi erogati dalle regioni
242.200.000

Servizi appaltati in convenzione ad organizzazioni cattoliche
150.000.000

Convenzioni pubbliche con la sanità cattolica
167.000.000

Contributi regionali per i cappellani negli ospedali
35.000.000

Contributi regionali agli oratori
50.000.000

Altri contributi erogati dalle province
70.700.000

Contributi comunali per l’edilizia di culto
94.100.000

Contributi comunali per i cappellani cimiteriali
6.000.000

Esenzioni comunali dalla tariffa per la gestione sui rifiuti
10.000.000

Edifici di proprietà comunale concessi a condizioni di favore a enti e associazioni cattoliche
3.000.000

Sconti comunali per l’accesso a zone a traffico limitato
1.000.000

Altri contributi erogati dai comuni
257.000.000

Benefici concessi da fondazioni e società a partecipazione pubblica
200.000.000

Cerimonie di culto in orario di lavoro nelle amministrazioni pubbliche, negli enti e nelle società controllate dallo stato
1.500.000
http://www.nocensura.com/2011/12/la-chiesa-ci-costa-ogni-anno-6086565703.html
--

Frequenze gratis per Mediaset. - Alessandro Longo




Il ministero dello Sviluppo Economico di Corrado Passera ha assegnato gratuitamente un pacchetto di frequenze alle principali emittenti. A beneficiarne più di tutti è il Biscione, che conquista quelle più 'pulite'. E ora è a rischio la banda larga mobile.


«L'ennesimo regalo a Mediaset» (Vincenzo Vita, Pd). «Un danno alle casse dello Stato e alle future aste per il digitale terrestre e la banda larga mobile» (Paolo Gentiloni, Pd). «Il governo ha gettato le basi per una situazione ad alto rischio conflittualità, interna ed internazionale» (Roberto Rao, Udc). 

Stavolta il governo ha fatto arrabbiare in tanti, tra schieramenti bipartisan dove il solo grande assente sembra essere il Pdl. E per un attimo sembra di essere tornati ai tempi del governo Berlusconi, perché tante polemiche sono dettate da una mega assegnazione gratuita di frequenze alle tv. Si tratta dei provvedimenti con cui, qualche giorno fa, il ministero allo Sviluppo economico ha assegnato per vent'anni alle tv 19 frequenze (di cui quattro a Rai, quattro a Mediaset, tre a Telecom Italia Media e cinque ad altri soggetti). 

Tutto nasce dalla Finanziaria 2010 di Tremonti che prevede "l'obbligo di trasformare i titoli provvisori (rilasciati a livello regionale dal 2008 al 2012) in definitivi entro il 30 giugno 2012, in coincidenza con il passaggio al digitale su tutto il territorio nazionale", spiega il ministero in una nota. Secondo molti critici invece si trattava soprattutto di aiutare le emittenti tivù, che ora potranno mettere in bilancio un bene prezioso come le frequenze. Ma ad avvantaggiarsene è in particolare Mediaset, perché riceve il pacchetto più generoso; le frequenze di Rai sono di pari numero, ma sono a rischio di interferenze con i Paesi vicini (per un mancato coordinamento internazionale). 

Il primo a sollevare il problema, a chiedere una proroga per l'assegnazione definitiva, è stato Nicola D'Angelo (consigliere uscente Agcom, Autorità garante delle comunicazioni); seguito poi da Vincenzo Vita (PD) e Felice Belisario (Idv), che sull'argomento hanno presentato un'interrogazione parlamentare, Roberto Rao (Udc), Marco Perduca (Radicali) e altri. 

Perché era necessaria una proroga? Perché - rispondono concordi le voci critiche - sarebbe stato i necessario aspettare un nuovo piano nazionale delle frequenze da parte di Agcom e così evitare una situazione esplosiva per i progetti dello Stato sullo spettro italiano: ci sono in ballo infatti molte questioni e il governo avrebbe potuto gestirle meglio senza il vincolo di un'assegnazione ventennale che riduce assai gli spazi di manovra. La più questione urgente è l'ex beauty contest, un'asta con cui il ministero dovrà assegnare altre sei frequenze per il digitale terrestre (il bando è previsto, da decreto, a fine agosto ma è prevedibile una proroga a ottobre per attendere che la nuova Agcom stabilisca i criteri di gara). «L'ex beauty contest potrebbe procedere su un binario separato e quindi forse, mi auguro, potrebbe non essere condizionato da quest'assegnazione ventennale», dice Antonio Sassano, docente alla Sapienza, uno dei massimi esperti dell'argomento: «Mi sembra che la proroga pregiudichi piuttosto il coordinamento internazionale e la futura asta della banda larga mobile», aggiunge. «Come faremo infatti a trattare con i Paesi vicini su quali frequenze accendere e spegnere per evitare interferenze, quando ne abbiamo già bloccate 19 per vent'anni?», spiega: «Ecco perché sarebbe stato meglio aspettare un piano frequenze Agcom, coordinato internazionalmente, prima di assegnarle a titolo definitivo». 

L'altra questione è la banda larga mobile: le istituzioni internazionali (di recente anche l'Itu, l'agenzia Onu per le tlc) stabiliscono che dal 2016 alcune frequenze ora in mano alle tivù dovranno andare agli operatori telefonici per i servizi di banda larga mobile. E guarda caso è Mediaset ad avere il maggior numero di frequenze che il governo dovrà liberare a questo scopo: «Almeno avrebbe dovuto limitarne al 2015 il diritto d'uso», osserva Gentiloni. «Adesso invece lo Stato si troverà costretto a risarcimenti ingenti alle tivù, in cambio di quelle frequenze da dare all'asta». Il ministero spiega che c'è la possibilità di dare alle tivù frequenze alternative, con "capacità trasmissiva equivalente", al posto di quelle da liberare per l'asta banda larga mobile: «Però purtroppo non esistono frequenze libere alternative», corregge Sassano. Ma si tratta probabilmente di problemi che saranno lasciati in eredità al prossimo governo: come (e se) tirarsi dall'impaccio creato con quest'assegnazione ventennale, è capitolo ancora tutto da scrivere.



http://espresso.repubblica.it/dettaglio/frequenze-gratis-per-mediaset/2186969