Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 13 gennaio 2013
PERCHE' BEPPE GRILLO HA OFFERTO UNA GRANDE PROVA DI DEMOCRAZIA DIRETTA. - Pasquino
La campagna elettorale di Beppe Grillo per il Movimento 5 Stelle è sempre stata volutamente provocatoria, ma ieri, in occasione della veglia per consegna dei simboli della lista elettorale al Viminale, i giornali e le tv hanno riportato una sua affermazione che ha suscitato e sta suscitando uno scalpore senza precedenti e allarme tra le fila dei suoi sostenitori.
Dai giornali più vicini al M5S (Il Fatto Quotidiano titola: Grillo: “Apertura a Casapound? Perché no, se hanno le nostre idee”) a quelli che lo combattono (La Repubblica, in prima pagina: http://video.repubblica.it/dossier/elezioni-politiche-2013/grillo-ai-fascisti-di-casapound-se-volete-benvenuti-nel-m5s/115884/114288 Grillo ai fascisti di Casapound: ''Se volete benvenuti nel M5S'') è tutto uno scandalizzarsi, un piovere di critiche e di facce stupefatte.
Il problema con i giornali, ma in generale con i cittadini del nostro paese, è che purtroppo in Italia manca completamente una cultura della Democrazia Diretta. L'ignoranza in questo campo è così profonda che non se ne può neanche parlare senza vedere i propri interlocutori sbarrare gli occhi o restare basiti, fraintendendone i principi e interpretandoli in un quadro concettuale completamente errato, vittime della loro scarsa conoscenza del soggetto e dell'ormai scontata necessità di riferirsi a questa o quella ideologia preconfezionata, senza minimamente considerare che queste sono posizioni che hanno valore solo all'interno del contesto della democrazia rappresentativa, ignorando che vi siano altri sistemi di riferimento concettuali dove questi non hanno più alcun significato.
Beppe Grillo non ha fatto alcuna apertura nei confronti di CasaPound come "partito" o "movimento politico", semplicemente perché un movimento di Democrazia Diretta non può fare aperture o alleanze e non ha senso farle.
Quella di Beppe Grillo è stata la semplice constatazione del fatto che l'iscrizione al Movimento 5 Stelle è aperta a tutti, QUALI CHE SIANO LE LORO IDEOLOGIE POLITICHE, perché nessuno all'iscrizione controlla il credo politico di chi vuole unirsi al Movimento 5 Stelle.
Tutti possono andare sul sito e http://www.beppegrillo.it/movimento/iscriviti.php> iscriversi liberamente.
In secondo luogo quella di Beppe Grillo è la semplice affermazione del principio della Democrazia Diretta, ovvero tutti i cittadini sono liberi di avere le loro idee e votare di conseguenza, ma Uno vale Uno. La democrazia diretta non è politica, ma è meta-politica. Significa eliminare l'oligarchia e la partitocrazia e restituire la sovranità direttamente ai cittadini. Non entra e non deve entrare mai nel merito di cosa un cittadino poi vota.
Se uno appartiene a CasaPound, e vuole votare M5S, ben venga, le sue idee saranno discusse e votate liberamente al pari di quelle di tutti gli altri, senza filtri o preconcetti, e se otterranno la maggioranza vinceranno.
Ma il solo fatto di farlo, cioè di iscriversi al M5S, implica l'accettazione di valori di Democrazia Diretta, e cioè in aperto contrasto con quelli antidemocratici del fascismo. E quindi se un cittadino che prima votava destra e faceva parte di CasaPound decide di passare al Movimento 5 Stelle, sta accettando di non imporre più le proprie idee con la forza secondo la dottrina fascista, ma di aprirsi al confronto democratico, discutendole e votandole online nel http://commentandolestelle.blogspot.it/2012/12/proposta-per-un-parlamento-elettronico.html> Parlamento Elettronico del Movimento 5 Stelle.
Inoltre questo è proprio il fine dichiarato di Grillo: riportare al dialogo democratico quei cittadini che, indignati dal livello di corruzione raggiunto dai politici, si sono rivolti alla destra estrema ed hanno interrotto il confronto democratico per sposare un'ideologia che vede non nel dialogo ma nell'imposizione dall'alto la soluzione ai problemi.
Grillo sta da tempo invitando quei cittadini a ritrovare fiducia nella forza dell'intelligenza e del dialogo democratico invece che in quella del bastone, dimostrandogli con i fatti che ogni cittadino può proporre e sostenere le proprie idee con metodi pacifici e democratici e vederle realizzate, senza doverle imporre con la forza. Che le barriere all'affermazione delle idee e dei bisogni dei cittadini possono venire superate facilmente attraverso metodi democratici, pacifici e usando il cervello, il dialogo e la rete, senza dover ricorrere all'imposizione di queste con la forza. Che la formula della destra estrema e di CasaPound in realtà costituisce una sconfitta dell'intelligenza umana e della sua capacità di convivere con gli altri per costruire una società civile. E' un invito alla democrazia e alla discussione per far valere democraticamente le proprie idee ma anche quelle degli altri se si rivelano migliori.
Su questo tema Grillo sta mandando da tempo dei messaggi molto chiari allo "stato" e ai poteri forti che gli si oppongono, dicendogli che è sbagliato ostacolare il movimento 5 stelle in quanto, se non ci fosse tale alternativa a dare speranza ad una soluzione non violenta al problema della corruzione dello stato, si formerebbero immediatamente in Italia movimenti estremisti di destra, come il citato Alba Dorata in Grecia, con scopi che sono antidemocratici e dichiaratamente fascisti, che davvero costituirebbero un grave pericolo per la democrazia in Italia, perché una volta radicati sarebbe poi difficilissimo recuperarli e riportarli al dialogo democratico.
Ovviamente questo messaggio di Grillo non appare per nulla chiaro a chi non comprende i principi della Democrazia Diretta, a chi non ha la cultura necessaria per uscire dall'attuale contesto storico in cui, per colpa dei media ma anche della cultura non di massa, la Democrazia Rappresentativa costituisce l'unico orizzonte culturale, divenendo in tal modo uno svilimento di quei principi della democrazia vera che sono stati per la prima volta messi in pratica nell'Atene di Solone e di Pericle.
Come spiegare a chi non ha conosciuto che una politica show, un agone politico dove le posizioni che si fronteggiavano non sono le idee ma le bandiere dei partiti, una competizione dove i voti sono più vicini a tifi da stadio che a decisioni ponderate sui pro e i contro di una certa proposta di legge?
Come spiegare che in Democrazia Diretta improvvisamente i partiti e le bandiere politiche e ideologiche della democrazia rappresentativa perdono di significato, e che finalmente si vota per le idee e solo per le idee, invece che per le persone. Che la discussione politica diviene finalizzata a trovare il compromesso tra le proposte concrete e le soluzioni ai problemi, e non tra i partiti o gli schieramenti. Che il fine non è più battere l'avversario, ma collaborare con l'altro per trovare idee migliori, per riuscire con l'intelligenza ed il dialogo a soddisfare gli interessi di entrambi e quindi della maggioranza dei cittadini con cui dobbiamo convivere civilmente.
Il dialogo sulle idee, e non la denigrazione e l'insulto alle persone o alle bandiere, sono quindi i principi della Democrazia Diretta che Beppe Grillo ha sposato e difende, e quindi in quest'ottica le sue parole divengono quasi scontate: è ovvio che la porta è aperta anche a CasaPound, perché è aperta a tutti. In Democrazia Diretta non si ragiona più su un piano schismogenetico, calcistico, competitivo, in cui o si è con noi o contro di noi, in cui una squadra se si allea con un altra squadra allora diventa nostra nemica.
Perché non ci sono più squadre, non ci sono più partiti e non ci sono più ideologie. In Democrazia Diretta non si guarda a CHI propone un idea, ma all'IDEA. Se un idea è buona, la si vota, se non è buona si propone un'idea alternativa.
Ecco perché quando Beppe Grillo ha ascoltato le idee del rappresentante di CasaPound lo ha invitato a portarle nel M5S, dicendogli "Avete idee condivisibili, alcune più, alcune meno. Ma non vedo problemi a farvi entrare". In questa frase c'è tutta la grandezza della Democrazia Diretta, perché significa: Io non condivido alcune vostre idee, ma combatterò sempre per avere un sistema politico in cui tutti i cittadini, incluso te, possano esprimerle direttamente in modo che se considerate valide la maggioranza possa approvarle.
Non si combatte l'ideologia fascista ghettizzandola, perché così la si rende solo più radicata nelle sue convinzioni antidemocratiche. La si combatte mostrando che c'è un'altra via più intelligente, la Democrazia Diretta, per difendere le proprie idee e le proprie posizioni all'interno della collettività.
I membri del M5S che hanno capito i principi della Democrazia Diretta sono molti (anche se molta strada bisogna fare ancora per diffonderla e spiegarla), e a loro non stupisce minimamente che Beppe Grillo dica queste cose ai membri di CasaPound, e contemporaneamente sostenga la candidaturaa presidente della Regione Lazio un giovane proveniente dalle file di Rifondazione Comunista come http://commentandolestelle.blogspot.it/2013/01/intervista-davide-barillari-un-pioniere.html> Davide Barillari, o faccia aprire le feste a 5 stelle all'Arcigay.
Non si stupiscono perché gli orientamenti politici di questo o quel partito non lo interessano, perché il problema che il M5S si propone di risolvere è a monte: quello di riformare il sistema dello stato ed introdurre la Democrazia Diretta, eliminando la corruzione che inevitabilmente si produce nella Democrazia Rappresentativa, accentratrice del potere nelle mani di pochi e quindi oligarchica per la sua stessa natura.
Accusare Grillo di essere "di estrema destra" non ha senso in quanto Grillo è oggi il portabandiera della Democrazia Diretta, cioé una concezione della politica agnostica nei confronti di qualsiasi orientamento politico in quanto è una ideologia meta-politica, cioè è una idea politica su come si debba poi fare politica, e quindi per definizione non può discriminare in base al credo politico dell'individuo ma solo in base al rispetto delle regole della discussione politica e del ruolo degli eletti come servizio di intermediazione trasparente e fedele tra il cittadino e lo stato.
La riprova di questo è proprio nel fatto che Grillo non ha mai mandato o manderà mai via qualcuno dal movimento per le sue idee politiche, per quanto bizzarre o radicali, ma ha mandato via e manderà sempre via chi invece viola le suddette regole funzionali alla politica previste dalla Democrazia Diretta.
Favia o la Salsi non sono stati mandati via perché dissentivano sulle idee del programma e su proposte o idee, ma per il fatto di aver violato le regole fondamentali del Movimento, perché i due eletti in questione della funzione di portavoce trasparente e temporaneo che gli era stata affidata, per massimo due mandati, volevano farne nuovamente il ruolo di "politico", di qualcuno cioè che pretende di decidere per conto e AL POSTO dei cittadini, erigendosi a duce e guida, e producendosi in protagonismi e personalismi incompatibili con i principi della Democrazia Diretta e del M5S.
E' proprio questo meccanismo della Democrazia Diretta che si offre come antidoto ad ogni fascismo, in quanto in antitesi alla figura di duce autoritario l'eletto per regolamento è solo un funzionario senza potere decisionale che ha il compito di svolgere con responsabilità il suo compito di portavoce dei cittadini per il suo breve mandato e poi va via. Non mette radici, non resta li per meriti politici che non può e non deve avere, ma esegue un compito con onestà, il compito di riportare fedelmente la voce dei cittadini, garantendo ai cittadini che la volontà popolare non sarà più ignorata o ingannata, bensì rispettata, registrata ed espressa fedelmente nel processo decisionale democratico senza che nessun cittadino abbia un peso maggiore dell'altro.
La Democrazia Diretta ha avuto molti critici nel corso della storia, il primo dei quali fu Platone. Il filosofo criticava il fatto che lasciare il potere decisionale ai cittadini significava creare un governo degli ignoranti, facilmente manipolabili dai demagoghi e dai populisti, e proponeva invece un governo sorretto da un "re filosofo" o da una casta di filosofi come lui, gli unici a suo parere in grado di guidare il popolo, incapace di governarsi da se. Se questo poteva essere vero duemila anni fa, in un epoca dove l'educazione era un lusso riservato solo ai ricchi ed il 99% della popolazione era analfabeta, e dove la cultura era così costosa e faticosa che solo pochi asceti amanti della conoscenza avevano il tempo e la pazienza di studiare, oggi invece non è più vero.
Oggi con la scuola, le università e internet, la cultura è accessibile a tutti e ogni libro mai scritto ed ogni informazione mai registrata è a portata di click. Con una scuola funzionante (non è il caso italiano, ma questa è un'altra storia) ogni cittadino sarebbe sufficientemente educato da poter distinguere tra la demagogia dei mezzi di propaganda e i dati verificabili, e sarebbe quindi in grado di svolgere il ruolo di cittadino attivo e partecipe delle decisioni collettive dello stato. Solone e gli Ateniesi avevano visto lungo, erano solo stati troppo in anticipo sui tempi. Invece la formula dei "re filosofi" di Platone si è rivelata una utopia, in quanto la storia ha dimostrato che anche gli uomini di maggiore cultura e gli idealisti più puri una volta arrivati al potere si sono tutti lasciati corrompere dall'ebbrezza del comando.
Certamente dal punto di vista della comunicazione politica i titoli dei giornali di oggi potranno far perdere a Grillo il sostegno dei molti che non riusciranno a capire tutto questo. Ma gli farà sicuramente guadagnare la fiducia di quelli che sanno riconoscere l'importanza di difendere il più grande progresso culturale, tecnologico e politico che l'umanità ha mai avuto occasione di raggiungere: la Democrazia Diretta.
Fonte: http://commentandolestelle.blogspot.it
Link: http://commentandolestelle.blogspot.it/2013/01/perche-beppe-grillo-ha-offerto-una.html
11.01.2013
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11330
Salasso Imu, la nuova tassa sulla casa costa fino al 160% più dell'Ici.
Roma - (Adnkronos) - I dati emergono dalle elaborazioni dell'Adnkronos, che ha messo a confronto le entrate dell'imposta comunale sugli immobili, fornite dall'Istat. In 10 anni il tributo è aumentato del 3,7%. Non pesa solo il ritorno dell'imposta sulla prima casa perché, confrontando i dati con l'ultimo anno di versamenti Ici sulle abitazioni principali, risulta che l'imposta lievita comunque del 90-100%. Rapporto Ue: Imu sia più equa, l'Italia rischia di cadere in "trappola della povertà".
Roma, 13 gen. - (Adnkronos) - La nuova imposta sugli immobili costerà agli italiani tra il 150% e il 160% in più rispetto all'ultimo versamento dell'Ici. La 'colpa' non è da attribuire interamente al ritorno del tributo sulla prima casa perché, confrontando i dati con l'ultimo anno in cui è stata pagata l'Ici sulle abitazioni principali, risulta che l'imposta lievita comunque a livelli considerevoli (l'incremento sarà tra il 90% e il 100%).
I dati emergono dalle elaborazioni dell'Adnkronos, che ha messo a confronto le entrate dell'imposta comunale sugli immobili, fornite dall'Istat (pari a 9,07 miliardi nel 2011 e 11,98 mld nel 2007), e le stime sul gettito 2012 confermate dagli enti locali, di circa 23-24 miliardi per l'anno appena terminato. Dall'acconto dell'Imu, versato a giugno, sono arrivati 9,937 miliardi, a cui si è aggiunta una cifra analoga con il saldo versato a dicembre, per una somma complessiva di 19,9 mld. Inoltre il 25% dei comuni (secondo i dati Ifel) ha deciso di incrementare l'aliquota sull'abitazione principale, mentre un comune su due ha elevato l'aliquota sugli altri immobili. Il governo, a giugno, per fare luce sui ''falsi miti'', ha ricordato che l'Imu erariale ammonta a circa 8,9 miliardi di euro annui, mentre l'Imu comunale è di circa 12,2 miliardi di euro (di cui 3,4 miliardi di euro relativi all'abitazione principale e pertinenze). Il gettito complessivo, quindi, è di circa 21,1 miliardi di euro annui. La quota base degli enti locali, grazie agli incrementi deliberati dai comuni, e' inoltre destinata ad aumentare, portando il gettito complessivo a crescere di una volta e mezzo rispetto all'ex tassa sugli immobili.
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Economia/Salasso-Imu-la-nuova-tassa-sulla-casa-costa-fino-al-160-piu-dellIci_314078370306.html
Che l'Imu sia una tassa iniqua è un fatto scontato, specie per chi paga ancora il mutuo, che corrisponde ad una canone di locazione maggiorato.
Lo è ancora più incisivamente per chi il mutuo non lo paga più, perchè impossibilitato, ma risulta ancora proprietario di un immobile in comproprietà con la banca.
E allora, perchè insistere su una discussione inutile e che non ha sbocchi visto che il governo ha già deciso e legiferato, anche contro la volontà popolare?
Dove si vuole arrivare?
Perchè non insistere, invece, sul fatto che il governo ha imposto il pagamento dell'Imu per acquistare con i proventi che ne derivano armamenti militari, mentre taglia i finanziamenti alla pubblica istruzione e alla sanità?
Grillo, Casa Pound e l’informazione. - Andrea Scanzi
Con scadenza regolare, Beppe Grillo crea polemiche. Non sempre volontariamente. Quella su Casa Pound è una delle più sgradevoli, insieme alle frasi su mafia e Ius Soli.
Certezze. Di fronte all’esponente di Casa Pound, alla domanda se fosse antifascista, Beppe Grillo ha risposto: “Non mi compete”. Uhm, mumble, bah. Essere antifascisti è una delle poche certezze che qualsiasi democratico avrebbe avere. Qua le chiacchiere e i distinguo stanno a zero. Tra le rare cose di cui l’Italia del Novecento può vantarsi, c’è proprio l’antifascismo. Gobetti, Gramsci, Pertini. La lotta partigiana. I libri di Fenoglio. L’antifascismo, oltre che valore ribadito dalla Costituzione, è sacro. Chi straparla di “ideologie superate”, o magari cita Destra-sinistra di Gaber a casaccio, ha le idee piuttosto nebulose.
Beppe Fascista. Scrivere che Grillo è “fascista”, o che “apre a Casa Pound”, è l’ennesimo atto in malafede dell’informazione italiana. Chiunque ha visto mezzo spettacolo di Grillo sa bene come non solo non sia mai stato fascista, ma abbia spesso combattuto battaglie riconducibili alla sinistra. Molto più di quanto non abbia fatto la sinistra. Il filmato peraltro era tagliato ad hoc, per farlo apparire come una sorta di emulo di Mengele. Grillo non ha mai aperto a Casa Pound (oltretutto il M5S non fa alleanze: se dicesse no a Ingroia per apparentarsi a Casa Pound, oltre che irricevibile sarebbe pure demente). Grillo ha detto altro.
Cosa ha detto? Ecco: cosa ha detto? Il dialogo con il tizio di Casa Pound avviene giovedì sera, mentre Grillo sta facendo da ore la fila al Viminale per la consegna del simbolo (e già questo è surreale, come lo sono le liste civetta. Davvero ci meritiamo tutto questo?). Appare rilassato (pure troppo per i suoi canoni). Non prevarica l’interlocutore (fatto rarissimo). Mastica qualcosa. Il filmato, per chi è (o è stato) di sinistra, suona quantomeno infelice. Ma non contiene nulla di nuovo. Chi mi legge sa come avessi più volte sottolineato che la vicinanza (o anche solo la tolleranza) dimostrata nei confronti di Casa Pound fosse un aspetto ben più grave degli gne gne dei Favia qualsiasi (che guarda caso si è subito accasato da Ingroia, come qui ampiamente previsto: non era difficile arrivarci, su). Incroci pericolosi tra M5S e Casa Pound c’erano già stati a Bolzano e Bologna. Bleah.
Perché ciò accade? Grillo ha un’idea – sua e del M5S – di superamento dei vecchi steccati. Quel “non mi compete” non significa “non sono antifascista” (non diciamo belinate, dai). Bensì: “Non me ne frega una beata mazza se sei di destra o di sinistra”. Le regole del M5S sono semplici e chiare (“ecumeniche”, direbbe Grillo): incensurati, niente tessere, due mandati, programma. Stop. Se poi alcune battaglie sono condivise da fascisti, comunisti, talebani, mengoniani o venusiani, il M5S le vota. Se Casa Pound è contraria agli inceneritori, il M5S vota con Casa Pound. Non dico che sia bello, brutto, giusto o sbagliato: dico che lì funziona così.
Risposte. Tale posizione è stata chiarita da Grillo nel post del 12 gennaio. Significativi questi passaggi: “Il tempo delle ideologie è finito. Il MoVimento 5 Stelle non è fascista, non è di destra, né di sinistra. E’ sopra e oltre ogni tentativo di ghettizzare, di contrapporre, di mistificare ogni sua parola catalogandola a proprio uso e consumo. Il M5S non ha pregiudiziali nei confronti delle persone. Se sono incensurate, non iscritte a un altro partito o movimento politico, se si riconoscono nel programma, per loro le porte sono e saranno sempre aperte. (..)l M5S ha votato finora le proposte considerate attinenti al suo programma, chiunque le avesse fatte. E questo è ciò che farà in Parlamento. (..) Le porte per i partiti, anche per quelli riverginati, sono invece chiuse, serrate per sempre. Alle foglie di fico chiedo di non fare correnti d’aria”. Chiaro. E non nuovo. Chi segue il M5S, queste cose, le sapeva già. Chi si stupisce, temo lo faccia per ignoranza o interesse di bottega (partito).
Ma Grillo è di sinistra? Non lo è mai stato (certe sue posizioni paraleghiste sono note). Grillo è divenuto, sin dagli Ottanta, il paladino di una parte di sinistra per la nota battuta su Craxi. Perché ha fatto controinformazione per vent’anni. Perché sa far ridere (in senso buono, e a volte in senso meno buono). Perché ha spesso avuto le palle che la sinistra italiana non ha avuto. Si dirà: com’è che uno non di sinistra ha catalizzato tanti delusi di (ex) sinistra? Per lo stesso motivo per cui tanti altri esponenti di destra o liberali, come Marco Travaglio e Antonio Di Pietro, sono divenuti cari a parte della sinistra: perché hanno fatto – non volendo – le veci della sinistra realista (ma non reale). Informando, denunciando, combattendo. Rispettando la Costituzione. Mettendo al centro di tutto la questione morale. Il contrario dei D’Alema.
Ma a te questa cosa di Casa Pound piace? No, per niente. Mi faceva vagamente schifo anche mesi fa, e lo scrivevo, mentre talkshow e quotidiani erigevano la Cattedrale dei Finti Martiri Frignanti emiliani. Io posso accettare l’idea (rischiosa, ma non peregrina) di un superamento di destra e sinistra. Soprattutto se la sinistra italiana sono le Bindi e i Violante. Esistono però dei paletti che devono rimanere. Il primo di questi è l’antifascismo: con un berlusconiano ci parlo, con un fascista compiaciuto neanche se mi pagano.
Con questa uscita, Grillo perderà consenso. Bah, mica son tanto convinto. I sondaggisti danno il M5S tra l’11% (Piepoli: uno che non la becca mai) e il 16% (Swg Weber: uno che ci becca spesso). Un calo c’era già stato. La querelle Casa Pound ha avuto un forte impatto su chi già non votava M5S: il Pd, Sel, Ingroia. Concretamente sposta poco. Dubito che abbia stravolto chi già pensava convintamente di votarlo. La sinistra, anzitutto quella più colta, tende a credere che il M5S sia un movimento atipico di sinistra. Non lo è. Fatevene una ragione: non lo è. I ventenni-trentenni che lo votano, e si informano in Rete, sono cresciuti in un mondo post-comunista e non gli interessa nulla – nulla – di sinistra e destra, fascismo e comunismo. Sono “oltre” (o sopra, o sotto, o meglio, o peggio: comunque da un’altra parte). La vicenda Casa Pound indigna chi è di sinistra, ma non l’elettoregrillista. Che si divide in due tipologie: quello che vota M5S perché informato (e quindi sa già tutto) e quello che vota perché desidera un elemento “distruttivo” in grado a prescindere di scardinare la Casta (o quantomeno infastidirla in Parlamento).
E allora? Allora M5S può calare, eccome, ma non per Casa Pound, che ha regalato alcuni voti a Ingroia – di Rivoluzione Civile parlerò in uno dei prossimi post – ma finisce lì. Il M5S è destinato a calare se (sicuro) Berlusconi riguadagnerà consensi. Consensi che proverranno da astenuti, Monti e M5S. Grillo aveva già perso quella fetta di elettorato di sinistra dubbiosa (pensate al NormotipoSantoriano o Floresdarcaisiano), prima con le “epurazioni” e poi con Ingroia. Il risultato sono le cifre attuali, tra l’11% e il 16%. Lo Tsunami Tour servirà a Grillo per calamitare attenzioni – costringendo la tivù a parlare di lui – e provare a convincere i delusi di destra nuovamente infinocchiati da B.
Chiedo troppo se. Del M5S si dovrebbe parlare anche per le battaglie. Per i soldi restituiti in Sicilia. Per avere anticipato temi di ordine ambientale, etico, morale. Per le facce nuove, giovani e spesso (non sempre: il fenomeno che ha consegnato il simbolo farlocco M5S è un ex grillino) pulite. Non solo per le provocazioni di Grillo. Chiedo troppo? Sì.
Sì, ma chi dobbiamo votare? Mica dovete chiederlo a me. L’ipotesi meno indigesta è un governo di centrosinistra (il meno peggio) con un 20% di altrapolitica (Grillo e Ingroia). E’ poco? No, è l’Italia. Un paese in cui l’ottimismo politico, più che un azzardo utopico, è una forma bislacca di demenza.
Buona catastrofe.
Buona catastrofe.
Femen a seno nudo contro il Papa.
Al grido di 'Omofobo, stai zitto!' durante l'Angelus a San Pietro.
ROMA - "Homophobe, shut up (Omofobo, stai zitto)!": con questo grido, in lingua inglese, rivolto al Papa, alcune attiviste del gruppo femminista "Femen" si sono denudate rimanendo a seno nudo in piazza San Pietro, durante l'Angelus celebrato da Benedetto XVI. Le donne, che avevano dipinto sul corpo la frase "In gay we trust", sono state subito raggiunte da poliziotti e carabinieri, che le hanno coperte e portate in questura.
Come i Giornalisti Manipolano L’Opinione Pubblica. - Antonella Randazzo
In un paese in cui sempre meno persone leggono i giornali, l’informazione televisiva rappresenta per la maggior parte della popolazione l’unica fonte d’informazione. Molte di queste persone credono che i telegiornali li informino su ciò che accade nel mondo, e si troverebbero increduli di fronte al solo pensiero che i Tg possano essere utilizzati per manipolare le loro opinioni. Eppure ciò appare sempre più evidente,dall’omissione di elementi indispensabili per capire i fatti, dall’alterazione di alcune notizie e dall’assenza di altre. L’opinione pubblica è fondamentale per la stabilità di un sistema, e nel nostro sistema viene formata attraverso il bombardamento mediatico.Per mantenere la stabilità, nell’attuale assetto politico-economico, occorre che l’opinione pubblica sia piegata a ciò che è funzionale al sistema e non apprenda alcune verità. Ciò rende il potere mediatico notevolmente importante. Il controllo da parte del potere avviene oggi all’interno delle nostre case, attraverso la Tv. La manipolazione dell’informazione è sempre più sistematica, progettata per essere efficace e per rimanere nascosta agli occhi dei cittadini. Le agenzie internazionali (americane, europee o giapponesi) che forniscono le informazioni, sono supportate da agenzie di propaganda, soprattutto americane, che pianificano non soltanto cosa rendere noto ma soprattutto “come” dare informazione. La quantità di notizie viene sfoltita e ridotta al 5/10% del totale. La verifica delle fonti e l’utilizzo del senso critico sono ormai capacità atrofizzate dall’assumere passivamente il punto di vista delle poche agenzie che informano centinaia di paesi, come la Adnkronos e l’Ansa. Considerando come assolute alcune fonti e ignorandone altre, l’informazione è già alterata in origine, derivando da un unico punto di vista, che nel contesto appare oggettivo. Di tanto in tanto, nei nostri Tg, appare qualche debole critica, ad esempio contro il governo statunitense. Si tratta delle cosiddette “fessure controllate”, cioè critiche fatte ad hoc per generare fiducia nel Tg, ma che risultano vaghe e discordanti. Alcune notizie assumono nei Tg un certo rilievo, soprattutto quelle che evocano emozioni. Suscitare associazioni emotive e commozione è diventato uno degli scopi principali dei Tg. I fatti di cronaca, specie se si tratta di delitti contro bambini, si prestano a questo scopo, e quindi talvolta occupano uno spazio ampio dei telegiornali. Si tratta di un modo per distrarre l’attenzione pubblica da altri fatti assai più importanti per la vita dei cittadini. In altre parole, vengono amplificate notizie (di solito di cronaca o relative ad uno specifico problema) che non mettono in pericolo il sistema, per evitare di trattare altri argomenti “scottanti” e pericolosi per l’assetto che i politici hanno il compito di proteggere. Ad esempio, siamo stati indotti a parlare a lungo dei Pacs (una legge che sarebbe stato ovvio approvare senza tanti problemi), mentre si occultavano, tra le altre cose, le spese ingenti per la “difesa”. Nessun telegiornale ha detto che parte del Tfr dei lavoratori andrà per spese belliche. In questi ultimi tempi, un altro argomento, che viene utilizzato dai Tg per dirottare l’attenzione su fatti non pericolosi per il sistema, è quello dei malati gravi che chiedono l’eutanasia. Invece di approvare una legge che ponga fine al problema, il nostro sistema utilizza questi casi disperati (ieri quello di Welby, oggi quello di Nuvoli), per riempire spazi e suscitare angoscia e commozione. Si stimola la parte emotiva dei telespettatori, per coinvolgere in una questione umana drammatica, senza far capire che il potere di risolvere il problema è nelle mani proprio di chi sta strumentalizzando cinicamente il fatto.
Spesso alcune notizie sono oggetto di “sovrinformazione”, cioè se ne parla in molti programmi e abbondantemente. Ciò avviene o per focalizzare l’attenzione soltanto su alcuni aspetti e fare in modo che i cittadini si sentano abbastanza informati e non vadano ad informarsi altrove, oppure per dare l’impressione che ci sia un’abbondante informazione. Ma si tratta di informazioni ripetitive, che non spiegano davvero la questione e talvolta la manipolano. Paradossalmente, il cittadino viene sommerso di “informazione” per fare in modo che rimanga disinformato. La sovrinformazionze può riguardare anche temi banali, come la separazione di una coppia nota, o l’uso di droga da parte di un personaggio famoso. In questi casi si tratta di distogliere l’attenzione da decisioni o eventi politici che stanno accadendo nel paese, e di cui occorrerebbe parlare, ma non risulta conveniente al sistema. Si sta affermando sempre più il metodo americano di creare trasmissioni giornalistiche o televisive organizzate da agenzie di Pubbliche Relazioni, per manipolare l’opinione pubblica su un determinato argomento. L’argomento di solito è emerso all’attenzione pubblica senza che il sistema potesse impedirlo (ad esempio, la Tv spazzatura o la violenza giovanile). A queste trasmissioni partecipano personaggi accuratamente selezionati, che in apparenza sembrano avere opinioni diverse, ma in realtà esprimono tutti un unico punto di vista, che si vuole far apparire come unica verità. Talvolta è l’assunto di base della conversazione ad essere errato, ma viene acquisito come vero da tutti i partecipanti. Spesso si utilizza la figura dell’”esperto” che è abbastanza persuasiva, rappresentando il mondo della “scienza”, che si intende come fonte di verità oggettiva. L’informazione dei Tg viene falsata in maniera sempre più sottile e manipolatoria. Quando vengono sollevate smentite, soltanto in pochi casi viene reso pubblico. Lo spazio e l’ordine dato ad un’informazione sono molto importanti per valorizzare la notizia o sminuirla. Alcune notizie passano inosservate perché vengono dette per ultime e frettolosamente, mentre ad altre si dedica molto tempo all’inizio del Tg. Si stabilisce quindi una gerarchia in ordine all’importanza e al rilievo che si vuole dare alla notizia. Si privilegiano alcune notizie, altre vengono emarginate e altre ancora occultate. L’informazione obiettiva è quella contestualizzata, verificata alla fonte e commentata da opinionisti di diverse tendenze. Sentire le opinioni dei politici di entrambi gli schieramenti serve a dare l’idea che si stanno sentendo più punti di vista, ma ciò spesso non è vero, perché la maggior parte dei politici non attua una vera critica al sistema, e si limita a spiegare le divergenze rispetto all’altro schieramento. Il sistema politico-economico attuale è sempre più intoccabile, e coloro che lo criticano appaiono sempre meno in televisione.
Nei Tg, le notizie vengono date come fatti isolati dal contesto, per impedire una comprensione approfondita. Si tende ad esagerarne un aspetto, che è sempre quello più emotivo. Lo stesso titolo talvolta è già gran parte della mistificazione, perché da esso si inferisce se si tratta di una cosa giusta o sbagliata, da approvare o da disapprovare. Ad esempio, quando si danno notizie sull’Iran si tende a far apparire questo paese colpevole di qualcosa, e i titoli sono “L’Iran sfida la comunità internazionale”, oppure “L’Iran si ostina sul programma nucleare”. I paesi indicati dalle autorità Usa come nemici diventano automaticamente nemici anche per le nostre autorità, che li criminalizzano in modo impietoso, evitando di menzionare le continue minacce e la preparazione alla guerra contro l’Iran da parte degli Stati Uniti. Si manipola l’opinione pubblica italiana a pensarla come le autorità americane, e a ritenere che alcuni paesi debbano essere colpiti perché “pericolosi”. Non si danno notizie sui numerosi crimini e attentati terroristici attuati dalle autorità Usa nel mondo, se non quando ciò risulta inevitabile. I nostri telegiornali si limitano a parlare di “attentati terroristici” in Iraq, Afghanistan o in altri paesi, senza raccontare la situazione vera. Ad esempio, non parlano mai della resistenza irachena e afghana, anche se ormai molti sanno che questi paesi sono occupati e che la popolazione cerca in tutti i modi di resistere (anche con metodi pacifici) all’invasore. Difficilmente le notizie su paesi in guerra vengono spiegate in maniera approfondita, fornendo gli antecedenti politici, economici, internazionali, ecc. che possano far capire i fatti e le situazioni attuali. La decontestualizzazione è quindi uno dei modi per disinformare dando l’impressione opposta. Il fatto viene slegato da altri fatti che lo renderebbero più comprensibile. Ad esempio la violenza negli stadi viene slegata dal fenomeno della violenza nei giovani e dalle pressioni mediatiche che incitano alla violenza. Il tono e il tipo di linguaggio utilizzato influiscono su come l’informazione viene percepita. Il tono può essere dispregiativo, di condanna, oppure enfatico ed entusiasta. Il tono dà un significato positivo o negativo alla notizia. La scelta delle parole è molto importante nel lavoro propagandistico, perché ogni parola è evocativa di significati o di emozioni e quindi deve essere scelta accuratamente per ottenere gli effetti voluti. Ad esempio, per trasmettere un senso di negatività, i gruppi considerati pericolosi per il sistema, come gli ambientalisti, i no-global o i comunisti, vengono definiti come “radicali”, “fanatici” o “estremisti”. La polizia viene chiamata “forza dell’ordine” anche quando reprime. Coloro che sono repressi vengono chiamati “ribelli” o “giovani estremisti”. La violenza di Stato, anche quando uccide brutalmente, viene definita “sicurezza” o “difesa”. I violenti sono sempre coloro che protestano contro il sistema e mai le autorità dello Stato, anche quando comandano una dura repressione, com’è accaduto al G8 di Genova. Anche le immagini utilizzate hanno scopo manipolativo.
Spesso vengono utilizzate categorie stereotipate o etichette per puntare il dito contro chi mette in dubbio l’operato politico del governo. I telegiornali fanno in modo che gli oppositori appaiano come poche persone che non vogliono la “modernizzazione”, il “progresso” oppure come persone emarginate, fanatiche e “antiamericane”. Ciò è accaduto nel caso della Tav in Val di Susa e della Base americana a Vicenza. Nei telegiornali si mostravano singole persone intervistate che esprimevano pareri contrapposti, per far capire che c’erano pareri discordanti e occultare che la stragrande maggioranza dei cittadini era contraria alle decisioni di governo. Si vuole nascondere che il potere dei cittadini è continuamente svilito dal sistema. E che quest’ultimo è distante da ciò che la gente vuole. Le questioni che stanno a cuore alla cittadinanza, come l’ambiente, la pace e la libertà di decidere sul proprio territorio, vengono denigrate dall’informazione tendenziosa e manipolatoria dei Tg. Ad esempio, i cittadini della Val di Susa che protestavano venivano mostrati come un gruppo sparuto di persone che avevano paura di avere il “treno che gli passa sotto casa”. La verità che si cercava di occultare era che sotto al Musinè c’è l’amianto. Inoltre, nella Val di Susa esiste già una linea ferroviaria Torino-Lione, attualmente sottoutilizzata, in grado di poter reggere il traffico. Un’altra tecnica, utilizzata dai Tg, per deviare l’attenzione sulla questione del dissenso e per semplificare i fatti (per non far emergere altri aspetti), è di connotare ideologicamente il problema con “destra” e “sinistra”. Quando i cittadini si oppongono ad una questione lo fanno per motivi razionali, ma il telegiornale tende a far credere che siano motivi ideologici, oppure irrazionali e non accettabili. Nelle questioni in cui gli Usa impongono un severo diktat, come nel caso delle truppe in Afghanistan e della base militare a Vicenza, i giornalisti assumono un tono allarmato verso il dissenso. In particolare, nel caso di Vicenza, mettevano in evidenza che anche all’interno della maggioranza c’erano coloro che avversavano la scelta del governo. Il sistema dei due schieramenti è stato creato per impedire un vero esercizio di sovranità. I giornalisti reggono questo gioco e si mostrano stupiti che lo schieramento al potere possa avere persone che ragionano con la propria testa e non eseguono passivamente “l’ordine”. I Tg colpevolizzano queste persone facendole sentire responsabili di “indebolire il governo” o di metterne in pericolo la stabilità. Ciò nasconde che i nostri politici non prendono scelte sulla base del benessere dei cittadini, ma per tutelare e rafforzare il sistema stesso. I nostri giornalisti hanno dimenticato che l’essenza della democrazia è proprio il pluralismo. Si sono allineati al sistema in cui tutti gli schieramenti politici sono obbligati ad obbedire ai veri padroni del paese: l’élite economico-finanziaria. In questi giorni i Tg gridavano “allarme” per la manifestazione di protesta organizzata per il 17 febbraio contro la nuova base militare di Vicenza. Ma in quale democrazia i giornalisti mettono in allarme i cittadini per una manifestazione che esprime la volontà di quasi tutta la cittadinanza? Il 16 febbraio, annunciando la manifestazione di protesta del giorno successivo, i telegiornali dicevano “si temono violenze”, come se chi protesta contro il militarismo è violento. Siamo al paradosso di definire violento chi è contro la guerra e il militarismo, e non chi vuole nuove basi per meglio fare la guerra. Un modo manipolatorio di dare notizie relative a proteste o a sgomberi violenti è quello di mettere vicina una notizia di criminalità, in modo da indurre l’associazione fra “delinquente” e chi protesta contro il sistema. Il 17 febbraio i telegiornali annunciavano: “Manifestazione di Vicenza… Imponenti misure di sicurezza”. Trasmettevano anche un appello di Prodi: “Le manifestazioni sono il sale della democrazia ma siate pacifici”. Il tono era quello del buon padre di famiglia, e non traspariva affatto che la realtà era esattamente l’opposto. Cioè coloro che stavano manifestando erano contro la violenza e il bellicismo americano, mentre Prodi era il politico che, lungi dall’avere a cuore il bene dei cittadini, stava sostenendo gli interessi bellici americani contro la volontà della maggior parte dei cittadini di Vicenza. Quindi, si trattava di scelte politiche non democratiche prese dal governo, ma i Tg facevano in modo da creare allarme attorno a coloro che stavano pacificamente, e giustamente, protestando. Qualche telegiornale osava un “Si temono infiltrazioni”, ma non spiegava che soltanto il sistema difeso dai politici ha interesse ad infiltrare falsi manifestanti che creino disordine e violenza (com’è accaduto nel G8 di Genova), per poterli far apparire violenti ed estremisti, come cercavano di descriverli i Tg attraverso messaggi allarmanti. Il Tg3 precisava che le forze dell’ordine erano “a difesa del centro storico della città”, come se i manifestanti fossero pericolosi e distruttivi. Poi aggiungeva: “c’è anche chi è preoccupato” e si intervistava una persona anziana che appariva confusa per le tante persone arrivate in città. Il porre l’accento sul “pericolo di violenze” serviva anche a distogliere l’attenzione dal valore che la protesta avrebbe avuto sulle scelte del governo, e a nascondere che la volontà dei cittadini non conta nulla di fronte alle imposizioni americane. Non essendoci state violenze, il giornalista del Tg2 ha messo in evidenza uno striscione che definiva di “solidarietà con i terroristi arrestati”. Un altro modo per dirottare l’attenzione e per criminalizzare il dissenso. Impegnati com’erano a colpevolizzare chi protestava contro la nuova base americana, i giornalisti dei Tg hanno omesso la notizia che la nuova base sarà pagata da noi per il 41% delle spese di mantenimento (anche per le altre basi paghiamo parte delle spese). Chi è contrario alla guerra è diventato un “estremista radicale”. Chi denuncia i crimini come la tortura è un “antiamericano”. Viene messo sotto processo chi avversa le guerre, e non chi le organizza. Nello stesso telegiornale (Tg2, ma anche gli altri erano pressoché uguali) del 17 febbraio appariva Prodi in posa accanto al presidente afghano Hamid Karzai, come se quest’ultimo fosse un vero rappresentante politico del popolo afghano e non un personaggio foraggiato da Washington. Quando i telegiornali notificano gli attentati terroristici in Iraq, in Afghanistan, in Pakistan, in Turchia o in altri paesi, danno soltanto la stima dei morti e il luogo dov’è avvenuto lo scoppio, e non spiegano la situazione del paese. Talvolta menzionano al Qaeda associandola all’attentato, senza indicare le prove a sostegno di ciò. Le notizie dall’Africa, dall’Asia o dal Sud America arrivano soltanto se c’è un problema che riguarda i nostri connazionali (rapimenti, uccisioni ecc.), oppure quando ci sono le elezioni politiche, che ormai nel nostro sistema sono diventate il simbolo stesso della “democrazia”.
I Tg non parlano mai di Signoraggio, che è il metodo utilizzato dalle banche per saccheggiare i paesi. Non si parla nemmeno degli statuti delle banche e del sistema bancario della Banca Europea, che ha sottratto all’Italia ben il 38% della finanziaria, impedendo al paese una crescita economica significativa. Sono state tagliate le spese per la scuola e la sanità ed è stata aumentata la pressione fiscale, per pagare le banche e sostenere gli Usa nelle guerre. Quando si è parlato della finanziaria, nonostante lo spazio dedicato a quest’argomento, i telegiornali hanno accuratamente evitato di notificare le ingenti risorse che le banche sottraggono al paese. La trasmissione Ballarò è stata l’unica a rivelare il fatto (ma senza metterlo in evidenza). Un altro argomento tabù è quello delle regole e dell’operato delle istituzioni come il Wto, la Banca mondiale (Bm) e Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi).
Nessun telegiornale ha mai spiegato che a causa di queste organizzazioni, negli ultimi venti anni, la miseria e la fame sono aumentate, e che il collasso economico di molti paesi, compresa l’Argentina, è stato causato dalle misure imposte proprio dalla Bm e dal Fmi. Moltissimi altri argomenti non vengono trattati, ad esempio, la situazione di disuguaglianza degli immigrati, le gravi discriminazioni che essi subiscono, le persecuzioni di cittadini africani da parte dei governi fantoccio al soldo degli Usa, i massacri in Somalia, in Etiopia, in Nigeria, ad Haiti e in molti altri luoghi. Un altro argomento tabù è il denaro che lo Stato dà alle grandi aziende, somme spesso molto elevate. Il telegiornale parla di droga soltanto quando comunica la notizia che le forze dell’ordine sono riuscite a sequestrare quantitativi di stupefacenti. Ma non parla mai delle implicazioni e connivenze delle corporation e dei governi nei commerci internazionali di droga. Si parla di mafia quando si arresta qualche presunto mafioso o quando avvengono delitti, ma non si spiega cos’è davvero la mafia, e come essa sia in espansione grazie alle liberalizzazioni finanziarie, che hanno spianato la strada al riciclaggio facile. I minuti di politica interna, nei Tg, si risolvono nelle brevi interviste ad esponenti di destra e sinistra, per mostrare come ci sia una questione, una disputa, e come i duellanti siano decisi e forti. Le differenti opinioni sembrano battute teatrali, in uno scenario sempre più avvilente e assurdo. Le questioni sono trattate sempre in modo marginale e superficiale, anche quando si tratta di questioni serie, come l’invio di soldati in Afghanistan. L’informazione si riduce all’opinione dei politici, la maggior parte dei quali non oserebbe sfidare il sistema nemmeno nelle questioni minime. Alcune questioni interne non sono divulgate. Ad esempio, nel 2002, il Parlamento, quasi all’unanimità, approvò una legge che permette di abolire il tetto massimo di spesa per il “rimborso ai partiti”. I cittadini italiani avevano espresso la loro volontà di non dare denaro pubblico ai partiti, attraverso il referendum del 1993, in cui oltre il 90% degli elettori votò contro. La gente crede che oggi questa volontà venga rispettata e non è stata informata quando, nel 1999 è stata approvata una legge che di fatto reintroduceva il finanziamento pubblico ai partiti chiamandolo “rimborso elettorale”. Nel 2002 tutti gli schieramenti, ad eccezione dei radicali, votarono a favore di una nuova legge, la n. 156 del 26 luglio 2002, che titolava “Disposizioni in materia di Rimborsi Elettorali”. La legge abbassava il quorum di accesso al rimborso dal 4% all’1% e aboliva il tetto di spesa, permettendo a quasi tutti i partiti di ricevere somme molto alte di denaro pubblico. Ad esempio, Berlusconi ha incassato, l’anno scorso, 41 milioni di euro per Forza Italia, la Margherita ne ha presi 20 milioni, l’Udc 15 milioni, i Ds 35 milioni, An 23 milioni, Rifondazione 10 milioni,[1] ecc. Dato l’ingente costo pubblico che ci sarebbe stato, l’approvazione della legge era una questione molto importante per l’opinione pubblica, ma non è stata sottoposta all’attenzione di tutti noi. I Tg non ne hanno nemmeno fatto cenno. Le questioni spinose, come la malasanità o il costo pubblico di aziende privatizzate (come le ferrovie e le autostrade) vengono trattate come se il problema non fosse risolvibile e senza una sufficiente documentazione.
La cronaca rosa ha il suo spazio nei Tg, sempre più ampio: matrimoni o divorzi fra vip, se Madonna adotta un nuovo bimbo, oppure se un’attrice si è gonfiata di silicone o si droga. I servizi sulla moda, sull’elezione di Miss Italia o di Miss Universo non mancano. Talvolta i Tg riempiono spazio raccontando la storia di un animale o spiegando l’esecuzione di una ricetta. Viene documentato persino il “Raduno internazionale delle Mongolfiere”, e ci informano anche sugli ultimi modelli dei vestitini per cani e gatti. Si tratta di modi per confondere su ciò che dovrebbe essere veramente la comunicazione giornalistica, che negli ultimi venti anni è stata declassata e fuorviata nel modo stesso di intenderla. L’informazione dei Tg segue ormai il “pensiero unico” e anche la regia è unica. Si tratta delle grandi agenzie di propaganda americane, come la Heritage Foundation , l’American Enterprise Institute e il Manhattan Institute. Le agenzie di propaganda americane provvedono affinché l’opinione pubblica subisca pesanti manipolazioni, che rendano difficile una vera consapevolezza di quello che sta accadendo nel mondo di oggi. Per riuscire a capire occorre utilizzare Internet e leggere le notizie dal mondo. E’ una cosa che soltanto pochi si possono permettere di fare; e di solito non si tratta di anziani, casalinghe o persone che lavorano per molte ore al giorno, e che non hanno tempo materiale di informarsi se non attraverso la Tv. Per queste persone c’è soltanto quell’infomazione “emotiva” e distorta che serve a renderli docili e incapaci di difendere i propri diritti. Come osserva Sartori: “Sostenere che la cittadinanza dell’era elettronica è caratterizzata dalla possibilità di accedere a infinite informazioni… sarebbe come dire che la cittadinanza nel capitalismo consente a tutti di diventare capitalisti… È vero che un’immagine può valere più di mille parole. Ma è ancor più vero che un milione di immagini non danno un solo concetto”.[3] I telegiornali sono ormai rotocalchi di una realtà che non è quella in cui viviamo. Sono sempre più orientati allo spettacolo, all’appiattimento e alla banalità. Come in un circo, ognuno fa il suo numero, con l’obiettivo di emozionare, catturare l’attenzione, intrattenere e persino fare divertire.
Mentre gli eventi occultati diventano sempre più inaccettabili: quei due terzi del mondo ridotti in estrema miseria, quei milioni di bambini che per mangiare devono cercare nella spazzatura, le nostre regioni soggette al potere mafioso implacabile e crudele, le guerre contro i popoli, le dure persecuzioni contro chi lotta per la giustizia e i diritti umani… Finché il potere mediatico sarà quasi completamente nelle mani di chi vuole un sistema politico-economico basato sulla legge del più forte e sul controllo dei popoli, è ingenuo credere che le risorse umane, spirituali e culturali degli individui stiano ricevendo impulso alla loro libera realizzazione. Le sottili tecniche di coercizione, di diseducazione e di appiattimento culturale sono dirette contro ognuno di noi, come un ulteriore affronto alle nostre menti e alla nostra dignità di cittadini.
Antonella Randazzo Autrice del libro: “DITTATURE: LA STORIA OCCULTA”
Il Sogno Italiano - The American Dream [FILM COMPLETO ITA]
Pubblicato in data 18/nov/2012
http://eccocosavedo.blogspot.it/2012/11/il-sogno-italiano.html
Ecco Cosa Vedo presenta in esclusiva un divertente cartone animato, finalmente doppiato in italiano da Fauno Lami, che spiega in modo chiaro quali sono le vere cause dell'attuale crisi economica e svela come banche e multinazionali sono arrivate a creare il più grande imbroglio mai esistito ai nostri danni.
Il protagonista della storia è Italo, un cittadino come tanti: sereno, inconsapevole e bene integrato nella civiltà consumistica di oggi. Un bel giorno, la sua tranquilla routine viene interrotta. La dura realtà viene a bussargli alla porta di casa e gli presenta il conto: tasse e debiti talmente alti da non permettergli più di vivere. Tutto ciò che credeva sulla politica, sull'economia, sulle banche, sulla moneta, era sbagliato. Come forse anche quello che crediamo noi.
Se non ci decideremo presto ad aprire gli occhi, questo nostro bel sogno rischia di tramutarsi in incubo, come sta già accadendo in moltissimi paesi europei. I nostri capi di governo svenderanno il paese alle banche, privatizzando anche i servizi più essenziali ai cittadini. Per fermare questo meccanismo malato è necessario diffondere la consapevolezza di ciò che sta accadendo, svegliando le persone da questo fragile e ingannevole sogno.
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