La misura cautelare di oggi è uno sviluppo dell’inchiesta che nel giugno scorso aveva portato all’obbligo di dimora dello stesso Capristo. Il procuratore di Taranto, secondo le accuse, “stabilmente vendeva ad Amara, Laghi e Nicoletti, la propria funzione giudiziaria, sia presso la Procura di Trani ( a favore del solo Amara) che presso la Procura di Taranto (a favore di Amara, Laghi e Nicoletti). L’intermediario di questa corruzione era Paradiso. In pratica il magistrato, “in cambio dell’utilità costituita dal costante interessamento di Amara e Paradiso (il
secondo stabilmente remunerato dal primo) per gli sviluppi della sua carriera (il Capristo, sul punto, risultava particolarmente sensibile, in quanto, cessando definitivamente dal suo incarico di Procuratore della Repubblica di Trani nel 2016, sarebbe rimasto privo di incarichi direttivi, al cui immediato conferimento, invece, anelava) nonché per ottenere i vantaggi economici e patrimoniali in favore del suo inseparabile sodale l’avvocato Giacomo Ragno. Quidni da parte di Amara “si manifestava in una incessante attività di raccomandazione, persuasione, sollecitazione svolta, in favore del Capristo, dai suddetti corruttori su membri del Csm (da loro conosciuti direttamente o indirettamente) e/ o su soggetti ritenuti in grado d’influire su questi ultimi”. In cambio di questa attività di sponsorizzazione di Amara e ed in cambio “anche di favori materiali (quali le nomine e gli incarichi ad amici da parte di Ilva” da parte di Laghi “garantiva stabilmente, come di seguito meglio specificato, sia ad “Amara che a Laghi e quindi ad Ilva utilità e vantaggi processuali, nonché garantiva da Amara, mostrando apertamente la sua amicizia con il predetto innanzi al Laghi ed Nicoletti, l’agevolazione professionale consistita nel suo accreditamento presso Ilva”.
ILFQ
Nessun commento:
Posta un commento