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domenica 4 giugno 2023

Anche Banca d’Italia certifica l’effetto superbonus. Crescita italiana superiore alla media soprattutto grazie alle costruzioni.

 

Il governatore della Banca d’Italia non l’ha detto esattamente in questi termini ma la sostanza è quella. Dietro alla performance, per una volta migliore della media europea, dell’economia italiana c’è anche e soprattutto il superbonus per l’edilizia. “Nel 2022 il valore aggiunto dell’economia è aumentato del 3,9 per cento, superando di quasi il 2 per cento il livello del 2019. L’attività è cresciuta soprattutto nelle costruzioni e in modo più contenuto nei servizi, mentre è rimasta pressoché invariata nella manifattura ed è diminuita nell’agricoltura”, si legge nella relazione annuale illustrata ieri. In particolare “nelle costruzioni il valore aggiunto ha continuato ad aumentare a ritmi elevati (al 10,2 per cento dal 20,7 nel 2021), superando del 25,3 per cento il livello del 2019. Nell’edilizia residenziale l’attività è stata sostenuta dagli incentivi fiscali per la riqualificazione del patrimonio abitativo e il miglioramento dell’efficienza energetica”. Non che Banca d’Italia faccia chissà quale scoperta. L’effetto superbonus era già stato rilevato e quantificato da diversi istituti. Tuttavia, come per gli altri dati, le parole della banca centrale sono una sorta di sentenza definitiva sull’argomento.

Il superbonus 110% è stato in sostanza eliminato lo scorso 16 febbraio con un decreto del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Troppo alti i costi, reali e potenziali, per le casse pubbliche e questo è un problema reale. Il solo superbonus è costato 61 miliardi di euro, anche se il conto andrebbe fatto tenendo poi conto dei benefici in termini di gettito aggiuntivo generato dalla spinta all’economia. Tuttavia prima di suonare le fanfare sui risultati dell’economia italiana il governo Meloni dovrebbe fare a sua volta i conti con la realtà. C’è di che gioire del fatto che l’economia italiana sia cresciuta nel 2022 più quelle di Stati Uniti, Germania o Francia. Lo scorso anno il Pil italiano è salito del 3,7%, quello tedesco dell’1,8%, il francese del 2,6% e lo statunitense del 2,1%. Anche le indicazioni sui primi tre mesi dell’anno sono incoraggianti, con un tasso di crescita (+ 0,6%) superiore alla media europea. La prova del nove sulla tonicità dell’economia italiana, una volta riposta “la bomba” superbonus, saranno però i trimestri successivi. Le prime indicazioni sul secondo (indici di fiducia, direttori di acquisto, esportazioni) non sono particolarmente brillanti.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/06/01/anche-banca-ditalia-certifica-leffetto-superbonus-crescita-italiana-superiore-alla-media-soprattutto-grazie-alle-costruzioni/7180538/?fbclid=IwAR1xU9tdE75RwTD6N5hM3Gl_tzr26Kudz40-EmUDCAZQ7x-nhswRcgSDOdo

mercoledì 16 giugno 2021

Istat conferma crescita della povertà assoluta nel 2020: “Riguarda 5,6 milioni di persone. Nord supera Sud per famiglie povere”.

 

Il rapporto dell'Istituto ribadisce il quadro delineato dalle stime preliminari di marzo: nell'anno della pandemia toccati valori record da 15 anni. La crescita più ampia si registra nelle Regioni settentrionali dove la povertà familiare sale al 7,6%. L'incidenza più alta tra i cittadini stranieri e nelle famiglie con minori. "Si è ridotto il valore dell'intensità della povertà assoluta grazie alle misure di sostegno come il reddito di cittadinanza e l'estensione della cassa integrazione".

Nel 2020 la povertà assoluta in Italia è tornata a crescere e ora riguarda oltre 5,6 milioni di persone. Il rapporto dell’Istat conferma le stime preliminari diffuse a inizio marzo: dopo il miglioramento del 2019, nell’anno della pandemia la povertà assoluta è aumentata raggiungendo il livello più elevato dal 2005 (inizio delle serie storiche). Confermata anche la dinamica territoriale: se l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%, da 8,6%), la crescita più ampia si registra nel Nord dove la povertà familiare sale al 7,6% dal 5,8% del 2019. Tale dinamica fa sì che, se nel 2019 le famiglie povere del nostro Paese erano distribuite quasi in egual misura al Nord (43,4%) e nel Mezzogiorno (42,2%), nel 2020 arrivano al 47% al Nord contro il 38,6% del Sud, con una differenza in valore assoluto di 167mila famiglie.

Il report dell’Istat rileva che nel 2020 sono in condizione di povertà assoluta oltre due milioni di famiglie, pari al 7,7% del totale dal 6,4% del 2019. Si tratta appunto di oltre 5,6 milioni di individui, pari al 9,4% dal 7,7% dell’anno precedente. Cresce anche l’incidenza tra i cittadini stranieri residenti che sale al 29,3% (dal 26,9%). Nel 2020 la povertà assoluta in Italia colpisce 1 milione 337mila minori, pari al 13,5%, rispetto al 9,4% degli individui a livello nazionale. Le famiglie con minori in povertà assoluta sono infatti oltre 767mila, con un’incidenza dell’11,9% (9,7% nel 2019). La maggiore criticità di queste famiglie emerge anche in termini di intensità della povertà, con un valore pari al 21% contro il 18,7% del dato generale. Significa che oltre a essere più spesso povere, le famiglie con figli sono anche in condizioni di disagio più marcato.

In termini generali, invece, il valore dell’intensità della povertà assoluta – che misura in termini percentuali quanto la spesa mensile delle famiglie povere è in media al di sotto della linea di povertà (cioè ‘quanto poveri sono i poveri’) – registra una riduzione (dal 20,3% al 18,7%) in tutte le ripartizioni geografiche. Tale dinamica, scrive l’Istat, è frutto anche delle misure messe in campo a sostegno dei cittadini (reddito di cittadinanza, reddito di emergenza, estensione della Cassa integrazione guadagni) che hanno consentito alle famiglie in difficoltà economica – sia quelle scivolate sotto la soglia di povertà nel 2020, sia quelle che erano già povere – di mantenere una spesa per consumi non molto distante dalla soglia di povertà. Per quanto riguarda la povertà relativa, prosegue l’Istat, le famiglie sotto la soglia sono poco più di 2,6 milioni (10,1%, da 11,4% del 2019).

Anche in termini di individui è il Nord a registrare il peggioramento più marcato, con l’incidenza di povertà assoluta che passa dal 6,8% al 9,3% (10,1% nel Nord-ovest, 8,2% nel Nord-est). Sono così oltre 2 milioni 500mila i poveri assoluti residenti nelle regioni del Nord (45,6% del totale, distribuiti nel 63% al Nord-ovest e nel 37% nel Nord-est) contro 2 milioni 259mila nel Mezzogiorno (40,3% del totale, di cui il 72% al Sud e il 28% nelle Isole). In quest’ultima ripartizione l’incidenza di povertà individuale sale all’11,1% (11,7% nel Sud, 9,8% nelle Isole) dal 10,1% del 2019; nel Centro è pari invece al 6,6% (dal 5,6% del 2019).

Per classe di età, l’incidenza di povertà assoluta raggiunge l’11,3% (oltre 1 milione 127mila individui) fra i giovani (18-34 anni); rimane su un livello elevato, al 9,2%, anche per la classe di età 35-64 anni (oltre 2 milioni 394 mila individui), mentre si mantiene su valori inferiori alla media nazionale per gli over 65 (5,4%, oltre 742mila persone).

ILFQ

martedì 24 novembre 2020

Mercato dei vaccini, s.o.s. ’ndrangheta. - Nicola Gratteri e Antonio Nicaso

 

Mafie nell’emergenza covid - La criminalità organizzata sfrutta eventi drammatici e crisi per incrementare il proprio giro d’affari: i cosiddetti farmaci generici sono già da tempo bocconi appetitosi.

Hanno fiutato subito l’affare. Le loro voci sono state intercettate in diverse indagini. Tutti a parlare di mascherine (chirurgiche, facciali filtranti Ffp2/Ffp3), guanti in lattice, camici monouso, occhiali protettivi e flaconi disinfettanti. Come se fossero esperti del settore. Sono aumentate in modo esponenziale anche le truffe che promuovono kit di test e trattamenti per il coronavirus, come ha spiegato l’Europol, segnalando pure un aumento degli acquisti di prodotti farmaceutici e sanitari contraffatti quali appunto mascherine, antivirali o gel a base di alcol.

Il 28 marzo 2020, funzionari dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli di Gioia Tauro, unitamente ai militari della Guardia di Finanza del comando provinciale di Reggio Calabria, hanno intercettato due importanti carichi di materiale medico e sanitario, contenenti 364.200 paia di guanti sterili per uso chirurgico provenienti dalla Malesia e 9720 dispositivi endotracheali, provenienti dalla Cina, utilizzati per l’intubazione di pazienti con difficoltà respiratorie. Truffe del genere sono state scoperte in diverse località: da Bari a Perugia, da Roma a Lecce. Spesso, a muoversi in situazioni del genere sono le “teste di paglia”, i prestanome. È stata un’imbarcata che ha coinvolto moltissima gente che ha intuito la possibilità di facili guadagni, a scapito della collettività. Una sorta di “tana libera tutti” che ha consentito, ancora una volta, ai furbi di uscire allo scoperto.

Durante il lockdown la richiesta di medicinali e di dispositivi di protezione individuale ha registrato una notevole impennata in tutto il mondo. La domanda è stata in parte soddisfatta rivolgendosi a fonti alternative, spesso non autorizzate e illegali, gestite o finanziate da organizzazioni criminali. Oltre al rischio di trovarsi in mano prodotti contraffatti, ancora una volta è emersa la capacità di adattamento dei faccendieri dell’emergenza, come dimostra l’operazione “Pangea XII”, che ha portato all’arresto in varie parti del mondo di 121 persone e al sequestro di farmaci potenzialmente pericolosi per un valore di oltre 14 milioni di dollari, tra cui più di 34.000 mascherine contraffatte e scadenti, “anticorona spray” e “medicine contro il coronavirus”. Secondo l’Interpol, tra marzo e aprile 2020, le mascherine sono state il prodotto sanitario maggiormente oggetto di truffe. A Istanbul, in Turchia, ne sono state sequestrate circa 1 milione con l’arresto di cinque persone sprovviste di autorizzazione che producevano in condizioni di totale insicurezza. In India, la polizia ha smantellato una fabbrica illegale e sequestrato più di 27.000 mascherine contraffatte nelle aree di Bangalore e nel Kerala. Gli autori della truffa avevano già venduto circa 75.000 unità a diversi ospedali e istituzioni statali. In Thailandia, la polizia ha perquisito una fabbrica che nella provincia di Saraburi vendeva mascherine usate come nuove.

Da tempo le mafie hanno messo le mani anche su importanti risorse della sanità pubblica. Ha fatto il giro del mondo, per esempio, la notizia pubblicata dal Financial Times secondo cui alcuni privati, nell’impossibilità di farsi liquidare da aziende sanitarie pubbliche calabresi, avrebbero venduto i loro crediti a banche e società estere. Secondo il noto quotidiano britannico, i titoli venduti a investitori internazionali tra il 2015 e il 2019 ammonterebbero a circa 1 miliardo di euro. In un caso, i titoli commerciali e le obbligazioni legate ad aziende sospettate di avere legami con la ’ndrangheta sarebbero stati acquistati da una delle banche private più importanti d’Europa. Scrive Gaetano Mazzuca sulla Gazzetta del Sud: “Ancora una volta, è il buco nero della sanità calabrese a trasformarsi in un lucroso affare per la ’ndrangheta”. Della vicenda si è occupato anche l’Ufficio investigativo della Banca d’Italia, che avrebbe individuato un pacchetto finanziario, del valore di 400.000 euro, riconducibile a un’azienda coinvolta nel settore delle apparecchiature acustiche, degli articoli medici e ortopedici. Il nome dell’azienda era già comparso nel voluminoso fascicolo dell’inchiesta “Quinta Bolgia”, con cui la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha scoperto l’infiltrazione dei clan lametini nella sanità pubblica, tanto da far decidere al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, lo scioglimento dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. L’azienda coinvolta era riuscita a mettere le mani sul servizio delle autoambulanze sostitutive del servizio pubblico, delle onoranze funebri, della fornitura di materiale sanitario, del trasporto del sangue, escludendo dal mercato le altre ditte mediante un’illecita concorrenza e cercando di turbare, tramite atti illeciti, la regolarità delle gare di affidamento.

Quello dei debiti della pubblica amministrazione, soprattutto nel settore della sanità, rischia di diventare terreno fertile per l’infiltrazione della criminalità mafiosa. “La criminalità organizzata, grazie alla complicità di apparati burocratici contigui o compiacenti”, spiega Domenico Guarascio, magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, “condiziona sempre più le gare d’appalto. Le forniture di beni e servizi verso le Asp sono spesso gonfiate anche grazie all’emissione di fatture false o all’erogazione di prestazioni di valore inferiore rispetto al normale”. C’è anche il rischio concreto che le mafie possano appropriarsi del mercato dei vaccini, come ha avvertito nel giugno 2020 lo stesso capo della polizia, Franco Gabrielli, nel suo intervento in videoconferenza con i vari Paesi che aderiscono al progetto I-Can (Interpol Cooperation against ’ndrangheta). In particolare, Gabrielli ha spiegato come la ’ndrangheta punti alla possibilità di entrare in società che gestiscono la produzione di farmaci e vaccini. Quello dei cosiddetti “equivalenti”, ovvero i farmaci generici, è un mercato in continua crescita. In Nord America organizzazioni criminali riconducibili alla Russia e alla Georgia hanno cominciato a mettere le mani su aziende che riproducono farmaci con la copertura brevettuale scaduta. Negli Stati Uniti, dove non esiste l’assistenza sanitaria garantita dallo Stato, sono proprio le assicurazioni a incentivare il consumo dei farmaci generici, che costano molto meno. Ci sono poi nuovi canali di distribuzione come il dark web, dove è possibile acquistare di tutto e dove i farmaci più richiesti sono l’anticolesterolemico atorvastatina e quelli volti a migliorare le prestazioni fisiche e sessuali.

© 2020 Mondadori Libri Spa, Milano

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/22/mercato-dei-vaccini-s-o-s-ndrangheta/6012184/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-11-22

sabato 29 agosto 2020

La curva dei contagi cresce ma i morti diminuiscono. Ecco perché. - Barbara Gobbi

Ospedali veneti: meno letti, più reti / Società e Politica / Home - La Vita  del Popolo di Treviso

Bassetti (direttore clinica malattie infettive al San Martino di Genova): «Siamo più bravi a gestire i casi e la percentuale di positività che troviamo nei tamponi arriva oggi al massimo al 2,5%, ben lontana dal 30% di fine marzo»


Da un lato la curva dei contagi che ha ripreso a salire da ormai 4 settimane, dall'altro i dati degli ospedali che fotografano una situazione del tutto sotto controllo. Con i ricoveri più difficili – cartina di tornasole nei mesi clou dell'epidemia quando l'Italia intera attendeva con il fiato sospeso il bollettino delle 18 della Protezione civile – finalmente tornati alla normalità in tutto il Paese.

Il coronavirus è cambiato? «È un fatto che si muore di meno: le terapie intensive oggi da Nord a Sud totalizzano una 70ina di ricoveri, quanti ne faceva il reparto Covid del mio ospedale quando l'epidemia era al massimo. Numeri che come clinici non prendiamo neanche in considerazione dal punto di vista della gestione sanitaria».

«Il virus ha le armi spuntate rispetto a sei mesi fa.»
A parlare è Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova. Che spiega perché, malgrado sia assolutamente necessario mantenere alta l'attenzione per proteggere le persone più fragili, il virus Sars-CoV-2 ha le armi spuntate rispetto a sei mesi fa.

«Perché si muore di meno? Intanto – avvisa Bassetti - grazie all'esperienza sul campo che proprio qui in Italia abbiamo fatto, siamo più bravi a gestire i casi: anche quando in corsia ne arriva uno più impegnativo il sistema è ormai rodato e applica precisi protocolli di trattamento: sappiamo come, quando e in che dosi dare l'ossigeno o il cortisone.

E grazie agli ospedali periferici che tendono a centralizzare, l'assistenza è ottimizzata».Ma è anche il virus, secondo l'esperto, a essere meno “cattivo”, e non solo grazie all'età dei contagiati scesa sotto i 30 anni secondo l'ultimo report dell'Istituto superiore di sanità. «I giovani – avvisa ancora Bassetti -: li scoviamo grazie a un'attività di ‘tracing' senza precedenti che sfiora i 100mila tamponi al giorno e sono in genere asintomatici o poco sintomatici. Se non li testassimo, non saprebbero nemmeno di avere il virus. In ogni caso anche la percentuale di positività arriva oggi al massimo al 2,5%, ben lontana dal 30% di fine marzo, quando su tre tamponi uno era positivo. E con sintomi spesso e volentieri ben diversi: oggi il 90% dei casi non mostra segni di malattia».

In questa fase dell'epidemia negli ospedali continuano ad arrivare persone dai 55 anni in su, come a inizio emergenza – da questo punto di vista non ci sono cambiamenti – ma colpite in maniera diversa: il virus, come hanno dimostrato diversi lavori in letteratura, incluso l'ultimo condotto dal gruppo di Robert Gallo e a cui ha partecipato l'epidemiologo Massimo Ciccozzi del Campus Biomedico di Roma ha perso qualche fattore di virulenza, a vantaggio di noi che l'ospitiamo.«E gli ospiti – aggiunge Bassetti – sono in ogni caso più pronti e protetti: un nostro lavoro appena pubblicato sul Journal of Clinical Medicine e condotto su 3.500 persone che si sono sottoposte al test sierologico tra marzo e maggio in Liguria e in Lombardia, escluse le aree ad alta endemia, fotografa una prevalenza dell'11% su una popolazione di 12-13 milioni di abitanti. Cioè in quelle aree potenzialmente c'è già 1 milione di persone che ha “fatto” il virus e prodotto anticorpi. Solo a Savona, il 25% della popolazione risulta protetto e cioè ha sviluppato resistenza al Covid”.

https://www.ilsole24ore.com/art/la-curva-contagi-cresce-ma-morti-diminuiscono-ecco-perche-ADXQzil

giovedì 11 luglio 2019

Ue, Italia ultima in Europa per crescita. Promosso il reddito di cittadinanza.

Ue, Italia ultima in Europa per crescita. Promosso il reddito di cittadinanza

Male anche la Germania, penultima. Al top Malta e Ungheria.


Ue, Italia si conferma ultima in Europa per crescita.
Con un Pil che sale di 0,1% nel 2019 e di 0,7% nel 2020, l'Italia resta ultima per crescita nella Ue in entrambi gli anni. Nelle nuove previsioni economiche della Commissione europea, e' Malta al top nel 2019 (+5,3%), seguita da Ungheria e Polonia (+4,4%), e dall'Irlanda (+4%). In fondo alla classifica, ma prima dell'Italia, c'e' la Germania (+0,5%), che pero' nel 2020 recupera (+1,4%).

Ue: aumento Pil Italia 2020 anche grazie a reddito cittadinanza.
La crescita del Pil italiano, che dovrebbe passare dallo 0,1% di quest'anno allo 0,7% nel 2020, si basa "in gran parte sul consumo privato, supportato dal calo dei prezzi dell'energia e dal reddito di cittadinanza per i percettore di redditi bassi". Lo scrive la Commissione europea nelle sue previsioni economiche d'estate. Tuttavia, aggiunge la Commissione, "questi fattori positivi potrebbero essere parzialmente attenuati da un mercato del lavoro meno dinamico e da un calo della fiducia dei consumatori associato a un aumento dei risparmi precauzionali".

Ue: da aggiustamento conti 2019 effetto positivo su spread.
Le tensioni sui mercati sui titoli del debito italiano sono "recentemente diminuite" a causa delle aspettative di una politica monetaria piu' accomodante e grazie "alla correzione di bilancio adottata dal governo italiano a meta' del 2019". Lo scrive la Commissione europea nelle sue previsioni economiche d'estate.

Ue: crescita Eurozona a +1,2% nel 2019; +1,4% nel 2020.
La crescita nella zona euro dovrebbe attestarsi al 1,2% nel 2019, per poi salire al 1,4% nel 2020, secondo le previsioni economiche d'estate pubblicate della Commissione europea. Le stime per quest'anno sono rimaste invariate rispetto alle previsioni di primavera, mentre quelle per il prossimo anno sono state riviste leggermente al ribasso (-0,1%) a causa di un ritmo piu' moderato di crescita atteso per il resto del 2019. Per l'Unione Europea a 28, le stime sono rimaste invariate con una crescita al 1,4% nel 2019 e al 1,6% nel 2020. Secondo la Commissione la crescita nella zona euro e' stata piu' forte del previsto nel primo trimestre dell'anno grazie a diversi fattori temporanei come l'inverno meno rigido e una ripresa delle vendite di auto. Alcune misure espansive hanno aumentato il reddito disponibile delle famiglie in diversi Stati membri. Se le stime saranno confermate, il 2019 sara' il settimo anno consecutivo di crescita per l'economia europea. 

Ue: rischi a ribasso su Pil, pesano tensioni commerciali e politiche.
Sulle prospettive di breve termine dell'economia europea pesano fattori esterni, in particolare le tensioni commerciali a livello mondiale e importanti incertezze politiche. Lo dice la Commissione europea nelle sue previsioni economiche d'estate. I rischi al ribasso sono considerati "piu' importanti" rispetto alle stime di primavera. Secondo la Commissione, lo scontro economico che si prolunga tra gli Usa e la Cina, a cui si aggiungono le forti incertezze sulla politica commerciale americana, potrebbe prolungare il rallentamento attuale del commercio e dell'industria manifatturiera su scala mondiale, con impatti su altre regioni e settori. In particolare, la Commissione non esclude "perturbazioni dei mercati finanziari". Inoltre "le tensioni in Medio Oriente aumentano il rischio di rialzi importanti del prezzo del petrolio". Sul piano interno i rischi al ribasso derivano dall'incertezza della Brexit, il rallentamento dei motori della crescita europea (la Germania, ndr), la debolezza del settore manifatturiero e il calo della fiducia delle imprese che potrebbero ripercuotersi su altri settori e nuocere alla situazione del mercato del lavoro, al consumo privato e alla crescita. 

venerdì 1 marzo 2019

Scoperto nelle ossa un nuovo 'motore' della crescita.

Tessuto ossero (fonte: University of Rochester) © Ansa
Tessuto ossero (fonte: University of Rochester)

Composto da staminali, apre a nuove terapie.


Identificato un nuovo 'motore' che alimenta l'allungamento delle ossa: scoperto nei topi, è fatto di staminali e garantisce un continuo rinnovo delle cellule progenitrici del tessuto, proprio come accade nel sangue e nella pelle. Se la sua esistenza venisse confermata anche nell'uomo, potrebbe spiegare fenomeni enigmatici, come la crescita smisurata di alcune persone portatrici di specifiche mutazioni genetiche, ma soprattutto potrebbe aprire la strada a nuove terapie per i bambini con disturbi della crescita.
Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Nature dal gruppo internazionale coordinato dal Karolinska Institutet in Svezia. I suoi risultati potrebbero cambiare radicalmente la comprensione del meccanismo di crescita delle ossa lunghe come femore e tibia. Questo processo avviene in due aree, chiamate 'fisi di accrescimento', che sono vicine all'estremità dell'osso: al loro interno ci sono cellule cartilaginee (condrociti), derivanti da cellule progenitrici simili a staminali, che hanno il compito di formare una sorta di impalcatura di supporto alla crescita di nuovo tessuto osseo.
Finora si pensava che il numero di cellule progenitrici formate durante lo sviluppo embrionale fosse finito e che il loro esaurimento determinasse l'interruzione del processo di crescita. I ricercatori svedesi, invece, hanno dimostrato che nelle fasi di accrescimento si conservano anche dopo la nascita delle 'nicchie' in cui le cellule progenitrici simili a staminali possono continuamente rigenerarsi: quando questo micro-ambiente viene distrutto o danneggiato si determina un impoverimento di cellule progenitrici con ripercussioni negative sull'osso.
http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/biotech/2019/02/27/scoperto-nelle-ossa-un-nuovo-motore-della-crescita-_314d368d-be0a-4f83-9adc-184534d3e295.html

lunedì 25 febbraio 2019

Perché l’Italia cresce poco? Molti numeri e qualche causa.

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Contributo a cura di Prometeia Associazione, think tank macro della società di consulenza Prometeia
L’economia italiana cresce poco da molto tempo e il reddito pro-capite dei cittadini italiani è tornato indietro di 20 anni, al livello del 1999 (Figura 1). Certamente è colpa della grande recessione, ma non solo.
In questa data viz scomponiamo la crescita del Pil nelle sue varie determinanti per capire cosa è successo. Infatti, la crescita del Pil può essere scomposta in tre componenti: il fattore lavoro (occupati e ore lavorate pro-capite), il fattore capitale (investimenti e il loro grado di utilizzo) e la produttività totale dei fattori (Total Factor Productivity, TFP), cioè la parte residua di output che eccede gli input di lavoro e capitale. In altri termini, la TFP è una misura del grado di efficienza del sistema economico nel suo complesso.

Dalla Figura 2 risulta chiaro che l’economia italiana non si è differenziata da quelle di Francia e Germania per i contributi di lavoro e capitale, quanto piuttosto per una riduzione della TFP. In ultima istanza, il differenziale di crescita tra Italia e Francia e Germania è lo specchio del divario tra le diverse dinamiche della produttività totale dei fattori che, da vent’anni, ogni anno, “spiegano” 0.8 decimi di minore crescita rispetto alla Germania, 0.5 decimi rispetto alla Francia. La Spagna è un caso a sé, perché ha conosciuto una crescita molto squilibrata sugli investimenti in costruzioni, in particolare prima del 2008, con un contributo elevato di lavoro e capitale e negativo della TFP.
 La TFP è una misura che fornisce indicazioni sul grado di efficienza dei fattori produttivi, lavoro e capitale. Dipende da molteplici variabili: dimensione d’impresa, managerialità, digitalizzazione, efficienza dell’amministrazione pubblica e dell’apparato legislativo-giudiziario, divario Nord-Sud, istruzione, qualità del capitale, meritocrazia, differenziazioni salariali, quantità e qualità delle infrastrutture, ecc. Gli aspetti che concorrono a definirla rappresentano altrettanti campi dove la politica economica potrebbe intervenire per togliere il freno alla crescita italiana.
Praticamente, siamo indietro in tutto, grazie ai governi che si sono succeduti negli anni ma che piacciono ancora tanto agli italiani. Un detto recita: "chi è causa del suo mal, pianga se stesso".

martedì 16 gennaio 2018

Scoperte in Romania delle pietre in grado di crescere e riprodursi. - Noemi Penna




Avete mai pensato a una pietra come ad un essere vivente? Difficile da credere, ma in Romania, a 35 chilometri da Ramnicu Valcea, sono state scoperte delle rocce eccezionali, in gradi di crescere e riprodursi proprio come se fossero delle piante, reagendo a contatto con l’acqua.  

Le trovant, è così che si chiamano, hanno delle caratteristiche così uniche da essere considerate delle rocce «vive». Formazioni di 6-8 millimetri, possono arrivare a formarsi in rocce da 6 a 10 metri di diametro. Crescite sbalorditive, anche se in tempi molto lunghi: in media, per una crescita di 5 centimetri servono 1200 anni.  


Trovant, in rumeno, significa «sabbia cementata». I geologi pensano che queste straordinarie pietre primordiali si siano formate 6 milioni di anni fa e che il loro aumento di volume sia dovuto all’alta concentrazione di sali minerali che si trova nel loro «impasto» di arenaria: una complessa stratificazione di sabbia cementata con carbonato e acque calcaree. 

E quando l’acqua piovana entra a contatto con le sostanze chimiche che le formano si genera un repentino aumento della pressione interna, scatenando la caratteristica «crescita». Analizzando una sezione di trovant è infatti possibile vedere al suo interno una serie di cerchi concentrici che ricordano proprio quelli dei tronchi degli alberi. 


Le rocce viventi oggi si possono ammirare nella riserva naturale di Muzeul Trovantilor gestita dall’associazione Kogayon sotto il patrocinio dell’Unesco. Qui si trova la maggiore concentrazione.  

Ma sono oltre una decina i siti romeni dove sono state individuate altre pietre con le stesse caratteristiche, diverse dal resto del mondo. 

domenica 10 settembre 2017

Immigrazione: i nuovi schiavi servono per la crescita. - Paolo ERmani

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All’epoca degli schiavi d’America, si portavano via le persone con la forza; adesso gli stessi schiavi vengono in Europa attirati dall’Eldorado o perchè scappano da guerre e miseria alimentate direttamente da noi occidentali.


Fare arrivare in Italia migliaia di persone ha come unico e solo obiettivo quello di favorire la crescita del paese in ogni senso, economico e demografico, dato che da noi i figli non si fanno praticamente più. Schiavi disposti a fare qualsiasi lavoro per pochi spiccioli e quindi ingrassare industriali senza scrupoli, caporali e schiavisti di ogni sorta. Anche il paventato pericolo della prostituzione e dello spaccio di droga dovrebbe essere salutato con favore da chi crede nella crescita, dato che entrambi questi aspetti contribuiscono ufficialmente all’innalzamento del PIL.
Con la Merkel in testa, i paesi ariani che non fanno figli sono sempre più popolati da anziani e c’è disperato bisogno di gente che lavori e paghi loro le pensioni. Ai governi italiani o tedeschi non interessa nulla degli aspetti umanitari, sempre ultimi in ogni agenda di intervento e molto dopo la crescita che viene prima di tutto. Se interessano gli aspetti umanitari perché non si cessa l’appoggio e gli accordi commerciali ed economici a regimi autoritari che reprimono nel sangue le popolazioni? Perché non si cessa la vendita di armi ovunque anche attraverso le tante banche armate italiane? Perché l’ENI a partecipazione statale è sempre in prima fila a fare affari con qualsiasi governo a scapito dell’ambiente e di ogni popolazione? La stessa politica dello Ius Soli da parte del PD non ha niente a che vedere con i riconoscimenti di diritti, visto che in ogni campo i diritti vengono costantemente calpestati: diritti dei lavoratori, diritto alla casa, diritto ad ambiente, cibo, acqua, aria sana, diritto alla salute, diritto ad un lavoro dignitoso. Ogni dato economico parla chiaro: gli schiavi fanno bene all’economia mafiosa e ufficiale, che si sostengono a vicenda e che supportano i vari governi ormai tutti di destra, dove per destra nel caso italiano si intende dal PD e suoi partitini transfughi in poi, visto che anche la cosiddetta sinistra è solo un patetico scimmiottamento delle politiche di destra.  A causa di questo perverso disegno di crescita economica, masse di disperati vengono sfruttati in ogni modo e con questa strategia si ricattano anche gli altri lavoratori che non accettano di essere sfruttati e da qui ne consegue lo sgretolamento di ogni diritto di tutela del lavoratore. C’è però da dire che la concorrenza da questo punto di vista con i bianchi ariani, non è poi così forte dato che sono ben pochi gli italiani che fanno o farebbero lavori simili a quelli degli schiavi ma non solo per il conseguente sfruttamento ma anche perché lavori manuali o faticosi, gli ariani non ne vogliono più fare. Tanti lavori come muratori, manovali, elettricisti, idraulici, falegnami o tuttofare, sono appannaggio soprattutto di ex schiavi dell’est europeo delle precedenti ondate migratorie, perché l’italiano che vuole avere un posto fisso a vita, non importa quale e riempie interi palasport per un concorso,  inorridisce di fronte ad un cacciavite. E così oltre che avere una massa di disoccupati che aspetta il posto fisso, si perde una parte eccezionale delle capacità italiane che era proprio quella manuale dato che siamo un paese che ha realizzato opere di spettacolare bellezza e maestria. Le manine adesso digitano sui cellulari e ci si illude che la bellezza si costruisca attraverso qualche click mentre gli schiavi nel nostro paese e in altre parti del mondo, lavorano per noi.
Gli schiavi sono poi la fortuna dei partiti razzisti che hanno facile gioco a fare montare la rabbia contro i disperati e il risultato non può che essere una lotta fra poveri che è sempre propedeutica a chi comanda (dividi et impera) e aumenta il consenso di governi autoritari. E con la falsa promessa di sicurezza, tacendo di tutti i crimini che l’occidente compie e che determinano anche l’arrivo di rifugiati, salgono al potere persone che sulla paura costruiscono politiche altrimenti inesistenti. La politica della paura del diverso, dell’altro, tacendo però che senza il diverso, senza l’altro, ad esempio, avremmo il caos a livello sociale, basti pensare anche solo  alle badanti che se scioperassero per una settimana il paese sarebbe nel panico.
L’obiettivo dell’arrivo di schiavi da parte del sistema della crescita è anche creare dei perfetti consumatori che a prezzo di enormi sacrifici e sfruttamento possano diventare come noi, macchine per acquisto compulsivo. Noi ci siamo comprati già tutto e un motivo per cui il PIL non cresce sufficientemente è anche questo, cosa altro vogliamo comprare se la casa è già strapiena di roba per la maggior parte superflua? C’è bisogno di nuovi consumatori che partano da zero esattamente come chi arriva qui senza nulla. E proprio perché le persone fanno sacrifici enormi, acquisteranno qualsiasi cosa li possa allontanare dalla miseria e privazione da cui provengono. Saranno i migliori e più feroci difensori del consumo cioè dello spreco,  perchè ottenuto a prezzi altissimi. Esattamente come quello che hanno fatto i nostri migranti in giro per il mondo e nel nord Italia allargando le fila degli iper consumatori ed esportando tra l’altro un fenomeno tipicamente italiano che non è solo la pizza ma la mafia in tutte le sue declinazioni. E da parte degli italiani che hanno esportato criminalità ovunque, dire che chi arriva qui è un criminale, è davvero singolare, avendo vinto noi il premio Oscar mondiale della specialità ormai innumerevoli volte.
In merito alla questione dell’accoglienza, a differenza della Germania che per la sua organizzazione e ricchezza economica potrebbe ospitare tranquillamente tutta l’Africa, noi siamo un paese che non riesce a organizzare decentemente nemmeno i suoi bianchi ariani abitanti sul sacro suolo italico, figuriamoci qualcuno che arriva da fuori che non sia un miliardario o già ricco di suo. Nella più totale disorganizzazione e assenza di qualsiasi pianificazione, è chiaro che fare arrivare qui ondate di disperati significa creare le basi per inevitabili conflitti pur di fare crescere il PIL.  Episodi come quello recente di Roma con scontri tra forze dell’ordine e migranti, sembrano frutto della solita regia per esasperare ulteriormente gli animi e per mettere ancora più in difficoltà l’attuale sindaca Raggi a cui si imputa qualsiasi nefandezza nonostante si ritrovi a gestire una città fra le più ingestibili al mondo e ha ereditato decenni di malaffare e clientelismo ai massimi livelli.  Ma a prescindere dai fatti di Roma, pensare che persone dalle culture diversissime in situazioni di precarietà assoluta, possano convivere pacificamente come per incanto, come in una favoletta, significa non conoscere nemmeno le basi di quello che è la gestione delle differenze e dei conflitti. In Italia ci si prende a sprangate fra vicini ariani, si può facilmente immaginare cosa possa succedere con gente che parla un'altra lingua, ha altre usanze, cultura e altra religione, nonostante in Italia ormai la religione la seguano davvero in pochi essendo passati a religioni più convenienti come quella del denaro. Per la gestione delle problematiche attuali e future con i migranti, più che polizia si dovrebbero mandare mediatori, gestori di conflitti, facilitatori e i palasport si dovrebbero riempiere di persone che vogliono fare questi lavori e formarsi in questi campi, non fare il bancario o il passacarte di qualche ufficio.
Abbiamo detto già in passato  quali possono essere le soluzioni reali del problema ed esempi pratici di un vero aiuto “a casa loro” sono progetti come quelli della creazione di migliaia orti in Africa da parte di slow food.
Occorre quindi cambiare completamene politica e approccio nei confronti del cosiddetto terzo o quarto mondo finendola di servirsi degli schiavi e di esportare nei loro paesi armi, guerre e sfruttamento bestiale, in modo che le persone non siano spinte o costrette a riversarsi in massa da noi. Bisogna costruire poi una società di mediazione e convivenza senza pensare però che tutto ciò sia fattibile semplicemente con il volontariato o l’impegno civile ma attraverso una attenta e accorta politica di organizzazione e supporto che prenda in considerazione le problematiche e i diritti di tutti i disperati, che siano di razza ariana e con il pedigree giusto o di altre razze, componenti comunque dell’unica razza che esiste che è quella umana. 

mercoledì 12 luglio 2017

Come la povertà colpisce il cervello.


A Dhaka, un bambino subisce l'elettroencefalografia per misurare l'attività cerebrale elettrica.

Alla fine degli anni '60, un team di ricercatori ha iniziato a proporre un supplemento nutrizionale alle famiglie con bambini piccoli in Guatemala rurale. Esaminavano l'ipotesi che la fornitura di proteine ​​sufficienti nei primi anni di vita ridurrebbe l'incidenza della crescita stentata.
Lo ha fatto. I bambini che hanno ricevuto integratori sono cresciuti da 1 a 2 centimetri più alti di quelli di un gruppo di controllo. Ma i benefici non si sono fermati lì. I bambini che hanno ricevuto un'alimentazione aggiuntiva hanno superato i test di lettura e di conoscenza degli adolescenti e quando i ricercatori sono tornati nei primi anni 2000, le donne che avevano ricevuto i supplementi nei primi tre anni di vita avevano completato più anni di scolarizzazione e gli uomini avevano più Redditi 1 .
"Se non ci fossero stati questi follow-up, questo studio probabilmente sarebbe stato in gran parte dimenticato", afferma Reynaldo Martorell, specialista in nutrizione materna e infantile presso la Emory University di Atlanta, Georgia, che ha condotto gli studi di follow-up. Al contrario, afferma, i risultati hanno fatto pensare agli istituti finanziari come la Banca Mondiale di pensare agli interventi nutrizionali precoci come investimenti a lungo termine per la salute umana.
Dalla ricerca guatemalteca, studi in tutto il mondo - in Brasile, Perù, Giamaica, Filippine, Kenya e Zimbabwe - hanno associato una crescita povera o stupefatta nei bambini piccoli con risultati più bassi dei test cognitivi e risultati peggiori della scuola 2 .
Un quadro emerso lentamente che essere troppo breve all'inizio della vita è un segno di condizioni avverse, come la dieta povera e gli attacchi regolari di malattia diarroica, e un predittore per i deficit intellettuali e la mortalità. Ma non tutta la crescita stupefatta, che riguarda circa 160 milioni di bambini in tutto il mondo, è collegata a questi cattivi risultati. Ora, i ricercatori stanno cercando di scorporare i legami tra crescita e sviluppo neurologico. È la cattiva alimentazione da solo il colpevole? Che cosa circa negligenza emotiva, malattie infettive o altre sfide?
Shahria Hafiz Kakon è in prima linea cercando di rispondere a queste domande nelle baraccopoli di Dhaka, in Bangladesh, dove circa il 40% dei bambini ha stentato la crescita a due anni. Come medico al Centro internazionale per la ricerca sulle malattie della diarrea, Bangladesh (icddr, b) a Dhaka, conduce il primo studio di immagini cerebrali dei bambini con una crescita stupefatta. "È un'idea molto nuova in Bangladesh per studiare immagini cerebrali", dice Kakon.
La ricerca è innovativa anche per altri aspetti. Finanziato dalla Fondazione Bill & Melinda Gates a Seattle, Washington, è uno dei primi studi a studiare come i cervelli dei neonati e dei bambini del mondo in via di sviluppo rispondano alle avversità. E promette di fornire importanti informazioni basilari sullo sviluppo della prima infanzia e sulle prestazioni cognitive.
Kakon ei suoi colleghi hanno eseguito test di risonanza magnetica (MRI) su bambini di due e tre mesi e hanno individuato regioni del cervello che sono più piccole in bambini con una crescita stentata rispetto ad altri. Usano anche altri test, come l'elettroencefalografia (EEG).
"L'imaging del cervello potrebbe potenzialmente essere molto utile" come un modo per vedere cosa sta succedendo nei cervelli di questi bambini, afferma Benjamin Crookston, scienziato della salute presso l'Università Brigham Young di Provo, Utah, che ha condotto studi in Perù e altri -come paesi che hanno segnalato un legame tra la povera crescita e gli indebiti cognitivi.

L'ombra lunga di stordimento

Nel 2006 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha segnalato un ampio studio per misurare le altezze e i pesi dei bambini tra la nascita e l'età di cinque anni in Brasile, Ghana, India, Norvegia, Oman e Stati Uniti 3 . I risultati hanno mostrato che i bambini sani e ben nutriti in tutto il mondo seguono una traiettoria di crescita molto simile e ha stabilito parametri di riferimento per la crescita atipica. La crescita stupefatta, l'OMS ha deciso, è definito come due deviazioni standard al di sotto dell'altezza media per una determinata età. Una simile differenza può sembrare sottile. A 6 mesi di età, una ragazza sarebbe considerata una crescita stupefacente se fosse lunga 61 centimetri, anche se quella è inferiore a 5 centimetri di media.
I parametri di riferimento hanno contribuito a sensibilizzare la consapevolezza della stordimento.In molti paesi, oltre il 30% dei bambini sotto i cinque anni incontrano la definizione; In Bangladesh, India, Guatemala e Nigeria, oltre il 40%. Nel 2012, il crescente consenso sugli effetti della stordimento ha motivato l'OMS a impegnarsi a ridurre il numero di bambini sotto i cinque anni con una crescita stupefatta del 40% entro il 2025.
Anche mentre i funzionari hanno iniziato ad agire, i ricercatori hanno capito che c'erano gravi lacune nei protocolli per individuare i problemi legati alla stordimento. Molti studi dello sviluppo del cervello si sono basati su test di memoria, di discorso e di altre funzioni cognitive che non sono adatte a bambini molto piccoli. "I neonati non hanno molto di un repertorio comportamentale", dice Michael Georgieff, pediatra e psicologo infantile presso l'Università del Minnesota a Minneapolis. E se i genitori e i medici devono aspettare i bambini a scuola per notare le differenze, sarà probabilmente troppo tardi per intervenire.
È qui che si inserisce l'opera di Kakon. A 1,63 metri, non è alta per gli standard occidentali, ma alla piccola clinica a Daka dove lavora, torna su gran parte dei suoi colleghi. Una mattina recente era con una madre che la aveva telefonata nel bel mezzo della notte: il figlio della donna aveva una febbre. Prima di esaminare il ragazzo, Kakon chiese a sua madre come era la famiglia e come stava facendo a scuola, come di solito fa. Molti genitori chiamano Kakon apa - una parola bengalese per la grande sorella.
Circa cinque anni fa, la Fondazione Gates è diventata interessata a seguire lo sviluppo del cervello nei bambini che vivono con avversità, in particolare la crescita stupefatta e la scarsa nutrizione. La fondazione aveva studiato le risposte dei bambini ai vaccini presso la clinica di Kakon. L'alto tasso di stordimento, insieme ai legami forti con i partecipanti della squadra, ha concluso l'affare.
Per ottenere lo studio fuori terra, la fondazione ha collegato la squadra di Dhaka con Charles Nelson, neuroscienziato pediatrico all'ospedale di Boston e alla Harvard Medical School di Massachusetts. Aveva esperienza nella formazione del cervello - e nelle avversità infantili. Nel 2000, ha iniziato uno studio che segue lo sviluppo cerebrale di bambini che erano cresciuti in orfanotrofi rumeni. Anche se alimentato e riparato, i bambini non avevano quasi alcuna stimolazione, contatti sociali o sostegno emotivo. Molti hanno sperimentato problemi cognitivi a lungo termine.
Il lavoro di Nelson ha rivelato che i cervelli degli orfani portano segni di trascuratezza. Le MRI mostrarono che all'età di otto anni avevano delle regioni più piccole di materia grigia e bianca associate all'attenzione e alla lingua rispetto ai bambini allevati dalle loro famiglie biologiche 4 . Alcuni bambini che si erano trasferiti dagli orfanotrofi in case di cura come i neonati erano risparmiati alcuni dei deficit 5 .
I bambini dello studio di Dhaka hanno un'educazione completamente diversa. Sono circondati da attrazioni, suoni e famiglie estese che spesso vivono insieme in quartieri stretti. È il "contrario dei bambini che si trovano in un presepe, fissando un soffitto bianco tutto il giorno", dice Nelson.
Ma i bambini del Bangladesh si occupano di nutrizione e sanità inadeguati. E i ricercatori non avevano esplorato gli impatti di tali condizioni nello sviluppo cerebrale. Ci sono studi di immagini cerebrali dei bambini che crescono in povertà - che, come la stordimento, potrebbero rappresentare un proxy per un'alimentazione inadeguata 6 . Ma questi si sono concentrati soprattutto sulle aree ad alto reddito, come gli Stati Uniti, l'Europa e l'Australia. Non importa quanto i bambini poveri ci sono, la maggior parte hanno alcuni cibi nutrienti, acqua pulita e idraulica, dice Nelson. Coloro che si trovano nelle baraccopoli di Dhaka vivono e giocano nei pressi di canali aperti di acque reflue. "Ci sono molti altri ragazzi come i bambini di Dhaka in tutto il mondo", dice. "E non sapevamo niente di loro da un livello di cervello".

I segni delle avversità.

Entro il 2015, la squadra di Nelson ei ricercatori del Bangladesh hanno trasformato l'umile clinica di Dhaka in un laboratorio di ultima generazione. Per la loro apparecchiatura EEG, dovevano trovare una stanza senza fili nelle pareti e senza unità di condizionamento d'aria, entrambe le quali potrebbero interferire con la capacità del dispositivo di rilevare attività nel cervello.
I ricercatori hanno inoltre istituito una stanza per la spettroscopia funzionale vicino ad infrarossi (fNIRS), in cui i bambini indossano una fascia di sensori che misurano il flusso sanguigno nel cervello. La tecnica fornisce informazioni sull'attività cerebrale simile a quella della risonanza magnetica funzionale, ma non richiede una grande macchina ei bambini non devono rimanere immobilizzati. FNIRS è stato utilizzato nei neonati dalla fine degli anni '90, e sta ora guadagnando trazione nelle impostazioni a basso reddito.
I ricercatori eseguono anche MRI, in un ospedale vicino alla clinica. Finora, hanno scansionato 12 neonati di età compresa tra 2 e 3 mesi con una crescita stentata. Simili agli orfani rumeni e ai bambini che crescono nella povertà nei paesi sottosviluppati, questi bambini hanno avuto più piccoli volumi di materia grigia che un gruppo di 20 neonati non storditi. È "notevolmente male", dice Nelson, per vedere queste differenze in una tale giovane età. È difficile dire quali regioni siano colpite in questi bambini, ma con meno materia grigia è stato associato a peggiori punteggi sui test di lingua e di memoria visiva a sei mesi.
Circa 130 bambini nello studio di Dhaka avevano test fNIRS a 36 mesi di età, ei ricercatori hanno visto modelli distinti di attività cerebrale in quelli con stunting e altre avversità. Più i bambini erano più corti, più l'attività cerebrale avevano in risposta alle immagini e ai suoni di stimoli non sociali, come i camion. I bambini più alti risposero più agli stimoli sociali, come i volti delle donne. Ciò potrebbe suggerire ritardi nel processo con cui le regioni del cervello diventano specializzate per determinati compiti, dice Nelson.
L'EEG ha rilevato un'attività elettrica più forte tra i bambini con una crescita stupefatta, insieme ad una gamma di onde cerebrali che riflettono la risoluzione dei problemi e la comunicazione tra regioni del cervello. Questa è stata una sorpresa per i ricercatori, perché gli studi in orfani e bambini poveri hanno generalmente trovato un'attività attenuata 7 . La discrepanza potrebbe essere correlata ai diversi tipi di avversità che i bambini di Dhaka si trovano ad affrontare, inclusa l'insicurezza alimentare, le infezioni e le madri con un alto tasso di depressione.
Il team di Nelson sta cercando di spiegare quali forme di avversità sembrano essere le più responsabili delle differenze nell'attività cerebrale tra i bambini Dhaka. I segnali elettrici aumentati nelle prove EEG sono fortemente legati agli aumenti dei marcatori infiammatori nel sangue, che probabilmente riflettono una maggiore esposizione agli agenti patogeni intestinali.
Se questo accade quando vengono testati più bambini, potrebbe indicare l'importanza di migliorare la sanità e ridurre le infezioni gastrointestinali. O la depressione materna potrebbe risultare fortemente legata allo sviluppo del cervello, in questo caso l'aiuto alle madri potrebbe essere altrettanto importante per assicurarsi che i loro bambini abbiano una buona nutrizione. "Non sappiamo ancora le risposte", dice Nelson.
I partecipanti testati a 36 mesi sono attualmente di circa 5 anni e la squadra si prepara a prendere alcune misure di follow-up. Questi daranno un'idea se i bambini abbiano continuato o meno sulla stessa traiettoria di sviluppo del cervello, dice Nelson. I ricercatori forniranno anche i quinquenni IQ e test di prontezza della scuola per valutare se le misure precedenti avessero predittivo le prestazioni scolastiche.

Una linea di base migliore

Una delle sfide di questi studi è che i ricercatori stanno ancora cercando di capire quale sia il normale sviluppo del cervello. Alcuni anni prima dello studio del Dhaka, una squadra di ricercatori inglesi e gambiani si impegnava a fare test EEG e fNIRS sui bambini della Gambia rurale nei primi due anni di vita. Sono stati finanziati anche dalla Fondazione Gates.
Simili allo studio di Dhaka, i ricercatori stanno esaminando come lo sviluppo del cervello è correlato a una serie di misure, tra cui l'alimentazione e l'interazione parent-child. Ma lungo la strada, stanno cercando di definire una traiettoria standard di funzione cerebrale per i bambini 8 .
C'è una grande spinta alla Fondazione Gates e agli Istituti Nazionali di Salute americani per annodare quel quadro del normale sviluppo del cervello, afferma Daniel Marks, neuroscienziato pediatrico presso l'Oregon Health & Science University di Portland e un consulente per la fondazione. "È solo un riflesso dell'urgenza del problema", dice.
Una delle speranze per lo studio di Dhaka e la motivazione per il finanziamento è che scoprirà modelli distinti nei cervelli dei bambini che prevedono i risultati deboli dopo la vita e possono essere usati per vedere se gli interventi stanno funzionando, dice Jeff Murray , Un vice direttore delle scoperte e delle scienze traduzionali presso la Fondazione Gates.
Tali interventi dovranno probabilmente includere l'alimentazione, dice Martorell. Lui ei suoi colleghi stanno facendo un altro studio di follow-up degli abitanti del Guatemala per vedere se coloro che hanno ottenuto integratori proteici prima dell'età di 7 hanno tassi più bassi di malattie cardiache e diabete 40 anni dopo. Ma solo la nutrizione è improbabile che sia sufficiente - per prevenire lo stordimento o per promuovere lo sviluppo cognitivo normale, dice Martorell. Finora gli interventi nutrizionali più riusciti hanno contribuito a superare circa un terzo del deficit tipico dell'altezza. E tali programmi possono essere molto costosi; Nello studio di Guatemala, ad esempio, i ricercatori hanno eseguito centri speciali per fornire supplementi.
Tuttavia, i ricercatori stanno cercando di migliorare gli interventi. Un gruppo coinvolto nello studio vaccino in Bangladesh sta progettando di testare integratori in donne in gravidanza nella speranza di aumentare il peso alla nascita dei bambini e mantenere la loro crescita in pista nei primi due anni di vita. Tahmeed Ahmed, direttore senior della nutrizione e dei servizi clinici del centro di ricerca sulle malattie della diarrea, sta pianificando un processo di cibi come banane e ceci, per cercare di promuovere la crescita di batteri buoni nel Bangladeshi dai 12 ai 18 mesi. Una comunità batterica sana potrebbe rendere l'intestino meno vulnerabile alle infezioni che interferiscono con l'assorbimento dei nutrienti e che aumentano l'infiammazione nel corpo.
In fin dei conti, non si tratta di se i bambini hanno stunted crescita o anche che cosa il loro cervello assomigliano. Si tratta di ciò che le loro vite sono come quando invecchiano. Studi come quello di Dhaka si sforzano di determinare se gli interventi stanno lavorando prima e non più tardi. "Se dovete aspettare fino a quando i ragazzi sono di 25 anni per vedere se sono impiegati," dice Murray, "potrebbe prendere 25 anni per fare ogni studio".
(Tradotto da google)