martedì 14 febbraio 2012

Lavoro: in Italia troppi squilibri, arriva team Ue.

Una manifestazione di disoccupati a Napoli in un'immagine d'archivio.


Tra pochi giorni a Roma per favorire utilizzo fondi strutturali.


(ANSA) - BRUXELLES, 14 FEB - Il lavoro in Italia e' ormai una guerra tra generazioni: troppo flessibili i giovani e troppo garantiti gli adulti, una spirale che porta a disuguaglianze eccessive e che la Commissione europea intende interrompere aiutando il governo a creare piu' impiego. Tra qualche giorno (tra il 16 e il 24 febbraio) partira' per Roma la squadra anti-disoccupazione di Bruxelles, per lavorare con governo, parti sociali e rappresentanti dell'industria, e spiegare loro come utilizzare i fondi strutturali europei ancora non impiegati, per creare lavoro.

Gli esperti Ue andranno nei sette Paesi dove la disoccupazione giovanile alle stelle ha fatto scattare l'allarme di Bruxelles, cioe' Spagna (49,6%), Grecia (46,6%), Portogallo (35,1%), Lituania (31,1%), Slovacchia(30,7%), Italia (30,1%) e Lettonia (29,9%).

Ma per la Commissione, l'emergenza italiana e' unica nel sua genere: la maggior parte dei giovani disoccupati ha almeno una laurea, ma non trova lavoro, e l'estrema flessibilita' dei giovani contrasta con le troppe garanzie degli adulti: ''La disoccupazione giovanile in Italia e' causata da molti fattori tra cui la segmentazione del mercato del lavoro e un sistema squilibrato di sostegno alla disoccupazione che ha creato diseguaglianze tra le generazioni'', scrive la Commissione Ue presentando la sua squadra (dieci esperti in occupazione, formazione, politica regionale), che riferira' al presidente della Commissione Jose' Barroso, il quale riferira' a sua volta al vertice dei capi di Stato il 1-2 marzo.

L'Italia ha ancora il 30% di fondi europei non spesi, e l'Europa l'ha piu' volte incoraggiata ad utilizzarli. Ora, i tecnici di Bruxelles spiegheranno di persona alle autorita' come sfruttare un potenziale capace di mettere in moto un circolo virtuoso: dare fondi alle piccole e medie imprese, per consentirgli di assumere giovani, e inoltre promuovere l'apprendistato per non tenere fermi i giovani laureati.

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