lunedì 7 marzo 2016

VIMANA,MACCHINE VOLANTI SULL’INDIA ANTICA. - Corrado Malanga




La designazione originale della macchina volante era, nel Rgveda che va dal primo al decimo Manadal, “Ratha”,  lo Yajurveda, che è considerato posteriore al Rgveda, chiama le macchine volanti Vimana. Il Samarangana Sutradhara suggerisce che il disegno dei Ratha o Vimana fu in un secondo tempo imitato per costruire palazzi e soprattutto templi. Come indicato da Sayana gli aerei venivano costruiti per gli Dei e tali veicoli erano multiformi,ma il modello triangolare e quello quadrangolare sopravvissero agli altri a causa della loro praticità d’uso. 
I Puspaka erano altri tipi di aerei più usati per la loro manovrabilità. Nei testi Vedici la forma di questi aerei viene descritta come triangolare con un area interna molto vasta e che potevano trasportare fino a 8 persone d’equipaggio, un tipo di ala triangolare, che spuntava da una superficie conica, lo rendeva stabile e facilmente manovrabile. 
Nel Mahabharata, le descrizioni delle città aeroportuali sembrano indicare un grado altissimo di tecnologia e i piloti erano abilissimi nel far decollare gli aerei sopra le nubi .
Nel 1875, venne scoperto un antico manoscritto del IV sec. a.C. composto dal saggio Bharadwaja, il “Vymaanika-Shastra” o “Scienza dell’Aeronautica” riporta in dettaglio la costruzione e le caratteristiche di volo di un Vimana, il quale si differenzia in quattro modelli dalle diverse funzioni: Shakuna, Sundara, Rukma e Tripura. I disegni che emergono dalle descrizioni mostrano autentiche navi spaziali.La menzione di aeroplani, ricorre molte volte in tutta la letteratura Vedica. Il verso che segue (tratto dallo Yajur-Veda), descrive il movimento di una di tali macchine:
Yajur Veda, 10.19 “O ingegnere specializzato, tu che progetti navi oceaniche, spinte da motori ad acqua come quelli usati nei nostri aeroplani, che danno la capacità di alzarsi in verticale oltre le nubi e viaggiare in tutta la regione. Sii tu, prosperoso in questo mondo e vola attraverso l’aria e attraverso la luce”.


Il Rg Veda, il documento più antico della storia, descrive alcuni di questi mezzi di trasporto:

Jalayan – è un veicolo progettato per muoversi sia in aria che in acqua… 
(Rig Veda 6.58.3) 
Kaara – è un veicolo progettato per muoversi sia sulla terra che in acqua…(Rig Veda 9.14.1) 
Tritala – è un veicolo progettato per muoversi nei tre elementi… Rig Veda .14.1) 
Trichakra Ratha – è un veicolo a tre motori progettato per muoversi nell’aria…(Rig Veda 4.36.1) 
Vaayu Ratha – è una veicolo sospinto da un motore ad aria… (Rig Veda 5.41.6) 
Vidyut Ratha – un veicolo sospinto da un motore potentissimo…è (Rig Veda 3.14.1).

Il termine Kathasaritsagara indica operai altamente specializzati, questi potevano essere dei Rajyadhara, esperti in meccanica e in grado di costruire navi oceaniche o dei Pranadhara, esperti nel fabbricare macchine volanti capaci di trasportare oltre 1000 passeggeri. I testi affermano che queste macchine erano capaci di coprire in pochi istanti lunghissime distanze.

La parola Vimana in sanscrito è formata dal prefisso vi, “uccello” o “volare”, e dal suffisso man che indica “luogo abitato costruito artificialmente”. Il vocabolo assume così il significato di “uccello artificiale abitato”.


Tornando al Vymaanika–Shastra, questo manoscritto, dopo aver fornito istruzioni sull’equipaggiamento e la dieta dei piloti simile a quella degli astronauti, prosegue elencando 32 segreti che gli stessi devono adottare in volo, il più importante dei quali il trasferimento di poteri spirituali latenti nell’uomo alla macchina stessa. Seguono: invisibilità, alterazione della forma, velocità ipersonica, radar, telecamere spia e apparati di rilevamento sonoro, raggi infrarossi, creazione di ologrammi per confondere i nemici, concentrazione della luce solare su vaste zone, oscurità temporanea, armi ultrasoniche e batteriologiche.
Ma il Vymaanika–Shastra non è l’unica opera in circolazione sui Vimana; nella letteratura indiana, la quasi totalità dei testi sacri ne fa menzione, dai quattro Veda, ai Brahmana, allo Srimad–Bhagavatam sino a comparire in numerosi trattati di varia natura, classificati come cronache documentate. 

Tra questi, il “Samarangana Sutradhara” stabilisce che le aeronavi disponevano di una propulsione a mercurio e potevano muoversi anche grazie al suono. Il “Drona Parva”, una parte del più ampio “Mahabharata”, ce ne illustra le modalità: “La Mente divenne il suolo che sosteneva quel vimana, la Parola divenne il binario sul quale voleva procedere…E la sillaba OM piazzata davanti a quel carro lo rendeva straordinariamente bello. Quando si mosse, il suo rombo riempì tutti i punti della bussola”.


         
La necessità di tenere nascoste ai profani le vie del cielo per il bene dell’umanità fu il proposito di re Ashoka, imperatore buddhista della dinastia Maurya vissuto in India dal 304 al 232 a.C.  I suoi manoscritti  sono gli archivi più interessanti per istaurare una ricerca sull’esistenza di aerei e astronavi  Vimana. L’esistenza di macchine volanti (di qualsiasi forma), era così nota agli antichi indiani, tanto che queste trovarono posto tra gli editti reali di Ashoka, scritti durante il suo regno.
Perfino nel “Kama Sutra” di Vatsyana, troviamo riferimenti ad invenzioni meccaniche originate dalle 64 scienze ausiliarie. Anche nell’Arthasastra di Kautilya (III° secolo A.C.), che è un opera che tratta principalmente di economia e politica, sono contenute  informazioni di carattere scientifico e spesso fa riferimento agli ingegneri meccanici e piloti noti come Saubhika…
Una discussione riguardo all’esistenza e all’uso di macchine volanti nell’India antica, deve essere supportata da una profonda conoscenza della cosmogonia indiana. Uno studio accurato della letteratura vedica, mostrerà che questa non era solo una raccolta di poesie primordiali, ma una letteratura varia appartenente ad una società potente e dinamica dove le persone avevano la conoscenza del vapore, delle nubi, delle stagioni, dei diversi tipi di vento, della forza del vento che soffia a diverse altezze, della distesa del cielo e così via… Nel Rigveda 1.101.4, troviamo riferimenti a tre tipi di nuvole, composte da fumi e vapori, abbiamo l’esempio dell’acqua che attraverso il calore evapora trasformandosi in nubi. Molti concetti meteorologici indiani sono stati ripresi da versi contenuti nel Rigveda. Dileep Kumar Kanjilal conclude la sua ricerca dicendo:
“Col passare del tempo ed a causa di eventi storici e calamità naturali, le macchine volanti andarono perdute insieme ai segreti della loro costruzione”.




Tornando al re Asoka,egli creò la “Società Segreta dei Nove Sconosciuti” con il compito di catalogare la scienza del tempo in nove libri, tra cui “I segreti della gravitazione”, custodito in luoghi remoti dell’Asia. Diversi anni fa i Cinesi rinvennero antichi documenti sanscriti che trattavano dell’energia antigravità presente nell’uomo capace di far levitare ogni cosa. I veicoli interstellari chiamati “Astras”, avevano la facoltà di rendersi invisibili grazie all’energia antima e di operare deviazioni nello spazio–tempo tramite la facoltà di “diventare pesanti come una montagna di piombo”. Notiamo che “astra” in lingua latina è il plurale di stella, mentre antima ha dato origine ad antimateria, etimologicamente un’energia composta interamente di antiparticelle.

La forma aerodinamica degli apparecchi spinse ad innalzare meravigliose strutture sacre di forma piramidale, Vimana per i seguaci del tantrismo, ancor oggi visibili in tutta l’India, che indicano il tempio del dio in movimento. Varie razze di divinità, costantemente in contatto con i monarchi indiani, assistevano ai sacrifici rituali spandendo fiori dai loro vimana, e ,come mostravano i disegni, riprendevano, al termine, la via del cielo.
Arjuna, leggendario eroe vedico amico di Krishna, parla nei suoi viaggi interplanetari di lontane regioni ove non brillano Sole e Luna, ma stelle fulgenti piccolissime se osservate dal pianeta azzurro. Il re Citaketu viaggiava nello spazio su un veicolo luminoso donatogli dal dio Vishnu e si imbatte in Siva, che scompare velocemente alla vista nella sua astronave.


Il “Mahabharata” descrive un utilizzo tattico dei vimana in guerre campali, con il lancio di proiettili sfolgoranti che vaporizzano le creature seminando il panico e narra le vicende del monarca Salva che, desideroso di annientare la città di Krishna, ottiene dall’architetto di un altro sistema planetario un portentoso Vimana. Il re bombarda inizialmente dall’alto la cittadella con sassi e tronchi d’albero, e utilizza in seguito un’arma capace di manipolare le condizioni atmosferiche, ma alla fine Krishna otterrà la sua vittoria fronteggiando in cielo Salva grazie a un missile ad ultrasuoni che uccide all’istante. L’episodio svela che l’uomo, debitamente istruito, era pur sempre impotente di fronte a una simile tecnologia, appannaggio degli dèi, che portò millenni prima al trionfo del glorioso Impero Rama, in una terribile guerra stellare ricordata nel “Ramayana” di Valmiki.




Un racconto e un’analisi veramente affascinante!Tutto ciò viene però completato dall’articolo (che riporto integralmente ) del dott.Corrado Malanga.

Ricerca della Verità nell’India Antica del Dott. Corrado Malanga.

testi: Vaimanika Shashtra – Samarangana Stradhara – Yuktikalpatani of Bohja – Rgveda, Yajurveda – Atharvaveda – Ramayana – Mahabharata – Puranas – Bhagaravata – Avadhana – Kathasaritsagara -Raghuramsa – darma Abhijnanasakuntalam of Kalidasa –Abimaraka of Bhasa – Jatalas


VAIMANIKA – SASTRA ( Vymaanika-Shaastra ) – Questa storia comincia nel lontano 1918 e precisamente il giorno 1 del mese di agosto. In quella data infatti un filosofo e venerabile Pandit Subbaraya Sastry, cominciò a dettare in sanscrito quelle che erano le sue conoscenze di storia indiana, tramandate per via orale. Bisogna precisare che più di diecimila anni di storia indiana sono così frammentariamente giunti ai giorni nostri, proprio attraverso quei “saggi uomini libro” che parlavano in sanscrito (la lingua degli dei) e non in hindi (la lingua del popolo). Molti di questi testi giacciono ancora non tradotti in inglese e, per questo motivo, inaccessibili alla cultura occidentale, mentre molti altri testi non sono mai stati scritti e forse non lo saranno mai. Il manoscritto che oggi ci interessa giunse alla conoscenza del mondo occidentale solo nel 1959 ed il suo contenuto apparve subito sconvolgente. Se ne occupò anche l’Accademia Sanscritista di Bangalore in alcuni lavori scientifici pubblicati in India (Scientific Opinion, Maggio 1974 pag. 5) ed a tutt’oggi manca un vero approccio scientifico del testo. Ma cosa c’è scritto di tanto inatteso in questo libro? La traduzione del testo sanscrito nel significato del suo titolo vuol dire alla lettera “Pratiche Aeronautiche” od “Astronautiche” e siccome le informazioni che il libro racconta dovrebbero risalire a circa cinquemila anni fa ci si deve chiedere cosa conoscessero gli antichi indiani di cose extraterrestri ben tremila anni prima della nascita di Cristo! La datazione delle idee espresse nel manoscritto è chiaramente improponibile visto che più che di un manoscritto si tratterebbe di tradizioni e conoscenze oralmente tramandate. Sembra anche che Pandit Subbaraya Sastry avesse anche delle facoltà “paranormali” che lo avessero in qualche modo aiutato a “ricordare” il contenuto del manoscritto. Tuttavia il testo ha come elemento principale, la descrizione del “vymaana” ovvero una macchina volante di cui si accenna ampiamente nel poema epico e storico indiano Ramayana che può essere propriamente datato (Il Ramayana, Ed. Fratelli Melita, 1988). Nel testo si descrive come sono costruiti i vymaana, come si devono pilotare, come si nutrono i piloti delle macchine volanti, quanti e quali tipi di vymaana ci sono, senza parlare della minuziosa descrizione di motori, radar, televisori, schermi difensivi ed armi micidiali e… chi più ne ha più ne metta.  Il tentativo di stabilire se quest’opera fosse nata dalla mente malata di un pazzo e quindi non credibile oppure veramente tramandata dalla antica cultura indiana è di fondamentale importanza per sapere correttamente valutarne il significato.
Il Vymaanika-Shaastra è un testo scientifico.
Bisogna dire, a ragion del vero, che i pochi indiani che si sono interessati del problema erano poveri, sono poveri e, almeno per quanto riguarda il Vymaana, non faranno mai quattrini. Da un punto di vista tecnico bisognava vedere se in quest’opera era presente qualcosa di assolutamente scientifico, assolutamente corretto, che qualsiasi Pandit indiano non avesse mai potuto leggere altrove: qualcosa insomma che dimostrasse che ciò che era stato scritto non era stato correttamente compreso ma doveva essere tecnicamente esatto, soprattutto alla luce delle nostre conoscenze. La scoperta di ciò avrebbe dato al testo la caratteristica di genuinità e di schiettezza e ne avrebbe sostenuto la sua origine. Una rara copia del testo, ormai praticamente inesistente, cadde sulla nostra scrivania, al Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, alcuni mesi or sono, recuperata dal dottor Roberto Pinotti a Bangalore in India durante una missione di studio. Una prima lettura del manoscritto ci portava all’immediata conclusione che il Vymaanika-Shaastra non è un libro ma un manuale di istruzioni che non si abbandona mai all’aulico linguaggio del Ramayana ma parla di bulloni, manopole, radiazioni così come farebbe il manuale di istruzioni della Consolle di un Calcolatore Elettronico. In più risultò molto utile, nella comprensione del testo, il continuo accenno che l’autore fa ad altre fonti dell’epoca che descrivono, con altre parole gli stessi aspetti dei manufatti riportati, permettendoci di ricavarne degli utili confronti. La settima e l’ottava parte del libro parlano dei metalli e delle leghe metalliche che servono per costruire il vymaana e su questo particolare aspetto abbiamo posto la nostra attenzione. Ma prima di provare ad interpretare il testo, vediamone i passi salienti tradotti in italiano per sommi capi.  

“Shounaka dice che ci sono tre tipi di metalli detti Somaka, Soundaalika e Mourthwika che, opportunamente miscelati, danno origine a sedici tipi di leghe che assorbono molto bene il calore. 
Manibhadra dice che i metalli che sono luminosi sono adatti per produrre aeroplani e questi metalli sono sedici. 
Saambara dice ancora che sedici metalli formati da leghe di metalli del gruppo Soma, Soundaala e Mourthwika non sono conduttori di calore e sono utili per costruire vymaana”. 
Il testo così continua: 

“Nel settimo strato (livello?) della terra, nella terza miniera (nella terza collocazione o nel terzo sottogruppo?) si trovano i metalli della serie Soma. Essi sono di trentotto tipi. Nel Lohatantra o Scienza dei Metalli viene detto anche che nella terza sezione del settimo livello della terra i metalli Soma possiedono cinque speciali qualità e sono detti beejalohas o metalli base”. (omissis) “Nel settimo livello i metalli sono di ventisette specie. Il terzo tipo di metalli sono detti metalli base ed hanno cinque qualità”. 

Chiunque conosca le regole con cui gli elettroni si distribuiscono attorno ad un nucleo sceglierebbe più o meno lo stesso tipo di classificazione dettata da Mendelejev, anche un indiano di cinquemila anni fa. È infatti utile, sapere, per poter interpretare il Vymaanika-Shaastra, che ci sono proprio 7 livelli energetici distinti che possono essere occupati dagli elettroni (Sienko-Plain, Chimica Principi e Proprietà, Ed. Piccin). Che gli indiani conoscessero i 7 livelli energetici degli elettroni è più che evidente ed appare altresì probabile che conoscessero le regole con cui gli elettroni si dispongono nello spazio attorno al nucleo. Infatti noi conosciamo 8 modi possibili di sistemare gli elettroni attorno al nucleo di un atomo e per questo abbiamo diviso la tabella di Mendelejev in 8 gruppi. 
Ma ascoltiamo ancora cosa dice il Vymaanika-Shaastra: “La gravità del centro della terra, la gravità della terra globale, il flusso solare, la forza dell’aria, la forza emanante dai pianeti e dalle stelle, le forze gravitazionali del Sole e della Luna e le forze gravitazionali dell’Universo producono i livelli della terra nelle proporzioni 3, 8, 11, 5, 2, 6, 4, 9 e … causano l’origine dei metalli… “. Abbiamo riflettuto a lungo sul significato di queste parole e sul significato di questi numeri e sulla base di quanto già messo in evidenza sembra di poter tradurre il discorso come segue…  Tutte le forze e le interazioni dell’Universo, espresse da leggi fisiche ben precise, hanno formato i diversi metalli che si dividono in … guarda caso … otto tipi fondamentali descritti da otto numeri. Ciascun numero sembra descrivere la . configurazione elettronica del primo elemento di ciascun gruppo, il 3 è il litio, l’ 8 è l’ossigeno, il 5 è il boro, il 2 è l’elio, il 6 è il carbonio, il 4 è il berillio, il 9 è il fluoro mentre l’11 è il sodio ma al suo posto ci dovrebbe essere l’azoto (N = Nitrogeno)”. Quest’ultima è l’unica discrepanza che abbiamo trovato nella nostra chiave di lettura. Forse il numero 11 è stato mal ricordato e quindi mal riportato nel libro? In fondo dopo cinquemila anni ci si può anche permettere un errore. Sta di fatto che l’interpretazione chimica della tabella degli elementi degli indiani di cinquemila annifa ha più che un solo legame con quella che noi oggi conosciamo ed usiamo e se la chiave di lettura da noi qui proposta è giusta si giunge all’agghiacciante conclusione che cinquemila anni fa, qualcuno conosceva molto bene la struttura dell’atomo e cioè le leggi che regolano l’Universo. 
In accordo col Vaimanika-Sastra , apparentemente scritto da Maharishi Bharadwaja nel IV sec. A.C. , ci sono 32 segreti nel pilotare un Vimana , essi includono : 
MAANTRIKA : l’invocazione di mantra che permetterà ad uno di ottenere certi poteri spirituali ed ipnotici cosicché possa costruire veicoli volanti indistruttibili
TAANTRIKA : dall’acquisizione di qualcuno dei poteritantrici , il pilota può nascondere il suo “aereo” 
GOODHA : permette al pilota di rendere il suo Vimana invisibile ai nemici . Adrishya ottiene lo stesso risultato attraendo ‘la forza del flusso etereo nel cielo’. 
PAROKSHA : esso mette in grado il pilota di paralizzare gli altri Vimana e di metterli fuori combattimento. 
APAROKSHA : il pilota può servirsi di questa abilità per proiettare fasci lucenti dal fronte della sua nave per illuminare la sua via. 
VIROOPA KARANA : con questa capacità al comando , il pilota può produrre un temporaneo fumo , può caricarlo con le calde onde del cielo e far assumere alla sua nave una forma terrificante che garantisce grandi fremiti in coloro che guardano . Roopaanara può permettere al Vimana di assumere forme come quelle del leone , della tigre , del serpente , di una montagna per confondere gli osservatori. 
SUROOPA : se qualcuno può attrarre i 30 tipi di ‘forza Karaka’ , può far sembrare il Vimana ‘una damigella paradisiaca addobbata con fiori e gioielli’ . 
 PRALAYA : comprime la forza elettrica attraverso ‘i cinque tubi aerei’ cosicché il pilota possa ‘distruggere ogni cosa come in un cataclisma’ . Vimukna manda una pozione velenosa nell’aria per causare ‘uno stato di insensibilità totale e di coma’. 
TAARA : questa capacità , una volta governata , fornisce al pilota un altro metodo per eludere il contatto col nemico o per nascondere i propri intendimenti agli osservatori : ‘Miscelando con la forza eterea 10 parti di forza aerea , 7 parti di forza acquea e 16 parti di capacità solare , e proiettandole dalle parti dello specchio stellato attraverso il tubo frontale del Vimana , l’apparizione di un cielo stellato è creata.’ 
SAARPA-GAMANA : questo segreto permette al pilota di attrarre le forze dell’aria , unirle con i raggisolari e passare la mistura attraverso il centro della nave così che il Vimana avrà un movimento a zigzag come un serpente. 
– ROOPAAKARSHANA : permette al pilota di vedere dentro al Vimana nemico, mentre        - RYAAGRAHANA permette ad uno di spiare ‘tutte le attività che avvengono al di sotto sulla terra.’ 
JALADA ROOPA : le sue istruzioni permettono al pilota di sapere le corrette proporzioni di alcuni composti chimici che miglioreranno il Vimana e gli daranno la forma di una nuvola. 

– Avviso ai piloti dei pericoli
Gli Aavartaas o vortici aerei sono innumerevoli in molte regioni. Di questi, i vortici sulle rotte dei Vimana sono cinque. 

Nella regione Rekhapathha ci sono vortici di vento. 
Nella regione Kakshyapathha ci sono vortici causati dai raggi solari. 
Nella regione di Shaktipathha ci sono vortici di correnti fredde. 
Infine nella regione di Kendrapathha ci sono vortici di collisione. 

Questi vortici distruggono i Vimana e devono essere temuti. Nel libro si dice che il pilota dovrebbe conoscere queste cinque fonti di allarme ed imparare a guardarsene per la sua stessa salvezza.” Nell’antica India coloro che registravano la conoscenza erano attenti ad osservare ogni forma di cambiamento, ogni movimento, ogni effetto visibile ed invisibile. Spesso parlavano in una maniera oltre i cinque sensi, anche con molti dettagli. Sembra che la loro scienza fosse più un’esperienza che una speculazione Da quando i Siddhis (poteri paranormali) sono principi naturali, è possibile che le macchine possano essere costruite per avvantaggiarsi di essi, e qualche Vimana potrebbe operare su questa base. Quindi, laghima-siddhi può essere usata per rendere priva di peso la nave, e mano-java può essere usata per muoverla attraverso l’etere. Altri veicoli potrebbero fare uso di metodi di propulsione meccanici ed elettromagnetici più familiari o potrebbero usare una combinazione di siddhis e principi familiari. Secondo gli antichi testi indiani , le persone volavano a bordo di veicoli chiamati “Vimana”. L’antica epica indiana descrive il Vimana come un veicolo volante a due piani ,circolare con oblò ed un ampio ponte . Esso volava alla ‘velocità del vento’ ed emanava un ‘melodioso suono’ . Vi erano almeno quattro tipi differenti di Vimana; avevano forme diverse , alcuni dei quali a forma cilindrica (‘navi a forma di sigaro’). I testi antichi indiani sui Vimana sono numerosi, ci vorrebbero volumi per riferire tutto quello che hanno da dire. Gli antichi indiani , che costruivano essi stessi queste navi , scrissero interi manuali di volo sul controllo dei vari tipi di Vimana , molti dei quali esistono ancora ed alcuni anche tradotti in inglese. 
Il Samara Sustradhara è un trattato scientifico concernente ogni possibile aspetto del volo aereo dei Vimana. Ci sono 230 stanze riguardanti la costruzione, il decollo, il viaggio per migliaia di miglia, atterraggi normali ed’emergenza ed anche le possibili collisioni con uccelli. 
Nel 1875, il Vaimanika-Satra (vedi più avanti), un testo del IV sec. A.C. scritto da Bharadvaj, usando come sua fonte testi ancora più antichi , venne riscoperto in un tempio in India. Esso riferiva le operazioni dei Vimana ed includeva informazioni sul controllo, precauzioni per lunghi viaggi, protezioni delle navi da tempeste e da lampi nonché come convertire il controllo dell’energia solare ad una sorgente di energia libera che suona come anti-gravità. Il Vaimanika-Satra ha otto capitoli con diagrammi, descrive tre tipi di veicoli includendo apparecchiature che non possono prendere fuoco o rompersi. Inoltre menziona 31 parti essenziali di questi veicoli e 16 materiali con cui possono essere costruiti che assorbono la luce ed il calore; per ciò sono desiderabili per la costruzione dei Vimana . Sembra che non ci siano dubbi che i Vimana fossero equipaggiati da una sorta di anti-gravità. I Vimana decollavano verticalmente ed erano in grado di fermarsi a mezz’aria come i moderni elicotteri e dirigibili. Bharadvajy riferisce di non meno 70 autorità e 10 esperti di volo aereo nell’antichità. Queste sorgenti sono oggi perse.

  

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La Grecia intercetta una nave turca carica di armi e munizioni per i jihadisti dell’SIS in Libano.

Nave turca intercettata

I guardia coste greci hanno intercettato ieri una nave turca al largo dell’isola di Creta ed hanno proceduto al sequestro di un carico di armi, munizioni ed esplosivo contenuto in sei containers che erano destinati in Libano. Sono stati arrestati tutti i componenti dell’equipaggio: 6 siriani, 4 indiani ed un libanese.
La nave proveniva dalla Turchia ed in particolare era salpata dal porto di Izmir dove aveva imbarcato il carico. Secondo il portavoce della polizia greca la nave è stata costretta ad attraccare al porto greco di la Canea, nell’Ovest dell’Isola di Creta dove le autorità greche hanno effettuato un attento controllo del carico.
Un episodio apparentemente minore che in realtà dimostra fin dove si spinge la macchinazione turca in Medio Oriente.
Secondo il giornale Al Akhbar, l’operazione con cui è stato intercettata questa nave ricorda un altro antecedente, quello della nave Lutfullah 2, che fu intercettata dall’Esercito libanese nel 2012. Questa nave portava a bordo decine di tonnellate di armamenti provenienti dalla Libia con destinazione al porto di Tripoli, nel Nord del Libano. Questa regione libanese conta con parecchi seguaci dell’ISIS e del Fronte al Nusra.
L’invio di questa nave potrebbe essere opera dei servizi di intelligence turchi che stanno collaborando con i sauditi nell’obiettivo di destabilizzare il Libano.
I turchi ed i sauditi stanno operando sulla regione nord del Libano al fine di consolidare la posizione del partito islamista libanese Yamaat Islamiya. L’obiettivo sarebbe quello di svincolarlo dalla corrente Futuro, diretta da Saad Hariri e mettere questo partito in antagonismo con Hezbollah. Questo consentirebbe ai sauditi e turchi di assicurarsi un insediamento confessionale in Libano per attaccare e destabilizzare il paese sulla base di un conflitto confessionale contro sciiti, drusi e cristiani, visto che anche questi ultimi appoggiano Hezbollah, considerato l’unico difensore della sicurezza delle comunità cristiane e druse dagli attacchi degli integralisti.
Nota: La Turchia, in alleanza con l’Arabia Saudita, sta cercando di aprire un nuove fronte in Libano per colpire le forze di Hezbollah, alleate della Siria, che hanno il loro quartire generale a Beirut, nella zona sciita.Il piano turco saudita si basa sulla possibilità di effettuare attacchi terroristici mediante cellule dell’ISIS e di Al Nusra, fatte infiltrare in Libano e reclutate nei campi profughi presenti nel paese.
Un grosso attentato a Beirut era già avvenuto tre mesi fa ed aveva colpito il quartiere sciita di „ Bourj al-Barajne“ , nella periferia della capitale libanese, con un bilancio di 40 morti e 105 feriti. Il quartiere viene considerato una roccaforte del movimento Hezbollah ed era apparsa chiara l’intenzione del gruppo terrorista di assestare un colpo agli Hezbollah, che sono considerati i peggiori nemici dei miliziani salafiti.
Da allora si sono verificati altri fatti e vari tentativi di infiltrazione alla frontiera libanese siriana che sono stati però sempre bloccati dagli Hezbollah che vigilano attentamente sui passi montuosi che mettono in comunicazione il Libano con la vicina Siria.
Gli Hezbollah svolgono un ruolo chiave nella guerra siriana con il loro appoggio alle operazioni militari dell’Esercito siriano con cui operano fianco a fianco ed attualmente sono sotto le dipendenze del comando unificato Russo-siriano-Iraniano che coordina le operazioni militari in Siria.
Si calcola che in Siria vi siano almeno 5.000 combattenti di Hezbollah. L’ Iran sostiene militarmente e logisticamente il movimento sciita libanese ed ultimamente ha fornito una serie di armi avanzate fra cui i nuovi missili iraniani di tipo “Fateh”, con una gittata di 250-350 chilometri, capaci di trasportare testate da 500 kg. Oltre all’arsenale di razzi, Hezbollah avrebbe acquisito anche avanzati sistemi di difesa anti-aerea e anti-navale dalla e/o attraverso la Siria, e avrebbe accresciuto i suoi armamenti anti-carro e anti-blindati. Ilpotenziale di Hezbollah è risultato talmente fortificato da preoccupare notevolmente anche le autorità militari di Israele.
Risulta che ci sia un accordo segreto fra Israele, Arabia Saudita e Turchia per attaccare il Libano con lestesse tecniche di sobillazione utilizzate in Siria, attraverso azioni di sabotaggio e di terrorismo contro obiettivi civili ed istituzionali del paese per poi spacciare tale azioni (con la complicità dei media occidentali) come una “insurrezione popolare” ed avere quindi il pretesto di un intervento armato. Il ruolo chiave sarebbe esercitato (come in Siria) dai gruppi terroristi jihadisti e mercenari arruolati ed addestrati in Arabia Saudita e Turchia. Alla Turchia , per la sua vicinanza alle coste libanesi, sarebbe assegnato il compito di rifornire di armi ed esplosivi i gruppi terrroristi. Questo spiega l’interesse delle autorità turche di far entrare via mare nel paese carichi di armi ed esplosivi destinati alle cellule dei terroristi già presenti nel paese.
Non è escluso che il contraccolpi negativi subiti dalla Turchia in Siria, per causa dell’intervento russo e con la perdita delle postazioni ad Aleppo e Latakia, abbiano spinto Erdogan alla decisione di aprire un altro fronte ad Ovest della Siria per cercare di colpire alle spalle la coalizione Siria-Iran-Hezbollah.
Fonti: Al Manar Al Akhbar - Traduzione e nota: Luciano Lago
Aveva ragione Putin quando sosteneva che la Turchia appoggiava l'ISIS ....

Meucci ...e telecom



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Petaloso.




Altre parole da inserire nel vocabolario oltre a " petaloso".

VIVA L'ITALIA - Discorso di Michele Placido.




Cosi dovrebbero essere i politici.

Puglia, una terra magica.



Ecco uno spettacolo che offre la natura in Puglia.
Un tronco di un ulivo millenario con disegnato un vero volto.
Siamo a Ginosa in provincia di Taranto.


Foto di Davide Stasolla da www.barinedita.it


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domenica 6 marzo 2016

SE FOSSI LAUREATO IN ECONOMIA E NON IN LETTERE. - Maurizio Pallante




Dopo avere letto il post “La decrescita totalitaria”, di Stefano Feltri, ho immaginato di essere un “economista”, ed ho fatto un paio di considerazioni. Ad esempio, se fossi laureato in economia e non in lettere, mi domanderei: chi ha governato l’economia e la finanza nei decenni passati, chi la sta governando, chi ha la responsabilità della crisi che sta sconvolgendo i paesi industrializzati, chi è incapace di trovare le misure di politica economica adeguate per uscirne: i laureati in economia o i laureati in lettere?

Se fossi laureato in economia e non in lettere, mi domanderei se è veramente desiderabile, ammesso che sia possibile, uscire dalla crisi con la ripresa della crescita di un prodotto interno lordo in cui incidono in misura significativa gli sprechi di cibo (il 3 per cento del pil), gli sprechi di energia (il 70 per cento dei consumi), gli incidenti automobilistici, il consumo di medicine, le spese di riparazione e di ripristino dei danni ambientali causati da processi produttivi finalizzati alla crescita del prodotto interno lordo, la cura delle malattie causate dalla crescita delle emissioni e delle produzioni inquinanti, la produzione di armi e le guerre.


Se fossi laureato in economia e non in lettere, non eviterei comunque di ripassare la differenza tra la congiunzione “e” e il verbo “è”, perché un conto è dire “meno e meglio” e un altro è dire “meno è meglio”. 
Se per i talebani della crescita più è sempre meglio, anche quando è peggio (es.: gli sprechi di energia in un edificio mal costruito), i sostenitori della decrescita felice non pensano, né scrivono, che meno è sempre meglio, ma sanno distinguere quando lo è (es.: la riduzione dei consumi di energia in un edificio ben costruito). I talebani della crescita si limitano a usare grossolani criteri di valutazione quantitativi, i sostenitori della decrescita felice utilizzano parametri qualitativi.

Se fossi laureato in economia e non in lettere terrei in una certa considerazione l’insegnamento di un economista tra i più importanti del Novecento, John Kenneth Galbraith, che nel 1968 ha suggerito a Robert Kennedy di rivelare l’inganno dell’equazione tra crescita del Pil e crescita del benessere, perché il Pil cresce anche quando cresce la produzione di merci che peggiorano la nostra vita, come le armi, il tabacco, la riparazione delle automobili incidentate, mentre non può misurare il benessere generato da attività che non generano una compravendita, come le relazioni umane, l’autoproduzione di beni, l’economia del dono e della reciprocità.

Se fossi laureato in economia e non in lettere mi domanderei: se basta il banale buon senso per decidere di produrre cose utili invece di cose inutili o dannose, di utilizzare processi non inquinanti anziché processi inquinanti, di ridurre gli sprechi invece di incentivare un consumo dissipativo delle risorse, come mai i laureati in economia che governano l’economia e la finanza non indirizzano su questa strada gli investimenti per superare la crisi? I laureati in economia sono privi del banale buon senso?

Se fossi laureato in economia e non in lettere mi domanderei se la scelta di aumentare la produttività per far crescere il Pil e rendere le aziende più competitive sul mercato mondiale non comporti una riduzione dell’incidenza del lavoro umano per unità di prodotto e quindi una riduzione dell’occupazione e della domanda a fronte di un aumento dell’offerta; se cioè non aggravi la crisi invece di attenuarla (per non parlare della sofferenza umana di chi non ha occupazione, ma gli esseri umani per chi è laureato in economia sono semplici fattori della produzione, quello che conta è la crescita).

Se fossi laureato in economia e non in lettere, non avrei comunque nessuna ritrosia a leggere ciò che scrivono quelli che la pensano diversamente da me, perché il vero fondamento di una deriva totalitaria è proprio l’intolleranza, soprattutto quando assume l’aspetto di un tabù inviolabile da difendere con tutti i mezzi.

Link: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/20/fossi-laureato-economia-lettere/192440/
20.02.2013