mercoledì 10 maggio 2017

De Bortoli accusa Boschi su Banca Etruria. Lei,è fango. - Cristina Ferrulli


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"Chiese a Ghizzoni acquistarla".Banca smentisce. M5S, si dimetta.


Maria Elena Boschi finisce ancora una volta nella bufera per la vicenda di Banca Etruria, di cui il padre Pierluigi era vicepresidente. L'ex direttore del Corriere Ferruccio De Bortoli nel libro 'Poteri forti (o quasi)' denuncia che l'allora ministro delle Riforme, nel 2015, chiese all'ad di Unicredit Federico Ghizzoni "di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria". Un'accusa pesante che Boschi respinge al mittente: "Mai fatto una richiesta del genere, è un'ennesima campagna di fango" si indigna la sottosegretaria che dà mandato ai legali. Ma Beppe Grillo crede alla versione del giornalista e chiede le dimissioni della fedelissima di Renzi alzando uno scontro politico con il Pd.
De Bortoli dedica un capitolo delle sue memorie giornalistiche a "Matteo Renzi, ovvero la bulimia del potere personale", ammettendo, anche per colpa sua, rapporti personali "difficili" e sostenendo che "l'attacco al 'Corriere' faceva parte di una sorta di strategia contro i cosiddetti poteri forti". Poi, a pagina 209, accusa la ministro di pressioni sui vertici di Unicredit.
"Non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all'amministratore delegato di Unicredit", scrive De Bortoli, per chiedere di valutare la possibile acquisizione della banca, dove aveva lavorato il padre, ma la richiesta non andò in porto perchè Ghizzoni, dopo valutazioni patrimoniali, decise di lasciar perdere. Ma fonti vicine alla banca chiariscono che Unicredit non ha subito pressioni politiche per l'esame di dossier bancari compreso quello di Banca Etruria. Boschi nega ogni denuncia e si rivolge agli avvocati "a tutela del suo "nome" e del suo "onore": "Ho incontrato Ghizzoni come tante altre personalità del mondo economico e del lavoro ma non ho mai avanzato una richiesta di questo genere".
Indignata e "stupita per questa ennesima campagna di fango" la ministra renziana che sfida "chiunque a dimostrare il contrario". Come prevedibile, il caso dà fuoco alle polveri dello scontro politico. Ma tra i renziani, se l'attacco politico viene messo in conto, l'accusa dell'ex direttore del Corriere fa montare i sospetti. "Ci stanno provando in tutti i modi" a far fuori Matteo Renzi, è la tesi che gira tra i fedelissimi convinti che i poteri forti vogliano evitare in ogni modo il ritorno dell'ex premier a Palazzo Chigi. L'accusa invece fa presa sui 5 stelle. Di Maio, prima, e Beppe Grillo dopo chiedono le dimissioni della sottosegretaria e il leader M5S annuncia che si valuteranno "anche possibili azioni sul fronte giudiziario". Ma Boschi, come i vertici del Pd, va all'attacco della "strumentalizzazione" dei grillini fatta solo per nascondere "le proprie difficoltà sui rifiuti a Roma o per l'audio a Palermo". E in serata il tesoriere dem Francesco Bonifazi annuncia un esposto contro Grillo. "Si occupino dei problemi della gente e non di fare gli aspiranti pm - attacca Ettore Rosato - visto che non hanno nè i criteri morali nè le capacità giuridiche".

Migranti, la procura di Trapani: «Indagini su appartenenti ong». - Chiara Marasca

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Lo ha detto il procuratore facente funzioni, Ambrogio Cartosio, sentito in audizione alla commissione Difesa del Senato.


Non è più solo, il procuratore capo di Catania, a sostenere la possibile esistenza di contatti tra scafisti di migranti e persone appartenenti alle ong. A dare in qualche modo sostegno alle sue affermazioni, che hanno sollevato un vespaio di polemiche, arrivano oggi le parole di un altro magistrato siciliano, il procuratore facente funzioni di Trapani, Ambrogio Cartosio. In audizione alla commissione Difesa del Senato Cartosio ha detto che «la procura di Trapani ha in corso indagini sull’ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che coinvolgono non le ong come tali, ma persone fisiche appartenenti alle ong». Il magistrato ha anche spiegato che, secondo quanto accertato dalla sua Procura, «le ong hanno fatto qualche intervento di salvataggio in mare anche senza informare la nostra Guardia costiera». «Allo stato delle nostre acquisizioni», ha detto Cartosio, «registriamo casi in cui soggetti a bordo delle navi delle ong sono al corrente del luogo e del momento in cui si troveranno imbarcazioni di migranti: evidentemente ne sono al corrente da prima e questo pone un problema relativo alla regolarità di questo intervento». «Allo stato delle nostre indagini escludo che ci siano elementi per poter dire che i finanziamenti ricevuti dalle ong possano essere di origine illecita ed escludo anche che gli interventi di soccorso delle organizzazioni abbiano finalità diverse da quello umanitarie», ha poi specificato, Ambrogio Cartosio.


Zuccaro aveva detto: «Non tutti filantropi nelle ong».


Nelle scorse settimane le parole del procuratore capo di Catania Zuccaro hanno aperto un vero e proprio caso. Da un lato si sono schierati le ong e quanti hanno scelto di difenderne valore sociale e reputazione, all’altra la rabbia social e molti politici di centrodestra che hanno invece gridato allo scandalo di fronte alla possibilità di contatti tra alcune organizzazioni non governative e i trafficanti di esseri umani. Zuccaro, che in un’intervista aveva parlato di questa possibilità, oggetto di attenzione da parte della sua Procura, affermando però di non avere al riguardo prove utilizzabili in sede processuale, sentito in commissione Difesa al Senato, ha poi confermato la sua opinione secondo la quale non tutti nelle organizzazioni non governative «hanno profili che collimano con quelli dei filantropi». In quella sede Zuccaro ha fatto appello alla politica perché possano essere incrementati gli «strumenti per poter meglio lavorare e riprendere quell’azione investigativa che in passato ha dato qualche successo». A cominciare dalla possibilità di intercettare tutte le comunicazioni, telefoniche e telematiche, delle navi che si trovano nella zona di ricerca e soccorso, comprese quelle delle ong.

Il procuratore capo di Siracusa Paolo Giordano, invece, anche lui sentito in commissione difesa, aveva spiegato che, al suo ufficio inquirente, «non risulta nulla per quanto riguarda presunti collegamenti obliqui o inquinanti tra ong o parti di esse con i trafficanti di migranti. Nessun elemento investigativo». 

martedì 9 maggio 2017

Migranti: Zuccaro, ci sono prove interessi mafie sull'accoglienza.

 © ANSA

Audizione in commissione Antimafia: 'I clan attratti da fondi, con polizia su navi trafficanti in galera'.


"C'è una massa di denaro destinata all'accoglienza dei migranti che attira gli interessi delle organizzazioni mafiose e dico questo sulla base di alcune risultanze investigative". Lo ha ribadito il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, in audizione alla Commissione Antimafia sottolineando comunque come "sia sbagliato ritenere che la mafia operi dovunque, perché così rischiamo di aumentare l'aurea di onnipotenza".

"Sabato scorso - ha detto ancora Zuccaro - è arrivata a Catania una nave con 498 migranti soccorsi ed il cadavere di un giovane ucciso a freddo su un barcone da un trafficante perché non si era tolto il cappello. Se sulla nave della Ong che ha fatto l'intervento vi fossero state unità della nostra polizia giudiziaria avremmo già preso i trafficanti e li avremmo già nelle nostre galere". 
Zuccaro ha concluso che "l'obiettivo delle indagini non sono le Ong ma i trafficanti ed alcune recenti modalità del traffico li stanno favorendo". Questi criminali, ha aggiunto, "sono autori di violenze inaudite e del tutto gratuite".
http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2017/05/09/migranti-zuccaro-prove-interessi-mafie_699cad6f-d626-49b2-8dab-0ea161172f7a.html

Interessi favoriti da chi gira la testa dall'altro lato per non vedere? Le leggi vanno fatte rispettare, non basta farle per mettere a posto la coscienza.

Consip, inchiesta sulle consulenze. Tra i legali che hanno avuto incarichi il presidente della cassaforte di Renzi.

Consip, inchiesta sulle consulenze. Tra i legali che hanno avuto incarichi il presidente della cassaforte di Renzi

La magistratura contabile ha messo nel mirino i contratti con professionisti esterni, ritenuti eccessivi sia per quanto riguarda il numero degli incarichi sia per il valore degli importi pagati. Soprattutto perché la centrale acquisti della pubblica amministrazione ha una direzione 'Legale e Societario' con 49 persone in organico. Alberto Bianchi dal 2012 ha incassato da Consip 290mila euro.

Nuova inchiesta su Consip. Stavolta a muoversi è stata la Corte dei Conti, che ha messo nel mirino le consulenze affidate dalla centrale acquisti della pubblica amministrazione a professionisti esterni. I militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza hanno eseguito un decreto di esibizione e sequestro di documenti nella sede della società in house del Tesoro. L’inchiesta, non collegata con quella che ha portato in carcere l’imprenditore Alfredo Romeo (accusato di aver pagato tangenti al responsabile dell’ufficio acquisti di Consip Marco Gasparri per avere informazioni sulle gare), punta a verificare la regolarità di diversi incarichi. Consulenze eccessive, secondo gli investigatori, sia per il numero sia per il valore degli importi pagati, considerato che Consip può contare su una una direzione ‘Legale e Societario’ con 49 persone in organico.
Nei mesi scorsi era emerso che tra gli avvocati che lavoravano per Consip c’era anche Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Open, la cassaforte di Matteo RenziBianchi a partire dal 2012 ha incassato dalla società pubblica compensi per un totale di 290mila euro. L’ad di Consip Luigi Marroni ha affidato tra l’altro a Bianchi – che a marzo ha ottenuto dal ministero dell’Economia la riconferma come consigliere di amministrazione dell’Enel – la difesa dell’azienda nel contenzioso con Consorzio nazionale servizi (Cns) e Manutencoop facility management (Mfm) per le “scuole belle” di Renzi: le due coop, che avevano vinto otto lotti su 13 dell’appalto da 1,6 miliardi del 2012, erano poi state multate dall’Antitrust per condotta anticoncorrenziale e Consip voleva escluderle dalle gare. Peraltro nella manovrina recentemente varata dal governo Gentiloni quell’affidamento viene prorogato per la quarta volta, nonostante la sanzione e la censura dell’Anac.
Ma Bianchi, oltre a lavorare per Consip, ha difeso in numerosi contenziosi anche Siram, azienda società specializzata in servizi energetici e facility management che si è aggiudicata in via provvisoria uno dei lotti della gara Fm4 al centro dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Romeo. Interpellato dal Fatto, ha spiegato che si trattava “non di conflitto“, ma di “convergenza, perché “non difendo mai né Siram né altri quando c’è conflitto con Consip, e non assumo mai incarichi per società che hanno a che fare con Consip senza esplicita autorizzazione di Consip”. E ancora: “Nessuno finora mi ha saputo dire dove e quando in concreto mi sono trovato in conflitto di interessi. Come se quando difendo Consip in contenziosi nati da concorrenti di Siram contro aggiudicazioni di Consip lo faccia con l’occhio strabico di chi tutela gli interessi di Siram anche quando tutela Consip. Solo pensarlo è offensivo”.

Consip, Woodcock sotto accusa: "Non doveva parlare del caso". - Dario Del Porto, Conchita Sannino

Consip, Woodcock sotto accusa: "Non doveva parlare del caso"

Il pg della Cassazione apre un'azione disciplinare per le frasi riportate da Repubblica. Marco Gasparri conferma ai pm: "A me 100mila euro da Romeo".

NAPOLI - Da accusatore ad accusato. Secondo il Pg della Cassazione, quel magistrato ha violato il riserbo: doveva tacere. Procedimento disciplinare per Henry John Woodcock, il pm napoletano che, insieme alla collega Celeste Carrano, ha indagato su presunte tangenti e cordate nel mega appalto Consip. Si tratta dell'inchiesta madre - i cui atti sono stati poi trasferiti a Roma - che ha portato all'arresto dell'imprenditore Alfredo Romeo, e al coinvolgimento degli eccellenti, tra cui il ministro Luca Lotti e il padre di Matteo Renzi. Un'altra pagina a sorpresa, nella tormentata vicenda: proprio mentre ieri, a piazzale Clodio, fa un altro passo avanti il complesso filone romano e va in scena l'incidente probatorio che cristallizza le dichiarazioni di Marco Gasparri contro Romeo. "Sì, presi 100mila euro da Romeo per consigli e informazioni sulle gare", ribadisce il funzionario Consip di fronte al procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo, e al pm Mario Palazzi.
Ora, però, c'è anche il pm Woodcock a dover dare spiegazioni. Al centro della dura contestazione che gli viene mossa dal Pg Pasquale Ciccolo, finisce il ragionamento riportato da Repubblica lo scorso 13 aprile. Nell'articolo vengono dettagliatamente ricostruite alcune riflessioni del pm sulle ore più tese dell'indagine sul capitano del Noe Giampaolo Scafarto: è l'ufficiale che ha redatto la corposa informativa Consip. A Roma, i pm prima revocano la delega al nucleo, poi mettono sotto inchiesta l'investigatore. Grave l'ipotesi. Aver manomesso un passaggio del dossier, attribuendo a Romeo, invece che al suo consulente Italo Bocchino, questo brano: "Renzi, l'ultima volta che l'ho incontrato...".

Le frasi di Woodcock smentivano sia i contrasti con i colleghi della capitale, sia l'idea di un complotto "investigativo" contro Renzi. Un errore, insomma. "Mi chiedo, ma cui prodest? Perché il capitano ( Scafarto, ndr) avrebbe dovuto fare questo? Perché avrebbe dovuto mettere in atto una pianificazione eversiva contro Renzi? A me pare davvero una cosa da pazzi...". E ancora: "La guerra non esiste. Io sono amico di Ielo, ci sentiamo e ci vediamo. Lo stimo, lavora bene da trent'anni. Certo, ci sono scelte diverse. Ma date alla mia procura il tempo di depositare le carte. Lì c'è la prova di quanta professionalità è stata usata in questa vicenda". Argomentazioni che, secondo il pg della Cassazione, avrebbero interferito con il lavoro dei colleghi, oltre che violato il riserbo. Woodcock, che si è appena espresso pubblicamente a favore della legalizzazione delle droghe leggere, ora prepara la difesa. Ad assisterlo, sarà l'ex procuratore di Torino Marcello Maddalena.

Intanto, a Roma viene interrogato davanti al giudice Gaspare Sturzo, per oltre 5 ore, il funzionario Consip Marco Gasparri. Che conferma tutte le accuse. "Ho preso 100 mila euro da Alfredo Romeo per garantirgli consigli e informazioni sulle gare bandite in Consip": ribadisce l'indagato. Risponde alle domande dei magistrati e degli avvocati Francesco Carotenuto, Giovambattista Vignola e Alfredo Sorge. I legali sembrano tuttavia fiduciosi. "Gasparri ha reso molti chiarimenti rispetto ai precedenti interrogatori - scrivono in una nota - precisando diversi aspetti, ritenuti molto utili alla difesa di Romeo e della società Romeo Gestioni, tanto da ritenere ormai difficilmente configurabili ipotesi di reato e di illeciti".

Romeo è in cella dal primo marzo per corruzione, e ora nei suoi confronti si profila la richiesta di giudizio immediato da parte di Roma. In un altro filone, risultano tuttora indagati: per traffico d'influenze Tiziano Renzi; per violazione del segreto d'ufficio il ministro Lotti, il comandante generale dell'Arma dei carabinieri Tullio Del Sette e il comandante regionale della Toscana Emanuele Saltalamacchia.


http://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/05/09/news/consip_woodcock_sotto_accusa_non_doveva_parlare_del_caso_-164970526/

sabato 6 maggio 2017

Stiglitz: “Germania unica beneficiaria dell’euro.” - Alberto Battaglia

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“L’euro funziona, professor Stiglitz?”. Una domanda a bruciapelo, quella inviata martedì scorso nel salotto di Giovanni Floris su La7, alla quale il noto premio Nobel per l’economia ha offerto una risposta altrettanto netta: “No”. Ovviamente, non è la prima volta che ciò viene affermato da un importante economista né è la prima volta che lo stesso Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’Economia, sottolinea questo concetto. Allo stesso tempo l’intervista ha offerto una sintesi del pensiero del professore della Columbia University di New York,. che ha esplorato con sufficiente semplicità una serie di concetti spesso fraintesi o mistificati.
In particolare, cosa succede ai Paesi europei dopo la loro rinuncia irreversibile (secondo quanto ribadito a più riprese dalla Bce) al dominio del tasso d’interesse e del tasso di cambio? “Si è creata divergenza e stagnazione”, il contrario di quanto l’Europa unita avrebbe dovuto fare, sottolinea Stiglitz, “i più ricchi si sono arricchiti i poveri si sono impoveriti”. A questo punto il pubblico presente in studio accorda un forte applauso a scena aperta, mentre il professore precisa che lo “spartiacque” segnato dall’euro continua sempre più ad accentuare tali dinamiche. Alla richiesta, sempre molto schietta di Floris sul fatto che sia, ad esempio, la Germania ad essersi arricchita, al contrario dell’Italia, Stiglitz conferma quello che, a giudicare dalla sua espressione facciale, gli pare una lapalissiana ovvietà. La Germania è “il grande beneficiario singolo” dell’Eurozona.
Non sorprende che il Nobel, per queste sue posizioni critiche, sia stato spesso citato dai partiti euroscettici, fra cui Lega Nord e Front National. Eppure, Stiglitz tiene a segnare la sua netta distanza da questi movimenti: “Se [voi italiani] mi aveste chiesto prima se entrare nell’euro, vi avrei detto non fatelo. Ora che ci siete dentro dovete capire che ci sarà un costo per tutto questo, che si pagherà con il costo della vita”. Ma il problema non è quello di uscire dall’euro, secondo Stiglitz, ma è la riforma dell’Eurozona nel suo complesso e soprattutto se è possibile ottenere “un assenso della Germania sulle riforme necessarie”.
Stiglitz, che propugna una diversificazione dell’euro in più velocità, ritiene di non aver bisogno che un sano dibattito sul futuro dell’euro raccolga gli avalli di figure come quella di Marine Le Pen. Secondo il professore, il punto di fondo è che “ripensare il ruolo dell’euro” è l’unico modo per non entrare in conflitto con il fine per il quale è stato creato: aumentare la coesione dell’Unione Europea.
Quanto al caso Mps, Stiglitz ha fatto sapere in un intervento tenuto ieri all’Università di Siena che “la Bce ha tenuto una posizione troppo rigida“.

Con Soros a Palazzo Chigi l'ultra-capitalismo getta la maschera. - Diego Fusaro

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Lo speculatore e finanziatore di Ong è stato accolto in pompa magna da Gentiloni. Altro che complotto. La classe post-borghese è in una fase cruciale della sua lotta. E non fa nulla per nascondersi.

Lo diciamo da tempo, ma l'impermeabilità del pensiero unico è sconvolgente. Sovrastruttura egemonica santificante i rapporti di forza asimmetrici e iperclassisti dell'orizzonte post-1989, il pensiero unico politicamente corretto offusca senza tregua la visione del reale. Sostituisce il reale con la realtà mediatizzata, confezionata ad hoc dal circo mediatico e da opinion maker nichilisti, post-borghesi e ultra-capitalistici. Le masse pauperizzate e sempre più ridefinite come nuova plebe postmoderna della mondializzazione subiscono in silenzio. Ogni giorno vengono private di qualcosa e, un po' alla volta, perdono tutto, anche i diritti più elementari.
UN SILENZIO ASSORDANTE. Nel silenzio più assordante, ecco che George Soros, lo speculatore finanziatore di Ong, l'apolide filantropo che, con immensa magnanimità, a flusso costante foraggia ogni movimento organico al capitale finanziario (rivoluzioni colorate, legtb, immigrazioni di massa), è stato ricevuto dal premier Paolo Gentiloni. Sì, proprio così. Altro che complotto! Soros accolto in pompa magna dal governo italiano. Intelligenti pauca, dicevano i latini. La lotta di classe procede, spietatamente condotta dagli sradicati esponenti dell'élite finanziaria che distruggono i diritti sociali e le sovranità nazionali, difesi "culturalmente" dal clero accademico, giornalistico e televisivo.
IL MITO IMMIGRAZIONISTA. È chiaro come il sole, solo i fessi non lo vedono. L'immigrazione di massa non è soltanto una oscena pratica di lucro, una abominevole tratta di esseri umani: è un momento fondamentale della lotta di classe gestita da Soros e dalla sua classe post-borghese e ultra-capitalistica. Serve ad abbassare i costi della forza lavoro, a creare lotte orizzontali tra gli ultimi, a imporre il nuovo profilo planetario dell'uomo sradicato, migrante e in perenne mobilità in funzione delle logiche delocalizzanti del capitale liquido-finanziario. Lo vuole la destra del denaro, lo difende vergognosamente la sinistra del costume. Che anziché lottare contro queste pratiche oscene e difendere i lavoratori fa suo il mito immigrazionista, ideologia di completamento del capitalismo finanziario senza radici e senza diritti riconosciuti.