domenica 12 luglio 2020

La vita agra dei rampolli delle ’ndrine in Lombardia. - Gudo Visconti

La vita agra dei rampolli delle ’ndrine in Lombardia

La nebbia sale dall’acqua del Naviglio, rimonta oltre la strada provinciale verso i campi che un tempo furono del ducato della famiglia Visconti. Tra Milano e Pavia, mondo sospeso oltre il caos della metropoli. Eccolo il nuovo santuario delle cosche. Campi, marcite, cascine abbandonate, piccoli comuni, tre strade, un bar: il Jolly di Calvignasco. Ci passano camionisti e agricoltori, qualche agente di commercio.
È il 14 dicembre del 2018. Luigi Virgara, giovane calabrese di Platì affiliato alla ’ndrangheta con dote di “picciotto” oggi è felice. “Auguri!” dice al telefono appena fuori dal bar. “Ti giuro su Dio sto morendo per la contentezza. Ora si gioca in casa, berrò due bicchieri di vino per te!”. Poi attacca e ridigita un altro numero. “Mi ha chiamato u Sceiccu”. “Ti chiamò? E che ti disse?”, risponde una voce dal chiaro accento dell’Aspromonte. “Lo hanno fatto uscire, ci fu un errore, abbiamo gioito”. Poche ore dopo, i due sono a bordo di una utilitaria bianca. Sul sedile di dietro alcune bottiglie prese al bar Jolly. Da Calvignasco guidano piano verso Gudo Visconti, ancora poche case, le solite tre strade, un sindaco e un assessore. U Sceiccu vive qui. Scarcerato il giorno prima, ora sta ai domiciliari. Virgara e Pasqualino Barbaro, incensurato e fratello minore di Saverio, secondo la Procura trafficante di cocaina affiliato alla mafia di Platì, stanno andando da lui per festeggiare. Già, perché lo Sceicco è il 39enne Domenico Marando, così descritto dal collaboratore di giustizia Domenico Agresta, alias Micu McDonald: “È il picciotto di Micu Murruni ed è affiliato alla ‘ndrina di Platì”. In galera ci era finito per una tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. U Sceiccu ha diversi fratelli. Uno di loro vive a Calvignasco, un altro, Giuseppe, detto u Parpigliuni viene descritto nelle carte come “affiliato”. E vive sempre a Gudo Visconti. Qualche via più su, hanno domicilio gli Zappia, altro nome noto da inserire negli organigrammi delle cosche della Montagna. Tutte bandierine sulla nuova mappa della ‘ndrangheta di Platì in Lombardia.
La Platì del Nord non è più Buccinasco
Alcuni comuni storici come Buccinasco, definito negli anni Novanta la Platì del nord, si sono svuotati. “Qui – suggerisce la definizione un investigatore esperto – è rimasta solo la sede legale della Mafia spa”. Già perché quella operativa ora sta qua, tra Calvignasco e Gudo Visconti, tra Bubbiano, Casorate Primo, Vermezzo, Zelo Surrigone. Un agro-mafioso al confine con la provincia di Pavia, dove gli spazi da controllare sono vasti e i numeri delle forze dell’ordine molto piccoli. Dove comuni da meno di mille abitanti si trasformano in fortini inaccessibili, circondati solo da campi, cascine, capannoni. Luoghi ideali per summit e trattative. Il tutto in mano ai nuovi eredi della cosca Barbaro-Papalia.
Una rete inedita messa insieme dalla piccola squadra investigativa dei carabinieri di Corsico, guidata dal capitano Pasquale Puca e dal tenente Armando Laviola. Una compagnia al confine, composta da sentinelle in terra di mafia. Sono loro i convitati di pietra durante gli incontri di Luigi Virgara salito a Milano due anni fa con il compito di riannodare la rete delle cosche di Platì dietro la copertura di bidello, in un istituto scolastico di Buccinasco intitolato a don Pino Puglisi, il prete di Brancaccio ucciso da Cosa nostra. Tutto finisce nell’inchiesta “Quadrato bis” coordinata dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci ed eseguita pochi giorni fa con 17 arresti. Ma più che la droga sono i contatti. I carabinieri e l’antimafia ripartono da questi. E così ecco Virgara di nuovo a Gudo Visconti, in via XX settembre: stradina a fondo chiuso, casette a due piani in mattoni rossi, il giusto silenzio.
“Qui – scrivono i magistrati – risultano risiedere parecchi soggetti calabresi con legami diretti con esponenti di vertice della ’ndrangheta platiota”. È impossibile arrivarci senza essere notati. I carabinieri piazzano una microtelecamera e fanno bingo. Virgara – e non solo lui – da lì passa spesso. Solita utilitaria bianca, si ferma davanti al civico 43 e incontra Domenico Papalia, alias Micu u Bruttu, nessuna condanna per mafia, ma, secondo gli investigatori, contatti importanti con vecchi e nuovi boss. Braccio operativo, sostengono i carabinieri, degli eredi di Micu Barbaro detto l’Australiano, deceduto nel 2016, con rapporti diretti, a leggere le carte, con il boss di Platì Rocco Papalia oggi tornato nella sua casa di Buccinasco, dopo anni di carcere.
Del resto, qui abita Rosario Barbaro con la moglie, qui si è trasferita Serafina Papalia, consorte di Salvatore Barbaro, altro figlio dell’Australiano, oggi in carcere per mafia dopo una breve latitanza. Qui ha abitato Antonio Barbaro, nipote del padrino di Platì Beppe Barbaro u Nigru, e già titolare di un negozio di frutta e verdura nel comune di Gaggiano, non distante da Gudo.
Quattro mesi di indagini. E una Tlc nella nebbia.
Immortalata per quattro mesi da una telecamera, quindi, la via della ’ndrangheta, con la sua vita e i suoi incontri. Dopodiché una soffiata indica a Papalia il luogo in cui è installata la telecamera. Un po’ di vernice e lo schermo si fa nero.
Eppure in quei 120 giorni, molto emerge e si chiarisce. In particolare la rete di relazioni e nuove figure come quella di Francesco Romeo detto u Pettinaru, anche lui residente a Gudo e un fratello, Pasquale, in contatto, secondo il pentito Agresta, con Giuseppe Molluso definito “una vera macchina da guerra per la cocaina”.
Ora Molluso abita a Bubbiano, a qualche chilometro da Gudo. Molluso viene definito dagli investigatori “soggetto di elevatissimo rilievo investigativo”. E se lui sta a Bubbiano, suo zio Francesco, dopo una galera trentennale per droga e sequestri di persona condivisi con i compari di Platì, ha il suo buen ritiro pochi chilometri dopo, a Zelo Surrigone che, assieme ai Gudo e a Calvignasco, costituisce un altro punto in questa nuova linea di confine.
L’agro-mafioso: l’ultimo tassello.
E arriviamo all’ultimo paese di questo inedito agro-mafioso lombardo. Si tratta di Casorate Primo. Qui vive il boss Saverio Agresta, uno degli ultimi vecchi platioti ancora attivi, secondo la procura di Milano.
Agresta oltre a essere il suocero di Molluso, frequenta abitualmente un bar assieme ad altri personaggi legati, leggendo le carte, al mondo criminale. Un perfetto ufficio dove pianificare affari: i compari lo chiamano “il praticello”. Agresta senior è poi il padre del pentito Micu McDonald che con le sue dichiarazioni ha rimesso in ordine i tasselli di questo nuovo santuario mafioso, dove tutto si tiene, rapporti e interessi.
“Sto bastardazzo di merda ha voluto rovinarci, lo ammazzo”.
Così disse il padre.

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