Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
martedì 31 luglio 2012
Spen Ding Reviù. - Massimo Gramellini
Diffidare delle parole inglesi che fioriscono sulla bocca degli italiani, please. C’è stato un tempo, e c’è ancora, in cui per estrometterti da una poltroncina di responsabilità e sostituirti con uno più affidabile, cioè più opaco e obbediente di te, tiravano in ballo problemi di «governance». Questa invece, nei ministeri e negli uffici, è l’estate della spending review. Tagli sanguinosi (bloody cuts) sembrerebbe espressione più sincera, ma suona male. Revisione della spesa è concetto sfumato e dall’esito aperto: una spesa è rivedibile anche al rialzo, volendo e soprattutto potendo. Il guaio è che non si può più. In questa crisi al buio chi non muore si rivede, ma solo al ribasso.
Spen Ding Reviù: la formula magica ha una sua morbidezza di vaselina, indispensabile quando la verità fa paura. Chi osa dire ai cittadini elettori che lo Stato Sociale novecentesco non è più sostenibile e che oltre agli sprechi bisognerà rivedere anche i diritti? Arriva il tempo delle scelte dure, persino etiche: è sano che uno studente fuoricorso non lavoratore si sovvenzioni da solo la propria pigrizia. Ma se la spending review asciuga ingiustizie, ne crea anche di nuove. La si usa indifferentemente per togliere un privilegio e per tagliare un precario. Una cosa è certa: gli italiani assistono a quest’ultima ossessione del potere con aria da esperti. Loro la spending review l’hanno già sperimentata in casa, rinunciando a quasi tutto il rinunciabile. Soltanto l’hanno chiamata in altro modo: tirare la cinghia. Se preferite: tighten your belt.
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1215
Berlusconi ha speso 250 milioni in più: prosciugato dalle Olgettine. - Franco Bechis
I conti del Cavaliere tremano: soldi in gran parte prelevati dai depositi di quattro holding Fininvest.
Se non l'hanno rovinato, poco ci manca. L'anno nero delle Olgettine - il 2011- è stato un terremoto per la finanza personale di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere ha prelevato dai conti delle sue quattro holding che controllano Fininvest la bellezza di 127,7 milioni di euro, quasi prosciugandoli: alla fine restavano appena 16,9 milioni di euro contro i 144,7 dell’anno precedente e i 152,3 registrati al 30 settembre 2009. Ad essere prosciugati sono stati i conti correnti detenuti dalle quattro holding presso il Monte dei paschi di Siena. E per essere avvenuta una esigenza di spesa che non si era mai presentata in queste proporzioni negli ultimi dieci anni nelle quattro holding del Cavaliere, significa che non si poteva più attingere ai dividendi che le stesse quattro società avevano versato nel febbraio 2011 sul conto corrente 1/29 del Monte dei Paschi di Siena intestato a Silvio Berlusconi: 127,5 milioni di euro.
Per sapere quanto l’ex premier ha speso l’anno scorso bisogna dunque sommare i dividendi ai prelievi dai conti correnti delle quattro holding, e in tutto fanno 255,3 milioni di euro. Una somma di proporzioni gigantesche, che non ha precedenti nemmeno nella storia di un uomo straricco come il Cavaliere. Dai conti correnti delle holding, tanto per fare un paragone, nel 2010 erano stati prelevati in tutto 7,6 milioni di euro. L’anno successivo ne sono serviti 120 milioni di più, e la spesa non potrà continuare a lungo perchè Berlusconi quelle somme non le può più avere a disposizione. Nel febbraio 2012 infatti le quattro holding gli anno distribuito appena 13,4 milioni di euro di dividendi, circa un decimo dell’anno precedente. Siccome i loro bilanci vivono dei dividendi pagati a sua volta dalla Fininvest, che non ne ha distribuiti né l’estate scorsa né quest’anno (per colpa del lodo Mondadori e della cifra pagata provvisoriamente a Carlo De Benedetti), per girare al Cavaliere quei 13,4 milioni di euro le holding hanno dovuto intaccare il patrimonio accumulato negli anni di vacche grasse e ridurre le proprie riserve straordinarie.
Spendere 255 milioni di euro in un anno di crisi economica e con una prospettiva nera davanti sembra quasi una follia. Dove sono finiti quei soldi? Una parte è sicuramente ricostruita nel dettaglio con il processo Ruby Bunga-Bunga. Il conto corrente 1/29 del Monte dei Paschi è lo stesso utilizzato per le regalie alle cosiddette Olgettine. Possibile che lo stesso processo in corso abbia fatto lievitare sensibilmente le spese. Berlusconi ha infatti coperto di tasca sua le spese legali delle ragazze, e ha sicuramente rifuso loro i danni di immagine e professionali riportati con risarcimenti volontari e assai generosi. Mentre prima la contabilità era un po’ disordinata, ora ad esempio ogni mese parte un bonifico per pagare gli affitti delle abitazioni di tutte le ragazze coinvolte nel processo. Poi ci saranno state sicuramente spese extra e ordinarie continuate: dallo stesso suo conto corrente il Cavaliere ha prelevato anche i 20 milioni pagati per assicurarsi l’acquisto della villa di Marcello Dell’Utri sul lago di Como. Questa contabilità è stata sostanzialmente ricostruita dai vari magistrati che hanno aperto le inchieste sul Cavaliere: quelli di Milano che si occupano di Ruby e quelli di Palermo che prediligono Dell’Utri. Tutti avevano nel mirino il conto corrente alimentato dai 127,5 milioni di euro di dividendi, a tutti però è sfuggito che la somma più che raddoppiava grazie ai prelievi straordinari fatti dai conti correnti delle quattro holding per un totale di 127,7 milioni di euro che le lascia quasi a secco di valuta. Detratte le spese personali per le case (la maggiore parte però attinte dai conti delle immobiliari, la Idra e la Dueville), è proprio il processo Ruby il vero fatto che ha cambiato radicalmente la contabilità del Cavaliere. Naturalmente anche per lui che ne è imputato le spese legali debbono avere una rilevanza notevole, ma certo non bastano a spiegare quelle cifre così astronomiche. Di sicuro il trend non può durare a lungo, perchè le riserve straordinarie restate in pancia alle quattro holding che anche quest'anno non riceveranno alcun dividendo da parte di Fininvest ammontano ormai a circa 211 milioni di euro. Un altro anno così e Berlusconi da ex superriccone è destinato ad ottenere la pensione minima sociale. Anche la benzina per le Olgettine dunque è sul punto di finire...
http://www.liberoquotidiano.it/news/home/1067651/Berlusconi-ha-speso-250-milioni-in-piu--prosciugato-dalle-Olgettine--.html
Mai tanti disoccupati, record storico: 2,8mln.
Il tasso di disoccupazione a giugno è al 10,8%.
ROMA - Il tasso di disoccupazione a giugno é al 10,8%, in rialzo di 0,3 punti percentuali su maggio e di 2,7 punti su base annua. E' il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Lo rileva l'Istat (dati destagionalizzati, stime provvisorie). Guardando le serie trimestrali è il più alto dal III trimestre 1999. Il numero dei disoccupati a giugno è di 2 milioni 792 mila. Lo rileva l'Istat (dati provvisori). Si tratta di un record storico, il livello più alto dall'inizio delle serie mensili (gennaio 2004) e delle trimestrali (quarto trimestre 1992).
L'Istat inoltre fa sapere che a giugno gli occupati sono 22 milioni 970 mila, in calo dello 0,1% rispetto a maggio (-29 mila unità). La diminuzione, aggiunge l'Istituto, riguarda in particolare le donne. A confronto con giugno 2011 il numero di occupati mostra invece una lieve crescita (+11 mila unità). Il tasso di occupazione è pari al 56,9%, in diminuzione nel confronto congiunturale di 0,1 punti percentuali e stabile in termini tendenziali.
Il numero di disoccupati a giugno registra un boom, in rialzo su base annua del 37,5%, ovvero di 761 mila unità. Lo rileva l'Istat (dati provvisori e destagionalizzati), aggiungendo che su maggio la crescita è pari al 2,7% (73 mila unita).
L'Istat inoltre fa sapere che a giugno gli occupati sono 22 milioni 970 mila, in calo dello 0,1% rispetto a maggio (-29 mila unità). La diminuzione, aggiunge l'Istituto, riguarda in particolare le donne. A confronto con giugno 2011 il numero di occupati mostra invece una lieve crescita (+11 mila unità). Il tasso di occupazione è pari al 56,9%, in diminuzione nel confronto congiunturale di 0,1 punti percentuali e stabile in termini tendenziali.
Il numero di disoccupati a giugno registra un boom, in rialzo su base annua del 37,5%, ovvero di 761 mila unità. Lo rileva l'Istat (dati provvisori e destagionalizzati), aggiungendo che su maggio la crescita è pari al 2,7% (73 mila unita).
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a giugno è al 34,3%, in diminuzione di un punto percentuale su maggio. Lo rileva l'Istat (dati destagionalizzati e a stime provvisorie) aggiungendo che tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 608 mila. I giovani disoccupati rappresentano il 10,1% della popolazione di questa fascia d'età.
A giugno l'Istat registra un forte calo del numero di inattivi, ovvero di chi non ha un'occupazione e neppure la cerca: su base annua la diminuzione è di 752 mila unità (-5%), mentre su maggio il calo è pari a 52 mila unità (-0,4%). Quindi continua a salire la partecipazione al mercato del lavoro, ma spesso accade che la maggiore offerta si traduce in disoccupazione.
Monti: 'Fine del tunnel si avvicina'. No alla "rissa" su legge elettorale.
Roma - (Adnkronos) - Il premier in partenza per Parigi si mostra ottimista sull'uscita dalla crisi: "Molto importanti le decisioni che abbiamo preso nel Consiglio Europeo. Con Hollande parleremo della messa in sicurezza dell'euro, a volte scricchiolante". Poi una battuta: "Scendo in campo? Sempre più sordo a questa domanda...". E spiega: "Voto senza riforma è lo scenario peggiore". Obama: "L'euro resisterà ma sono necessarie azioni decisive"
Roma, 31 lug. (Adnkronos) - "E' un tunnel, ma stanno succedendo due cose: la fine del tunnel sta cominciando a illuminarsi e noi e il resto d'Europa ci stiamo avvicinando alla fine di questo tunnel". Lo dice il premier Mario Monti ai microfoni di Radio Anch'io, su Radio Uno, prima di partire per un tour europeo che lo porterà subito a Parigi, poi a Helsinki e Madrid.
"Sono state molto importanti - sottolinea il presidente del Consiglio - le decisioni che abbiamo preso nel Consiglio Europeo del 28 e 29 giugno", decisioni che si sono rivelate "proficue, e adesso ne stiamo vedendo le conseguenze in termini di maggiore disponibilità sia delle istituzioni europee, sia dei singoli governi - compresi quelli tedeschi e quelli del nord - a fare tutti la loro parte, oltre a fare ciascuno i compiti a casa".
Denuncia il malaffare: sospeso dal Pd, diventa l’eroe dei giovani del partito. - Vincenzo Iurillo
Carmine Parisi |
Il 24enne Carmine Parisi, militante di Agropoli, ha subito un intervento disciplinare per aver scritto del sacco edilizio del Cilento, senza risparmiare i big democratici della Provincia di Salerno. Ma ha finito per diventare un idolo per le nuove leve, riuniti a parlare di legalità.
Un eroe per i coetanei dei Giovani Democratici, che lo hanno applaudito a lungo quando ha raccontato la sua storia e le sue battaglie contro il sacco edilizio del Cilento a una tre giorni di dibattiti sulla legalità organizzati dai Gd lombardi a Eupilio (Como). Un “rompicoglioni” non degno di far parte del partito dei ‘grandi’, secondo la commissione disciplinare del Pd che lo ha sospesoper tre mesi e fa ostruzionismo sulla richiesta di rinnovo della tessera.
Chissà se Pierluigi Bersani ne sa qualcosa. “Gli abbiamo scritto, nessuna risposta”. Carmine Parisi, 24 anni, militante Gd di Agropoli (Salerno), sorride su questa sua condizione di vittima della scoraggiante schizofrenia della politica. E tira fuori un pacco di carte che riempirebbe un faldone di Tribunale. Copie di delibere, ritagli di giornale, atti giudiziari a corredo delle iniziative con le quali Parisi ha denunciato la longa manus delle lobby edilizie sul governo di Agropoli e di intere fette del Cilento, la terra difesa fino alla morte (e purtroppo non è una metafora) da Angelo Vassallo, il sindaco Pd di Pollica-Acciaroli ucciso la sera del 5 settembre 2010.
Parisi ha illustrato, documenti alla mano, i conflitti di interesse di politici titolari di ditte edili che fanno affari con la pubblica amministrazione, nel vuoto della mancanza di strumenti urbanistici. Ma si è macchiato agli occhi del Pd, di un delitto gravissimo: ha fatto opposizione a una giunta capeggiata da un democrat, l’ex assessore provinciale di Salerno ai Lavori Pubblici Francesco Alfieri, avvocato, in ottimi rapporti con il sindaco Pd di Salerno Vincenzo De Luca nonché fratello del presidente della Banca di Credito Cooperativo del Cilento, Lucio Alfieri, che cura la Tesoreria del Comune. Un sindaco capace di essere rieletto a maggio con l’88% dei consensi al primo turno. Uno che conta, nello scacchiere del potere locale e provinciale.
Tra Davide e Golia, il Pd si è schierato con Golia senza prendere in considerazione le ragioni di Davide. Dimostrando poca attenzione alle vicende della cronaca. Perché mentre deliberava la sospensione di Parisi e dell’ex sindaco Ds di Agropoli Antonio Domini, con la motivazione di non essere acquiescenti all’amministrazione a guida Pd, sono avanzate alcune inchieste della Procura di Salerno che hanno dato ulteriori validi argomenti alle tesi dei sospesi. Due in particolare. La prima: ‘Strade fantasma’, scattata sulle denunce di Vassallo; interi lotti di strade provinciali mai costruiti, ma regolarmente pagati, mentre la politica sonnecchiava, incapace di accorgersi dell’imbroglio. La seconda, la più recente e devastante: ‘Due Torri’, l’inchiesta sul sistema Citarella, dal nome dell’imprenditore edile e presidente della Nocerina calcio capace di formare un cartello di ditte che per quasi dieci anni si sarebbe spartito gli affari della Provincia di Salerno truccando gli appalti e corrompendo tecnici e funzionari: 15 arresti, oltre 300 indagati, 302 ditte coinvolte. Tra gli indagati per turbativa d’asta c’è un assessore ed ex capogruppo del Pd di Agropoli.
E da giorni le locandine dei giornali locali (“quando non le coprono con le cartoline” dice Parisi) sparano la notizia che Citarella in carcere ha cantato e ha tirato in ballo l’ex assessore provinciale ai Lavori Pubblici. Francesco Alfieri, per l’appunto. Alfieri non è indagato e per il momento ha scelto la linea del silenzio. I papaveri del Pd salernitano lo difendono: “Non ha avuto nemmeno un avviso di garanzia” spiega il segretario provinciale Nicola Landolfi “se e quando lo avrà ne discuteremo”. Per anni Parisi e Domini queste cose le hanno raccontate tramite un loro giornalino, ‘Trasparenza e Legalità’. Il numero del 7 settembre 2011 fece rumore e guarda caso coincise più o meno coi tempi del provvedimento disciplinare. Pubblicò un reportage sui “signori del cemento che dominano la politica agropolese”. Seguiva dettagliato elenco dei consiglieri, degli assessori e dei parenti di pubblici amministratori titolari di ditte, e gli appalti aggiudicati con i relativi importi, gli incarichi di progettista, tecnico, collaudatore. Il patto del mattone. Una copia del giornale finì sulla scrivania del presidente della commissione nazionale di garanzia del Pd, Luigi Berlinguer, che per lettera promise un interessamento diretto “vista la gravità dei fatti denunciati”.
Ma poi si è fatto vivo? “No” risponde Parisi, che non smette mai di sorridere mentre spiega vicende capaci di far infuriare chiunque. E il giornale? “Abbiamo smesso di mandarlo in stampa: nessuno voleva farci più pubblicità perché temevano ritorsioni, e i direttori si sono dimessi lamentando un clima di intimidazione. Troppe querele”. Peccato. Il giornalino vantava un piccolo scoop: la pubblicazione di un’inserzione di vendita del’antico Castello di Agropoli per un milione di euro, quando la giunta Alfieri se lo è comprato, successivamente, pagandolo 3 milioni. “Fu un errore si stampa” si difesero i diretti interessati il giorno dopo.
Le carte sono in Procura, allegate a un esposto dell’ex sindaco Domini. Che argomenta così le origini del dissenso interno al Pd agropolese: “Io ero espressione dei Ds, venni sfiduciato nel 2006 attraverso una manovra orchestrata dalla Margherita di Alfieri e del presidente della Provincia dell’epoca, Angelo Villani. In questo modo mi impedirono di portare a termine l’adozione del Piano regolatore, lasciando in vigore tuttora un piano di fabbricazione del 1972. Quando non c’è un piano regolatore, si sa, aumenta la discrezionalità… Mi ricandidai da Ds contro il candidato della Margherita, Alfieri. Così in consiglio ho fatto opposizione. E l’ho proseguita anche con la nascita del Pd, perché ero espressione di una lista di minoranza, e non ho aderito al gruppo Pd. Mi hanno sospeso per questo. E perché ovviamente insieme ai Gd ho denunciato quel che ora sta emergendo con chiarezza”.
Parisi ascolta e si scusa, ma deve correre a dare una mano all’organizzazione della festa nazionale Gd, in corso sul lungomare della vicina Acciaroli. Viene Massimo D’Alema, uno dei capi storici di un Pd che invece di incoraggiare i giovani preparati e documentati come Parisi preferisce cacciarli fuori perché danno fastidio. E Parisi sorride anche su questo.
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