venerdì 27 maggio 2011

BERLUSCONI : OBAMA = SINDONA : REAGAN. - di Andrea Sceresini



Mentre il premier Berlusconi denuncia al presidente degli Usa Barack Obama: "Sono perseguitato dai giudici di sinistra, in Italia c'è una dittatura", riemerge dagli archivi una lettera dal carcere che Michele Sindona scrisse nel 1981 a Ronald Reagan e che rivela un inedito parallelo.


Quello che state per leggere è un documento inedito. Nel 1981 il banchiere Michele Sindona si trovava in carcere a Springfield, Missouri. Sul suo capo gravavano ben 65 accuse: frode, spergiuro, false dichiarazioni bancarie, appropriazione indebita di fondi bancari. Anche la giustizia italiana, oltre a quella statunitense, lo aveva ormai incastrato. Si sentiva in trappola. Così scrisse molte lettere, tra queste una, interminabile, destinata a Ronald Reagan, il presidente degli Stati Uniti.
La missiva fu inviata e ricevuta, ma non ottenne risposta. Per trent'anni un'unica copia di quel documento è rimasta sepolta nell'archivio del figlio di Sindona, Nino.
Oggi Nino Sindona, che era stato coinvolto nell'inchiesta giudiziaria per l'omicidio di Giorgio Ambrosoli da parte di un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano e poi assolto, vive in Brasile, dove si è sposato e ha avuto un figlio. Gestisce una catena di ristoranti italiani, ma ha tagliato ogni ponte con il suo Paese d'origine. E' stato lui a decidere, dopo decenni di silenzio, di consegnarci una copia della "Lettera al Presidente". E' una lunga arringa difensiva: l'ultimo grido d'aiuto del potentissimo banchiere piduista, uno dei grandi vecchi della Prima Repubblica.

(GQ) Fa uno strano effetto il parallelismo tra le parole pronunciate oggi dal premier Silvio Berlusconi in presenza del presidente americano Barack Obama e quelle della lettera inedita del bancarottiere Michele Sindona all'allora presidente americano Ronald Reagan. Siamo nel 2011, la lettera è invece datata 1981. Sono passati trent'anni, ma i temi di fondo sono gli stessi: la magistratura è di sinistra e perseguita chiunque si metta contro i comunisti che dominano l'Italia. I valori patriottici di Sindona, come quelli di Berlusconi, vengono calpestati e i loro portatori diventano bersaglio di inchieste giudiziarie mirate a eliminarli. La sola differenza è il finale: Sindona rimase in un carcere americano nonostante la supplica a Reagan, Berlusconi è diventato presidente con il libero voto degli italiani e a Obama si rivolge mentre frequentano vertici internazionali.


Ecco il contenuto della lettera, che si può vedere nella gallery sopra. Domani, sempre su GQ.com, altri dettagli sulla lettera.

7 settembre 1981

Al Presidente degli Stati Uniti
Casa Bianca
Washington, D.C. 20500

Signor Presidente:

Il mio nome è Michele Sindona. Sono un cittadino italiano e ho 61 anni. Sono un detenuto delle prigioni federali degli Stati Uniti d'America dal 7 febbraio 1980.

Attualmente sono nel Centro Medico della prigione federale di Springfield, Missouri. Il mio numero di matricola è 00450-054. Sono stato condannato due volte a 25 anni di carcere per bancarotta fraudolenta.

Io mi sono sempre sentito un amico degli Stati Uniti d'America. Sono stato perseguitato dalla Sinistra italiana soltanto perché mi sono battuto con tutte le mie forze per il rispetto delle istituzioni italiane e l'elezione di un governo veramente democratico che potesse onorare le alleanze con i Paesi occidentali, in primo luogo con gli Stati Uniti.

(…) Ho comprato un giornale italiano in lingua inglese per evitare che cadesse nelle mani della sinistra (…) Ho studiato il modo per evitare che la sinistra italiana prendesse il controllo della stampa e della televisione. Per questi miei tentativi la sinistra italiana ha fatto di me un bersaglio e ho rischiato la vita in più di una occasione.

(…) Il Consiglio superiore della magistratura, di cui fanno parte in maggioranza rappresentanti della sinistra, ha cacciato il presidente della Corte di Cassazione che aveva sottoposto un affidavit nel quale si affermava che i giudici italiani avevano illegalmente dichiarato che le mie banche fossero in bancarotta.

(…) Ho descritto solo una parte delle incredibili torture morali, psicologiche e talora perfino fisiche che ho dovuto subire. Ora mi rivolgo a Lei, signor presidente, con la speranza di ottenere protezione e serenità per la mia famiglia. Gli Stati Uniti hanno duramente criticato le dittature che perseguitano le famiglie di coloro i quali considerano criminali. Io mi sono soltanto battuto per la democrazia e la giustizia, e a causa di questo sono stato perseguitato dai comunisti italiani. Sono ancora convinto che gli Stati Uniti siano il solo Paese capace di salvare la mia patria e l'intero mondo libero dalla minaccia comunista. L'Italia ha bisogno di recuperare tre valori: lavoro, famiglia e fede. La propaganda di sinistra ha distrutto questi valori, così come ha distrutto la democrazia e il tessuto stesso dello Stato. Nessuno vuole più lavorare perché confida nell'assistenza sociale. La ricca famiglia italiana di un tempo è ora soltanto un ricordo. Quanto alla fede, un tempo valore stabilizzante, è stata perduta dagli italiani. (…) Io resto nella tempesta e da qui le grido: "E' questo quel che accade a un amico degli Stati Uniti?"

Rispettosamente suo,

Michele Sindona

http://www.gqitalia.it/viral-news/articles/2011/5/silvio-berlusconi-a-obama-come-michele-sindona-a-ronald-reagan-in-italia-giudici-di-sinistra#?refresh=ce


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