Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 28 luglio 2012
Legge elettorale, scontro in Parlamento Bersani: "Rottura se colpo di mano Pdl".
"Con un colpo di mano da parte del Pdl, la rottura è irrimediabile", avverte Pier Luigi Bersani, minacciando di interrompere le trattative per cercare una riforma elettorale che vada bene a tutti i partiti. (L'Unione Sarda)
Bersani, la riforma elettorale DEVE andare bene agli ITALIANI!
Presidente, in morte di D'Ambrosio doveva dire altro. - Massimiliano Gallo
È morto oggi Loris D’Ambrosio, consigliere del presidente Napolitano e al centro dell’attenzione per le intercettazioni con Nicola Mancino finite nelle indagini sulla trattativa stato-mafia. Noi che non abbiamo mai amato quel modo di fare indagini e giornalismo, rimaniamo però colpiti in negativo dalla tempestiva reazione del Colle. Che punta il dito contro “una campagna violenta”, per cui esprime “atroce rammarico”. In un momento come questo, dal Presidente della Repubblica, avremmo voluto tutt’altro atteggiamento.
No, presidente Napolitano, quella dichiarazione, quella frase non l’avrebbe mai dovuta dettare a poche ore dalla morte di Loris D’Ambrosio. Una dichiarazione che un presidente della Repubblica, e presidente del Csm, non deve mai sottoscrivere, e a nostro avviso nemmeno pensare. Quella frase “atroce è il mio rammarico per una campagna violenta e irresponsabile di insinuazioni e di escogitazioni ingiuriose cui era stato di recente pubblicamente esposto, senza alcun rispetto per la sua storia e la sua sensibilità di magistrato intemerato” suona come un’accusa di omicidio, preterintenzionale fin quanto si vuole, ma suona come un’accusa di colpevolezza nei confronti del Fatto quotidiano. E anche, perfino, di quella magistratura che quelle indagini stava conducendo.
Ora, qui a Linkiesta abbiamo sempre scritto il nostro pensiero su una vicenda che adesso nessuno più toglierà mai dal già ricolmo cassetto dei misteri della repubblica italiani. E il nostro pensiero era ed è che non si può costruire un’accusa così grave sulla base dell’ascolto di conversazioni telefoniche: nè da un punto di vista giudiziario nè, tantomeno, da un punto di vista giornalistico. Tanto che non avevamo esitato a schierarci col presidente Napolitano e la sua scelta di intraprendere la via del conflitto di attribuzione tra poteri costituzionali: perchè, in piena coscienza, un presidente della Repubblica ha il diritto e il dovere di tutelare il proprio ruolo, al di là di se stesso, nelle forme che la Costituzione prevede.
Ma neppure a chi, come giornalista, ha duramente criticato quella campagna di stampa, sarebbe venuto in mente di associare quelle pagine di intercettazioni all’infarto che oggi ha stroncato il consigliere giuridico del Quirinale. Figuriamoci a un’autorità qual è il presidente della Repubblica, cui si richiede quel sangue freddo, quella calma, quel senso di unità nazionale che oggi francamente non abbiamo ritrovato in quelle dichiarazioni. Lei rappresenta lo Stato italiano, è il capo dello Stato. Suo compito è unire, giammai dividere.
Di tutto, francamente, aveva bisogno l’Italia in queste ore tranne che di una nuova ridda di accuse e sospetti che contribuiranno ancora una volta a dividere il nostro Paese in guelfi e ghibellini. Queste dichiarazioni, così rapide, esplicite e in definitiva fuori luogo del presidente della Repubblica, rafforzano i complottisti di ogni sorta, e invece di svelenire un clima tesissimo in un paese spaventato peggiorano un’aria già grama. Proprio il contrario di quello che ci saremmo aspettati dall’autorità morale di Giorgio Napolitano.
http://www.linkiesta.it/napolitano-d-ambrosio-morte
http://www.linkiesta.it/napolitano-d-ambrosio-morte
L’Italia civile contro il regime. - Paolo Flores d'Arcais
Il regime continua. Formigoni, governatore berlusconiano, di fronte a indagini che svelano ciclopici “do ut des” con faccendieri in galera dichiara “tutto qua?”, ufficializzando l’indigenza assoluta della fibra morale di un intero ceto politico. Nicolò Zanon, membro berlusconiano del Csm, propone il procedimento disciplinare contro Roberto Scarpinato che ha ricordato una verità nota anche ai sassi: nelle commemorazioni per Borsellino si vedono “talora nei posti riservati alle autorità, anche personaggi la cui condotta di vita sembra essere la negazione stessa di quei valori di giustizia e di legalità” per i quali Borsellino ha sacrificato la vita.
Due gesti impensabili in ogni altro paese europeo, da noi di ordinaria tracotanza partitocratica. Lo spread istituzionale, politico, morale, è tutto in questi due episodi, e nella “banalità del male” con cui ogni giorno le nomenklature ne compiono di analoghi.
La vedova di Paolo Borsellino, Agnese, con i figli Rita e Salvatore, ha reagito facendo propria “ogni parola della lettera emozionante con la quale Roberto Scarpinato si è rivolto a Paolo lo scorso 19 luglio in via D’Amelio”. E’ evidente che di Borsellino si vuole ormai uccidere la memoria. L’Italia civile ha cominciato a reagire, e speriamo che nei prossimi giorni insorga moralmente con i suoi “intellettuali pubblici” di recente troppo spesso afoni.
Formigoni e Zanon non fanno scandalo. La partitocrazia oscilla tra compiacimento, omertoso silenzio o polemica “specchio per le allodole”. Qualche lettore ci accusa talvolta di non distinguere tra le forze politiche, cadendo nel qualunquismo. Ma se anche in casi del genere non sanno distinguersi tra loro come il bianco dal nero, è colpa nostra? Pd e berlusconiani si stanno accordando su una legge elettorale peggio della “porcata”, e se non ci riusciranno è solo perché l’ometto di Arcore vuole ancora di più e non sa bene cosa.
Ma di fronte alla debacle dei partiti, è ormai acclarato anche il fallimento dei “tecnici” liberisti. Tutte le loro misure (che tolgono ai poveri e impoveriscano i ceti medi, lasciando a evasori, ladri e banchieri ogni privilegio) falliscono, perché solo una redistribuzione delle ricchezze in chiave neo-keynesiana può invertire la deriva. Partitocrazia e “tecnici” di Monti sono ormai la padella e la brace.
Se ne esce solo con una classe dirigente del tutto nuova, da selezionare nella società civile. Il Terzo Stato sarà capace di esprimerla? O subirà il monopolio di un establishment politico-finanziario ammanicato che ci sta portando alla rovina?
http://temi.repubblica.it/micromega-online/litalia-civile-contro-il-regime/
Speciale Olimpiadi - Olimpiadi, primo oro nel tiro con l'arco.
Marco Galiazzo
Arco. L'Italia ha vinto la medaglia d'oro nella prova maschile a squadre di tiro con l'arco. In finale, gli azzurri Michele Frangilli, Mauro Nespoli e Marco Galiazzo hanno sconfitto gli Stati Uniti per 219-218. L'Italia conquista il primo oro ai Giochi di Londra 2012. Decisiva l'ultima freccia da 10, scagliata da Frangilli. (Il Messaggero)
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