lunedì 20 agosto 2012

Regione Lazio: ai partiti 4 volte più della Camera. - Sergio Rizzo


Contributi ai gruppi consiliari: il confronto con Montecitorio. Numeri finora sconosciuti emersi grazie alla pubblicazione del bilancio sul sito Internet dei Radicali.

ROMA - Da destra a sinistra non c'è chi non abbia invocato più trasparenza sui soldi pubblici destinati alla politica. Ma di passare ai fatti non se ne parla proprio. Se si eccettuano, naturalmente, alcune meritorie iniziative purtroppo isolate.
Qualche settimana fa il gruppo radicale al Consiglio regionale del Lazio presieduto dall'avvocato Giuseppe Rossodivita ha pubblicato sul sito internet il proprio bilancio. Un documento impressionante, che illumina un angolo del capitolo costi della politica finora tenuto accuratamente all'oscuro. Ovvero, i contributi che le Regioni erogano ai gruppi «consiliari».
Nel 2011 il Consiglio regionale del Lazio ha versato al gruppo radicale, composto da due persone, 422.128 euro. Dividendo a metà questa somma si può dedurre che ogni singolo consigliere abbia avuto lo scorso anno a disposizione 211.064 euro. Oltre, naturalmente, a stipendio, diaria, annessi e connessi. Un paragone con i contributi ai gruppi parlamentari della Camera rende bene l'idea delle dimensioni.
La presidente della Regione, Renata Polverini (Imagoeconomica)La presidente della Regione, Renata Polverini (Imagoeconomica)
Nel 2011 sono stati pari a 36 milioni 250 mila euro, cifra che divisa per i 630 onorevoli dà 57.539 euro. Morale: i gruppi politici del Consiglio regionale del Lazio incassano contributi quasi quadrupli rispetto a quelli di Montecitorio. Proiettando i 211.064 euro procapite sulla platea dei 71 consiglieri, si ha la strabiliante somma di 15 milioni. Esattamente 14 milioni 985.544 euro. L'anno, e per una sola delle 20 Regioni italiane. Questo, almeno, dicono i numeri.
Anche quei denari, come i rimborsi elettorali, possono essere considerati parte integrante del finanziamento pubblico ai partiti. Ma con una differenza non da poco: la loro entità è pressoché sconosciuta. Intanto ci sono Consigli regionali che non pubblicano nemmeno il bilancio. Nel Lazio, poi, c'è l'abitudine delle cosiddette «manovre d'Aula». Che però, pur chiamandosi così, formalmente per «l'Aula» non passano affatto. Si tratta infatti di semplici delibere dell'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale adottate in momenti particolari. Per esempio a ridosso dell'approvazione di bilanci regionali particolarmente rognosi e dove bisogna evitare al massimo il rischio dei franchi tiratori.
In questa legislatura ne è già stata fatta una che stanzia 3 mila euro al mese procapite. E dato che i consiglieri sono 71, considerando anche la presidente Renata Polverini, quella «manovra d'Aula» ha determinato un introito annuale aggiuntivo per i gruppi «consiliari» di oltre due milioni e mezzo. Ma a che cosa servono quei soldi in più?
Il presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese (Jpeg)Il presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese (Jpeg)
Il conguaglio è giustificato con l'esigenza di pagare altri collaboratori. In realtà quei denari possono venire utilizzati con discrezionalità assoluta. Anche perché i collaboratori sono l'unica cosa che davvero non manca. Il Consiglio regionale del Lazio, da questo punto di vista, non teme confronti. In un'assemblea di 71 componenti, i gruppi «consiliari» sono ben 17: cinque di questi sono stati costituiti durante la legislatura, grazie al fatto che esiste un limite minimo. È ammesso, cioè, anche un gruppo composto da una sola persona. Diciamo subito che è una pessima abitudine in voga in quasi tutte le Regioni. Tanto che di «monogruppi» se ne contano 75 in tutta Italia.
Soltanto nel Lazio ne esistono ben otto: e sorvoliamo sulla definizione grottesca di uno di essi, il «gruppo misto» presieduto e composto dall'unico consigliere Antonio Paris. Il presidente di se stesso ha diritto a una indennità aggiuntiva di 891 euro netti mensili, e in quanto titolare di un «gruppo», può avvalersi di alcuni collaboratori. Sette, per l'esattezza: due laureati, due diplomati, una segretaria, un addetto stampa e un responsabile della struttura. Ma per i «gruppi» più numerosi si può arrivare fino a 24 dipendenti. Secondo le tabelle, il numero dei collaboratori dei politici nel consiglio regionale del Lazio potrebbero arrivare a 201.
Sarà questa l'impellente motivazione per cui la superficie della sede di via della Pisana ha bisogno di un ulteriore rilevante espansione? Lo prevede un bando da poco pubblicato sul sito internet del Consiglio, nel quale si spiega che «l'ampliamento consta nella realizzazione di n. 2 palazzine definite da tre livelli fuori terra più un piano interrato e un corpo centrale». Base d'asta, 8 milioni 259.750 euro e 49 centesimi. Iva esclusa. Questo per la serie: «riduzione dei costi della politica».

Morto suicida Tony Scott, regista Top Gun.



Si è suicidato lanciandosi da un ponte vicino a Los Angeles il regista e produttore cinematografico Tony Scott. A renderlo noto è il medico ufficiale della contea, spiegando che non si conoscono i motivi di tale gesto, anche se la polizia avrebbe trovato una lettera d'addio in auto, che non riporta comunque le motivazioni. Il regista era arrivato ieri intorno alle 12.30 in prossimità del ponte, ha parcheggiato la sua auto, scavalcato la recinsione e si è lanciato nel vuoto davanti a testimoni. Il suo corpo è stato recuperato in acqua 3 ore dopo. Scott aveva diretto blockbuster del calibro di "Top Gun", che trasformò Tom Cruise in una vera star, "Giorni di tuono", o "Allarme rosso", che segnò l'inizio di una lunga collaborazione con Denzel Washington, durata fino all'ultima pellicola "Unstoppable", che nel 2010 ha incassato ben 130 milioni di dollari. Proprio in questi giorni correvano voci di un sequel di "Top Gun". Il regista sessantottenne, lascia la moglie e due figli.

http://multimedia.lastampa.it/multimedia/spettacoli/lstp/170975/

Siamo un popolo di santi, navigatori e furbi. - di FRANCESCO MERLO



Non sappiamo se compatirlo o fargli i complimenti, se Mario Monti è un illuso o e se il vero furbo è lui che, con un'astuzia semantica, aggredisce la furbizia che fa fessi gli italiani. Il presidente del Consiglio vuole che mai più in radio e in televisione vengano chiamati furbi gli evasori fiscali.

Che sono invece delinquenti, malfattori, mascalzoni e fondamentalmente ladri. E se è difficile dargli torto, è forse ancora più difficile dargli ragione. Si può infatti sorriderne, ripassando la lunga storia della lotta alla furbizia come natura italiana prima ancora che umana, e dunque paragonare Monti a Marinetti che propose di abolire gli spaghetti, a Mussolini che pretendeva il voi al posto del lei, a Cavour che si proponeva di 'fare' gli italiani, a San Francesco d'Assisi che li immaginava tutti innamorati di Madonna Povertà, a Dante che li spingeva ad essere fieri e ghibellini, a Mazzini che indicava come antidoto all'astuzia il pensiero e l'azione, a Garibaldi che li voleva tutti garibaldini. E Berlinguer ci voleva austeri, Pannella ci vuole libertari e libertini....

Solo Machiavelli pensava che non si può abolire la malizia italiana ma che bisogna domarla con il terrore; il bastone del comando contro il sotterfugio e l'intrigo; il timore al posto dell'amore per scansare tutte le trappole e le miserie della furbizia, tra le quali oggi c'è certamente l'evasione fiscale. E mi viene in mente quel film di Dino Risi che smonta 'i mostri' della furbizia non con la semantica ma con l'immagine terribile di Tognazzi che accompagna su una sedia a rotelle Gassman pugile suonato. Gassman fu suonato come gli evasori beccati a Cortina, come i divi dello spettacolo che nascondono il cachet, come i finti imprenditori che predicano il liberismo ma esibiscono la volgarità gaglioffa alla Briatore e intanto nascondono il gruzzolo nei caveau svizzeri o del Lussemburgo.

Sappiamo che Mario Monti, con la Guardia di Finanza, ha dichiarato una guerra militare all'evasione fiscale e dunque ora, come sempre accade ai generali combattenti, sogna di militarizzare l'informazione imponendole di rinnovare anche il linguaggio. Quel che manca all'Italia sono i soldi e quei pochi che ci sono se li godono illecitamente gli evasori. Sono furbi? Dobbiamo ancora chiamarli furbi?

Diciamo la verità: è impossibile non condividere il senso di un appello che svela l'inghippo di un linguaggio che non è innocente perché con la sua potenza è servito e serve a far crescere il pelo sullo stomaco a generazioni di italiani e a far credere che sia quella - appunto, la furbizia - la vera virtù da perseguire, in luogo del senso civico. Monti ha ragione: se non siano mai riusciti a diventare cittadini la colpa non è del cattolicesimo o della disomogeneità dell'Italia o della mancanza di senso dello Stato, o del familismo e delle mamme....

Noi siamo marchiati perché ci siamo innamorati di questa natura ribalda della furbizia italiana che è una potentissima ideologia con un solo comandamento: amare Dio e fottere il prossimo. E però la guerra semantica non funziona perché il linguaggio non muta per decreto e lottare contro le parole è inutile oltre che ridicolo e mi vengono in mente le veline di 'Striscia la notizià che vorrebbero dare all'espressione velina il significato di virtuosa, e la lotta che fu lanciata nel Pd contro il sostantivo compagno, e le ridicolaggini della lingua al femminile: ministra sì ma meglio 'signora segretario' dell'ancillare segretaria, e "dal nostro inviato/a" scrisse una volta l'Unità di Veltroni che sullo stesso argomento aveva un giornalista e una giornalista.

Giorgio Manganelli, per combattere la natura italiana, pensava di abolire i concorsi. Prezzolini, nelle sue 'modeste proposte', proponeva di abolire le tesi, Pasolini la scuola, il gruppo 63 la sintassi e Nanni Balestrini addirittura la 'à e la 'b'. Secondo Natalia Ginzburg, gli italiani hanno sempre cercato di sostituire le parole vive con cadaveri semantici che ne attenuino i significati. Tra gli orrori del politicamente corretto ci sono il cieco che diventa 'non vedente' e lo spazzino 'operatore di pulizia'. In 'Amici miei' questo vezzo dell'eufemismo viene preso in giro così: "Non si dice impotente ma 'non trombante'".

Berlusconi, che è maestro di commedia all'italiana, ha inventato per noi 'utilizzatore finale', 'cena elegante', 'burlesque' e sono, per dirla con la Ginzburg cadaveri semantici che sostituiscono parole vive che invito il lettore a indovinare. E stavo per dimenticare la 'escort' al posto di ... e che dire dei furbetti del quartierino: per gli italiani sono eroi o malfattori, oprure eroici malfattori?

E però vero che certe invenzioni linguistiche, come la goccia cinese, hanno bucato la roccia dura del significato e modificato i più radicati punti di vista. Ci sono parole politicamente corrette che sintetizzano rivoluzioni epocali. Il negro per esempio è diventato davvero nero. E non è stata solo semantica la trasmutazione alchemica del frocio in gay. Persino il velleitario Mussolini riuscì a ribattezzare per sempre i pompieri in vigili del fuoco.

Diamo dunque a Monti la solidarietà, ma anche la sferzante ironia degli italiani. Forse, per sfasciare la retorica del furbo, Monti dovrebbe restare nel codice italiano invece di dare alla sua guerra linguistica l'urto e l'impeto tedesco, lo Sturm und Drang. Insomma, anziché chiamare l'evasore gaglioffo e ladro (in tanti ancora sceglierebbero Barabba) potrebbe ispirarsi al genio italiano e fregarlo elevandolo ad un'altra nobiltà, quella di Ettore Petrolini. Con la furbizia dei suoi ragionieri e dei suoi tecnici potrebbe scovarlo e intrappolarlo, smontarne tutte le astuzie e alla fine dimostrare non che il furbo è un malfattore ma che gli evasori non sono furbi perché, come diceva appunto Petrolini, appartengono alla nobile razza dei cretini.


http://www.repubblica.it/politica/2012/08/20/news/santi_navigatori_e_furbi_-41206591/

Passaparola : Il futuro delle stragi - Nicola Biondo.

Da Bellolampo diossina nel latte stop ad altri due allevamenti. - Giusi Spica


Da Bellolampo diossina nel latte stop ad altri due allevamenti

Uno degli allevamenti contaminati (Foto Studio Camera)


La Regione: "Situazione sotto controllo". Ma i tecnici accertano valori di inquinanti eccessivi nel latte di altre due strutture agricole della zona: stop alla commercializzazione dei prodotti e alla macellazione dei capi. Domani riunione sul futuro della discarica, mercoledì a Palermo i tecnici del ministero.

Mucche contaminate, latte alla diossina e tre allevamenti diffidati. Dopo l'incendio di Bellolampo, l'allarme inquinamento colpisce anche terreni e animali. Due giorni fa  -  come anticipato da Repubblica - l'Amia ha rivelato valori di diossina elevati in un terreno di Piano dell'Occhio, ieri l'Asp ha vietato la macellazione e la commercializzazione dei prodotti di altre due imprese agricole che si trovano tra Torretta e Cruillas (una era già stata diffidata). E mentre in città continuano i roghi di cassonetti, è corsa contro il tempo per raccogliere entro mercoledì le mille tonnellate di rifiuti che ancora giacciono per strada.


Ad accertare la presenza nel latte della sostanza tossica sono stati gli operatori dell'Istituto zooprofilattico di Teramo. In ben tre casi i tecnici hanno riscontrato livelli due volte superiori a quelli consentiti. L'Asp ha subito notificato i provvedimenti agli allevatori: il latte prodotto non potrà essere venduto e dovrà essere monitorato ogni giorno dall'Istituto zooprofilattico di Palermo, mentre gli animali non potranno lasciare gli allevamenti né essere macellati. Da piazza Ottavio Ziino escludono comunque rischi per la salute umana e assicurano di aver già adottato gli opportuni provvedimenti: "La situazione ambientale nella zona di Bellolampo è sotto controllo  -  dice Lucia Borsellino, direttore generale del dipartimento attività sanitarie dell'assessorato regionale alla Salute  -  pur nella criticità dovuta alla presenza di valori di diossina in alcuni casi superiori ai valori massimi".

LEGGI / Trovata diossina nel latte di una capra 

Un appello a mantenere la calma, che però non convince chi da anni segue la questione Bellolampo. Per Salvatore Durante, presidente della Rete rifiuti zero, "l'allarme sarebbe dovuto scattare da anni, ma Asp e Arpa non hanno mai effettuato regolari controlli. Bisognerebbe vietare gli allevamenti che sorgono nel raggio di almeno 20 chilometri dalla discarica, fino a Cinisi e Carini, dove i livelli sono altissimi anche a causa del cementificio". Per il biologo ed ecologo Silvano Riggio non c'è un rapporto diretto di causa-effetto, ma la situazione va monitorata: "Se avessero effettuato gli stessi campionamenti prima dell'incendio, avrebbero trovato la stessa concentrazione. La diossina si accumula negli anni e ha effetti a lungo termine. L'allarmismo di queste settimane sembra eccessivo. Bisognerebbe invece fare un'analisi epidemiologica sulla popolazione che abita a ridosso della discarica per valutare gli effetti negli ultimi 30 anni". 

LEGGI / Bellolampo, contaminati i terreni

A decidere sul da farsi sarà il tavolo interistituzionale voluto dall'assessorato regionale alla Salute al quale dopodomani parteciperanno anche rappresentanti del ministero e di Amia. Intanto, in città, continuano le operazioni per svuotare le strade dall'immondizia accumulata, che viene trasportata in discariche fuori provincia. Amia ha fatto i salti mortali per garantire la raccolta ordinaria e straordinaria su tre turni anche nel fine settimana. Gli operai viaggiano al ritmo di mille tonnellate al giorni, a fronte di una produzione media di circa 800 tonnellate. Secondo le previsioni dell'azienda, ci vorranno ancora tre giorni per tornare alla normalità. Ieri i gruppi pala che rimuovono le montagnette per strada hanno ripulito i quartieri Brancaccio, viale Regione, viale Michelangelo e via Messina Marine, aree in cui si sono registrati numerossimi i roghi notturni.

Oggi sarà la volta di nuovi interventi in Corso dei Mille, villaggio Santa Rosalia, viale Aiace, Stazione San Lorenzo, zona Marinella e Bonagia. Tutti quartieri dove più volte gli operai dell'Amia, da due giorni aiutati dai dipendenti del Coime messi in campo dal Comune, sono stati costretti a tornare più volte. A preoccupare davvero, però, è il futuro della discarica, che verrà decretato domani durante la riunione plenaria convocata dalla struttura commissariale per l'emergenza.


http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/08/19/news/da_bellolampo_diossina_nel_latte_stop_ad_altri_due_allevamenti-41163106/

Democrazia Cristiana in 3 minuti.

Tolto il presidio fisso di otto uomini alla villa di Calderoli nel Bergamasco.




In due anni il servizio davanti all'abitazione di Mozzo, attivo anche quando l'esponente leghista non c'era, è costato 900 mila euro. Mantenuta la scorta personale: quattro agenti a Roma e quattro a Bergamo.

BERGAMO - Da lunedì scorso è stato tolto il presidio fisso di otto uomini delle forze dell'ordine dalla villa di Roberto Calderoli, sui colli di Mozzo, in provincia di Bergamo. La notizia arriva sulla scia delle polemiche sulle spese sostenute 1 per gli addetti alla sicurezza del presidente della Camera Gianfranco Fini. Anche se lo stesso senatore leghista ha precisato che non c'è alcun legame tra le due vicende. 

Il servizio per Calderoli vedeva impegnati ogni giorno otto uomini tra carabinieri, poliziotti e finanzieri, che dovevano restare di guardia davanti alla villa anche quando l'ex ministro non c'era. Il presidio fisso era stato disposto dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Bergamo, essendo Calderoli nel mirino degli estremisti islamici fin dal 2006, a seguito della querelle scatenata dalla sua maglietta con la caricatura di Maometto.

Oltre agli otto uomini del presidio fisso, Calderoli dispone anche di una scorta personale, che è stata mantenuta, formata da altri otto agenti, quattro a Roma e quattro a Bergamo. Un servizio che aveva scatenato le proteste dei sindacati di polizia Ugl e Siulp, visto che negli ultimi due anni era costato 900 mila euro. 

Dal canto suo, il senatore leghista, pur non nascondendo una certa preoccupazione, ha commentato: "Sono tornato un uomo libero. E' una decisione che non fa seguito alle polemiche sulla scorta del presidente Fini, ma concordata una decina di giorni fa dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, nell'ottica di un ridimensionamento generale delle scorte. A tutti è stato abbassato di un grado il livello di sicurezza, e trovo che sia giusto".