giovedì 25 maggio 2023

RENZI LO STRATEGA DELLA SEGA E IL PNRR. - Gioacchino Musumeci

 

Non sono lontani i tempi in cui Renzi ritirava due ministri innescando la crisi di governo che portò alla caduta di Conte. L'argomento era che il premier e il suo esecutivo non sarebbero stati all'altezza delle sfide all'orizzonte.
Le ragioni erano altre e sinteticamente si può dire che la sommatoria grillini piddini svolgeva un buon lavoro. Conte aveva il merito di aver perfino offerto una seconda chance al Pd che coi grillini avrebbe rovesciato il paradigma della politica fine a sé stessa. Questo sogno, come la storia ha dimostrato, è durato troppo poco anche a causa della diaspora interna al movimento in cui le figure più deboli, abbacinate dal miraggio del potere, sono state corrotte e bruciate. Unico sopravvissuto Luigi Di Maio, patetica figura ormai dimenticata nonostante il ruolo accessorio guadagnato coi servigi a Mario Draghi.
La premessa per introdurre quanto Renzi non ne abbia azzeccata una da quando il referendum lo ridimensionò a l'insufficiente che è. Conte non sarebbe stato all'altezza? Benissimo, durante il governo del magnificente Draghi non un solo punto del PNRR è stato anche lontanamente affrontato perché a dire il vero l'esecutivo, oltre l'impegno nella campagna vaccinale che non commento, era più che altro indaffarato nel preparare il terreno alla demolizione delle due misure grilline principali: il Rdc e il Superbonus.
Come sappiamo Draghi in un impeto di narcisismo infantile, presentò le dimissioni aprendo allo scenario sucida in cui il Pd ha fatto le figura peggiore dai tempi dell'evidentemente incapace Renzi, le cui previsioni di successo dell'invocato Draghi, si scontravano col successo elettorale della Meloni. E qui torniamo alla lungimiranza di Renzi, spacciato da statista presso l'establishment mediatico più bugiardo d'Europa, esclusa l'Ucraina clamoroso caso a parte. La risultante dell'impegno renziano è il governo Meloni, in cui Fitto, Ministro deputato alla gestione fondi PNRR, non fa altro che informare su quanto sia impossibile spendere i fondi per mancanza di progetti, che tra le varie cose dovrebbe redigere proprio la maggioranza con la cabina di regia che avrebbe supportato Fitto. Invece niente di niente.
Eppure di settori su cui progettare e investire ce ne sarebbero diversi, primi fra tutti scuola, sanità e infrastrutture ridotte alla mitologia del ponte sullo stretto di Messina. Ma è chiaro che certi capitoli se di spesa sono indegni, meglio investire nel giro d'Italia: è di oggi la notizia che il campidoglio ha finanziato la tappa romana del giro coi fondi PNRR. Ciò con tanto di contratto tra il Campidoglio e Rcs, e sopra l’intestazione: "Finanziato dall'Unione europea– Next Generation EU". Il Comune ha stipulato un contratto con Rcs: solo la volata sui Fori Imperiali costerà 1,5 milioni di euro e tutto sarà finanziato dall'Europa.
Potremmo orgogliosamente vantare di aver sostenuto il giro coi nostri soldini, dubito molto che la UE finanzi gratuitamente un evento di ciclismo nazionale. Il tutto mentre scompaiono istituti scolastici e si aspetta due anni per una risonanza magnetica.
Stante questo posso affermare che Matteo Renzi ci capisce di politica come mia madre di astronautica, in compenso di fallimenti e marciume ci capisce parecchio, tant'è che da politico del 2% s'è riciclato nel ruolo di direttore di un giornale semifallito, il Riformista, il cui destino con Renzi è del tutto scontato.

Nessun commento:

Posta un commento