mercoledì 29 agosto 2012

La ditta del sindaco leghista che inquina le acque della regione. - Andrea Tornago



Vi ricordate di Oscar Lancini? Il sindaco di Adro, quello che voleva vietare la mensa della scuola ai bambini poveri? Sorpresa: la sua ditta era stata chiusa per sversamenti illegali. E ora ha riaperto.


C'è una storia oscura di rifiuti tossici e inquinamento in Franciacorta, cominciata con un'autorizzazione regionale rilasciata nel giugno 1993, in piena Mani Pulite. Una vicenda rimasta nascosta all'ombra delle polemiche sui «Soli delle Alpi» ma che per qualcuno è il vero scandalo della Lega Nord di Adro. È la storia della Elg, una ditta di smaltimento di rifiuti liquidi pericolosi di proprietà del sindaco leghista di Adro Oscar Lancini. Fallita nel 2007, la «Eredi Lancini Giancarlo» è stata accusata di aver scaricato abusivamente nelle fognature e nel fiume Oglio migliaia di tonnellate di scorie tossiche, e dopo due sequestri della magistratura non aveva più riaperto i cancelli. Fino a pochi mesi fa.

L'Elg e la Lega Nord
L'estate in cui cadde la sua giunta Paolino Parzani non l'ha dimenticata. L'ex sindaco di Adro, grande avversario di Oscar Lancini, è un uomo d'altri tempi che si sarebbe trovato molto meglio tra garibaldini e mazziniani. «Repubblicano di sinistra», come ama definirsi, guidava una giunta di centro con tanto di assessore di Forza Italia. La sua rovina? Alcuni principi cui non poteva venir meno. «Mi han fatto cadere proprio sulla Elg - ricorda Parzani - perché avevo fatto piombare lo scarico della ditta dei Lancini che continuava a sversare abusivamente. E nel luglio del 2003 avevo revocato la nomina dell'assessore all'Ecologia Valerio Pagnoni, un fedelissimo di Franco Nicoli Cristiani» (l'ex vicepresidente del Consiglio della Regione Lombardia del Pdl arrestato lo scorso novembre per corruzione nell'inchiesta sull'autostrada Brebemi, ndr). L'8 settembre 2003 otto consiglieri, compresa l'opposizione di sinistra, rassegnarono le dimissioni su iniziativa politica di Oscar Lancini, all'epoca consigliere comunale di minoranza, causando il commissariamento del Comune. Quella fabbrica che smaltiva rifiuti pericolosi liquidi non si poteva fermare. Lo sapevano bene i funzionari della Regione Lombardia che nel '93 avevano firmato una singolare autorizzazione per la Elg, quando ancora i Lancini non avevano nemmeno un impianto e giravano a raccogliere i rifiuti liquidi con un'autobotte per gli spurghi (il capannone verrà costruito solo nel 1996). Dieci anni dopo la Elg serviva le industrie di mezzo nord Italia e il suo amministratore era segretario della Lega di Adro.

Divina prescrizione
Oscar Lancini viene così eletto sindaco di Adro nel giugno 2004. Pochi mesi prima la magistratura gli aveva notificato il rinvio a giudizio per inquinamento e traffico di rifiuti. In pieno conflitto di interessi assumerà il controllo della pubblica fognatura, arrivando a nominare gli avvocati del Comune che dovevano rivalersi sulla Elg: uno scandalo cancellato dal clamore suscitato in tutto il Paese dal caso della «Gianfranco Miglio», la nuova scuola comunale riempita di simboli leghisti.
La documentazione prodotta in quegli anni dagli enti è a tratti incredibile: centinaia di documenti della polizia municipale di Adro, del Cotas (il consorzio che gestiva il depuratore della zona), dell'Arpa e dei carabinieri del Noe attestano continui scarichi con valori elevatissimi di metalli pesanti, idrocarburi e solventi clorurati. I campionatori automatici posizionati in prossimità dello scarico della ditta erano inspiegabilmente sempre fuori uso.
Ma i tre processi per inquinamento a carico dei soci della Elg (Oscar Lancini, i fratelli Luca e Lionella, la madre Maria Brescianini, tutti soci al 25% della ditta di famiglia) non hanno mai prodotto nemmeno una sentenza di primo grado: finiti prima del tempo per la prescrizione dei reati, i cui tempi erano stati dimezzati proprio in quegli anni dalla «legge Cirielli». 

Un nuovo nome per la ditta dei veleni
L'operazione si è svolta con la massima discrezione. L'impianto dei Lancini ha riaperto i battenti nell'aprile scorso, dopo che nel 2009 una ditta ha rilevato la vecchia Elg. All'asta fallimentare (la Elg è stata dichiarata fallita il 14 marzo 2007, pochi giorni prima del verdetto del primo processo) si è presentata un'unica ditta: la ValleSabbiaServizi di Agnosine, il cui responsabile tecnico è il fratello del sindaco Oscar, Luca Lancini, anch'egli rinviato a giudizio e prescritto per inquinamento in qualità di socio della vecchia Elg. 
Inutile dire che alle conferenze dei servizi il Comune di Adro non ha sollevato eccezioni, chiedendo come compensazione per l'esercizio dell'impianto la misera cifra di 78mila euro all'anno (1,08 euro a tonnellata), che la ValleSabbiaServizi potrà scomputare realizzando qualche opera pubblica, nonostante il regolamento comunale di Adro vieti espressamente l'avvio di «attività industriali nocive, moleste o pericolose» sul suo territorio.
Grazie alla nuova autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Brescia il 14 marzo 2012, l'impianto della ValleSabbiaServizi (a differenza della vecchia Elg) potrà smaltire quasi tutte le più micidiali scorie industriali liquide contemplate dal Catalogo Europeo dei Rifiuti (Cer), a fronte di una fidejussione di soli 347mila euro: basti pensare che verranno trattati liquidi contenenti fino a 100mila microgrammi/litro di Cromo esavalente, una concentrazione simile a quella trovata nel 2010 nella falda sotto alla ditta di cromature Baratti Inselvini di Brescia, un gravissimo caso di contaminazione acuta da Cromo (114mila microgrammi/litro).

Torna l'incubo dei veleni
A giudicare dagli investimenti effettuati (4 milioni e 700mila euro tutti per l'acquisto di impianto, capannone e bonifica) sembra che la ValleSabbiaServizi, a parte qualche riverniciatura, stia sostanzialmente usando ancora il vecchio impianto della Elg. In questi primi quattro mesi di esercizio infatti sono già fioccate denunce alla polizia locale di Adro, da parte delle ditte confinanti, per emissioni moleste «insostenibili ed esasperanti che creano difficoltà a respirare, tosse persistente, bruciore agli occhi e alla gola». Ma chi volesse chiedere l'intervento del sindaco Lancini farebbe meglio a leggere il curioso principio su cui si basa la convenzione firmata dal Comune di Adro e dalla ValleSabbiaServizi il 7 giugno 2012: «Ad ogni attività economica conseguono necessariamente aspetti deleteri per la popolazione (sic!)».
I più maligni sostengono che Oscar Lancini si sia voluto assicurare un futuro per la ditta di famiglia, per mettersi al riparo dalla sconfitta elettorale che (soprattutto dopo l'aperta sconfessione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano) potrebbe affacciarsi alle amministrative del 2014. Forse i Lancini, sistemato qualche guaio con la giustizia, torneranno al bel vecchio lavoro di una volta. Persino ad Adro la Lega Nord ormai può avere fatto il suo tempo, ma i traffici di rifiuti devono sopravvivere ad ogni stagione politica.


Poi dicono che la mafia è una prerogativa del sud...questo a me sembra un tipico atteggiamento mafioso...

Fecondazione: Italia "bocciata" Corte Europea, legge 40 incoerente.


Fecondazione: Italia bocciataCorte Europea, legge 40 incoerente

(AGI) - Strasburgo, 29 ago. - La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha bocciato un articolo della legge italiana 40 sulla fecondazione assistita. La sentenza riguarda il ricorso di una coppia italiana fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica contro il divieto di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni. I sette magistrati hanno condannato lo Stato italiano a pagare 15mila euro per danni morali e 2.500 per le spese legali per la violazione del diritto al rispetto per la vita privata e familiare della coppia italiana. Nella sentenza, i magistrati hanno sottolineato "l'incoerenza del sistema legislativo italiano che da una parte priva i richiedenti dell'accesso alla diagnosi genetica preimpianto, e dall'altra li autorizza a effettuare un'interruzione di gravidanza terapeutica quando il feto e' affetto da questa stessa patologia". Il verdetto diventera' definitivo entro tre mesi se non ci saranno ricorsi di fronte alla Grande Camera.
Il caso era stato sollevato di fronte alla Corte europea di Strasburgo da Rosetta Costa e Walter Pavan: i due, dopo aver scoperto di essere portatori sani di fibrosi cistica, avevano deciso di rivolgersi alla fecondazione in vitro per poter effettuare test genetici sull'embrione prima dell'impianto ed escludere cosi' la trasmissione della malattia. Tale possibilita' e' vietata dalla legge 40. La Corte di Strasburgo fa riferimento anche della sentenza del tribunale di Salerno che il 13 gennaio 2010 autorizzo' per la prima volta in Italia una coppia fertile portatrice sana di atrofia muscolare spinale ad accedere alla diagnosi genetica preimpianto e alle tecniche di procreazione assistita. "Tale decisione - si sottolinea - rimane isolata".

Senza titolo.



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Terremoto 29 AGO.2012--ORE 01.12



TERREMOTO AVVERTITO IN SICILIA E CALABRIA.
EPICENTRO: SCILLA---M.4,6
PROV. REGGIO CALABRIA

AL MOMENTO NON RISULTANO DANNI A PERSONE O A COSE. DIVERSE LE TELEFONATE AI VIGILI DEL FUOCO




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Disoccupato per l'Inps, era titolare ditta abusiva di autotrasporti internazionali.


Guardia di finanza


Asti: denunciato un quarantenne.

ASTI - Disoccupato per l'Inps, era il titolare di una ditta abusiva di autotrasporti internazionali con sede legale nell'Europa dell'Est, uffici operativi nell'Astigiano e autisti bulgari e macedoni: con questa accusa un quarantenne di Nizza Monferrato (Asti) e' stato denunciato dalla guardia di finanza. Rispondera' di falso e truffa ai danni dello Stato.

Le Fiamme Gialle hanno accertato ricavi mai dichiarati al fisco per 500 mila euro e 30 mila di Iva non versata.


ASTI...... in che regione del sud si trova Asti ?

Ha, ha, ha....


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Alessandria, nel comune fallito è una banca a pagare i dipendenti pubblici. - Nicolò Sapellani


dipendenti pubblici interna nuova


La Banca di Legnano retribuirà i lavoratori delle municipalizzate. Ma chi accede alla linea di credito deve aprire un conto presso i suoi sportelli e in caso di insolvenza dell'amministrazione saranno loro a dover ripagare, dopo sei mesi, con tanto di interessi, i fondi ricevuti.

Volete gli stipendi? Prendeteli in prestito. Ad Alessandria i circa 500 dipendenti delle municipalizzate Atm (trasporti), Amiu (rifiuti) e Aspal (pluri-servizi) sono da questo mese senza retribuzione, ma hanno ricevuto una (discutibile) proposta: ottenere un finanziamento a titolo di anticipo della buste paga, accollandosi il rischio di insolvibilità dell’ente comunale. Il neo sindaco Rita Rossa (Pd), infatti ha annunciato di aver trovato una soluzione per tamponare la mancanza di liquidità del Comune, il cui fallimento è stato certificato il 12 giugno scorso dalla sezione regionale di controllo della Corte dei Conti. La Banca di Legnano si è offerta di “finanziare” il 90 per cento della media delle ultime tre mensilità ad ogni lavoratore, per il prossimo bimestre e con possibilità di proroga di ulteriori 30 giorni. A due condizioni: la prima è che chi accede alla linea di credito apra un conto presso i suoi sportelli (a costo e tasso zero), la seconda è che, nel caso non arrivassero i soldi dal Comune, saranno gli stessi dipendenti a dover ripagare, dopo sei mesi, con tanto di interessi, i fondi ricevuti. Nel primo semestre, invece, i prestiti saranno a tasso zero.
Contrari alla proposta i dipendenti di Amiu e Aspal che sono in stato di agitazione. Se le loro richieste di dilazionare i pagamenti, inoltrate questo sabato al presidente del Consiglio Mario Monti, non saranno ascoltate, non sanno come pagare le municipalizzate e queste, i lavoratori. Dalle casse, hanno spiegato dal Comune, “escono dai 103 ai 105 milioni di euro all’anno (di cui 40 vanno alle municipalizzate) ma ne entrano solo 87. Entro ottobre dovremo presentare un’ipotesi di pareggio di bilancio, tagliando 24 milioni. Così è impossibile andare avanti”. Fino a ieri l’amministrazione ha potuto contare su un escamotage, con la tesoreria cittadina che ha anticipato 300mila euro ad ognuna delle società controllate. Ad una in particolare, quella che ha in gestione i rifiuti, pesantemente indebitata con Barclays per 9 milioni di euro, l’amministrazione ha sempre approvato il versamento straordinario per “ragioni di pubblica sicurezza”. Operazione che ora i giudici contabili hanno espressamente vietato a causa del dissesto finanziario.
Questo è uno dei primi effetti del fallimento del Comune. Il dissesto è stato imputato a Piercarlo Fabbio (Pdl), ex sindaco rinviato a giudizio con l’accusa di aver “truccato” il bilancio consuntivo 2010 per rispettare il patto di stabilità. Con lui dovranno rispondere di falso in bilancio, abuso d’ufficio e truffa ai danni dello Stato anche l’ex assessore Luciano Vandone e l’ex ragioniere capo,Carlo Alberto Ravazzano. Resta da capire perché la Banca di Legnano abbia accettato di rinunciare agli interessi sui prestiti offerti ai dipendenti delle municipalizzate alessandrine. Alcuni siti di informazione hanno indicato come possibile “suggeritore” dell’operazione Ezio Guerci, marito del primo cittadino, che oltre ad essere un esperto di dinamiche del lavoro è consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, fusa con la Legnano, e azionista della controllata Bpm.