Adesso la Sicilia è veramente sull’orlo del fallimento; adesso l’economia dell’Isola è realmente in serio pericolo. Colpa della “spending review” regionale? Colpa dei tagli annunciati da Monti o dello spread balzato a livelli berlusconiani? No, nulla di tutto questo; la crisi vera è annunciata dal mancato pagamento degli stipendi di luglio ai 90 parlamentari siciliani.
Un vero macigno per l’economia siciliana ed un dramma forse insostenibile per i conti correnti degli inquilini di Palazzo dei Normanni, che saranno costretti ad attendere fino ad agosto per incassare i 20.000 euro mensili fra stipendio e prebende varie.
Un vero macigno per l’economia siciliana ed un dramma forse insostenibile per i conti correnti degli inquilini di Palazzo dei Normanni, che saranno costretti ad attendere fino ad agosto per incassare i 20.000 euro mensili fra stipendio e prebende varie.
Scartata l’idea della colletta per sostenerli, dato il ristretto tempo per organizzarla, si potrebbe pensare ad un’apertura straordinaria del ristorante di Palazzo dei Normanni, anche i sabati e le domeniche e perfino durante le ferie, almeno per garantire agli onorevoli la sussistenza alimentare; in alternativa, si potrebbe sperimentare una convenzione con ristoranti ed alberghi a 5 stelle di Sicilia, naturalmente a carico dell’Ars, che fossero disposti ad ospitare ed aver cura dei 90 parlamentari sull’orlo dell’indigenza.
E dire che lo stipendio lo hanno meritato durante tutta la legislatura; magari non per il numero di leggi votate, poco più di una decina, ma per la perseveranza e la fatica con la quale si sono divisi cariche e stipendi supplementari (60 su 90), per la determinazione con la quale hanno costretto la magistratura ad occuparsi di loro (28 su 90), ed infine per i disagi sostenuti nel cambiare ripetutamente partito e gruppo parlamentare rispetto a quello con cui avevano centrato l’elezione. Nel frattempo per raggiungere questi risultati, hanno anche creato commissioni fantasma, hanno assistito inermi al succedersi di tre diverse maggioranze e di una trentina di assessori, ed ogni tanto si sono anche contraddistinti per essersi assegnati ferie lunghe oltre un mese durante l’anno.
E con questi numeri, i burocrati regionali vorrebbero permettersi di ritardare anche una sola ora il pagamento degli stipendi ai parlamentari? Vorrebbero negare loro quei 20.000 euro, che si sommano al milione di euro già percepito nella legislatura in corso da ciascuno dei magnifici 90, indispensabili per campare le loro famiglie?
Crudeltà, pura crudeltà! E pensare che si tratta degli uffici regionali che si dannano per trovare le risorse necessarie a pagare cassa integrati e lavoratori in mobilità: che spreco e che vergogna! Pagare prima chi vive con 800 euro al mese, e magari il lavoro lo ha perduto, rispetto a poveri onorevoli che faticano a vivere con 20.000 euro al mese è lo specchio di questa Sicilia sbagliata.
Il nostro consiglio? Evitare di pagare stipendi, indennità ed ammortizzatori sociali ai disoccupati per mettere da parte i soldi necessari a pagare gli stipendi dei parlamentari: questa è la Sicilia cui siamo abituati,nell’altra ci sentiremmo a disagio.
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il servizio de il Sud “Quel che resta di un Parlamento” pubblicato sul numero di luglio.
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