L'anonimo parla anche delle minacce al pm Viola.
Proseguono le indagini della Dia sull'anonimo che il 18 settembre scorso ha inviato per posta, a casa del sostituto procuratore Nino Di Matteo, una lettera di dodici pagine. Si cerca di capire se il contenuto della missiva sia attendibile o sia parte di un depistaggio. Gli accertamenti vanno dall’archivio di Riina, secondo il “corvo” trafugato dal covo del boss la mattina dell’arresto e conservato per lungo tempo in una caserma del centro di Palermo, al ruolo di alcuni uomini politici perfettamente al corrente della trattativa. Verranno fatti accertamenti anche nei confronti di alcuni carabinieri, i cui nomi sono menzionati nella lettera, che avrebbero avuto ruoli determinanti nell’inquinamento delle indagini antimafia di questi anni.
La precisione dei riferimenti fa ritenere che il nuovo "corvo" di Palermo sia probabilmente un uomo degli stessi apparati investigativi anche se non è escluso che la lettera possa essere stata scritta a più mani. Oltre ad avvisare i pm che indagano sulla trattativa, di essere spiati, nella nota si fa riferimento anche ad alcune indagini coordinate dal procuratore di Trapani Marcello Viola, anche lui destinatario nei mesi scorsi di una lettera anonima contenente pesanti minacce di morte. “Io la stimo - scriveva l'anonimo al pm trapanese - e voglio metterla in guardia. E' già arrivata una cosa per Lei". Anche in quel caso si elencavano i motivi per cui il pm sarebbe attenzionato, dalle indagini sull'ultimo storico latitante di mafia Matteo Messina Denaro, alla rogatoria inviata dalla Procura in Vaticano per conoscere alcuni strani movimenti di denaro compiuti da un prete, attualmente sotto inchiesta, titolare di conti allo Ior, oltre alle misure di sequestro avanzate nei confronti di mafiosi e imprenditori.
E nella lettera inviata a Di Matteo il nuovo “corvo” fornisce ulteriori dettagli sulle “attenzioni” ricevute dal procuratore di Trapani Marcello Viola, legate alla rogatoria avanzata dalla Procura allo Ior. Un fatto che apre alla possibilità che l'anonimo di Palermo e quello di Trapani in realtà potrebbero essere la stessa persona.
Anche su questo indagheranno i magistrati di Caltanissetta che si occuperà della parte che riguarda l'agenda rossa di Borsellino e la possibilità che i magistrati palermitani possano essere stati spiati. In questi mesi non sono mancati gli espisodi inquietanti. Ignoti si sarebbero introdotti nel pianerottolo dell'abitazione di Di Matteo manomettendo una cassetta elettrica e, sempre nello stesso palazzo, qualcuno si è arrampicato sulle impalcature montate per ristrutturare la facciata. Qualche tempo prima i carabinieri della scorta del pm palermitano avevano trovato, nascosta fra le aiuole di fronte l’ingresso di casa, una sbarra di ferro per aprire i tombini.
Nel novembre 2011, quando venne firmata una prima autorizzazione alle intercettazioni durante l'indagine sulla trattativa e vengono messi sotto controllo i telefoni del generale Mario Mori, del colonnello Giuseppe De Donno, dell’ex direttore del Dipartimento di amministrazione penitenziaria Adalberto Capriotti e dell’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, il sostituto procuratore Lia Sava una mattina trova la porta del suo ufficio socchiusa e pochi giorni dopo nota che il coperchio del suo modem è sollevato. I tecnici del Ros, chiamati sul posto, scoprono che un filo di alimentazione risulta tagliato e risistemato con lo scotch.
Anche il sostituto procuratore Roberto Tartaglia, nel settembre 2012 ha ricevuto diverse telefonate mute, provenienti da schede internazionali e praticamente non rintracciabili. Un altro episodio riguarda un interrogatorio in una località segreta svolto da Di Matteo e lo stesso Tartaglia. Nessuno in procura è a conoscenza del viaggio dei due ma giunti sul posto, durante la pausa per un caffé, incontrano un uomo che sembra conscere diversi particolari sulla loro presenza in quel luogo. Tutti episodi su cui dovrà far luce la Procura nissena.
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E nella lettera inviata a Di Matteo il nuovo “corvo” fornisce ulteriori dettagli sulle “attenzioni” ricevute dal procuratore di Trapani Marcello Viola, legate alla rogatoria avanzata dalla Procura allo Ior. Un fatto che apre alla possibilità che l'anonimo di Palermo e quello di Trapani in realtà potrebbero essere la stessa persona.
Anche su questo indagheranno i magistrati di Caltanissetta che si occuperà della parte che riguarda l'agenda rossa di Borsellino e la possibilità che i magistrati palermitani possano essere stati spiati. In questi mesi non sono mancati gli espisodi inquietanti. Ignoti si sarebbero introdotti nel pianerottolo dell'abitazione di Di Matteo manomettendo una cassetta elettrica e, sempre nello stesso palazzo, qualcuno si è arrampicato sulle impalcature montate per ristrutturare la facciata. Qualche tempo prima i carabinieri della scorta del pm palermitano avevano trovato, nascosta fra le aiuole di fronte l’ingresso di casa, una sbarra di ferro per aprire i tombini.
Nel novembre 2011, quando venne firmata una prima autorizzazione alle intercettazioni durante l'indagine sulla trattativa e vengono messi sotto controllo i telefoni del generale Mario Mori, del colonnello Giuseppe De Donno, dell’ex direttore del Dipartimento di amministrazione penitenziaria Adalberto Capriotti e dell’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, il sostituto procuratore Lia Sava una mattina trova la porta del suo ufficio socchiusa e pochi giorni dopo nota che il coperchio del suo modem è sollevato. I tecnici del Ros, chiamati sul posto, scoprono che un filo di alimentazione risulta tagliato e risistemato con lo scotch.
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