martedì 7 gennaio 2020

Renzi si allinea al centrodestra su Autostrade: “Voteremo contro revoca concessioni”. Fassina e Di Stefano: “Legga cosa dice Corte dei Conti”

Renzi si allinea al centrodestra su Autostrade: “Voteremo contro revoca concessioni”. Fassina e Di Stefano: “Legga cosa dice Corte dei Conti”

Il leader di Italia viva, intervistato dal Messaggero, ha garantito che secondo lui non ci saranno contraccolpi sull'esecutivo. E annuncia che anche sulla prescrizione si esprimeranno contro la maggioranza. Sull'incontro Di Maio-Zingaretti: "Spero che il leader 5 stelle trovi il tempo di seguire i dossier di politica estera". E sul dem: "In questi giorni di festa ho ripreso a sentirmi anche con Zingaretti dopo le polemiche post scissione."
Garantisce che “la maggioranza regge tranquillamente” e che sia “più saggio per tutti arrivare a scadenza naturale della legislatura”. Ma annuncia che Italia viva voterà contro il governo, e insieme al centrodestra, sulla revoca delle concessioni di Autostrade e, “se il ministro Alfonso Bonafede non trova una soluzione”, anche sulla prescrizione. L’ex premier Matteo Renzi, intervistato da il Messaggero, ha parlato della tenuta dell’esecutivo e di come i suoi si comporteranno in Aula sui punti cruciali dell’agenda 2020. Il senatore non esiterà ad allinearsi quindi al centrodestra su due dei provvedimenti che rappresenteranno i primi banchi di prova della maggioranza nell’anno nuovo. Sulla richiesta di autorizzazione a procedere per Matteo Salvini in merito al caso della nave Gregoretti invece, Iv ha già deciso che darà il via libera: “Replicheremo il voto dato sulla Diciotti”. Solo ieri 4 gennaio, a sorpresa, i due leader Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio si sono incontrati per avviare i contatti per la riscrittura del contratto: un appuntamento a cui non sono stati invitati gli altri esponenti della maggioranza, organizzato per rafforzare l’intesa Pd-M5s.
Se il senatore non prevede terremoti, al tempo stesso ha annunciato che i suoi non si uniranno alla maggioranza sul tema Autostrade. La stessa ministra Pd dei Trasporti Paola De Micheli nei giorni scorsi ha parlato di “troppe evidenze” sulla “scarsa manutenzione del Ponte Morandi” e non ha escluso la revoca. Ma Renzi ha ribadito che non si unirà a Pd e 5 stelle sull’argomento: “Abbiamo già votato contro in consiglio dei ministri”, ha detto. Il riferimento è al decreto Milleproroghe e all’abolizione delle penali per la revoca delle concessioni contro cui si è espressa Italia viva a fine dicembre. “Voteremo contro in Parlamento. Perché punire chi ha sbagliato sul Morandi o altrove è sacrosanto. Fare leggi improvvisate che privano il Paese di credibilità internazionale e fanno fuggire gli investitori internazionali invece è un assurdo. Se giuridicamente ci sono le condizioni per la revoca lo devono dire i tecnici, non i demagoghi”.
A Renzi hanno risposto Stefano Fassina e Manlio Di Stefano. “Chi si oppone alle revoche, come ancora una volta oggi Matteo Renzi, dovrebbe leggersi la documentatissima Deliberazione della Corte dei Conti del 18 dicembre scorso”, dice Fassina, deputato di LeU e promotore del movimento Patria e Costituzione, in un intervento su Huffington Post. “La norma inserita nel Decreto Milleproroghe è soltanto un primo passo, insufficiente: è la gestione privata che va eliminata a meno di non voler continuare a nutrire interessi fortissimi a scapito dell’interesse pubblico, con il paravento di presunti diritti acquisiti che in realtà sono immorali privilegi, ossia truffe legalizzate a danno dei cittadini”, aggiunge Fassina.
Di Stefano, invece, attacca: “Pensate quindi davvero che ci fermeremo nella revoca delle concessioni autostradali ai Benetton solo per Matteo Renzi e Matteo Salvini (i gemelli della politica) si oppongono? Questa è e sarà la nostra priorità perché non è accettabile che la nostra sicurezza sia lasciata nelle mani di chi ci ha già traditi provocando 43 morti a Genova”. “I Matteo – aggiunge – se ne facciano una ragione e trovino altri finanziatori, con noi al governo non l’avranno mai vinta”.
Ma non è il solo punto su cui l’ex premier si allinea con il centrodestra. Naturalmente rimane la prescrizione. Martedì 7 gennaio ci sarà un vertice tra le forze di maggioranza per discutere delle modifiche da introdurre per accompagnare l’entrata in vigore dello stop alla prescrizione. Un punto su cui i renziani e parte del Pd intendono non mollare: “O Bonafede trova una soluzione”, ha detto Renzi, “o noi votiamo la legge Costa che riporta la prescrizione come era prima. Una giustizia senza fine è la fine della giustizia e consegna i cittadini alla discrezionalità degli inquirenti e ai loro tempi. Fatico a trovare qualcosa di più barbaro e di più incostituzionale. Penso che i 5 stelle faranno una mediazione. Se non la faranno noi voteremo la legge Costa, che peraltro era ministro del mio governo, il Pd deciderà che fare”.
Per quanto riguarda però, la tenuta complessiva, Renzi dice di non avere dubbi che il governo giallorosso andrà avanti senza particolari problemi. “La maggioranza regge tranquillamente, il M5s non so“, ha commentato Renzi in riferimento alle ultime diserzioni dei parlamentari 5 stelle che hanno deciso di lasciare il gruppo o che sono stati espulsi. “Io non credo che sarà un anno facilissimo per i grillini, tutt’altro. Però i segnali di chi sta lasciando il Movimento vanno tutti nella direzione della prosecuzione della legislatura”. Secondo il leader di Iv “l’esodo dalla Piattaforma Rousseau è appena iniziato. Ma continuo a pensare che sia più saggio per tutti arrivare a scadenza naturale della legislatura. E se i grillini ci arriveranno meno forti è un problema tutto loro“.
Nessun contraccolpo effettivo quindi, almeno secondo l’ex premier, sull’esecutivo che comunque continuerà ad avere i voti necessari per sopravvivere. Anzi, Renzi ha deciso di non aprire polemiche per non essere stato chiamato al tavolo con Zingaretti e Di Maio: “Ogni incontro tra segretari per me è positivo. Spero però che in queste ore Di Maio trovi il tempo di seguire soprattutto i dossier di politica estera” e “se fossi il ministro degli Esteri mi preoccuperei delle vere guerriglie, non di quelle farlocche interne a M5s. E anche se non farlocche, comunque insignificanti davanti ai problemi del Mediterraneo e del ruolo strategico dell’Italia in questa zona”. Renzi ha anche rivelato che, “in questi giorni di festa”, ha ripreso “a sentirmi anche con Zingaretti dopo le polemiche post scissione. E mi sembra un fatto positivo. Lavoriamo tutti insieme con le nostre diverse sensibilità”.
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lunedì 6 gennaio 2020

Artisti si nasce.


Il Dio petrolio. - Massimo Erbetti


Risultati immagini per trump e l'Iran

Perché lo ha fatto?
Perché Trump ha attaccato L'Iran?
Secondo la dichiarazione ufficiale dello stesso Trump:
"Suleimani stava progettando attacchi imminenti e sinistri contro diplomatici e personale militare americano, ma lo abbiamo colto in flagrante e lo abbiamo ucciso... Abbiamo attaccato la scorsa notte per fermare una guerra, non per iniziarla". Altri invece sostengono che lo abbia fatto perché tra poco e precisamente a novembre 2020, ci saranno le elezioni presidenziali americane e Trump nonostante l'ostacolo impeachment, vuole a tutti i costi essere rieletto.
Ma il vero motivo secondo me è un altro e purtroppo sempre lo stesso: il controllo del mercato mondiale di petrolio.
Provate a digitare su Google "petrolio Iran" e scoprirete che tra il 10 e il 13 novembre scorso, numerose testate giornalistiche pubblicano un numero infinito di articoli, quasi tutti con lo stesso titolo: "In Iran è stato scoperto un nuovo giacimento di petrolio che è stato stimato contenere circa 53 miliardi di barili".
Capite quale è il vero motivo dell'attacco? Il petrolio, il predominio del mercato, altro che guerre di religione, altro che pericolo terrorismo, altro che rielezione... "il Dio petrolio". In Iran, dopo il giacimento di Ahvaz da 65 miliardi di barili, quello di cui è stata data notizia appena 45 giorni fa è il secondo più grande e sapete cosa ha dichiarato in quell'occasione il presidente della Repubblica Islamica dell'Iran Rohani?: "La nostra gente ha attraversato giorni difficili l'anno scorso, ma penso che l'America ora non ha più speranza. Oggi annunciamo all'America che siamo una nazione ricca e che nonostante la vostra ostilità e le vostre sanzioni crudeli, i lavoratori e gli ingegneri petroliferi iraniani hanno scoperto questo magnifico campo"
La scoperta del nuovo giacimento, aumenta le riserve di petrolio di un terzo. Questo porta l’Iran ad essere il terzo paese per riserve di petrolio al mondo...Capite? Il terzo paese per riserve di petrolio al mondo...dai su Tramp, raccontaci ancora la favoletta del pericolo terrorismo da sconfiggere...in questo modo il terrorismo si alimenta, ma cosa può importare a te del terrorismo, tanto a morire sarà sempre della povera gente innocente e tu userai quelle morti per giustificare la tua guerra in nome del "Dio petrolio".


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Io, invece, avevo pensato che, sempre tenendo da conto le prossime elezioni, Trump avesse voluto offrire l'agnello sacrificale al suo popolo di seguaci dopo aver provveduto a demonizzarlo a dovere.
Cetta.

CHOMSKY: GLI STATI UNITI MINACCIANO LA PACE NEL MONDO; DOBBIAMO EVITARE LA GUERRA CON L’IRAN. - Noam Chomsky



Il noto scienziato politico Noam Chomsky rifiuta le misure aggressive degli Stati Uniti contro l’Iran e accusa Washington di aver condannato la pace nel mondo.
“L’Iran è regolarmente descritto come la più grande minaccia della pace nel mondo, cioè descritto come tale negli Stati Uniti. L’opinione globale differisce: questa considera gli Stati Uniti la più grande minaccia ”, ha dichiarato l’intellettuale americano sabato.
Chomsky ha sottolineato che è facile inventare pretesti per l’aggressività; tuttavia, ha ritenuto indispensabile evitare la guerra con l’Iran prima che sia troppo tardi. In questo contesto, ha criticato gli avvertimenti dei leader politici americani che tutte le opzioni sono aperte per attaccare il paese persiano, mentre è lo stesso governo degli Stati Uniti che viola la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale.
ONU: l’assassinio di Soleimani da parte degli Stati Uniti viola il diritto internazionale
Secondo lo scienziato, gli USA Cercano di controllare strategicamente il Medio Oriente, per le sue enormi riserve di petrolio, seguendo la politica che è stata praticata dalla fine della seconda guerra mondiale.
Il presidente iraniano, in un comunicato ufficiale, ha avvertito che unilateralismo statunitense Minaccia la sicurezza globale e ha invitato il mondo a costringere Washington a correggere i suoi errori.
Chomsky, riferendosi al ritiro degli Stati Uniti. dell’accordo nucleare iraniano, raggiunto nel 2015 con il gruppo 5 + 1 (allora formato da Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia e Cina, oltre alla Germania), ha sottolineato che questo patto non è morto con la partenza di Washington dallo stesso, dal momento che non è un accordo bilaterale ma coinvolge sei potenze mondiali.
Ha anche affermato che le altre parti dell’accordo restano impegnate a rispettare l’accordo, che, a suo avviso, guiderà gli Stati Uniti. verso un isolamento più profondo nel contesto globale.
Proteste contro la guerra all’Iran.
Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente nel 2018 dal trattato nucleare , il Piano Integrale nome ufficiale per azione comune (JCPOA, per il suo acronimo in inglese). Quasi tutti i paesi del mondo, comprese le Nazioni Unite, l’Unione Europea (UE) e persino i partner statunitensi. nel sestetto hanno criticato la misura del presidente americano Donald Trump.
L’UE, in particolare, afferma che sta sviluppando piani per salvaguardare l’accordo, sebbene ancora senza risultati plausibili, per mantenere l’accordo ed evitare l’embargo degli Stati Uniti contro la nazione iraniana.
Fonte: Chomsky info
Traduzione: Luciano Lago

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

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Omo de panza. “Chi vuole chiudere Il Foglio sappia che noi difenderemo questa voce libera dell’informazione come abbiamo difeso Radio Radicale. Pancia a terra, tutti insieme, Il Foglio deve vivere” (Matteo Renzi, senatore Idv, Facebook, 23.12). La pancia ce la mette lui, i soldi invece noi.

Folio Folio. “Il Foglio è fondamentale” (Checco Zalone, Il Foglio, 28.12). E poi dicono che non fa più ridere.

L’alibi di ferro. “Ecco la memoria che scagiona Salvini” (Libero, 4.1). L’ha scritta Salvini.

Massimo riserbo. “‘Più rispetto per Gaia e Camilla. É una tragedia, non una fiction’. Giulia Bongiorno, avvocata di una delle vittime: la caccia alle novità è morbosa. Non è un videogioco. Ci sono due ragazze morte, due ragazze in carne ed ossa, e quattro genitori che, di fronte a quello che sta succedendo, ogni giorno sentono amplificare il proprio dolore” (Giulia Bongiorno, senatrice Lega e legale della famiglia di Gaia Von Freymann, Corriere della sera, 30.12). E’ per questo che la sen. avv. Bongiorno, più che mai schiva e restia ai riflettori, ha concesso un’intera pagina di intervista al Corriere: per non amplificare.

Nanoparticelle. “Per noi no problem, quello tra Di Maio e Zingaretti è stato un incontro bilaterale, non un appuntamento di maggioranza. Evidentemente ne avevano bisogno per problemi interni o per bisogno di visibilità” (Ettore Rosato, coordinatore di Italia Viva, 4.1). Ha parlato l’invisibile.

Non c’è Paragone. “Sono stato espulso dal nulla… C’era una volta il 33%” (Gianluigi Paragone, senatore ex M5S, Facebook, 2.1). Il 4 marzo 2018, mentre il Nulla portava i 5Stelle al 32,7%, Paragone nel suo collegio uninominale di Varese totalizzava il 22.9, doppiato dal leghista Stefano Candiani (49%), e si salvava col ripescaggio nel proporzionale. Lui il 33% non l’ha mai visto neppure in cartolina.

Mangino brioche. “Renzi si gode le vacanze di Natale sulle piste di Cortina” (Dagospia, 27.12). “Renzi: il reddito di cittadinanza va cancellato” (La Stampa, 31.12). Se ne parlava giusto qui a Cortina con la contessa Pia Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare.

Dovere di cronaca. “Non ho potuto partecipare alla presentazione del nuovo libro di Sebi Arena, Piazza Armerina” (Adriano Sofri, Il Foglio, 2.1). E adesso, come facciamo?

Povero martire. “Nel carcere, quello coi muri e le sbarre, sono stato nove (9) anni e altri anni detenuto fuori” (Sofri, Il Foglio, 27.12). A dire il vero, tra custodia cautelare (5 settimane) ed espiazione della pena (8 anni e 5 mesi), Sofri in carcere ha scontato 8 anni e mezzo. Calcolando che era stato condannato a 22 anni come “detenuto dentro” per l’omicidio volontario del commissario Luigi Calabresi, non ci sono dubbi: è un perseguitato.

Il Ponte di Messina. “La singolare insistenza con cui Luigi Di Maio pretende ogni giorno che il governo tolga ora, di corsa e per decreto le autostrade ai Benetton fa sorgere il legittimo dubbio che Casaleggio stia aprendo un casello privato, uscita Milano-Rousseau” (Sebastiano Messina, Repubblica, 30.12). La singolare insistenza con cui Repubblica pretende ogni giorno che il governo lasci le autostrade ai Benetton fa sorgere il legittimo dubbio che Repubblica avesse fino a 11 mesi fa il suo amministratore delegato Monica Mondardini nel Cda di Atlantia e prima presidente di Aeroporti di Roma, che faccia soldi a palate con le pubblicità di Benetton e che la sua festa Rep Idee fosse sponsorizzata da Autostrade per l’Italia.

Colpa di Virginia. “Quei troppi morti sulle strade e il silenzio del Campidoglio” (Corriere della sera-Roma, 27.12). Ora che l’hanno sgamata, alla Raggi non resta che rompere il silenzio e confessare: li ha arrotati tutti lei.

Il titolo della settimana/1. “Con le sardine nuotano amanti della svastica… I ‘pesciolini’ neri che esigono la cittadinanza e quell’islamica che viene dalla Palestina dove sbandierano simboli nazi” (Silvana De Mari, La Verità, 28.12). Uahahahahahah.

Il titolo della settimana/2. “Corso Francia sotto inchiesta” (Corriere della sera-Roma, 28.12). Presto gli interrogatori dei semafori e dei lampioni.

Il titolo della settimana/3. “Il messaggio di Mattarella, la svolta pop” (Mario Ajello, Il Messaggero, 2.1). Uahahahahahah.

Il titolo della settimana/4. “Via la prescrizione, ingiustizia è fatta: ora l’Italia non è più un Paese civile” (Pietro Senaldi, Libero, 2.1). Come tutto il resto d’Europa. Resiste la Grecia.

domenica 5 gennaio 2020

L’autorequisitoria - Marco Travaglio

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Come previsto, la memoria difensiva di Salvini sul caso Gregoretti ha sortito l’effetto opposto a quello sperato: ha rafforzato l’accusa. Doveva essere un’arringa: gli è uscita una requisitoria. Se fosse stato zitto e avesse spedito al Senato una risma di fogli bianchi, forse l’avrebbe scampata. Invece ha scritto 9 pagine più allegati e s’è impiccato da solo. Convincendo persino i renziani – il che è tutto dire – a dare l’autorizzazione a procedere. E meritandosi la difesa d’ufficio di Sansonetti sul Riformatorio, le cui dichiarazioni innocentiste sono letali per ogni inquisito. Se ti difende Sansonetti, è peggio di Taormina: vuol dire che sei colpevole oltre ogni ragionevole dubbio. Se poi hai pure la Bongiorno come avvocato, sei spacciato. Dev’essere stata la volpe del foro a suggerirgli di ignorare totalmente il capo d’imputazione: cioè il presunto sequestro di 131 migranti bloccati per 6 giorni su una nave militare italiana in un porto italiano. Uno normale ci avrebbe dedicato almeno due parole: lui manco una sillaba.

Per tutte e 9 le pagine, il Cazzaro tenta di dimostrare (peraltro invano) che non decise lui, ma Conte e tutto il governo: come se un tizio accusato di omicidio, anziché negare di averlo commesso e fornire un alibi, si difendesse dicendo che aveva dei complici. Purtroppo non ha trovato una sola frase scritta o detta da Conte o da un ministro che condividesse o anche solo commentasse il blocco della Gregoretti. A parte le sue, pronunciate dalla spiaggia del Papeete, che però si guarda bene dal citare. Per un motivo semplice: Salvini non parlava più con Conte né con Di Maio e rivendicava l’altolà alla nave militare come una sua decisione esclusiva. Non diceva mai “noi” o “il governo”, ma sempre “io”, per farsi bello con i fan. “Non darò nessun permesso allo sbarco finché dall’Europa non arriverà l’impegno concreto ad accogliere tutti gli immigrati a bordo della nave. Io non mollo”, “Ho dato disposizione che non venga assegnato nessun porto prima che ci sia sulla carta una redistribuzione in Europa di tutti i 140 migranti” (Ansa, 26.7). “Nelle prossime ore darò l’autorizzazione allo sbarco perché abbiamo la certezza che i migranti non saranno a carico degli italiani” (Ansa, 31.7). Ora che rischia il processo, ripassa al “noi”. Come Gigi Proietti nello sketch dell’avvocato azzeccagarbugli che esamina la posizione del cliente villico: “Qua se li inculamo noi… qui se li stra-inculamo… qua invece che m’hai combinato? Qui te se inculano. E pure qua te se inculano a te!”. E l’altro: “Avvoca’, ma quando se li inculamo semo sempre in due e quando lo devo pijà in culo son sempre solo? No, per sapere, che me regolo”.


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Soleimani: in Iran per i funerali del generale una marea umana invade le strade di Ahvaz.


Aftermath of Top Iranian General Qasem Soleimani killed in US airstrike in Baghdad EPA/HOSSEIN MERSADI. Copyright ANSA/EPA

Sventolano bandiere rosse (il 'sangue dei martiri') e si grida: 'Morte all'America'.


Una marea umana ha invaso le strade di Ahvaz per il primo corteo funebre in memoria del generale Qassem Soleimani, ucciso venerdì in un raid americano in Iraq, nel primo di tre giorni di lutto proclamati in Iran. Al corteo la gente sventolava bandiere rosse, (il colore del "sangue dei martiri"), verdi (il colore dell'Islam) e bandiere bianche decorate con slogan religiosi, oltre a ritratti del generale, piangendo e gridando "Morte all'America". La televisione di Stato ha trasmesso una diretta del corteo con lo schermo listato a lutto.
Un camion ornato di fiori e coperto da un telo con disegnata la cupola della Roccia di Gerusalemme trasportava le bare di Soleimani e Abu Mehdi al-Mouhandis, capo militare iracheno filo-iraniano ucciso nella stessa azione, facendosi strada molto lentamente attraverso la folla venuta a piangere nel centro di Ahvaz, anche dalle città vicine, il comandante militare più amato dal popolo. Molti i ritratti, alzati dalla folla, del generale che comandava la forza Quds, l'unità delle Guardie rivoluzionarie per le operazioni all'estero. L'agenzia semi-ufficiale Isna parla di una quantità di partecipanti "innumerevole", l'agenzia Mehr, vicino agli ultra-conservatori, di un "numero incredibile" e la tv di Stato di una "folla gloriosa".
Città nel sud-ovest dell'Iran con una folta minoranza araba, Ahvaz è la capitale del Khuzestan, una provincia martire della guerra Iran-Iraq (1980-1988), durante la quale la stella del generale iniziò a brillare. L'omaggio a Soleimani si ripeterà a Machhad, nel nord-est, a Teheran, domenica e lunedì, poi a Qom (nel centro del Paese), prima della sepoltura in programma per martedì nella città natale del generale, Kerman, nel sudest.
Il ministro iraniano della Difesa Amir Hatami, citato dall'Irna, ha chiesto a tutti i paesi del mondo "di prendere posizione appropriata contro le mosse terroristiche degli Usa, se vogliono evitare che si ripetano atti odiosi e senza precedenti come l'uccisione del generale"
Intanto, secondo quanto riferisce l'agenzia Bloomberg, l'Iran ha annunciato che entro questa notte deciderà se avviare una nuova fase della sua uscita dall'accordo sul nucleare: lo ha annunciato il portavoce del ministero degli Esteri.