Nel cuore arido delle pampas peruviane, tra le sabbie e i misteri delle linee di Nazca, si celano i puquios, autentici gioielli di ingegneria idraulica precolombiana. Costruiti dalla civiltà Nazca intorno al V secolo d.C., questi sistemi di pozzi a spirale e gallerie sotterranee rappresentano non solo una soluzione tecnica, ma anche un simbolo della profonda armonia tra essere umano e ambiente naturale.
Un Patrimonio di Pietra e Acqua.
La regione di Nazca, oggi nel dipartimento di Ica, è uno degli ambienti più aridi del pianeta, con precipitazioni che spesso non superano i 20 mm annui. In questo contesto estremo, la sopravvivenza dipendeva dalla capacità di captare e convogliare ogni goccia d’acqua. I puquios, disposti tra i fiumi Aija e Nazca, sfruttano ingegnosamente le falde acquifere sotterranee attraverso tunnel, canali e camini elicoidali, costruiti con pietre locali posizionate con tale precisione da sfidare il tempo e le intemperie. Le distanze tra i camini (50-120 metri) e la loro forma a spirale non sono casuali: permettono la circolazione dell’aria, la regolazione della pressione e la manutenzione periodica, evitando crolli e deterioramenti.
Miti, Leggende e Sapienza Antica.
Secondo la leggenda, i puquios sarebbero stati creati dagli achachilas, spiriti ancestrali protettori delle acque sotterranee, invocati nelle cerimonie propiziatorie che ancora oggi sopravvivono nella cultura locale. Alcuni studiosi, come Maria Reiche (1903-1998), celebre “dama delle Linee di Nazca”, hanno ipotizzato che le stesse linee tracciate nel deserto fungessero da mappa sacra per la localizzazione delle fonti idriche, legando così arte, religione e ingegneria in un unico, grandioso disegno cosmico.
Eredità e Futuro.
Oggi oltre 30 puquios sono ancora funzionanti, gestendo flussi d’acqua che irrigano campi di cotone, mais e fagioli, e rifornendo le popolazioni locali. Nel 1994, l’UNESCO ha inserito le Linee e i Puquios di Nazca tra i Patrimoni dell’Umanità, riconoscendo il valore universale di questa eredità tecnica e spirituale. La resilienza di queste opere invita a riflettere sulla sostenibilità, sull’importanza della conoscenza tradizionale e sulla responsabilità verso le risorse naturali.
Interrogativi Filosofici.
È possibile che la tecnologia sia anche una forma di preghiera, una connessione sacra con la natura?**
Cosa ci insegna l’ingegneria dei Nazca sul rapporto tra progresso e rispetto dell’ambiente?**
Nel mondo moderno, siamo ancora capaci di progettare pensando alle generazioni future come fecero i costruttori dei puquios?**
Rispondere a queste domande significa ripensare non solo la nostra idea di progresso, ma anche il senso profondo che diamo al nostro abitare la Terra.
@ndrea Milanesi
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