giovedì 9 gennaio 2020

Riposi in pace, amen. - Marco Travaglio - Il Fatto Quotidiano


Complice il film Hammamet di Gianni Amelio, è ripartita la rumba per la beatificazione del fu Bettino Craxi. Che poi, in realtà, è l’ennesimo, disperato tentativo dei politici ladri purtroppo viventi di autosantificarsi. Da vent’anni le provano tutte per cancellare le sentenze che lo issavano sul trono di Re di Tangentopoli (breve promemoria a pag. 4-5). Ora, fallita l’Operazione Amnesia, si contentano di farci credere che sì, magari Craxi rubacchiava, ma fu comunque un grande politico moderno, uno statista europeo, un padre del riformismo e un leader innovatore. Ora, anche volendo giudicare l’ex segretario del Psi ed ex premier al netto delle mazzette (50 miliardi di lire scovati nel ’93 da Mani Pulite sui suoi conti svizzeri, per tacere degli altri rimasti intatti in giro per il mondo), quello che emerge è un concentrato dei vizi e dei malvezzi della peggior politica, corresponsabile primario dei disastri che la Prima Repubblica ci ha lasciato in eredità.
Durante i quattro anni del suo governo (1983-87) il debito pubblico passò da 400 mila a 1 milione di miliardi di lire e il rapporto debito-Pil dal 70 al 92%, di pari passo con l’impazzimento della spesa pubblica e dell’abusivismo selvaggio (anche grazie al suo mega-condono edilizio). Per il resto, il “riformismo” craxiano è una lunga galleria di orrori. In politica interna: la trattativa con le Br per liberare Moro contro la fermezza del fronte Dc-Pci-Pri; l’opposizione a ogni risanamento dei carrozzoni delle Partecipazioni statali, gestiti dai boiardi craxiani (Di Donna, Bitetto, Cagliari, Necci…) come vacche da mungere a spese dello Stato con passivi miliardari; la feroce lottizzazione della Rai, l’attacco ai giornalisti e persino ai comici scomodi (da Alberto Cavallari a Beppe Grillo) e, sotto la presidenza di Enrico Manca, la pax televisiva con la Fininvest; i due decreti ad personam del 1985-’86 per neutralizzare le ordinanze dei pretori che pretendevano di far rispettare la legge all’amico Silvio e, nel ’90, la legge Mammì, monumento al monopolio della tv privata; l’ostilità alle poche privatizzazioni giuste e necessarie (come quella della Sme, che produceva panettoni di Stato con voragini nei conti pubblici, tentata dall’Iri di Prodi nel 1985; e quella dell’Alfa Romeo, che Prodi nell’86 voleva vendere alla Ford, mentre Craxi preferì regalarla alla Fiat); l’assalto alla Mondadori tramite l’apposito B., col contorno di tangenti ai giudici; l’ingaggio come consulente giuridico del giudice corrotto Renato Squillante, che garantiva i socialisti da indagini e arresti.
E , in compenso, i primi attacchi politici ai migliori magistrati e i progetti piduisti per assoggettare le procure al governo. Il referendum del 1987 sulla responsabilità civile dei magistrati per intimidire quelli che già allora stavano scoprendo le mazzette craxiane. Il proibizionismo sul consumo delle droghe leggere, che portò all’assurda legge Vassalli-Iervolino. Le prime picconate alla Costituzione in nome di una “Grande Riforma” cesarista, affidata al fido Giuliano Amato e poi ripresa anni dopo da Berlusconi. La gestione satrapica del partito, con congressi plebiscitari e antidemocratici (quando Norberto Bobbio, nel 1984, denunciò la “democrazia dell’applauso” dopo la rielezione per acclamazione di Craxi al congresso di Verona, questi lo zittì sprezzante: “Quel filosofo ha perso il senno”). Il nepotismo sfrenato, che lo portò a piazzare il giovane figlio Bobo al vertice del Psi milanese e il cognato Paolo Pillitteri a sindaco di Milano. La repressione di ogni dissenso interno, culminata nella cacciata di Codignola, Bassanini, Enriques Agnoletti, Leon, Veltri e altri, bollati nell’81 come “piccoli trafficanti della politica” e accusati di intelligenza col nemico (il Pci di Berlinguer) per aver osato sollevare la questione morale sullo scandalo Ambrosiano. Le porte spalancate a “nani e ballerine” dell’assemblea socialista. Le candidature in Parlamento di statisti del calibro di Gerry Scotti e Massimo Boldi. E, tutto intorno al Capo, preclari figuri da museo Lombroso come Larini, Mach di Palmstein, Tradati, Troielli, Raggio, Giallombardo, Parretti, Fiorini, Chiesa &C.. Senza dimenticare i traffici con Gelli e Calvi e i rapporti persino con l’entourage di Epaminonda. Tutti personaggi piuttosto lontani dalla tradizione “riformista”, tant’è che nella “Milano da bere” si diceva che il Psi era passato “da Turati a Turatello”.
In politica estera, si ricorda sempre Sigonella, dove nel 1985 Craxi si sarebbe opposto intrepido alla tracotanza di Reagan. In realtà sottrasse al blitz Usa i terroristi palestinesi che avevano appena sequestrato la nave Achille Lauro e assassinato un ebreo paralitico, Leon Klinghoffer, gettandone il cadavere in mare; si impegnò a farli processare in Italia; poi fece caricare il loro capo Abu Abbas su un aereo dei servizi segreti recapitandolo prima nella Jugoslavia di Tito e poi in Iraq, gradito omaggio a Saddam Hussein. Fu l’acme di una politica filoaraba e levantina che portò all’appoggio acritico all’Olp di Arafat (ben prima della svolta moderata), paragonato da Craxi addirittura a Mazzini in pieno Parlamento. Quanto all’europeismo craxiano, basta ricordare l’appoggio dato a regimi sanguinari e corrotti come quelli del tagliagole somalo Siad Barre in cambio di leggendarie ruberie sulla “cooperazione”. E il capolavoro della guerra delle Falkland, nel 1982, quando Bettino si schierò col regime dei generali argentini (quelli che avevano fatto sparire migliaia di oppositori) contro la Gran Bretagna appoggiata da tutto l’Occidente. Ecco quel che resta, al netto delle mazzette, di Craxi. Lasciatelo riposare in pace, ché è meglio.

mercoledì 8 gennaio 2020

È andato via per questo. - Ettore Zanca

L'immagine può contenere: 2 persone, persone che sorridono

Le parole del comandante dei pompieri australiani sono state facili e sintetiche. Perfino un bambino le capirebbe. E infatti erano indirizzate a un bambino. Anzi a una bambina. Charlotte. Quasi due anni, la piccola era ai funerali del papà il 7 gennaio.

Era un pompiere. Si chiamava Andrew O'Dyer ed è morto nel tentativo di spegnere gli incendi che stanno devastando l'Australia. In altre foto la bimba prende il casco del papà e se lo mette. Gira intorno alla bara, gioca. Perché per un bambino il confine tra la morte, l'assenza e il gioco è difficile da sfumare. Poi arriverà con precisione chirurgica il dolore e il conto delle mancanze da riempire. E mentre l'Australia è devastata, mentre gli animali muoiono, muoiono anche degli esseri umani che in ogni parte del mondo fanno un mestiere che sacrifica tempo, famiglia e purtroppo a volte anche vita.


Il comandante trova una spiegazione. E la dice alla bimba: "tuo padre è un eroe, un uomo speciale. E per questo è dovuto andare via.". Un concetto semplice: un uomo che ha combattuto per gli altri. Che ha voluto salvare altri. Altro che Avengers. L'eroe di Charlotte sarà sempre papà. Però che male che fa questa cosa.


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Iran lancia attacco agli Usa, colpite basi in Iraq.

Iran lancia attacco agli Usa, colpite basi in Iraq

Con una pioggia di missili è scattata nella notte l'offensiva iraniana contro le forze Usa in Iraq, in risposta all'uccisione del generale Qassem Soleimani. "L'Iran ha lanciato più di una dozzina di missili balistici contro le forze militari statunitensi e di coalizione in Iraq" ha comunicato il Pentagono. I missili "hanno preso di mira almeno due basi militari irachene che ospitano il personale militare degli Stati Uniti e della coalizione ad Al-Assad e Irbil".

LE BASI COLPITE - Le basi americane in Iraq, a quanto apprende l’Adnkronos da fonti di intelligence, sarebbero state colpite da una quindicina di missili. In particolare, due o tre sarebbero caduti sulla base di Taji, a nord di Baghdad, 13 sulla base aerea di Al-Assad, a ovest della capitale, mentre uno sarebbe caduto a 30 chilometri a nord di Erbil. Il personale militare resta ancora in allarme nei bunker.
Secondo quanto riporta la televisione di Stato irachena, due missili iraniani sono atterrati nel villaggio di Sidan, nella provincia settentrionale di Erbil, e un terzo ha colpito il distretto di Bardah Rashsh nella vicina provincia di Dohuk. Sidan si trova a circa 16 chilometri a nordovest della città di Erbil, mentre Bardah Rashsh è a 47 chilometri a nordovest. L'esercito di Baghdad ha spiegato che sono cinque i missili sparati verso la base militare di Erbil dove si trovano le forze della coalizione militare a guida Usa.

MILITARI ITALIANI AL SICURO - I militari italiani in Iraq, a Baghdad e a Erbil, "sono tutti al sicuro". Lo dicono all’Adnkronos fonti nella capitale irachena. I militari italiani, presenti tra le forze nella base di Erbil, sono rimasti illesi. "Nessun militare italiano è rimasto coinvolto e i mezzi e le infrastrutture in uso al contingente militare italiano non hanno subito danni" ha confermato lo Stato Maggiore della Difesa. "Al momento dell’attacco sono state messe in atto tutte le procedure di contingenza tese alla salvaguardia della sicurezza del contingente dislocato nell’area di Erbil", ha spiegato lo Stato Maggiore della Difesa.
Dopo il raid Usa in Iraq che ha provocato la morte del generale iraniano Qassem Soleimani, erano state innalzate le misure di sicurezza per le forze impegnate nella coalizione internazionale. Proprio in questa ottica ieri era avvenuta una parziale ridislocazione dei militari italiani al di fuori di Baghdad.

PASDARAN: UCCISI 80 MILITARI USA - Secondo la televisione iraniana gli attacchi hanno provocato 80 morti. Stando all'emittente di Teheran sono stati lanciati 15 missili e nessun missile è stato intercettato. La tv ha parlato di "80 terroristi americani" che sono stati uccisi. Ottanta morti tra i militari americani, il bilancio secondo i Guardiani della Rivoluzione iraniana (i Pasdaran). ''Sono stati identificati almeno 140 obiettivi statunitensi e dei loro alleati nella regione. E se gli americani commetteranno un altro errore, queste posizioni saranno attaccate'', ha detto un alto responsabile dei Pasdaran citato dalle agenzia di stampa iraniane. La fonte ha quindi aggiunto che l'attacco ha provocato gravi danni ai droni e agli elicotteri degli Stati Uniti.
Nel corso dell'attacco missilistico, riferisce l'agenzia di stampa Irna citando proprie fonti 'ben informate', alcuni caccia americani sarebbero stati colpiti a terra. L'attacco ha mostrato solo ''una minima parte delle capacità delle forze armate'' dell'Iran, ha dichiarato all'agenzia di stampa Irna il capo di Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane, il generale Mohammad Hossein Baqeri. ''La risposta iraniana a qualsiasi cattiveria commessa dagli Stati Uniti sarà ancora più forte e più violenta'', ha aggiunto.
L'ufficio del primo ministro iracheno ha reso noto che nessun militare iracheno è rimasto colpito, precisando che il lancio di missili è iniziato all'una e 45 di notte ed è durato 30 minuti. Il governo regionale del Kurdistan iracheno in una nota ha confermato che non si sono registrate vittime, né danni materiali nell'attacco contro la base militare di Erbil. Anche canadesi, svedesi, norvegesi e francesi hanno annunciato di non aver registrato vittime negli attacchi.

AMBASCIATORE USA IN ISRAELE: STIME POSITIVE DOPO ATTACCHI - "Le prime stime sono positive e noi preghiamo che questi rapporti siano veri" ha dichiarato, secondo quanto si legge sul sito del Guardian, l'ambasciatore Usa in Israele, David Friedman, riguardo all'assenza di vittime americane. Subito dopo gli attacchi, fonti americane hanno detto alla Cnn che non vi sono state vittime americane perché i missili hanno colpito aeree dove non vi erano militari Usa che avevano avuto il tempo di mettersi al riparo nei bunker.

TRUMP - "Va tutto bene! - ha twittato il presidente americano Donald Trump dopo il raid iraniano - In corso valutazione dei danni e delle vittime. Fin qui tutto bene! Abbiamo di gran lunga le truppe più forti e meglio equipaggiate al mondo! Farò una dichiarazione in mattinata".
Il segretario di Stato Mike Pompeo ha parlato con il primo ministro del governo regionale del Kurdistan, Masrour Barzani, subito dopo gli attacchi missilistici iraniani. Lo ha reso noto la portavoce del dipartimento di Stato, Morgan Ortagus. "Il segretario e il primo ministro Barzani hanno deciso di stare in stretto contatto mentre evolve la situazione", ha dichiarato la portavoce. Anche Barzani ha reso noto su Twitter che con Pompeo hanno "convenuto sull'importanza di abbassare le tensioni in Iraq attraverso la moderazione e il dialogo".

IRAN - "Noi non vogliamo l'escalation verso la guerra, ma ci difenderemo contro l'aggressione" ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, che ha definito l'attacco missilistico contro le basi Usa in Iraq una "misura proporzionata di autodifesa".

ROHANI - Se gli Stati Uniti hanno ''tagliano la mano'' al generale Qassem Soleimani, l'Iran risponderà tagliando loro ''le gambe'' ha dichiarato il presidente iraniano Hassan Rohani commentando il lancio di missili. Lo riporta l'agenzia di stampa Fars.

KHAMENEI - E' ''riuscito l'attacco'' sferrato dai Guardiani della Rivoluzione iraniana (Pasdaran) contro le basi militari americane in Iraq. Lo ha affermato la Guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, nel discorso di commemorazione della protesta del 1978 di Qom trasmesso in diretta. ''La presenza degli americani nella regione deve finire - ha detto Ali Khamenei - Gli americani diffondono distruzione e corruzione nella regione e per questo motivo la loro presenza deve finire''.
Con l'attacco alle basi militari americane in Iraq, l'Iran ha dato ''uno schiaffo in faccia'' agli Stati Uniti, ha scandito l'ayatollah. ''La notte scorsa, li abbiamo schiaffeggiati'', ''quando si arriva a un confronto, l'azione militare di questo tipo non è sufficiente'', ha aggiunto. Di fronte alla folla che scandiva lo slogan "morte all'America" Khamenei ha affermato che il "martirio" di Qassem Soleimani "mostra che la rivoluzione è viva". "Il generale Soleimani era un uomo che usava la logica nella sua azione ed era prudente non sul campo di battaglia ma nell'area della politica - ha continuato - alcuni sono coraggiosi ma non saggi e prudenti abbastanza come il generale Soleimani nel mostrare il loro coraggio".

KUWAIT - Intanto, dopo l’attacco iraniano, in tutte le basi e le sedi diplomatiche in Kuwait è stato innalzato il livello di allarme e sono state messe in stato di allerta le batterie di Patriot antimissile per possibili attacchi con droni o di gruppi armati proveniente dall’Iraq. Lo dicono all’Adnkronos fonti di intelligence, che al momento definiscono stabile la situazione.

NETANYAHU - "Chiunque dovesse attaccarci riceverebbe una risposta ancora più dura" ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu. "Manteniamo forza e determinazione", ha aggiunto Netanyahu in un discorso a Gerusalemme ripreso dai media locali. "L'America non ha amico migliore di Israele - ha detto ancora - E Israele non ha amico migliore degli Stati Uniti".

Trovato il gene che provoca autismo ed epilessia.


Risultato immagini per epilessia"

Non si può dire di aver scoperto la causa dell’autismo, ma il passo avanti è davvero importantissimo. Il team di ricerca, che ha collaborato con lo University College di Londra, ha individuato la mutazione del gene comune nei bambini con questa condizione. La stessa è poi riscontrabile anche in chi soffre di epilessia. Una scoperta che potrebbe portare allo sviluppo di terapie di precisione.

Uno dei più grandi interrogativi dell'autismo riguarda le cause: non si conosce con precisione da cosa abbia origine questo disturbo. E senza i fattori scatenanti, non è nemmeno possibile trovare una cura o terapie davvero efficaci. All'Ospedale pediatrico "Giannina Gaslini" di Genova, però, è stata fatta un'importante scoperta: quale gene si trova alla base di disturbi dello spettro autistico ed epilessia. Un risultato al quale hanno collaborato anche il Laboratorio di Neurogenetica e il Laboratorio di Biochimica dell’University College di Londra, diretto dal professor James Rothman, che aveva già ricevuto il premio Nobel grazie alle sue scoperte sulla trasmissione delle sinapsi.

Il gene sotto osservazione si chiama VAMP2 e una sua mutazione è stata riscontrata in tutti i bambini affetti da autismo, epilessia resistente ai farmaci, disturbi del linguaggio e disordini del movimento che hanno preso parte allo studio. Questa condizione provocherebbe un'alterazione al corretto rilascio delle vescicole sinaptiche, una sorta di piccoli camionicini all'interno dei tuoi neuroni che si occupano di trasportare i neurostrasmettitori. Di conseguenza salta o, subisce modifiche, la corretta comunicazione tra i neuroni. In poche parole, gli impulsi elettrici che permettono alle diverse zone del cervello di "parlare" tra loro e inviare comandi al resto del corpo non seguono più lo schema previsto.

La mutazione del gene VAMP2 provoca un'alterazione nella comunicazione fra i neuroni.
Studi precedenti avevano già dimostrato che ci fosse una correlazione fra le manifestazioni dell'autismo e le difficoltà di movimento provocate dall'epilessia e le trasmissioni sinaptiche. Questa ricerca però identifica con precisione il punto di partenza.

"Oggi trovare il gene difettoso, che causa queste rare malattie – ha spiegato il professor prof. Carlo Minetti, direttore scientifico dell’Istituto G. Gaslini – ci offre la grande opportunità di poter fornire alle famiglie possibili informazioni sull’evoluzione della malattia, e in alcuni casi terapie ‘di precisione’ che tengono conto delle differenze individuali e possono talvolta fornire strategie di prevenzione per le famiglie e cure personalizzate per ogni bambino”.

Non si può ancora dire che sia stata identificata la causa vera e propria dell'autismo, ma questo è un passo avanti davvero importante. Ora si conosce su quale gene bisogna indagare per arrivare a stabilire l'origine di tutto.

Fonte| "Mutations in the Neuronal Vesicular SNARE VAMP2Affect Synaptic Membrane Fusion and Impair Human Neurodevelopment" pubblicato su American Journal of Human Genetics il 4 aprile 2019

https://www.ohga.it/trovato-il-gene-che-provoca-autismo-ed-epilessia-limportante-scoperta-al-gaslini-di-genova/

Messico: scoperto nella giungla un misterioso palazzo Maya.



Un sontuoso palazzo nascosto nella giungla in Messico diventerà nuova testimonianza dell’affascinante civiltà Maya. La fortezza misteriosa, costruita oltre 1000 anni fa, è stata scoperta vicino Tizimín, nel nordest della penisola dello Yucatan, a circa 160 km da Cancun.
Fa parte dell’antica città di Kulubà, un sito archeologico conosciuto fin dal 1939, su cui ricerche e restauri sono arrivati, solo recentemente, a una fase avanzata, tanto che l’Istituto nazionale messicano di Antropologia e storia ha potuto annunciare al mondo l’esistenza dell’imponente palazzo, lungo 55 metri, appartenuto alle élite della civiltà precolombiana. Si ritiene che abbia almeno sei stanze e sia stato abitato tra il 600 e il 1050 dopo Cristo. Scoperti anche i resti di un sito di sepoltura.
Oltre alla fortezza, gli archeologi sono al lavoro su un altare, le rovine di due abitazioni e una struttura tonda che ritengono sia un forno. Il rinvenimento del palazzo permetterà di approfondire lo stile architettonico di Kulubà, su cui gli archeologici sanno ancora poco. L’obiettivo è riportare il sito all’antico splendore, rendendolo accessibile al pubblico, complice anche la bellezza della giungla che gli fa da cornice.

La foto unica dell'enorme bolla di lava del vulcano Kilauea (Hawaii). (Pubblicato il giorno 13/04/2018)

Bolla di lava del vulcano Kilauea, foto unica

Il vulcano Kilauea, alle Hawaii, è uno dei più attivi del mondo.
In constante eruzione, è stato osservato a partire dal 1969, anno in cui è stata scattata questa foto, che è stata pubblicata soltanto di recente dalla United States Geological Survey.
L'evento della "cupola di lava" è stato catturato nel momento migliore possibile dal fotografo J.B. Judd.
La bolla è alta 20 metri, e si forma a causa del gas che bolle nella roccia fusa, fuoriuscendo. Se la lava non ha abbastanza forza di esplodere o di colare, si espande formando la cupola.


https://www.wonews.it/post/la-foto-unica-dellenorme-bolla-di-lava-del-vulcano-kilauea-hawaii

martedì 7 gennaio 2020

Genitori Renzi, ecco le motivazioni della sentenza

Genitori Renzi, ecco le motivazioni della sentenza

"Per quanto emerso dall'istruttoria dibattimentale, risulta sussistere un compendio probatorio preciso ed univoco che consente di affermare, senza incertezze, la ricorrenza di tutti gli elementi costitutivi dei reati contestati ai tre imputati". E' quanto si legge nelle motivazioni della sentenza del Tribunale di Firenze che il 7 ottobre scorso ha condannato Laura Bovoli e Tiziano Renzi, genitori dell'ex premier Matteo Renzi, alla pena di un anno e 9 mesi di reclusione al termine del processo per due fatture false, e l'imprenditore Luigi Dagostino a due anni di reclusione per fatture false e truffa aggravata.
"In ordine alle condizioni per la configurabilità dei contestati reati tributari, deve ritenersi comprovata l’inesistenza oggettiva delle due fatture emesse dalle società Party ed Eventi 6, sulla base di molteplici e convergenti elementi", si legge ancora nelle motivazioni. "Anzitutto -sottolineano i giudici- rileva in tal senso il mancato rinvenimento di qualsiasi documentazione comprovante l’esistenza delle prestazioni indicate nei documenti fiscali, a partire dall’incarico che sarebbe stato conferito dalla Tramor, all’epoca amministrata e legalmente rappresentata dal Dagostino, per finire agli elaborati che avrebbero costituito l’esecuzione dello stesso; appare davvero strano che delle prestazioni di natura intellettuale di notevole valore, comportanti uno studio ed un’applicazione di particolare rilevanza, come vigorosamente sostenuto dallo stesso imputato Renzi Tiziano nelle sue dichiarazioni difensive, non solo non abbiano avuto una preventiva regolamentazione disciplinante le modalità con le quali le stesse avrebbero dovuto essere rese, tra le quali il prezzo, il tempo per l’esecuzione, il piano particolareggiato per l’attuazione delle idee innovative propugnate, ma anche la redazione di documenti che possano aver costituito una preziosa opera di importanza fondamentale per la società committente, tale da dover essere scrupolosamente custodita nella documentazione amministrativa della compagine successivamente acquisita dalla multinazionale Kering".
"Nulla è stato rinvenuto -viene rilevato nella sentenza- nelle perquisizioni effettuate dalla Polizia Giudiziaria presso la sede della società emittenti, nulla è stato rinvenuto presso la sede della Tramor e tra la documentazione di quest’ultima in possesso del depositario delle scritture contabili, nulla è stato mai trovato da coloro che sono stati, successivamente, chiamati ad operare la revisione contabile ed amministrativa della società acquisita, tanto da rendere necessario un intervento di ravvedimento operoso da parte del gruppo acquirente, con un’operazione di espunzione degli importi fatturati dal bilancio della Tramor e dalle risultanze della dichiarazione fiscale".
"Può, pertanto, essere affermata la penale responsabilità dei tre imputati per quanto agli stessi, rispettivamente, contestato; quanto alla pena, equa appare, alla luce dei parametri di cui all’art. 133 cod. pen., per la Bovoli Laura ed il Renzi Tiziano, quella di anni 1 e mesi 9 di reclusione (pena base quella di anni 1 e mesi 6 di reclusione per il più grave reato di cui al capo 2, determinata in misura corrispondente al minimo edittale, con aumento di mesi 3 per la continuazione con il delitto di cui al capo 1), certamente espressione di una medesima risoluzione criminosa", evidenziano i giudici.
"Non vi sono ragioni positive che consentano il riconoscimento di circostanze attenuanti generiche, al di là della mera incensuratezza, di per sé insufficiente, non avendo i predetti imputati fornito un fattivo contributo per la ricostruzione dei fatti e mostrato segni di ravvedimento, continuando a sostenere la loro posizione al di là di ogni evidenza contraria)", si legge nella sentenza. "Per il Dagostino, quella dì anni 2 di reclusione (pena base quella di anni 1 e mesi 8 di reclusione per il più grave reato di cui al capo 3, determinata in misura lievemente superiore al minimo edittale in considerazione della personalità dell’imputato, per come ricavabile dai suoi precedenti penali, e della consistenza della sua condotta, con ruolo determinante nella vicenda, con aumento di mesi 4 per il delitto di truffa pluriaggravata, collocabile, anch’esso, nel l’ambito di una medesima progettualità delittuosa)".