L'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni
La giovane avvocatessa, figlia dell'amministratore delegato del colosso dei carburanti, assunta a tempo determinato (con contratto di cinque anni) senza concorso pubblico. Guadagnerà circa 60-65 mila euro l'anno, più i soldi delle eventuali trasferte. “La riscoperta e la pratica di valori etici, che sembravano essere stati dimenticati, si pongono come la Stella polare del nostro agire”. Parole di Giuseppe Vegas, presidente della Consob, a conclusione del suo intervento a chiusura dell’anno 2010-2011 della scuola di polizia tributaria della Guardia di Finanza, il 30 giugno scorso. Detto, fatto: pochi giorni dopo (il 13 luglio), dopo aver bloccato cinque concorsi pubblici per 12 posti, la Consob assume a tempo determinato (con delibera numero 17870) Clementina Scaroni, avvocatessa, figlia del numero uno dell’Eni Paolo Scaroni. Il tutto, ovviamente, senza indire un bando pubblico. Risulta infatti “vincitrice – così recita la delibera della Commissione della Consob – della selezione per il profilo di esperto in diritto commerciale e amministrativo”. Una selezione per titoli in cui ha ottenuto il punteggio 54,0. E si tratta di un buon contratto: categoria “C1”, equiparato alla qualifica di funzionario di secondo livello. A tempo determinato sì, ma della durata di cinque anni, cosa che potrebbe condurre a una stabilizzazione, by-passando, appunto, il concorso pubblico. Anche sulla retribuzione Clementina non avrà da lamentarsi: almeno 60-65 mila euro lordi l’anno.
L’AVVENTURA in Consob della figlia di Scaroni è iniziata il primo settembre. Lei, che prima lavorava nel noto studio legale milanese Bonelli Erede Pappalardo (di cui è cliente l’Eni), è stata destinata alla filiale di Milano dell’authority, nella prestigiosa sede di via Broletto. E si occuperà del contenzioso della Consob. L’avvocatessa era stata destinata, al momento dell’assunzione, alla Divisione Intermediari / Ufficio Vigilanza e Albo Intermediari e Agenti di Cambio. Poi con un successivo ordine di servizio è stata spostata “a decorrere dal 3 ottobre 2011 – si legge nel documento – presso la sede di Milano, alla Consulenza Legale / Ufficio Intermediari e Mercati”. Una sede distaccata dell’ufficio legale, che da sempre risiede a Roma. Sede sulla cui utilità ci sarebbe da discutere. L’ufficio legale della Consob, infatti, si occupa per lo più di controversie di fronte al Tar. E la sede del Tribunale amministrativo competente per l’authority è quella romana del Lazio. A Milano ha poche cause, gestite finora da un paio di legali esterni di quel foro (come avviene in altre città). L’avvocatessa, se in futuro avesse necessità di discutere una causa davanti al Tar, dovrà raggiungere la Capitale in “missione”, con un ulteriore costo a carico della collettività: in Consob, lo prevede il contratto, il dipendente in trasferta, oltre al rimborso del viaggio, si ritrova in busta paga da 100 a 150 euro (dipende dall’inquadramento) al giorno in più. Ad agosto il senatore dell’idv Elio Lannutti ha presentato un’interrogazione parlamentare all’ora ministro dell’Economia Giulio Tremonti con cui critica “l’assunzione di un esperto di diritto commerciale alla Commissione nazionale per le società e la borsa senza avere indetto alcun concorso pubblico – scrive Lannutti – e la scelta di Clementina Scaroni, che dell’amministratore delegato di Eni non è un’omonima”. E il senatore dell’Idv ha chiesto “misure urgenti per mettere la Consob in condizione di esercitare al meglio le funzioni di efficienza, trasparenza e legalità a presidio dei risparmiatori, avendo riguardo anche alla disciplina relativa alle assunzioni di personale nonché alla definizione di percorsi di carriera”.
IL 9 MAGGIO scorso Paolo Scaroni è intervenuto all’incontro annuale della Consob con il mercato a Piazza Affari. In quell’occasione ha spiegato che “il sistema di corporate governance italiano ha molti pregi e qualche difetto e ha pescato a piene mani dal modello inglese”, che è “concepito per governare public company” e che prevede una separazione fra proprietà e gestione dell’azienda. Chissà se proprio il “modello inglese” ha ispirato l’amministratore delegato del gruppo italiano con maggiore capitalizzazione in Borsa, la cui figlia lavora nell’authority che ha il compito di vigilare anche sull’Eni. Del resto anche lo stesso Vegas è transitato da un incarico di governo (viceministro dell’Economia) al vertice di un’autorità di controllo, che dovrebbe essere indipendente.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/20/la-figlia-di-scaroni-alla-consob-lente-che-vigila-sulleni/171943/
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