Come se non bastassero le figuracce del governo sui commissari alla sanità in Calabria, alcune menti eccelse della maggioranza lavorano alacremente per sputtanarlo vieppiù con l’innesto di Forza Italia. Finora non s’è capito bene a che serva l’operazione, visto che la maggioranza, sia pur risicata al Senato, non è mai andata sotto e visto che c’è solo una coalizione più spaccata dei giallorosa: il centrodestra. A chi serve, invece, è chiarissimo: a B., che nelle urne ormai sfugge ai radar, ma nei palazzi continua a contare come ai (suoi) bei tempi grazie alla potenza di fuoco dei suoi media, dei suoi soldi e delle sue varie affiliazioni. Infatti ha appena incassato una scandalosa norma per salvare l’“italianità di Mediaset”, come se i francesi di Vivendi potessero essere peggio di un tizio che fa contemporaneamente il leader politico e l’editore di tv, giornali e libri. Perciò il grande Franco Cordero lo paragonava al caimano: perché, nei momenti critici, si inabissa sotto il pelo dell’acqua per fingersi morto o apparire mansueto e inoffensivo, pronto al momento giusto a spalancare le fauci e fare un sol boccone di chiunque si avvicini. Il cimitero della politica è lastricato delle lapidi dei presunti leader di centrosinistra che avevano avuto la brillante idea di dialogare con lui e di centrodestra che si erano illusi di succedergli. Vittorio Cecchi Gori, che ebbe la malaugurata idea di fare società con lui e ancora ne paga le conseguenze, ripete spesso che “Berlusconi, se gli dai un dito, ti si prende il culo”.
I nuovi pretendenti sono Zingaretti e soprattutto il suo ideologo Bettini, convinto che, imbarcando FI nella maggioranza (o nel governo, non s’è ben capito), arriveranno “le energie migliori”, ovviamente “consapevoli e democratiche”. È un peccato che non faccia nomi. Delle “energie migliori” – a parte il noto pregiudicato plurimputato pluriprescritto piduista finanziatore della mafia corruttore frodatore fiscale autore di 60 leggi ad personam e responsabile delle più scandalose epurazioni mai viste – c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ma forse Gasparri, Brunetta, Letta, Casellati, Gelmini, Minetti, Tremonti, Schifani, Ghedini, Longo, Lunardi, Scajola, Alfano, Miccichè, Bertolaso e Giggino ’a Purpetta, per citare solo la prima fila, possono bastare. Senza contare Dell’Utri, Previti, Verdini, Cosentino, Cuffaro, Galan e Romani, purtroppo impediti a partecipare in quanto pregiudicati o addirittura detenuti, e Matacena, tristemente esule a Dubai. E senza profanare il Pantheon dei padri nobili: Mangano, Bontate, Gelli, Carboni, Craxi, Squillante e Metta. Poi naturalmente ci sono anche le “energie peggiori”. Ma quelle preferiamo non immaginarle neppure. Paura.
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