mercoledì 10 giugno 2015

BILDERBERG 2015. (TELFS-BUCHEN, AUSTRIA 11 - 14 GIUGNO 2015 + LISTA PARTECIPANTI). - CHARLIE SKELTON

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Un summit si chiude e un'altro si apre. Questo giovedi inizierà l'importante conferenza politica del Bilderberg, che quest'anno si terrà in Austria, a 16 miglia a sud del vertice del G7, e in un resort di lusso alpino simile e inaccessibile. La lista dei partecipanti (leggi nell'articolo) al meeting è stata appena resa nota dall'organizzazione, e già alcuni grandi nomi balzano subito agli occhi.

Non meno di tre primi ministri europei saranno presenti, Paesi Bassi, Finlandia e Belgio. Discuteranno  di "strategia europea" con il capo della Nato, Jens Stoltenberg, e il presidente austriaco, Heinz Fischer. Ci saranno due ministri delle finanze europei nella lista: quello olandese, l'altro George Osborne. Quest'ultimo chiamato a dirigere il dicastero delle fiìnanze inglesi è un partecipante regolare del vertice Bilderberg, e quest'anno sarà a mostrare il suo bagliore post-elettorale. A differenza di quell'altro partecipante regolare del Bilderberg, Ed Balls, che viene invitato a tornare, pur avendo da una considerevole distanza il titolo più debole lavoro sulla lista: "ex cancelliere ombra dello Scacchiere!.
La "patata calda" finanziaria europea, la Grecia, sarà all'ordine del giorno al convegno, ed è bene sapere che Benoît Coeuré, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea, sarà lì per discutere con la massima privacy con le parti interessate, con i capi di Deutsche Bank, Lazard, Banco Santander e HSBC.La "super-scandalo" HSBC e il "calamaro vampiro" preferito di tutti, Goldman Sachs, sono entrambi molto ben rappresentati alla conferenza di quest'anno. HSBC in particolare dal suo presidente, e dalla sua frenetica dire
ttrice legale e membro del consiglio Rona Fairhead, che è anche nel consiglio della PepsiCo e presidente della BBC Trust. Buono a sapersi che la BBC sia in mani sicure.Altri "luminari" della finanza inclusi nella lista sono il vicepresidente di BlackRock, il CEO di JP Morgan Asset Management e il presidente della Royal Bank of Canada, che è la più grande istituzione finanziaria del paese. Morgan Stanley sarà rappresentata a Telfs dal membro del consiglio Klaus Kleinfeld, che gestisce anche il terzo più grande produttore di alluminio al mondo, Alcoa.
Dal mondo dell'industria e della produzione ci sono alcuni grandi nomi. Il CEO di Michelin è stato invitato, insieme con il capo della Roche, il CEO di Royal Dutch Shell, il presidente della BP, il CEO di Siemens Austria e i responsabili dei diversi conglomerati industriali come Techint e Investor AB, società così grande che è difficile da classificare. Anche se il termine "gigantesco" potrebbe calzare bene.

Per Michael O'Leary, l'amministratore delegato di Ryanair invece si tratta di un passo inebriante nel "grande campionato"  Avrà certamente da  sviscerare alcune offerte "last minute" durante la cena con il capo di Airbus, Thomas Enders.A parte le vacanze in aereo, Airbus è anche uno dei più grandi produttori di armi al mondo, e il programma della conferenza 2015 ha un distinto odore di guerraMinacce armi chimiche e la Nato sono entrambi argomenti che verranno trattati. Per fortuna il capo della Nato è lì per discuterne.Come sempre, la politica estera avrà la parte principale nell'incontroIl terrorismo e l'Iran entrambi saranno nell' agenda di quest'anno, ed i partecipanti possono aspettarsi un briefing di alto livello con un alto funzionario del Dipartimento di Stato come il genetale John R Allen, inviato presidenziale speciale e responsabile per la Coalizione Globale contro l'ISIS. Ed è probabile che il tema della Russia sarà di interesse per il ministro della Difesa tedesco e vice ministro della difesa, entrambi i quali hanno trovato il tempo di questa settimana di essere in Telfs. Come ha il capo dei servizi di intelligence danese, che probabilmente avrà un ruolo da svolgere nella sessione di sicurezza informatica.
Infine, vale la pena notare la crescente presenza di Google al Bilderberg. Il Presidente esecutivo della società, Eric Schmidt, è nel comitato direttivo del gruppo; sarà lui a essere chiamato in Austria dal suo vice-presidente per l'ingegneria, la tecnologia e progetti all'avanguardia, e il vice-presidente di ingegneria per Google DeepMind. Presumibilmente, saranno i leader della sessione sull'intelligenza artificiale. Argomento che sarà ascoltato con grande interesse da Peter Thiel, fondatore di PayPal e direttore di Facebook, mentre continua la sua missione per "fondersi con i computer". Ma questa è un'altra storia.Per ora, la storia è: Bilderberg 2015 con una lista estremamente potente di 
partecipanti, con un gran numero di politici di alto livello e personaggi pubblici. Con i partecipanti molto importanti, e un programma che contiene così tanti temi caldi, la conferenza politica di Telfs sicuramente sarà coperta dai media in modo approfondito. Ma sono sicuro invece che non lo sarà per ragioni che mi sfuggono.


Charlie Skdelton

Fonte: www.theguardian.com/
Link: http://www.theguardian.com/world/2015/jun/08/bilderberg-summit-forget-the-g7
8.06.2015
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura della redazione

BILDERBERG MEET ING Telfs-Buchen, Austria 11 – 14 June 2015
Chairman
Castries, Henri deChairman and CEO, AXA GroupFRA
 .
Achleitner, Paul M.Chairman of the Supervisory Board, Deutsche Bank AGDEU
Agius, MarcusNon-Executive Chairman, PA Consulting GroupGBR
Ahrenkiel, ThomasDirector, Danish Intelligence Service (DDIS)DNK
Allen, John R.Special Presidential Envoy for the Global Coalition to Counter ISIL, US Department of StateUSA
Altman, Roger C.Executive Chairman, EvercoreUSA
Applebaum, AnneDirector of Transitions Forum, Legatum InstitutePOL
Apunen, MattiDirector, Finnish Business and Policy Forum EVAFIN
Baird, ZoëCEO and President, Markle FoundationUSA
Balls, Edward M.Former Shadow Chancellor of the ExchequerGBR
Balsemão, Francisco PintoChairman, Impresa SGPSPRT
Barroso, José M. DurãoFormer President of the European CommissionPRT
Baverez, NicolasPartner, Gibson, Dunn & Crutcher LLPFRA
Benko, RenéFounder, SIGNA Holding GmbHAUT
Bernabè, FrancoChairman, FB Group SRLITA
Beurden, Ben vanCEO, Royal Dutch Shell plcNLD
Bigorgne, LaurentDirector, Institut MontaigneFRA
Boone, LaurenceSpecial Adviser on Financial and Economic Affairs to the PresidentFRA
Botín, Ana P.Chairman, Banco SantanderESP
Brandtzæg, Svein RichardPresident and CEO, Norsk Hydro ASANOR
Bronner, OscarPublisher, Standard VerlagsgesellschaftAUT
Burns, WilliamPresident, Carnegie Endowment for International PeaceUSA
Calvar, PatrickDirector General, DGSIFRA
Castries, Henri deChairman, Bilderberg Meetings; Chairman and CEO, AXA GroupFRA
Cebrián, Juan LuisExecutive Chairman, Grupo PRISAESP
Clark, W. EdmundRetired Executive, TD Bank GroupCAN
Coeuré, BenoîtMember of the Executive Board, European Central BankINT
Coyne, AndrewEditor, Editorials and Comment, National PostCAN
Damberg, Mikael L.Minister for Enterprise and InnovationSWE
De Gucht, KarelFormer EU Trade Commissioner, State MinisterBEL
Dijsselbloem, JeroenMinister of FinanceNLD
Donilon, Thomas E.Former U.S. National Security Advisor; Partner and Vice Chair, O’Melveny & Myers LLPUSA
Döpfner, MathiasCEO, Axel Springer SEDEU
Dowling, AnnPresident, Royal Academy of EngineeringGBR
Dugan, ReginaVice President for Engineering, Advanced Technology and Projects, GoogleUSA
Eilertsen, TrinePolitical Editor, AftenpostenNOR
Eldrup, MereteCEO, TV 2 Danmark A/SDNK
Elkann, JohnChairman and CEO, EXOR; Chairman, Fiat Chrysler AutomobilesITA
Enders, ThomasCEO, Airbus GroupDEU
Erdoes, MaryCEO, JP Morgan Asset ManagementUSA
Fairhead, RonaChairman, BBC TrustGBR
Federspiel, UlrikExecutive Vice President, Haldor Topsøe A/SDNK
Feldstein, Martin S.President Emeritus, NBER;  Professor of Economics, Harvard UniversityUSA
Ferguson, NiallProfessor of History, Harvard University, Gunzberg Center for European StudiesUSA
Fischer, HeinzFederal PresidentAUT
Flint, Douglas J.Group Chairman, HSBC Holdings plcGBR
Franz, ChristophChairman of the Board, F. Hoffmann-La Roche LtdCHE
Fresco, Louise O.President and Chairman Executive Board, Wageningen University and Research CentreNLD
Griffin, KennethFounder and CEO, Citadel Investment Group, LLCUSA
Gruber, LilliExecutive Editor and Anchor “Otto e mezzo”, La7 TVITA
Guriev, SergeiProfessor of Economics, Sciences PoRUS
Gürkaynak, GönençManaging Partner, ELIG Law FirmTUR
Gusenbauer, AlfredFormer Chancellor of the Republic of AustriaAUT
Halberstadt, VictorProfessor of Economics, Leiden UniversityNLD
Hampel, ErichChairman, UniCredit Bank Austria AGAUT
Hassabis, DemisVice President of Engineering, Google DeepMindGBR
Hesoun, WolfgangCEO, Siemens AustriaAUT
Hildebrand, PhilippVice Chairman, BlackRock Inc.CHE
Hoffman, ReidCo-Founder and Executive Chairman, LinkedInUSA
Ischinger, WolfgangChairman, Munich Security ConferenceINT
Jacobs, Kenneth M.Chairman and CEO, LazardUSA
Jäkel, JuliaCEO, Gruner + JahrDEU
Johnson, James A.Chairman, Johnson Capital PartnersUSA
Juppé, AlainMayor of Bordeaux, Former Prime MinisterFRA
Kaeser, JoePresident and CEO, Siemens AGDEU
Karp, AlexCEO, Palantir TechnologiesUSA
Kepel, GillesUniversity Professor, Sciences PoFRA
Kerr, JohnDeputy Chairman, Scottish PowerGBR
Kesici, IlhanMP, Turkish ParliamentTUR
Kissinger, Henry A.Chairman, Kissinger Associates, Inc.USA
Kleinfeld, KlausChairman and CEO, AlcoaUSA
Knot, Klaas H.W.President, De Nederlandsche BankNLD
Koç, Mustafa V.Chairman, Koç Holding A.S.TUR
Kogler, KonradDirector General, Directorate General for Public SecurityAUT
Kravis, Henry R.Co-Chairman and Co-CEO, Kohlberg Kravis Roberts & Co.USA
Kravis, Marie-JoséeSenior Fellow and Vice Chair, Hudson InstituteUSA
Kudelski, AndréChairman and CEO, Kudelski GroupCHE
Lauk, KurtPresident, Globe Capital PartnersDEU
Lemne, CarolaCEO, The Confederation of Swedish EnterpriseSWE
Levey, StuartChief Legal Officer, HSBC Holdings plcUSA
Leyen, Ursula von derMinister of DefenceDEU
Leysen, ThomasChairman of the Board of Directors, KBC GroupBEL
Maher, ShirazSenior Research Fellow, ICSR, King’s College LondonGBR
Markus Lassen, ChristinaHead of Department, Ministry of Foreign Affairs, Security Policy and StabilisationDNK
Mathews, Jessica T.Distinguished Fellow, Carnegie Endowment for International PeaceUSA
Mattis, JamesDistinguished Visiting Fellow, Hoover Institution, Stanford UniversityUSA
Maudet, PierreVice-President of the State Council, Department of Security, Police and the Economy of GenevaCHE
McKay, David I.President and CEO, Royal Bank of CanadaCAN
Mert, NurayColumnist, Professor of Political Science, Istanbul UniversityTUR
Messina, JimCEO, The Messina GroupUSA
Michel, CharlesPrime MinisterBEL
Micklethwait, JohnEditor-in-Chief, Bloomberg LPUSA
Minton Beddoes, ZannyEditor-in-Chief, The EconomistGBR
Monti, MarioSenator-for-life; President, Bocconi UniversityITA
Mörttinen, LeenaExecutive Director, The Finnish Family Firms AssociationFIN
Mundie, Craig J.Principal, Mundie & AssociatesUSA
Munroe-Blum, HeatherChairperson, Canada Pension Plan Investment BoardCAN
Netherlands, H.R.H. Princess Beatrix of theNLD
O’Leary, MichaelCEO, Ryanair PlcIRL
Osborne, GeorgeFirst Secretary of State and Chancellor of the ExchequerGBR
Özel, SoliColumnist, Haberturk Newspaper; Senior Lecturer, Kadir Has UniversityTUR
Papalexopoulos, DimitriGroup CEO, Titan Cement Co.GRC
Pégard, CatherinePresident, Public Establishment of the Palace, Museum and National Estate of VersaillesFRA
Perle, Richard N.Resident Fellow, American Enterprise InstituteUSA
Petraeus, David H.Chairman, KKR Global InstituteUSA
Pikrammenos, PanagiotisHonorary President of The Hellenic Council of StateGRC
Reisman, Heather M.Chair and CEO, Indigo Books & Music Inc.CAN
Rocca, GianfeliceChairman, Techint GroupITA
Roiss, GerhardCEO, OMV AustriaAUT
Rubin, Robert E.Co Chair, Council on Foreign Relations; Former Secretary of the TreasuryUSA
Rutte, MarkPrime MinisterNLD
Sadjadpour, KarimSenior Associate, Carnegie Endowment for International PeaceUSA
Sánchez Pérez-Castejón, PedroLeader, Partido Socialista Obrero Español PSOEESP
Sawers, JohnChairman and Partner, Macro Advisory PartnersGBR
Sayek Böke, SelinVice President, Republican People’s PartyTUR
Schmidt, Eric E.Executive Chairman, Google Inc.USA
Scholten, RudolfCEO, Oesterreichische Kontrollbank AGAUT
Senard, Jean-DominiqueCEO, Michelin GroupFRA
Sevelda, KarlCEO, Raiffeisen Bank International AGAUT
Stoltenberg, JensSecretary General, NATOINT
Stubb, AlexanderPrime MinisterFIN
Suder, KatrinDeputy Minister of DefenseDEU
Sutherland, Peter D.UN Special Representative; Chairman, Goldman Sachs InternationalIRL
Svanberg, Carl-HenricChairman, BP plc; Chairman, AB VolvoSWE
Svarva, OlaugCEO, The Government Pension Fund NorwayNOR
Thiel, Peter A.President, Thiel CapitalUSA
Tsoukalis, LoukasPresident, Hellenic Foundation for European and Foreign PolicyGRC
Üzümcü, AhmetDirector-General, Organisation for the Prohibition of Chemical WeaponsINT
Vitorino, António M.Partner, Cuetrecasas, Concalves Pereira, RLPRT
Wallenberg, JacobChairman, Investor ABSWE
Weber, VinPartner, Mercury LLCUSA
Wolf, Martin H.Chief Economics Commentator, The Financial TimesGBR
Wolfensohn, James D.Chairman and CEO, Wolfensohn and CompanyUSA
Zoellick, Robert B.Chairman, Board of International Advisors, The Goldman Sachs Group

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15154

martedì 9 giugno 2015

Mafia capitale, evasione fiscale e appalti per sala Campidoglio: 5 arresti.

Mafia capitale, evasione fiscale e appalti per sala Campidoglio: 5 arresti

In manette anche un alto dirigente in servizio alla Sovrintendenza dei beni culturali di Roma Capitale, che avrebbe favorito l’imprenditore romano Fabrizio Amore nell’iter procedurale per l’aggiudicazione di gare pubbliche. Secondo quanto emerge dall'inchiesta, a lui il Comune ha pagato per anni l'affitto per appartamenti che, anzichè essere destinati all’emergenza casa, erano utilizzati per altri fini. 

Gare d’appalto dall’esito già scritto e contatti diretti tra imprenditori e funzionari pubblici. L’inchiesta Mafia capitale continua e la Guardia di finanza oggi ha eseguito altri 5 arresti, con accuse che vanno dalla truffa aggravata alla turbativa d’asta, per una serie di appalti truccati che riguardano anche lavori di restauro all’interno del Campidoglio. Il giro d’affari illeciti ha portato complessivamente a un’evasione fiscale di oltre 11 milioni di euro.
Un alto dirigente alla Sovrintendenza dei beni culturali di Roma Capitale, riporta la Gdf, era in trattativa privata con l’imprenditore Fabrizio Amore – già coinvolto nell’inchiesta Mafia Capitale. L’obiettivo: favorirlo sull’aggiudicazione del restauro dell’aula Giulio Cesare del Campidoglio, dove si riunisce il Consiglio comunale di Roma. L’aula era stata ristrutturata quattro anni fa, quando Gianni Alemanno era sindaco e i lavori erano costati 2,5 milioni di euro. Ma a novembre c’erano state infiltrazioni di acqua, tanto da dovere posizionare secchi all’interno della sala per raccogliere le perdite.
L’evasione fiscale, fanno sapere le Fiamme gialle, sarebbe stata attuata dall’imprenditore arrestato – che aveva rapporti ben radicati con una serie di personaggi all’interno degli uffici di Roma Capitale - e dai suoi collaboratori, “attraverso un gruppo di società residenti, controllate da imprese estere con sede in Lussemburgo” attraverso le quali Amore ha concesso in affitto al Comune due strutture residenziali in zona Ardeatina per la gestione delle emergenze abitative della Capitale. E il Campidoglio, per diversi anni, ha pagato circa 2.250 euro al mese per ogni appartamento. Ma alcune di queste unità immobiliari, anzichè essere destinate all’emergenza casa, erano utilizzate da Amore per fini propri. I finanzieri hanno inoltre scoperto un’evasione fiscale di oltre 11 milioni sempre da parte sua attraverso un gruppo di società a loro volta controllate da imprese con sede in Lussemburgo.
I reati contestati – I provvedimenti sono stati emessi dal Gip di Roma che contesta agli arrestati, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata e continuata in danno del comune di Roma, falso, turbativa d’asta, emissione e utilizzo di fatture false, indebite compensazioni d’imposta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte con l’aggravante del reato transnazionale, commesso in Roma, Lussemburgo e altrove. Una ventina sono invece le persone indagate.
L’inchiesta degli uomini del Comando unità speciali della Guardia di Finanza ha consentito di scoprire una serie di truffe nel settore degli appalti pubblici. In sostanza, le indagini avrebbero consentito di accertare che l’imprenditore arrestato fosse più che sicuro di vincere la gara tanto da stipulare contratti ed effettuare pagamenti in acconto ai subappaltatori alcuni giorni prima dell’apertura delle buste contenenti le offerte. Il patto tra gli appartenenti all’associazione, sostiene la Finanza, ha fatto sì che alla gara fossero infatti invitate esclusivamente società riconducibili allo stesso soggetto economico.

lunedì 8 giugno 2015

L’inchiesta di Report sull’amianto negli elicotteri della Guardia di Finanza. - Valentina Spotti

L'inchiesta di Report sull'amianto negli elicotteri della Guardia di Finanza

Nonostante il divieto, l'Italia continuerebbe a essere uno dei primi importatore al mondo di questo materiale illegale, che finirebbe anche negli elicotteri in dotazione alle forze armate, perfino all'insaputa del ministro dell'ambiente.

L’amianto è illegale in Italia. Eppure, secondo un documento del governo indiano, il nostro paese sarebbe uno dei maggiori importatori al mondo di questo materiale che continua ad essere utilizzato nell’edilizia sebbene sia stato ampiamente riconosciuto come nocivo e pericoloso per la salute. È quanto rivelato domenica sera da Report, nell’inchiesta di Giorgio Mottola che ha sottolineato come un documento dell’ente minerario del governo indiano, datato 2012, abbia indicato l’Italia come il primo paese importatore di amianto: oltre 2000 tonnellate ogni anno, stando a quanto dichiarato da Ezio Bonanni, presidente Osservatorio Nazionale Amianto.
amianto elicotteri report
Photocredit: Report/Rai3

L’AMIANTO NEGLI ELICOTTERI DELLA GUARDIA DI FINANZA -

Nel solo 2011, l’Italia avrebbe importato dall’India 1040 tonnellate di amianto: «Si usa ancora oggi in alcuni contesti del settore militare, edile e in alcune aziende chimiche» – spiega Bonanni, dimostrando come, in Italia, il mercato dell’amianto sarebbe ancora particolarmente attivo, anche sul versante delle esportazioni. Il nostro paese avrebbe infatti esportato questo materiale fino al 2014, nonostante il divieto, importandolo anche da Stati Uniti e Cina. Amianto che sarebbe presente anche in alcuni elicotteri in uso dalla Guardia di Finanza, gli AB412, A109, NH500 prodotti dalla Augusta Westlandl’azienda guidata da Daniele Romiti, partecipata di Finmeccanica, che fornisce elicotteri a tutti i corpi armati dello Stato. Che “potenzialmente” gli elicotteri della Augusta Westland potessero contenere amianto è già noto ai vertici delle forze dell’ordine, mentre gli uomini dell’arma si trovano quotidianamente a contatto con le fibre di amianto, altamente pericolose per la salute, contenute nelle guarnizioni dei velivoli in uso anche dopo la messa fuorilegge dell’amianto. Gli elicotteri in questione sarebbero attualmente fermi per preservare la salute dei militari.

Crisi: Confcommercio, 15 anni per pil pro capite 2007.

15 anni per pil pro capite 2007 © ANSA


Consumi a livelli pre-crisi solo in 2030, redditi nel 2032.


Agli attuali tassi di crescita di pil, consumi e reddito disponibile, solo tra 15 anni, nel 2027, si tornerà al pil pro capite del 2007. La spesa delle famiglie pre-crisi si rivedrà nel 2030. Il reddito disponibile nel 2034. Lo stima l'Ufficio Studi Confcommercio. Per ridurre il recupero a 6-8 anni servirebbe un tasso di crescita doppio.
Tra il 2007 e il 2014, ricorda Confcommercio, gli italiani hanno patito una riduzione in termini reali del 12,5% del Pil, del 14,1% per il reddito disponibile e dell'11,3% per i consumi. 
Il ritorno ai livelli di crisi viene stimato sulla base di una crescita dell'1,25% per pil, dello 0,95% dei consumi e dell'1,05% per il reddito disponibile, a fronte di una variazione della popolazione in linea con le stime prodotte dall'Istat negli scenari di lungo periodo (+0,2%). Quanto all'ipotesi di un tasso di crescita doppio che permetterebbe di tornare ai livelli del 2007 in 6-8 anni, l'Ufficio Studi Confcommercio nota comunque che "la nostra economia non sperimenta da tempo" tali valori. "L'attivazione rapida delle riforme strutturali, aggiunge, il consolidarsi di un diffuso clima di fiducia favorevole e una credibile politica fiscale distensiva renderebbero questa sfida alla portata del nostro paese". Nota poi l'analisi di Confcommercio come le difficoltà a tornare ai livelli pre-crisi discendono da un "contesto altamente penalizzante in cui operano le imprese. "Le riforme devono correggere questi difetti che riducono la competitività e tengono bassa la produttività sistemica dell'Italia - viene spiegato -. Ponendo a confronto alcuni indicatori di Italia e Germania, si rileva come per i nostri imprenditori sia molto più difficile fare impresa. I tempi della giustizia, la pressione fiscale, i costi di gestione, la contraffazione e l'abusivismo si associano ad una difficoltà a sfruttare le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie". "Nel 2014 - nota quindi l'Ufficio Studi Confcommercio -, la capacità del tessuto imprenditoriale dei servizi di mercato si è ridotta in maniera significativa, mostrando, tra iscrizioni e cancellazioni di imprese nei registri delle Camere di Commercio, un saldo negativo di circa 70mila unità". Grazie alla pur moderata crescita del pil la demografia delle imprese è vista però in miglioramento, "con un rilancio delle iniziative imprenditoriali ed una frenata della forte emorragia di aziende finora registrata". Nel 2015-2016 Confcommercio si attende un ridimensionamento del saldo negativo a 17 mia unità, grazie prevalentemente all'incremento atteso nelle iscrizioni. Di fronte a un pil più debole, il saldo negativo peggiorerebbe a 27 mila unità.

Migliorano i consumi, con una crescita congiunturale ad aprile dello 0,5%, la più elevata degli ultimi due anni, dopo il -0,1% di marzo. L'incremento tendenziale è dello 0,8% (+0,4% a marzo).
La crescita dello 0,5% registrata in particolare dall'Indicatore dei Consumi Confcommercio deriva da un aumento della domanda sia di servizi (+0,6%) e sia di beni (+0,4%). A marzo era sceso dello 0,1%. Relativamente alle singole macro-funzioni di spesa, le variazioni positive hanno riguardato soprattutto i beni e i servizi per la mobilità (+2,5%), grazie al buon andamento delle vendite di auto ai privati, gli alberghi, i pasti e i consumi fuori casa (+0,9%) e i beni e i servizi per le comunicazioni (+0,6%). E' stato invece modesto l'incremento registrato per i beni e i servizi per la cura della persona (+0,1%). Ed è stata stabile rispetto a marzo la domanda di alimentari, bevande e tabacchi e quella dei beni e servizi per la casa. In lieve calo la spesa per abbigliamento e calzature (-0,2%), in linea con il mese precedente, e per i beni e i servizi ricreativi (-0,1%).

Nel 2015 il pil crescerà dell'1,1% e i consumi dell'1,2%. Lo stima l'ufficio studi di Confcommercio che vede poi nel 2016 il pil crescere dell'1,4% e i consumi dell'1%. "La ripresa c'è, ma restano dubbi sulla sua intensità", segnala Confcommercio, citando i "nuovi elementi di incertezza" a maggio e i cali della fiducia di famiglie (-2,1%) e imprese (-0,1%). Sono flessioni attribuibili al contesto interno e tali preoccupazioni "sono la principale insidia alla trasformazione della ripresa statistica in vera crescita economica".

L’Agenzia delle Entrate e i controlli sui conti correnti.

L'ufficio dell' agenzia delle entrate a Pontedera, 4 maggio 2012.  ANSA/STRINGER

Saranno le banche e gli uffici postali a girare i nostri dati all’Agenzia delle Entrate. Il Fisco verrà a conoscenza dell’importo medio del conto rapportato a un anno.

Arriva il grande fratello fiscale. L’Agenzia delle Entrate dal 30 giugno potrà controllare quotidianamente i conti correnti dei contribuenti. La novità voluta dal governo con la legge di stabilità, amplia i poteri del Fisco.Con questa mossa il Fisco avrà accesso alla giacenza media dei nostri depositi e tutti i dati andranno nella “Superanagrafe” dei conti correnti. Saranno le banche e gli uffici postali a girare i nostri dati all’Agenzia delle Entrate.Il Fisco verrà a conoscenza dell’importo medio del conto rapportato a un anno. Il calcolo si ottiene dividendo i saldi giornalieri per 365. Il Fisco adesso fa una grande salto di qualità già adesso i correntisti sono nel mirino dell’Agenzia, ma con l’accesso diretto alle giacenze di fatto la marcatura sarà più stretta.
L’analisi costante del conto sarà un’arma contro i movimenti sospetti con riempimenti e svuotamenti del conto. L’obiettivo di questa operazione legata alla giacenza media, sostengono all’Agenzia, sono i controlli sull’Isee, lo strumento di valutazione della
situazione economica di coloro che richiedono prestazioni sociali agevolate (borse di studio per i figli, esenzioni sanitarie o sgravi sulle rette scolastiche). Insomma per stanare i furbi, il Fisco violerà la nostra privacy e i nostri conti…
Di certo, se l'agenzia delle entrate avesse utilizzato lo stesso metodo con i politici, non credo che ci troveremmo in crisi economica causata, peraltro, proprio dalla pessima amministrazione di chi ci governa e legifera pro domo sua.
In Italia, con leggi che poi risultano illecite e anticostituzionali, si predilige monitorare il lavoratore e derubare il povero pensionato anziché chi prende mazzette.
cetta.

domenica 7 giugno 2015

Come la falsità e la disinformazione gestisce il G7. L’ombra dei due marò pesa come un macigno. - Sergio Di Cori Modigliani




Esattamente 40 anni fa, nel giugno del 1975, i politici italiani (quelli di una volta) ebbero un’idea seria e brillante. Talmente buona e innovativa da  riuscire a imporla al resto del mondo. Tutto nacque da una cena privata sulla terrazza romana, a Piazza Costaguti, nell’appartamento di un importante esponente socialista, Giolitti, e i quattro commensali che lanciarono l’idea erano Aldo Moro, Ugo La Malfa, Enrico Berlinguer e Francesco Cossiga. Allora ci si trovava al centro della guerra fredda tra Usa e Urss, in un momento molto delicato. A Mosca e a Washington erano insediati due bei grossi falchi, Richard Nixon e Leonid Breznev, due mastini che amavano trascorrere i loro week end circondati dai loro generali e così volevano essere fotografati, tanto per spiegare al mondo come si stavano mettendo le cose. Dal loro punto di vista.
I nostri politici si fecero interpreti delle preoccupazioni collettive europee (e giapponesi) perché c’era in atto una grossa crisi economica, innescata dal caro petrolio che aveva triplicato il suo prezzo e valore di mercato. Tre importanti nazioni, totalmente prive di oro nero -Germania, Giappone e Italia- erano quelle che stavano pagando il conto più salato. E al loro interno, al culmine della guerra fredda, avevano tutte e tre una fortissima sinistra antagonista, turbolenze sindacali, con il rischio di deflagrazioni sociali incontrollabili.
Allora, le comunicazioni erano lente e faticose. Le visite ufficiali tra capi di Stato erano eventi pomposi, molto formali, che avevano più una funzione di propaganda che sostanziale, e finivano sempre nello stesso modo, con piatte dichiarazioni congiunte di grande amicizia collaborativa e niente di più. L’Italia, sia come nazione che come Paese, era al centro dell’attenzione planetaria perché la nostra repubblica (a mio avviso giustamente e correttamente) era stata identificata come il laboratorio sociale e politico più evoluto e avanzato di tutto l’occidente. In quel momento, forse, addirittura di tutto il mondo. C’era un enorme stimolante brulichio e un perenne confronto tra soggetti diversi e antagonisti; ai pacifisti e a tutti coloro che combattevano contro i guerrafondai era piaciuta molto l’idea di Enrico Berlinguer, nata come reazione ai criminali colpi di stato della Cia in Sudamerica: è arrivato il momento di incontrarsi tra forze politiche democratiche che appartengono a storie e nature diverse, i movimenti socialisti e le forze democristiane devono trovare la cifra giusta e realistica per siglare un compromesso storico nel nome del bene comune dell’intera collettività. Così come era stata accolta con favore la fortissima intesa che Aldo Moro stava iniziando a costruire con i comunisti. Bisognava, dunque, parlarsi, incontrarsi, conoscersi meglio. In Europa già lo si faceva. Decisero, quindi, (i quattro) di lanciare ufficialmente, e soprattutto “formalmente” il G7, con il dichiarato obiettivo di allargarlo sempre di più per arrivare a fondare la grande utopia e mettere intorno a un tavolo americani, sovietici, asiatici ed europei: la strada migliore per evitare ogni rischio di conflitto armato.
Quando ci si conosce, si discute, ci si confronta, ci si abitua l’un l’altro, l’aggressività, inevitabilmente, scema, diluisce. La rigidità nazionalistica che alimenta sempre le menti degli ottusi generali di ogni paese nasce dalla paura e dalla misconoscenza di etnie, nazioni, gruppi diversi. Quanto più ci si conosce e quanto più ci si incontra, tanto più diminuiscono le possibilità di una guerra.
E così, nel 1976, Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia coinvolgono anche gli Usa, Giappone e Canada e lanciano il primo G7 della Storia moderna.
Da allora, sono trascorsi 40 anni.
Ci spiega wikipedia:  Il Gruppo dei Sette (di solito abbreviato in G7) è il vertice dei ministri dell’economia delle sette nazioni sviluppate con la ricchezza netta più grande al mondo. Esso è nato nel 1976, quando il Canada aderì al Gruppo dei Sei (FranciaGermaniaGiapponeItaliaRegno Unito e Stati Uniti). Anche il rappresentante dell’UE ed il Presidente del FMI sono sempre presenti agli incontri. Dal 1997 è stato affiancato dal G8, il vertice dei capi di Stato dei già menzionati allargato alla Russia…..
Ancora oggi, statutariamente, è così: si tratta di un vertice dei ministri dell’economia delle sette nazioni sviluppate con la ricchezza netta più grande al mondo. Anche un bambino o una persona distratta che non segue i teatri della geo-politica, si rende conto, quindi, che nella riunione che si apre formalmente domani a Emau, in Germania, c’è qualcosa che non funziona. Le nazioni che vi partecipano, infatti, non sono quelle che dovrebbero parteciparvi.
Angela Merkel farà gli onori di casa nel più surreale spettacolo mai offerto dalla politica.
Le nazioni che vi partecipano, infatti, sono le stesse del primo G7 nel 1976.
Una follia. O un falso. O volontà di disinformazione. Scegliete voi la definizione.
Adottando i criteri dello statuto del G7, sottoscritto da tutti i contraenti nel giugno del 1975, se avessero dovuto rispettare sia i parametri che la legalità, la riunione sarebbe stata, nell’ordine, tra Usa, Cina, Giappone, Germania, Russia, Gran Bretagna, India. Queste sette nazioni summenzionate, infatti, aderiscono alla definizione del 2015 corrispondente a “…economie con la ricchezza netta più sviluppata al mondo”.
Tra sei mesi ci sarà il G8 che include anche la Francia.
Tra nove mesi il G10 che include anche il Brasile e la Corea del Sud.
Il vero elenco del G10, infatti è: Usa, Cina, Giappone, Germania, Russia, Gran Bretagna, India, Francia, Brasile, Corea del sud.
Tutte queste nazioni, messe insieme, sono in grado di poter emettere un comunicato comune che corrisponde per davvero alla leadership planetaria.
Questa riunione del G7 nel castello di Schloss Emau mi sembra un incontro tra mitomani che hanno completamente perso il senso della realtà, della misura, e hanno l’arroganza prepotente e sfacciata di comunicarla anche al resto del mondo.
Perché lo fanno? Per depistare. Per farci vivere l’emozione di una realtà fittizia, per dimostrare che sono in grado di poter intervenire nel cuore dell’Europa alterando i codici della relazionalità logica, facendo ciò che vogliono, nel disprezzo del buon senso? L’Europa non può permettersi -intendo dire l’Europa a trazione teutonica- che l’Italia non sia più nel G7, nel G8, nel G10. Se lo facessero, diventerebbe “pubblicamente ufficiale” la notizia relativa allo stato reale dell’economia italiana: il nostro Paese, dal 2009 al 2015 ha perso, in termini di produzione di ricchezza, circa 250 miliardi di dollari, retrocedendo tra le nazioni considerate tecnicamente “Paese che si sta de-industrializzando”.
Questa potrebbe essere la umana, banale, semplice ragione per cui l’India non ci restituisce i due marò. Gli indiani sono inviperiti e io li capisco, hanno ragione. Dal punto di vista della sovranità nazionale indiana, non si capisce perché alle riunioni dei grandi ci vada una economia come quella italiana (definita dall’India “un’economia miope, decisamente regressiva, con una classe politica dirigente che non situa quel paese tra le nazioni che possono determinare il trend planetario oggi”) e non ci vada l’India che produce il 24% in più dell’Italia. Si sentiranno vittime di un affronto. E anche i brasiliani e i sudcoreani saranno inviperiti.
In geo-politica, la forma equivale alla sostanza.
Il G7 che si apre domani a Emau è un evento surrealista. Qualunque cosa decidano, basta che la Cina, o la Russia, o l’India, o la Corea del Sud, o il Brasile rispondano “non rispetteremo nessuna delle vostre decisioni” che i 7 non possono replicare. Con l’aggravante che, se per caso, la Cina, la Russia, l’India, la Corea del Sud e il Brasile, decidono di far fronte comune ed emettono un comunicato congiunto, allora da una frittata piccolo-borghese si passa all’anteprima di una tragedia socio-politica internazionale.
Se il fine del G7 è aiutare la pace, è già fallito.
Non ci può essere nessuna pace se si dice il falso.


I motivi per cui l’India ci nega la restituzione dei due marò credo che siano da ricercare altrove: la mancanza di trasparenza e legalità che aleggia nel nostro paese corrotto e razzista potrebbe rappresentarne uno.
Non siamo più un paese culla di cultura, onestà, progresso.
Siamo un paese allo sbando affidato ad illustri arrivisti, burattini nelle mani del potere economico.
Siamo inaffidabili.
Cetta.