mercoledì 9 novembre 2011

Dell'Utri: non paghi? Ti mando i boss. - di Monica Centofante



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Ma per i giudici non e' una minaccia.

Sì è vero: Marcello Dell’Utri ha “mobilitato due mafiosi” del calibro di Michele Buffa e Vincenzo Virga, capo del mandamento di Trapani, per “convincere” l’imprenditore e medico Vincenzo Garraffa, all’epoca dei fatti presidente della Pallacanestro Trapani, a restituire dei soldi in contanti e in nero nell’ambito di una sponsorizzazione ottenuta grazie a Publitalia.
Ma che il senatore abbia inviato i due boss per “incutere timore” al Garraffa e indurlo a versare una somma che non era tenuto a pagare questo no, non è provato. Più plausibile, certo, che i due esponenti di Cosa Nostra, indossati per l’occorrenza i panni degli agenti di recupero crediti, avessero tentato un’”interposizione mediatoria… effettivamente volta … ad aggarbare la vertenza insorta tra la persona offesa e Publitalia”. Perché i due personaggi furono scelti da Dell’Utri, come mediatori, “non tanto o solo in ragione della loro mafiosità”, ci mancherebbe, quanto “per la loro intensa precedente e coeva frequentazione ‘amicale’ con il Garraffa”.
Verrebbe da sorridere se i virgolettati non fossero stralci delle motivazioni della sentenza con cui la Corte d’Appello di Milano, lo scorso 20 maggio, ha assolto il senatore del Pdl e il boss Vincenzo Virga dall’accusa di tentata estorsione con l’aggravante mafiosa. Una sentenza che giunge al termine di un travagliato iter giudiziario (quattro processi tra primo e secondo grado e due annullamenti in Cassazione) e contro la quale la procura generale di Milano ha già annunciato che si appellerà alla Suprema Corte. E lo farà certamente la parte civile, Vincenzo Garraffa, assistito dall'avvocato Giuseppe Culicchia.
La vicenda in questione risale al 1991 quando Garraffa ottiene, attraverso Publitalia, guidata all’epoca da Dell’Utri, una sponsorizzazione per la società di pallacanestro da parte della “Birra Messina”, appartenente al gruppo “Dreher-Heineken”. Il contratto, secondo la ricostruzione dell’accusa, prevede un versamento di 1.500 milioni di vecchie lire in favore della squadra sportiva, ma, dopo la firma, al presidente della Pallacanestro Trapani viene chiesto di restituire, a titolo di intermediazione, 750 milioni, la metà dell’intero importo mentre gli viene negata la sua richiesta di ricevere regolare fattura. La pretesa è illecita e Garraffa si oppone, ma Marcello Dell’Utri lo manda a chiamare: “I siciliani prima pagano e poi discutono” gli dice, confermandogli che non avrebbe mai rilasciato fatture a fronte della provvigione richiesta. E in seguito all’ennesimo diniego del Garraffa aggiunge: “Ci pensi, perché abbiamo uomini e mezzi per convincerla a pagare”. Qualche mese più tardi presso il nosocomio di Trapani dove svolgeva l’attività di primario, Garraffa riceve la visita di Vincenzo Virga e Michele Buffa. Ed è il primo, mandato da “amici” a chiedergli la possibilità di porre fine alla questione insorta con Publitalia. Per “amici”, dirà poco dopo rispondendo a una domanda del medico, si intende Marcello Dell’Utri.
A leggerla così sembrerebbe proprio una minaccia, e nemmeno troppo velata. Ma la Corte d’Appello sembra più che sicura: “Il quadro probatorio acquisito (...) non consente di considerare raggiunta la prova, aldilà di ogni ragionevole dubbio, che la visita incriminata fosse finalizzata ed idonea ad incutere timore e a coartare la volontà” dell'imprenditore “per indurlo al pagamento ingiusto”.
Se lo dice lei.

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