Il vertice del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) ha comunicato al dirigente che se non andrà in pensione in anticipo chiederà all’Arma dei carabinieri di riprenderlo: la riconsegna al Corpo di appartenenza rappresenta, di fatto, un licenziamento dal Servizio.
L’incontro pre-natalizio con l’ex premier Matteo Renzi, avvenuto sulla piazzola di un’autostrada, ripreso dal telefonino di una automobilista di passaggio e poi trasmesso in tv, è costato al dirigente del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) Marco Mancini il posto nei servizi segreti. Il vertice dell’istituzione, dove il presidente del Consiglio Mario Draghi ha impresso una svolta nominando poche settimane fa Elisabetta Belloni, gli ha comunicato che se non andrà in pensione anticipatamente, verrà chiesto all’Arma dei carabinieri di riprenderlo con sé.
E la riconsegna al Corpo di appartenenza rappresenta, di fatto, un licenziamento dal Servizio. Mancini avrebbe reagito per il momento mettendosi in ferie, e poi manifestando l’intenzione di presentare domanda di prepensionamento con decorrenza metà luglio. Finisce così l’esperienza tra gli 007 dell’ex maresciallo dell’Arma, oggi sessantenne, cresciuto alla scuola delle Sezioni antiterrorismo dei carabinieri e rimasto coinvolto nelle vicende del sequestro Abu Omar (per il quale fu arrestato e processato, finché l’apposizione del segreto di Stato da parte di più governi bloccò l’azione giudiziaria) e in quello di presunte intercettazioni illegali e dossieraggi nel «caso Telecom».
Ma nonostante tutte le disavventure, Mancini è sempre rimasto in sella, fino ad aspirare a una poltrona di vicedirettore, che probabilmente era alla base dell’incontro con Renzi. Cercava appoggi per la promozione, ma il clamore suscitato dal video del faccia a faccia tra Renzi e la spia ne ha provocato l’uscita di scena. E prima aveva fatto saltare dall’incarico l’ex direttore del Dis Gennaro Vecchione (uomo di fiducia dell’altro ex premier Giuseppe Conte), il quale aveva riferito davanti al comitato parlamentare di controllo — in estrema sintesi — di non saperne niente. Formalmente la contestazione mossa a Mancini è il mancato rispetto delle regole, per non aver redatto nemmeno una relazione ai propri superiori, nonostante si fosse recato all’appuntamento con l’auto di servizio e la tutela al seguito; nella sostanza è la constatazione della rottura di un rapporto di fiducia, nonché la chiusura di una lunga stagione.
CorSera
Nessun commento:
Posta un commento