mercoledì 30 marzo 2022

Riarmo, lo “sgambetto” di Giorgia a M5S e LeU: l’ordine del giorno non si vota. - De Carolis, Salvini

 

GUERRIGLIA DI PALAZZO - Il governo accoglie l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia al decreto Ucraina per aumentare le spese militari fino al 2% del Pil. Ma i meloniani chiedono di non mettere ai voti i documento. Protestano M5S e LeU: così è vietato il dissenso.

Alle quattro del pomeriggio, nella sala Koch del Senato, la maggioranza implode. Urla, accuse, fascicoli agitati come drappi in commissione. Il governo, per bocca del ministro dei Rapporti col Parlamento, Federico D’Incà, ha appena accolto l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia al decreto Ucraina per aumentare le spese militari fino al 2 per cento del Pil, senza modifiche. Ma, a sorpresa, i senatori meloniani guidati da Luca Ciriani e Isabella Rauti decidono di non strafare: FdI non chiede di mettere ai voti l’ordine del giorno e quindi di non obbligare la maggioranza a una sanguinosa conta. “Abbiamo vinto, non volevamo fare un dispettuccio di maggioranza” sorride la senatrice Rauti. A quel punto, succede di tutto. Perché sia i senatori del M5S che quelli di LeU, rappresentati da Loredana De Petris, non ci stanno. Vogliono che sia messo ai voti il loro dissenso dalla scelta del governo sul riarmo. Ma non è possibile: una volta accolto l’odg, se i firmatari non chiedono di metterlo ai voti lo stesso, non si tiene alcuno scrutinio. Così la spaccatura nella maggioranza, dall’interpretazione del regolamento, tracima sul piano politico. La mossa dei meloniani fa andare in mille pezzi l’asse giallorosa. Il senatore 5S Gianluca Ferrara accusa i colleghi di voler fare “gli interessi dell’industria della Difesa”, Paola Taverna parla di “propaganda becera” di FdI, Andrea Cioffi attacca: “Il governo si trincera dietro fratelli d’Italia”. De Petris fa asse con i pentastellati sostenendo che l’atteggiamento del governo è “inaccettabile” e la decisione di alzare le spese militari è “sbagliata e dannosa”.

Da fuori anche Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana spara: “È un favore alla lobby industriale bellica, un colpo serio alle ragioni della pace – attacca – da oggi il governo Draghi ha ampliato la sua maggioranza ancora più a destra con FdI”. Ma l’accusa più rumorosa è quella del M5S nei confronti della presidente della commissione Difesa del Pd, Roberta Pinotti, rea di non aver voluto mettere ai voti l’odg. Vito Crimi riassume così: “Con il nostro Petrocelli le cose sarebbero andate diversamente”. Ma dicono che non la pensi proprio così Vito Petrocelli, presidente della commissione Esteri, ieri assente. Ma comunque voglioso di annunciare che non voterà il decreto che invia armi all’Ucraina, ossia il testo a cui è collegato anche l’odg di FdI. “Partiti guerrafondai, politici decotti e presunti servitori dello Stato si fanno interpreti del Paese reale e ci fanno diventare co-belligeranti” attacca. Il Pd, a cui era stato offerto un punto di caduta (mandare direttamente il decreto in Aula senza relatore, così da non dover votare sugli odg) prova a rispondere con Alessandro Alfieri: “Va bene le esigenze dei partiti, ma non si metta in difficoltà il governo”.

Oggi pomeriggio il decreto arriva in Aula, per essere votato già domani. Con o senza fiducia, non è ancora chiaro. “Se FdI non ripresenta in Aula l’odg non servirebbe” spiegano fonti di governo. Oppure se i meloniani confermeranno la scelta di non metterlo ai voti. Ma si deciderà nelle prossime ore. A occhio lunghissime, per la maggioranza.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/30/riarmo-lo-sgambetto-di-giorgia-a-m5s-e-leu-l-ordine-del-giorno-non-si-vota/6541822/

Draghi l’amerikano: promesse a Zelensky e resta zitto su Biden. - Wanda Marra

 

IN PRIMA FILA - La telefonata con l’ucraino e l’impegno a intervenire in caso di nuove aggressioni. Silenzio sugli insulti Usa.

Si aspettava una telefonata tra Mario Draghi e Vladimir Putin. E invece ieri il premier italiano ha sentito Volodymyr Zelensky. L’Italia sarà tra gli Stati garanti della sicurezza dell’Ucraina, quelli che dovranno assicurare una reazione militare immediata nel caso di nuove aggressioni da parte della Russia. Almeno a quanto dice ufficialmente Zelensky. L’ambasciatore ucraino a Roma, Yaroslav Melnik, ha parlato ieri mattina dell’iniziativa U24, United for Peace, per creare questo gruppo di Paesi. Di cui farebbero parte i membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, più la Germania, il Canada, la Turchia e anche l’Italia. Poi è arrivata la telefonata Draghi-Zelensky. E nel frattempo, nessuna presa di distanza c’è stata da parte di Draghi dopo le parole di Joe Biden che da Varsavia si lasciava andare così: “Putin non può restare alla guida della Russia”. Una precisa dichiarazione o una gaffe rivelatrice, con il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken impegnato a gettare acqua sul fuoco. E lo stesso presidente degli States costretto a negare ieri con evidente poca convinzione.

Domenica a intervenire per dire che non si punta a un cambio di regime in Russia sono stati sia il presidente francese Emmanuel Macron, sia il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Ammettere l’obiettivo dichiarato dal presidente degli States rischia di favorire l’escalation. Draghi però non parla. Dopo settimane ai margini, il premier è riuscito nell’ultima settimana a essere riammesso nei formati che contano. Con tanto di ribadita fede atlantista. L’unico bilaterale a Bruxelles con un leader europeo di cui ha dato conto la Casa Bianca su Twitter è stato quello con lui. Il premier aveva comunque annunciato venerdì che avrebbe sentito Putin. Mentre Macron e Scholz non hanno mai smesso di parlarci, con un tempismo ferale, Draghi aveva annunciato un incontro proprio nei giorni precedenti all’attacco all’Ucraina. Ovviamente cancellato. Il tempismo non è stato dei migliori neanche in questo caso, con l’“Amico americano” che a Putin ha dato anche del “macellaio”. La telefonata resta in agenda, ma intanto ieri Draghi ha parlato con Zelensky. Dialogo che ormai è costante, raccontano da Palazzo Chigi.

Da dove trapela un certo imbarazzo, però, rispetto alle informazioni diffuse dall’ucraino sulla conversazione. Su Twitter, infatti, Zelensky ha ringraziato per “la disponibilità dell’Italia di unirsi alla creazione di un sistema per le garanzie di sicurezza a sostegno dell’Ucraina”. Questione di cui non si faceva cenno nel comunicato di Palazzo Chigi, in cui si raccontava che il presidente Zelensky ha lamentato “il blocco da parte russa dei corridoi umanitari e la prosecuzione del- l’assedio e dei bombardamenti delle città”.

Si tratta di procedere negli aiuti che stiamo dando, come spiegano fonti di governo. A cominciare, dunque, dalle armi, ma non solo. Non a caso ieri il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, era in Romania, in visita al contingente che fa air policing. E non secondario il fatto che il presidente ucraino abbia voluto dare notizia delle promesse dell’Italia, dopo aver stilato una lista dei governanti europei a lui più vicini. In testa c’è Johnson: un altro che non ha criticato le parole di Biden.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/29/draghi-ucraina-mario-lamerikano-promesse-a-zelensky-e-resta-zitto-su-biden/6540574/?utm_campaign=Echobox2021&utm_content=marcotravaglio&utm_medium=social&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR0LQr3ywRCrxQoo0fmiwTcYWuZbS3D5sLlKCRgTxKVr3kXAFs-ApGgP7VE#Echobox=1648546356

Alcune delle tappe principali della leader di #FratelliDiTaglia. - M. Travaglio

 

❌ Trent'anni (TRENTA!) di politica Berlusconiana, durante i quali capisce come reinventarsi e vendersi per "nuova" all'elettorato;

❌ Ha votato praticamente ogni taglio ai danni degli italiani: scuola, sanità, infrastrutture. C'è solo l'imbarazzo della scelta;

❌ Ha votato il MES e il pareggio di bilancio, anche se adesso si finge contraria per fare opposizione;

❌ Ha votato per circa 8 miliardi di tagli all'Istruzione Pubblica, anche se adesso si lamenta per i banchi con le ruote attaccando chi lavora a soluzioni in tempo di crisi;

❌ Ha distrutto il sistema sanitario pubblico, favorendo quello privato con i suoi colleghi di partito;

❌ Ha votato la Legge Fornero, e già questo dovrebbe bastare a capire di chi stiamo parlando;

❌ Ha votato in favore del Legittimo Impedimento per permettere a Berlusconi ed altri amichetti di arrivare alla prescrizione;

❌ Era lì anche quando fu varato il Lodo Alfano, ovvero l'impunità per le alte cariche dello Stato;

❌ Era lì quando fu votato il taglio all'istruzione universitaria di 1 miliardo e mezzo;

❌ Ha votato lo Scudo Fiscale anche per il Falso in Bilancio, parente dello stesso scudo fiscale di cui ha usufruito Fontana;

❌ Ha votato in favore della Legge Bavaglio sulle intercettazioni;

❌ Ha votato in favore dello Svuotacarceri che ha portato fuori più di 7mila detenuti;

❌ Era saldamente in maggioranza quando si votò il primo Trattato di Dublino, obbligando l'Italia a trattenere i migranti su territorio nazionale, anche se ora sbraita contro l'immigrazione;

❌ Era lì quando fece ricorso contro il Taglio dei Vitalizi di tutti i politici, ma sotto Natale ha pensato bene di farsi un regalo con i soldi degli italiani ;

❌ E più di recente, ha votato contro il taglio alle pensioni d'oro.

Questa è una minima parte del passato di Giorgia Meloni.
Ricordiamolo a tutti gli italiani”

M.Travaglio 

https://www.facebook.com/189186745325192/photos/a.189190105324856/623459705231225/

martedì 29 marzo 2022

Per sdrammatizzare. - Marco Travaglio














Dovevamo vedere anche questa. Il portavoce di Erdogan, l’autocrate turco che perseguita oppositori e bombarda curdi, che insegna diplomazia e buonsenso a Biden, dopo le ultime flatulenze contro Putin (“macellaio che non può restare al potere”): “Se tutti bruciano i ponti con la Russia, chi parlerà con Mosca a fine giornata?”. Senza contare che l’annuncio di un golpe Mosca senza invadere e bombardare il Cremlino per destituire Putin (dopo Saddam e Gheddafi) ha un solo effetto: rafforzarlo col suo establishment e col suo popolo, aggiungere altri alibi alla sua propaganda sulle mire imperialiste della Nato a Est e gelare i dissensi interni, visto che nemmeno il più antiputiniano dei russi accetterebbe mai di farsi scegliere il presidente da Washington. Non a caso, a capotavola dei negoziati russo-ucraini, non siedono gli Usa, guidati da un nonnetto rinco che dichiara guerra alla Russia senza neanche accorgersene, smentito da tutti gli alleati dignitosi (quindi non Draghi) e persino dal suo portavoce e dal suo segretario di Stato; né l’Europa, cobelligerante con Kiev; ma la Turchia. Di questo passo pure Kim Jong-un diventerà un po’ meno imbarazzante di un Biden che riesce a non far danni solo quando tace, o scoreggia, o entrambe le cose. E, mentre tutti strologano su chi e quando rovescerà Putin, Biden rischia di essere il primo presidente americano destituito per inability in base al XXV Emendamento, sia perché non collega la bocca all’eventuale cervello, sia perché il figlio è nei guai per i finanziamenti ai laboratori di armi biologiche (in Ucraina: toh). O meglio, lo rischierebbe se poi non dovesse subentrarli la sua degna vice Kamala Harris, che è peggio di lui: l’altro giorno è esplosa in una grassa e beota risata a una domanda sui profughi ucraini e il Washington Post ha scritto: ”L’America è in mano a un’imbecille”. Anzi due. Ma è il mondo che è in buone mani: l’invaso Zelensky, l’invasore Putin, l’invasato Biden.

Nel 2001, quando Bush jr. attaccò l’Afghanistan coi suoi servi sciocchi, fece di tutto per chiarire che non ce l’aveva con l’Islam, ma solo con al Qaeda: visitava una moschea e abbracciava tre imam al giorno. Poi, per fare cosa gradita, B. se ne uscì con “la superiorità della nostra civiltà su quella islamica, che è rimasta ferma ad almeno 1400 anni fa e siamo destinati a conquistare”. Nel giro di tre minuti insorsero tutti i Paesi occidentali e islamici dell’orbe terracqueo, più la Lega Araba. E Stefano Disegni svignettò il Day After: una landa di rovine fumanti abitata da due mostriciattoli verdi con una tromba al posto del naso. “Papà, ma come finì il pianeta Terra?”. “Niente, Bin Laden stava trattando, poi Berlusconi per sdrammatizzare raccontò quella dell’araba pompinara…”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/29/per-sdrammatizzare/6540550/

Spese per la difesa, maggioranza divisa al Senato. Il governo verso la fiducia. -

 

I punti chiave.


Prove di mediazione sul decreto Ucraina e, in particolare sull’aumento delle spese militari, su cui la maggioranza rischia di spaccarsi al Senato. Fieramente contrario alla soglia del 2% del Pil, per gli investimenti sulla difesa, è il Movimento 5 stelle, seguito da Leu. Pronto a trattare il governo, fermo sugli impegni presi a livello militare ma anche pronto a valutare il voto di fiducia per “salvare” il provvedimento azzerando tutti gli emendamenti e gli ordini del giorno come quello di FdI che lo impegna a raggiungere la soglia del 2 per cento sulle spese militari. In quest’ottica rientra il faccia a faccia che si terrà nelle prossime ore tra il premier Mario Draghi e il suo predecessore e leader dei 5S, Giuseppe Conte.

Maggioranza in cerca di intesa.

Intanto, è fallita la ricerca di un’intesa con una riunione, in videocollegamento, tra il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà e i vertici dei vari gruppi a Palazzo Madama e delle due commissioni Esteri e Difesa che dovrebbero approvare il decreto, per discuterlo in aula mercoledì. Secondo quanto si apprende, M5S e Leu sono rimasti sulle barricate rifiutando ogni tipo di mediazione proposta, che sarebbe potuta entrare - in caso di accordo - in un ordine del giorno ad hoc.

Sul provvedimento, già votato alla Camera il 17 marzo, le divisioni non sono in sostanza sui contenuti ma proprio sull’ordine del giorno proposto da Fratelli d’Italia che chiede al governo di tener fede all’impegno preso - anche dal presidente Draghi, si rammenta nel documento - sulla «necessità di incrementare le spese per la difesa» fino al 2%.

Per FdI spazi di manovra.

Se il partito di Giorgia Meloni chiederà di metterlo ai voti (molto probabile), avrà il no di 5S e LeU. «La nostra posizione è lineare. Andiamo avanti», insiste Conte. E proprio la fiducia automaticamente blinderebbe il decreto, facendo decadere ogni mozione collegata. Estrema ratio per “salvare” il provvedimento - passato indenne e senza fiducia a Montecitorio - visto che tutti confermerebbero la fiducia. M5S compreso. L’opposizione ha, insomma, un’occasione per stanare e fiaccare la maggioranza, facendo leva sulla coerenza del governo rispetto alle posizioni prese a livello europeo e alla credibilità internazionale. Tant’è che fa spallucce la leader di FdI, Giorgia Meloni quando ribadisce che «sulle spese militari è il governo che sostiene noi», liquidando i rischi di una spaccatura “governativa” come «un problema della maggioranza».

L’approdo al Def.

Da Palazzo Chigi nessun tentennamento. L’Italia sarà fedele all’impegno preso con la Nato di portare al 2% le spese militari entro il 2024, con un percorso che dovrebbe essere ribadito nel Documento di economia e finanza (giovedì potrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri). L’approdo al Def potrebbe essere quindi la via d’uscita per i 5 Stelle. Sul tavolo - e su pressing soprattutto del Pd e di Iv- ci sarebbe anche l’opzione di un ordine del giorno unitario della maggioranza (in aggiunta a quello di FdI) che dia il segno della compattezza nonostante tutto, e su cui ad esempio ci potrebbe essere un rimando vago al Def sulle spese militari, specificando che l’arrivo al 2% del Pil sarebbe un obiettivo graduale.

Il premier sente Zelensky.

Intanto Palazzo Chigi conferma la sua posizione sull’Ucraina, in linea con il monito per «la pace subito» lanciato dal presidente Mattarella. Draghi, che ha sentito al telefono il presidente ucraino Zelensky, ribadisce il sostegno alle autorità e al popolo ucraini, contribuendo all’azione internazionale per mettere fine alla guerra. Ma anche aprendo alla possibilità, sostenuta dall’ambasciatore ucraino a Roma, Yaroslav Melnyk, che l’Italia si faccia garante in caso di aggressione all’Ucraina, insieme ad altri Paesi.

https://www.ilsole24ore.com/art/spese-la-difesa-maggioranza-divisa-senato-governo-media-ma-valuta-fiducia-AEwaTVNB

Trovate microplastiche nel sangue umano.

 

Le particelle di plastica sono inquinanti onnipresenti nell’ambiente e nella catena alimentare, ma nessuno studio fino ad oggi ha riscontrato la presenza delle particelle di plastica nel sangue umano.

A raccogliere la prima prova è la ricerca condotta nei Paesi Bassi e coordinata dalla Vrije Universiteit di Amsterdam.

I risultati, pubblicati sulla rivista Environment International, sono stati ottenuti dal gruppo di lavoro guidato alla ecotossicologa Heather Leslie e dalla chimica Marja Lamoree, nell’ambito del progetto Immunoplast.

I dati sono stati raccolti grazie all’analisi del sangue donato da 22 persone anonime, nel quale sono state cercate le tracce di cinque polimeri, ossia molecole che sono i mattoncini di cui è costituita la plastica, e per ciascuno di essi sono stati misurati i livelli presenti nel sangue.

È risultato che in tre quarti dei 22 campioni esaminati erano presenti tracce di plastiche e che il materiale più abbondante è il Pet (polietilene tereftalato) di cui sono fatte le bottiglie: è stata misurata una quantità di 1,6 microgrammi per millilitro di sangue, pari a un cucchiaino da tè di plastica in mille litri di acqua (una quantità pari a dieci grandi vasche da bagno).

È risultato molto comune anche il polistirene utilizzato negli imballaggi, seguito dal polimetilmetacrilato, noto anche come plexiglas.

Adesso, osservano le ricercatrici, resta da capire se e con quale facilità le particelle di plastica possono passare dal flusso sanguigno agli organi.

“Si tratta dei primi dati di questo tipo e ora – ha detto Lamoree – se ne dovranno raccogliere altri per capire quanto le microplastiche siano presenti nel corpo umano e quanto possano essere pericolose. Grazie ai nuovi dati sarà possibile stabilire se l’esposizione alle microplastiche costituisca una minaccia per la salute pubblica”.

https://beppegrillo.it/trovate-microplastiche-nel-sangue-umano/?fbclid=IwAR2gx2VgpEtEyNbziNtKT-dVmh3qLKoUCz5otb6JAx7bJULuw0vwHiSwmqM

lunedì 28 marzo 2022

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Neolingua/1. “Escalation anti-armi del capo M5S” (Corriere della sera, 25.3). “L’escalation grillina: ‘Se il Def aumenta i fondi alla difesa, pronti a bocciarlo’” (Repubblica, 27.3). Quindi l’escalation la fa chi vuole meno armi e la de-escalation chi ne vuole di più. Orwell, dove sei?

Neolingua/2. “Pronte le nuove armi per Kiev. Draghi: ‘Cercare la pace’” (Repubblica, 25.3). “Le armi fanno vivere la pace” (Enrico Letta, segretario Pd, 27.3). È il disarmo che la ammazza.

La sfiga. “È la sfida decisiva fra democrazie e regimi” (Francis Fukuyama, storico americano, Corriere della sera, 22.3). Vince chi ne ammazza di più.

Filo-spinato. “Orsini, sociologo filoputiniano” (Domani, 24.3). “Docente filorusso” (Giornale, 24.3). “La Rai straccia il contratto del filo-Putin Orsini” (Repubblica, 25.3). “Orsini, il professore idolo dei putiniani” (Salvatore Merlo, Foglio, 25.3). ”Orsini, il sociologo filo-Putin” (Giornale, 25.3). “Orsini, il Paladino di Putin” (Francesco Merlo, Repubblica, 25.3). “La fauna da talk che piace al Cremlino. La Tass loda Orsini” (Repubblica, 26.3). Per la cronaca, Orsini non ha mai detto un monosillabo a favore di Putin in vita sua: solo durissime parole di condanna.

Turbe. “Alla Luiss c’è una fronda piuttosto nutrita di prof, nel cui novero spiccano personalità illustri come Sabino Cassese, decisamente turbati dal fatto che il collega Orsini si fregi in tv del brand Luiss” (Repubblica, 26.3). Oh no, Cassese è turbato perché un docente della Luiss risulta docente della Luiss: e adesso come facciamo?

Cerasa invade il Vaticano. “Caro Papa, la pazzia è solo quella di Putin” (rag. Claudio Cerasa, Foglio, 25.3). Francesco: mo’ me lo segno.

L’arma segreta. “E ora mettiamo Putin con le spalle al muro” (Roberto Formigoni, Libero, 20.3). Putin cambia la combinazione della cassaforte.

Il pazzo ringrazia. “Draghi ringrazia il Papa” (Corriere della sera, 26.3). Che aveva dato dei “pazzi” ai capi di governo che vogliono aumentare la spesa militare al 2% del Pil, cioè a lui. Pazzo, ma riconoscente.

Come passa il tempo. “Erdogan è un dittatore di cui però si ha bisogno” (Mario Draghi, presidente del Consiglio, 8.4.21). “Draghi vede Biden ed Erdogan” (Corriere della sera, 25.3.22). Bisogno di qualcosa?

Modestamente. “Berlusconi ha definito Salvini ‘il politico più coerente, trasparente e affidabile’” (Giornale, 21.3). Dopo di lui.

Doni. “Medvedev e Putin sono un dono di Dio per la Russia” (Silvio Berlusconi, FI, presidente del Consiglio, 11.9.2010). “Il Cavaliere definisce Marta Fascina ‘dono di Dio’” (Repubblica, 20.3). Ma non saranno troppi, ’sti doni?

Mestiere incerto. “Non ho capito quale fosse la reale missione degli ufficiali russi a Bergamo nel marzo 2020, in piena pandemia… Compiti sanitari, di intelligence? Conte potrebbe forse spiegarlo” (Concita De Gregorio, Repubblica, 25.3). Mentre lei scriveva, Conte lo spiegava al Copasir, dopo averlo già fatto in una dozzina di interviste, confermate dai vertici dei Servizi, dal sottosegretario delegato Gabrielli e dallo stesso Copasir. Ma lei fa la giornalista, mica è tenuta a saperlo.

Un vero analista. “La retromarcia dei populisti” (Giovanni Orsina, Stampa, 23.3). Meloni primo partito, Lega terzo: praticamente estinti.

Una tantum. “Fermare la guerra si può. Per il Donbass serve un accordo sul modello Trentino Alto Adige, che garantisca autonomia e libertà. L’Europa prenda una iniziativa diplomatica, non lasciamo la responsabilità del dialogo solo a Turchia o Cina. #StopWar” (Matteo Renzi, leader Iv, 8.3). Segnatevela, perché ne dice una giusta ogni dieci anni. Fino al 2032 siamo a posto.

Genny ’a Poltrona. “La querela è un atto intimidatorio e strumentale verso un giornalismo libero” (Gennaro Migliore, deputato Iv, 26.3). Ce l’ha con le querele al Fatto di Renzi e Migliore?

Parmigiano grattato. “Vignali ci riprova a Parma: rivincita su toghe e grillini. L’ex sindaco di centrodestra, costretto a lasciare a causa di un’inchiesta giudiziaria, è stato assolto e riabilitato” (Libero, 27.3). Infatti ha patteggiato 2 anni di carcere per corruzione e peculato e restituito al Comune mezzo milione di euro rubati.

È andata così. “Mascherine: la Procura grazia Arcuri” (Giornale, 26.3). È il modo garantista per dire che le accuse di corruzione e peculato sono state archiviate perché Arcuri era innocente.

Il titolo della settimana/1. “Verso un nuovo scontro di civiltà” (Paolo Guzzanti, Giornale, 27.3). Per trovarne almeno una.

Il titolo della settimana/2. “Giusto pregare, ma facciamolo armati” (Fausto Carioti, Libero, 27.3). Giusto: tutti in chiesa col bazooka.

Il titolo della settimana/3. “I valori della Nato” (Kurt Walker, Repubblica, 23.3). In dollari o in morti?

Il titolo della settimana/4. “Ecco cos’ha in testa Berlusconi” (Libero, 22.3). Catrame?

Il titolo della settimana/5. “Cari amici, sarà ora di capire cosa è stata davvero Tangentopoli?” (Giuseppe Gargani, Dubbio, 23.3). Sì: rubavano.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/28/ma-mi-faccia-il-piacere-262/6539284/